Timeline: la mattina dopo l’ultima puntata
della seconda stagione.
Challenge:
─ Prompt
Alaric/Bonnie/Caroline/Damon/Elena/Jeremy/Katherine/Stefan/Tyler - "This
is war" [30 seconds to Mars]
Note/Ringraziamenti/Dediche:
─ Il prompt è uscito da uno sclero
della magnifica mamma!Laura, provocato da
un video che potete trovare qui.
─ I pezzi
in corsivo fanno parte, appunto, della canzone “This
is war” dei 30 second
to mars. Non l’ho inserita tutta, ho pensato
fosse il caso di mettere solo i pezzi che racchiudevano le varie
caratteristiche di ogni personaggio.
─ Questa
è l’ultima one-shot che scriverò per il TVG, che è quasi
arrivato ormai alla sua chiusura. Ci tenevo a scriverla, perché volevo
dedicarla a tutte le meravigliose scrittrici che hanno fatto parte del fest. Alle tre creatrici Lizzie_Siddal,
Shari_Aruna
e Sekunden, che
devo ringraziare profondamente per avermi fatta accolta con così tanto
calore e aver creato un posto dove ho conosciuto persone stupende che mi hanno
fatto vivere un magnifico periodo passato a sclerare
su twitter, combattere il bashing estremo, dedicarci
shot, promptare, creare dal nulla conversazioni
multiple, raccontarci le “favole”. *guarda
ammiccante zia Aika* La dedica è quasi
più lunga della shot e se elenco tutte ho
paura di dimenticare qualcuno. Mi limito a dirvi grazie, vi voglio bene. ♥
Disclaimer: I personaggi di “The vampire
diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice,
sì :D).
Dedicata alle magnifiche partecipanti del TVG!Fest.
E ricordate… this
is war.
♥
This is war
“A warning
to the people
The good and the evil
This is war”
Non si era mai
accorta di quanto quella camera potesse risultare piccola. La stanza di Stefan non era enorme né esagerata, e questo le
piaceva; tuttavia, quella sera aveva qualcosa che non la convinceva. Era
soffocante, sembrava essersi rimpicciolita attorno a lei e agli indumenti del
ragazzo.
Elena
sfiorò la stoffa di una camicia abbandonata su una sedia, con
un’espressione preoccupata in volto, «Dobbiamo andare a
riprenderlo.» non si sorprese quando la voce di Damon fece capolino dalla
porta della camera. Il suo tono possedeva un non so ché di rassegnazione
mista a stanchezza, ma sapeva che in fondo la preoccupazione stava dilaniando
anche lui. Non lo avrebbe mai ammesso, non l’avrebbe mai dimostrato, ma i
suoi occhi non mentivano con lei.
«Cosa ti
fa pensare che non tornerà?» chiese, ripiegando con cura la
camicia per sistemarla nell’armadio.
«Katherine
è una stronza manipolatrice, ma riguardo a Stefan
di rado mente.»
«Di rado.»
ribatté Elena con tono sarcastico, «Mente sempre, pensavo
l’avessi capito.»
«Non su
Stefan.»
La sicurezza con
cui pronunciò quelle parole riuscì a scalfire per un momento il
sarcasmo della ragazza, che richiuse le ante dell’armadio, avvertendo le
lacrime iniziare a pizzicarle agli angoli degli occhi. Non sembrava in grado di
fermarle, in quei due giorni in cui tutto appariva sfocato e terribile. Tutto
ciò che era successo, sembrava non avere intenzione di arrivare a una
fine. Sembrava soltanto l’avviso di un nuovo e alquanto più
complicato pericolo.
«Cosa
possiamo fare per riportarlo qui?»
«Tu non farai niente.» la
contraddisse Damon, sostenendo lo sguardo risoluto di lei, «Non è
prudente farti avvicinare di nuovo a Klaus, non esiterebbe ad ucciderti una
seconda volta. O peggio… a mandare avanti Stefan per farlo.»
Elena si sedette
stancamente sul materasso, osservandolo uscire dalla stanza al suono del
campanello. Rimase nuovamente da sola,
con il dubbio atroce che quella di Damon era la pura verità: Stefan
l’amava, ne era sicura e niente avrebbe potuto scalfire quel sentimento,
ma allo stesso tempo conosceva i rischi in cui era incappato nel momento in cui
era andato da Klaus a cercare una cura. Non sarebbe tornato lo stesso di prima
– se fosse tornato – non
dopo aver rifatto i conti con la sua vera natura, con quella parte di sé
che cercava di combattere ogni giorno da secoli. La parte del cacciatore, del diavolo. Per uno strano scherzo del destino, lui e Damon sembravano
essersi scambiati i ruoli.
