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Autore: Kira Kinohari    13/09/2011    2 recensioni
Nella vita si incontrano tanti stronzi, Kira lo sapeva, ma nessuno mai si era comportato come lui, nessuno.
Kira non l'aveva mai voluto quel ragazzo fiero e ricco, ma lui le aveva rovinato la vita per un solo capriccio.
Genere: Commedia, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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tre anni dopo

Kira stava aggiustando i capelli alla sua unica ragione di vita. Divideva piano i capelli, con la riga in mezzo, un codino a destra e uno a sinistra. I capelli blu scivolavano sulle spalle.
- mammina, ho fame. -
- ora la mamma ti fa il lattone tesoro, tranquilla. -
Un ragazzo bruno, vestito di tutto punto, con abito blu notte e camicia azzurra si avvicinò alla bambina con un biberon di "Barbie" tra le mani.
- tieni tesoro. -
- grazie papy. -
La donna si avvicinò all'uomo e lo baciò con passione. I due si sorrisero e poi lei corse di sopra a finire di prepararsi mentre il suo uomo si prendeva cura della loro bambina.
Indossò il suo vestito color crema, gli orecchini e la collana di perle, prese la cartellina di pelle marrone scuro che stava sopra il comò della camera e scese al piano inferiore.
- amore, porto io la bambina, tu mettiti i tuoi tacchi alti e fammi vedere che sei una donna che fa il culo a tutti i più grandi direttori delle imprese famose. -
- come ogni giorno amore mio! -
Eh già, Kira era diventata una donna in carriera, in gran carriera. Aveva fatto passi da gigante a New York, la città in cui si era trasferita.
Con le sue credenziali l'avevano assunta in modo immediato a capo di un reparto, poi l'anno dopo l'avevano promossa a vice-direttrice ed infine a dirigente, da qualche mese.
Era diventata piuttosto ricca e soddisfatta di sè e della sua famiglia.
La bambina di cui era incinta ora aveva un padre, si chiamava Brian, aveva cinque anni in più di Kira ed era un famoso avvocato.
Quando avevano iniziato a frequentarsi grazie al lavoro lui si era subito innamorato ed aveva accettato la piccola Hope come sua leggittima figlia, riconoscendola.
Erano la famiglia Mc Lennon.

- signorina Kinohari, la voglio al telefono. -
- oh, sì Mary Ann, passami la chiamata. -
- buongiorno Kinohari, sono Jhonson, le volevo dire che Tra tre giorni ci sarà il ritrovo a Tokio per la fusione con la Sujitsu, lei non deve assolutamente mancare. -
- e non mancherò, ne stia certo! -
- sapevo di poter contare su di te! Bene, buon lavoro! -
Uno sbuffo.
- Mary Ann, mi chiama Brian per piacere? -
- certo capo! -
Sapeva che Brian non avrebbe preso benissimo la questione visto che conosceva ogni dettaglio del suo passato, ma sapeva anche che si fidava di lei. La bambina sarebbe rimasta con la nonna Miranda per un paio di giorni, forse tre.
Sarebbe partita il venerdì pomeriggio, sarebbe arrivata in albergo, avrebbe riposato, la mattina dopo avrebbe dimostrato a tutti che era una dirigente con le palle e poi sarebbe tornata a casa domenica, non senza prima salutare due persone molto importanti.

Il giorno della partenza era arrivato troppo presto. Hope cercava di non fare troppi capricci, era una bambina indubbiamente intelligente, ma aveva bisogno della sua mamma, aveva solo due anni e mezzo.
- amore mio, la mamma torna prestissimo e ti porta qualcosa di bello da Tokio, che cosa vorresti? -
- Hello Kitty! -
- allora la mamma ti porterà la tua Hello Kitty. -
- mi manca mamma. -
- e tu manchi a me. -
Mamma e figlia erano strette in un abbraccio di quelli dei film, con tanto di lacrimoni agli occhi e bacetti schioccanti che Kira lasciava sulle guance della sua bellissima bambina.
- torna presto amore mio. - le disse l'uomo che l'amava al punto da farle scudo con la sua vita.
- più presto possibile. Ti amo. -
- ti amo anch'io. -

La riunione aveva preso una piega insopportabile, stavano litigando come fossero bambini piccoli che si dovevano spartire una povera mela, ma continuando così la mela finiva polverizzata dai loro pugni di piccoli frignoni.
- ora basta! Datevi un controllo, per favore! -
Non sapeva neppure lei come le era uscito di urlare così nella folla, forse la vita di mamma l'aveva un poco scombinata sul lato "pazienza", ma questo giocò a suo favore perchè tutti si zittirono.
- siamo qui per mettere in pratica una fusione di un'azienda, ma sembra che voi tutti pensiate di essere ad un asilo nido! Insomma, urlate come matti, vi insultate a gran voce, ma siamo arrivati ad essere in una jungla nel ventunesimo secolo? - .
Nessuna risposta.
- allora, se siete interessati alla fusione, iniziate ad abbassare i toni, si parlerà uno alla volta e si lascerà il tempo di finire il discorso prima di controbattere, oppure siete liberi di tornare ai vostri uffici, signori. -
Molti avrebbero pensato di avere davanti agli occhi un dittatore, ma era solo un modo di mantenere l'ordine e in quella stanza vigeva un ordine perfetto sotto il controllo di Kira.
In due ore risolsero la questione e tutti si congratularono per il grande controllo che aveva saputo mantenere, avrebbero parlato molto bene di lei se mai avessero dovuto descriverla o commentare il suo operato. Era un'ottima dirigente e questo la rendeva fiera di sé.
Nell'uscire dalla stanza con la sua cartellina blu, come il vestito che indossava, andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
- oh, mi scusi io... -
Le parole le morirono in gola quando si rese conto di esser andata a sbattere contro l'unico essere che voleva non rivedere mai più in vita sua.
- Kira? -
- non quella che conoscevi tu, Hiwatari, addio. -
Con una mossa d'anca uscì dalla stanza in gran fretta e si diresse al suo albergo. Dopo una bella doccia prese una macchina della Hilton Tokyo Hotel, e si diresse verso il paesino in cui era cresciuta
Non le fu difficile trovare la casa che cercava, anche perchè sapeva che al piano inferiore della casa era stato costruito un ristorantino di sushi davvero delizioso e altamente "quotato" per restare in tema aziendale.
Entrò nel localino rimanendo affascinata dalla eleganza del luogo. Un ragazzo alto le andò a sbattere incontro.
"che giornata da autoscontri" si disse.
- mi scusi, stava cercando un... tavolino? -
Il ragazzo la squadrava cercando di riconoscerla, ma lei gli saltò al collo.
- oh Josu, quanto mi sei mancato! -
- Kira? -
- proprio io! -
- Takao, muoviti, c'è Kira! -