“A warning
to the prophet
The liar, the honest
This is war”
«Sei
sicuro di essere riuscito a dormire, stanotte?»
Jeremy
suonò il campanello di casa Salvatore, sobbalzando per quella frase
pronunciata dal suo insegnante di Storia, «Come?» domandò
sbattendo le palpebre confuso. Aveva dei segni viola sotto agli occhi, che
dimostravano una notte passata totalmente in bianco.
«Sei
pallido.» commentò Alaric, nel momento in cui la porta di casa si
aprì. Damon li fece entrare, afferrando la scatola che l’uomo
stava sorreggendo, «E’ tutto ciò che ho trovato a casa, la
maggior parte delle armi le avevo già portate qui.» lo
informò facendogli strada in salotto.
Appoggiarono
tutto sul tavolo, a Jeremy parve di essere tornato al giorno in cui si stavano
preparando ad uccidere Katherine, se non fosse che erano successe molte cose da
quella sera. Sembrava che la loro vita fosse destinata a complicarsi ogni
giorno che passava, ad ogni minimo nuovo arrivo in città. Se qualche
tempo prima gli avessero detto che si sarebbe trovato a suo agio ad impugnare
una balestra con frecce di legno, probabilmente gli avrebbe consigliato una
droga diversa da assumere. Si era trasformato da civile in una persona che ancora non riusciva a identificare.
Per un momento
il pensiero di Vicky ed Anna, apparse davanti ai suoi occhi la notte prima, gli
attraversò la mente, ma si affrettò a scacciarlo quando Elena li
raggiunse. Aveva gli occhi spenti, non era il caso di farla preoccupare ancora
di più.
«Jeremy!»
lo raggiunse di corsa per abbracciarlo, «Come stai?» domandò
ansiosa al suo orecchio. Jeremy sapeva benissimo che si riferiva al momento in
cui gli avevano sparato. Bonnie l’aveva riferito ad Elena, nonostante
fosse riuscito a riportarlo in vita, ma la ragazza era ancora scossa. Era un
altro tassello distrutto nella vita della doppelganger. Con gli occhi spenti,
le labbra strette di rabbia e i capelli raccolti disordinatamente ricordava una
martire.
«Molto
meglio, non preoccuparti.» la rassicurò, ricambiando
l’abbraccio.
«Quando arriva
la tua ragazza?» domandò Damon, tirando fuori altre armi portate
lì da Alaric tempo prima. Afferrò un paletto di legno,
assicurandosi che fosse ben affilato.
«Ci siamo
dati appuntamento qui, porterà il grimorio.» assicurò
Jeremy, staccandosi da Elena.
«Damon,
non dirmi che l’hai inclusa di nuovo.» mormorò Elena,
guardandolo supplicante.
Il vampiro si
strinse nelle spalle, continuando ad osservare i vari paletti, «Conosci
un’altra strega disposta a sfidare Klaus?» chiese retoricamente.
Alaric
sospirò, osservandoli mentre discutevano di quanto fosse rischioso
coinvolgere di nuovo Bonnie; dopo l’ultimo scontro con Klaus era potente,
questo era vero, ma anche molto stanco. Per affrontarlo una terza volta avrebbe
avuto bisogno di ancora più potere, e non erano sicuri che poteva
garantirlo.
«Non
voglio che qualcun altro muoia!» sbottò Elena, zittendo il
vampiro, «Sono morte troppe persone, troppe.»
Damon fu
l’unico con il coraggio di ribattere, i pensieri di Alaric erano
già rivolti alla morte di Jenna. Aveva ancora impressa a fuoco
l’immagine della sua lapide, il ricordo del suo ultimo bacio e del suo
ultimo sorriso. Persino un soldato
come lui, ormai abituato a vedere persone care morire, era rimasto segnato
dalla vittima. Non si sarebbe mai
perdonato ciò che le era successo. Mai.
“To the soldier, the civilian,
The martyr, the victim
This is war”
«Che
succede?»
Damon ed Elena
si interruppero dal discutere quando Bonnie li raggiunse, sorreggendo il
grimorio sotto braccio. Non l’avevano neanche sentita aprire la porta ed
entrare, troppo impegnati a litigare e a perdersi nei propri pensieri. Era
inevitabile notare la stanchezza del suo volto e il modo in cui li guardava,
sempre all’erta. Sembrava la profetessa
di un nuovo pericolo, pronta a combattere e sacrificarsi ancora una volta.
«Elena
sostiene che non dovresti aiutarci.» la informò Jeremy,
accarezzandole la schiena quando gli si avvicinò.
Bonnie
roteò gli occhi, esasperata, «Sai già la risposta, Elena.
Non mi tirerò indietro.» asserì per poi appoggiare l’enorme
tomo sul tavolo, accanto alle armi, «Se sei preoccupata è normale,
ma non ho intenzione di lasciarvi fare tutto da soli. Avete bisogno di
me.»
«Qualcuno
ha fatto un corso di autostima.» scherzò Damon, con un sorrisetto.
Lei gli
lanciò un’occhiataccia, «Qualcuno invece dovrebbe solo stare
zitto e dirmi dov’è Katherine. È l’unica che potrebbe
aiutarci a ristabilire un contatto con Stefan.»
Elena
incrociò le braccia al petto, mordendosi un labbro, «Dopo aver
portato la cura, se n’è andata. Non abbiamo idea di come
rintracciarla, probabilmente si è già allontanata per non essere
ritrovata da Klaus.» spiegò sicura. Ormai aveva iniziato a
comprendere il carattere complicato di Katherine; c’erano stati alcuni
momenti in cui aveva creduto che non fosse poi così doppiogiochista,
come la sera prima quando aveva portato la cura a Damon. Avrebbe potuto
scappare, infischiandosene, invece aveva estinto il suo debito. Era stata la
fuga da Klaus a trasformarla in quella persona. In una bugiarda.
«Ci
servirebbe Elijah, ma non mi fido.» affermò Bonnie, scotendo la
testa riccia, «Dopo che ci ha abbandonati in mezzo alla battaglia, non
stento a credere che lo farebbe una seconda volta.»
«Ha agito
così per riavere indietro la sua famiglia.» ribatté Elena
stancamente, ripensando anche a cos’era successo mentre lei era
“morta”. L’unico onesto
della famiglia originaria aveva disertato, ritornando dal fratello. In fondo
non lo biasimava se rivoleva indietro le persone a lui care.
«Tu non
faresti lo stesso?»
«Lo stiamo
già facendo.» disse Damon, caricando un fucile con proiettili
impregnati di verbena. Il campanello suonò per la seconda volta, fu
Jeremy ad andare ad aprire e tornare con Caroline e Tyler.
“Oh, to
the leader, the pariah
The victor, the messiah
This is war”
«Guarda
chi si rivede, il nipote di “Balla coi lupi”.» lo
salutò sarcasticamente Damon, sollevando un sopracciglio.
Tyler si
bloccò vicino a Jeremy, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni,
«Sì, beh… in effetti te lo sei meritato dopo quello che hai
fatto a mio zio, non credi?» replicò con tono tranquillo. Caroline
gli diede una gomitata nello stomaco, guardandolo male. Dopo tutto quello che
era successo era riuscito ad includerlo in quel gruppo di cui non era neanche
sicuro di volere far parte: era un emarginato,
per via della sua natura da licantropo, e non poteva che essere diversamente.
Tutti erano a conoscenza di chi fosse, tutti erano passati da un qualche
fenomeno associati ai vampiri e ai lupi. Dopotutto, quelle erano le uniche
persone su cui poteva contare in qualche modo.
«Touchè.»
concesse Damon, rigirandosi tra le dita un paletto di legno, «Devi
ringraziare che sono ancora vivo, altrimenti ti avrei perseguitato come
fantasma.»
Jeremy si
irrigidì a quelle parole, facendo incuriosire Caroline, «Stai
bene?» bisbigliò. Il ragazzo annuì con più energia
del necessario, cosa che fece accigliare non poco l’amica, «Tu sai
che scoprirò cos’hai, vero?»
«Magari ne
riparliamo in un altro momento.» sorrise debolmente Jeremy, facendola
annuire.