Durante il viaggio stava pensando a quella serata tra i suoi "uomini", le ricordava tanto il passato e quel passato le mancava davvero molto. Aveva raccontato loro di Hope, li aveva invitati a casa sua. Poi erano andati a comprare tutti insieme un mega pupazzo di Hello Kitty, che ormai era una fissa per tutte le bambine, e altri gadget strani che le sarebbero piaciuti.
Quando era dovuta andare a Londra, in Europa, le aveva portato qualche pupazzo dal Disney store, di personaggi dei classici Disney, ed era stata contenta, sperava che sarebbe successo anche quella volta, ma soprattutto non vedeva l'ora di riabbracciarla.

Hope dormiva nel suo lettino, aveva deciso di usare il mega pupazzo della gattina giapponese come compagna per il té delle cinque, una fissa di sua nonna Miranda.
- quanto ti è costato quel coso? -
- un bel po', ma farei qualsiasi cosa per renderla felice. -
- a lei bastava che tu rimanessi qui. -
- e per rendere felice te, cosa devo fare? -
- rimanere sempre qui, con me. -
- mh, credo che mi costerà meno fatica di ciò che credi -
I due si erano attorcigliati sul letto, si stavano dando lunghi baci mentre le mani coccolavano i corpi che da troppi giorni erano soli.
- mi manca far l'amore con te, Bri -
- anche a me, e credo che questa notte non dormirai molto! -
- interessante avvocato Mc Lennon, continui la sua tesi. -
E i baci continuarono, e continuarono e continuarono.

- buongiorno principessa. -
La ragazza dai capelli neri sorrise all'uomo che era arrivato nella stanza con il tavolino della colazione a letto.
Due cappuccini, due croissant, zucchero, rosa e un simpatico e curioso biscotto della fortuna cinese.
- oh, come mai questo trattamento da regina? -
- ho detto principessa, non regina, amore mio. -
La ragazza sorrise e baciò il suo principe.
Con Brian al suo fianco poteva davvero dire di essere felice. Una figlia bellissima, un uomo che l'amava, un buon lavoro e una casa accogliente.
"non posso volere nulla di più, è tutto perfetto".
Dopo la colazione si misero sul letto a guardarsi negli occhi.
- sai, è lunedì e tra mezz'ora devo essere a lavoro. -
- oh, mio dolce amore, il lavoro ti fa male, sai? -
- cosa? -
- oggi è festa in città, ricordi? -
- oh cavolo, hai ragione! - disse accoccolandosi tra le braccia di Brian – meglio così staremo tutto il giorno insieme, dopo tanto. -
- già, stasera però Hope starà con mamma e tu con me, soli soletti. -

La giornata era passata meravigliosamente. La famiglia Mc Lennon si era vestita bene, ed era uscita. Una scappatina al Central Park, poi il pranzo da Steak House, poi i giochi e le giostre e la spesa. Hope si stava divertendo un mondo e Kira era felice di vedere la sua famiglia unita.
Stava ripensando alla giornata mentre era seduta in un tavolino di Chanterelle.
Indossava un abito lungo color senape ed era semplicemente meravigliosa. Brian le accarezzava la mano con il pollice mentre attendevano il dessert.
- amore, come mai hai voluto darmi il biscotto della fortuna questa mattina? -
- ti ricordi cosa c'era scritto? -
- certo, "la giornata che trascorrerai sarà la più importante della tua vita" -
- che brava studentessa! -
Le baciò la punta delle dita.
- bene, chiudi gli occhi ora, e preparati ad essere sorpresa. -
Kira ubbidì e quando aprì gli occhi si ritrovò un anello di diamanti paurosamente bello che le luccicava davanti agli occhi.
- Kira Kinohari, mi vuoi sposare? -
Il cuore le batteva forte nel petto. Si sentiva elettrizzata, emozionata e spaventata tutto allo stesso tempo.
- assolutamente sì. -
- oh, grazie. Ti amo! -
La coppia si unì in un bacio romantico da far venire il voltastomaco, ma che provocò un applauso scrosciante in tutta la sala.

- ciao amico, ti ho trovato tutto quello che hai chiesto. È stata dura, ma alla fine sono riuscito ad ottenere le informazioni importanti. Dovrai partire per l'America, se vuoi averla. -
- partirò domani stesso. -
- bene, prima passa a prenderti i fogli che ti servono. -
- certo, amico. -

Completo costoso, occhiali da sole, valigia di marca, di quelle solide che nessuno riesce a graffiare.
Un biglietto sola andata tra le mani e una sigaretta.
- volo 7845 signore. -
- grazie Yukotsu. -

Il volo partì ed iniziò la fine.
  
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