I passi di qualcuno
risuonarono nell’ingresso, facendo irrigidire tutti. Damon, Alaric e
Bonnie erano già pronti ad affrontare un qualunque vampiro, ma Caroline
fu più veloce di loro e gli si mise davanti, «Fermi, è solo
mia madre!» li guardò male, mentre lo sceriffo Forbes entrava
nella sala seria in volto.
«Liz.»
commentò Damon, sorpreso.
«Sa tutto.»
mormorò Caroline, sorridendo incoraggiante alla madre che li raggiunse
con alcuni libri sottomano. Damon studiò il modo in cui la donna lo
squadrò titubante dopo aver salutato Jeremy ed essersi assicurata che
stesse bene. Rimase dall’altra parte del tavolo.
«Ho
portato dei libri del Consiglio. Possono esserci utili.»
Damon
annuì, guardando Caroline che stava sorridendo: era uscita vincitrice dalla verità con sua
madre finalmente, «So quanto può essere difficile per lei.»
disse Elena, facendosi avanti agitata.
«Lo faccio
per mia figlia.» esordì la donna, «Mi ha rivelato che Stefan
le è stato accanto quando è… è morta.»
deglutì silenziosamente a quel ricordo bruciante, «Che è stato
l’unico ad averla aiutata. Ma non cambio idea su quello che lui e Damon
sono in realtà.»
«Grazie.»
sussurrò grata Elena.
«Dov’è
John?» chiese Liz, guardandosi intorno. Era sicura che l’avrebbe
trovato lì, in caso di pericolo per Elena e Jeremy sarebbe stato il
primo a raggiungerli.
Rimasero in
silenzio, lasciando parlare Bonnie, «Si è sacrificato.»
rispose, abbassando lo sguardo sulla copertina del grimorio; aveva ancora
davanti il viso dell’uomo che si era offerto per salvare Elena. In quel
momento le aveva ricordato un messia
in procinto di salvare sua figlia per rendere il mondo migliore. O per
redimersi.
«Ora
dobbiamo preoccuparci solo di Klaus.» intervenne Tyler, facendo un passo
avanti, «È lui che comanda.»
“It’s the moment of truth and
the moment to lie
The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight
To fight, to fight, to fight”
«Pensi
davvero che riusciremo a liberare Stefan?» domandò Caroline,
versando del caffè nelle tazze.
Elena
sollevò le spalle, con aria stanca, «Io so solo che è la
prima volta che vedo tutti combattere per lo stesso motivo.»
mormorò sentendo le voci degli altri risuonare oltre la cucina: i litigi
tra Tyler e Damon avevano occupato la maggior parte della mattinata, «E
ti ringrazio per non aver coinvolto Matt. Sa già troppo di questa
storia.»
«Lo voglio
proteggere quanto te.» sospirò Caroline, sistemando le varie tazze
su un vassoio e porgendogliene una, «Non voglio che diventi come noi, non
voglio che si trasformi in un soldato caccia-vampiri o addirittura in una
vittima.»
«Andrà
tutto bene.» la rassicurò Elena, sorridendole mestamente,
«Arriverà il momento adatto per dirgli davvero tutta la verità, ora è
solo il momento di mentire per il suo bene.»
«Vorrei
non essere costretta a farlo, ci sono ancora tante cose che vorrei
dirgli.» Caroline si morsicò un labbro con aria nervosa, «E
so che non posso perché lo metterei in pericolo.»
«Dovresti
seguire i tuoi stessi consigli, Caroline.» Elena le passò la
propria tazza non ancora utilizzata ed afferrò il vassoio al suo posto,
«Dobbiamo essere come Rossella O’Hara,
che supera la guerra ed esce vincitrice.»
Caroline
riuscì a sciogliersi abbastanza da ridere a quella battuta, che lei
aveva pronunciato proprio il pomeriggio prima per tirare su di morale
l’amica, «Sì, hai ragione. È arrivato il momento di
combattere.» affermò quando rientrarono in sala.
Si fermò
sugli scalini, osservando tutti discutere e trovare un modo per uccidere Klaus
e salvare rispettivamente Stefan: un nuovo mondo si spalancava davanti ai suoi
occhi, un mondo fatto di pericoli e di lotte, ovunque andasse. Scosse la testa,
per poi sussurrare tre parole con decisione.
«Siamo in guerra.»
“To the right, to the left
We will fight to the death, to the edge of the earth
It’s a brave new world, it’s a brave new world
It’s a brave new world”