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Autore: EffieSamadhi    14/09/2011    4 recensioni
[Settima classificata al Mahjong Contest indetto da MyPride sul forum di EFP.]
“Almeno le scartoffie non sporcano in giro e non hanno bisogno di essere nutrite.”
“Già. E nemmeno ti possono ferire.”
“Questa è la parte che amo di più.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sheldon Hawkes, Stella Bonasera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Firma EFP.

Settima classificata al “Mahjong Contest” indetto da MyPride sul forum di EFP.

Per correttezza, pubblico la storia corredata del giudizio della sopracitata organizzatrice.

«NON SMETTERE DI PARLARE» DI EFFIESAMADHI
SETTIMA CLASSIFICATA


Sarò sincera: per quanto io abbia seguito la serie - pur amando maggiormente il primo CSI, quello con Grissom - non avevo mai letto una storia su CSI: New York, e devo dire che il tuo racconto mi ha piacevolmente sorpresa.
Sei riuscita a mantenere abbastanza il carattere dei protagonisti, ma quel che ho apprezzato maggiormente è stato il tuo modo di muoverli; esulando difatti dal discorso di IC e OOC, sei stata capace di farli rimanere coerenti con se stessi, mettendoli in una posizione che sarebbe potuta essere plausibile anche nella serie televisiva.
Non amo molto le coppie heterosexual in un telefilm o in manga, in realtà, ma i personaggi che ti sono capitati mi piacevano particolarmente, dunque il tuo giostrarli ha fatto sì che la tua storia mi lasciasse un piccolo sorriso sulle labbra nonostante il finale fosse alquanto malinconico.
L'unica cosa che mi ha fatta storcere un pochino il naso sono state le frasi spezzate. Mi spiego meglio: laddove sarebbe potuto esserci un punto e virgola, una congiunzione o semplicemente una virgola, tu hai preferito mettere il punto fermo e continuare con una nuova frase, chiudendo poi anche quella con un punto fermo. Non so se questo sia lo stile che hai deciso di adottare per il contest o il tuo solito modo di scrivere, però per facilitare la lettura e renderla meno frammentata avresti potuto amalgamare la prima frase con la seconda e così via.
Ciò che mi è piaciuto maggiormente sono stati i dialoghi, sul serio. Mi sembrava di essere lì ad ascoltarli, ad ascoltare i veri Stella e Sheldon, come se stessi assistendo ad un episodio in televisione.
Anche gli elementi del pacchetto sono stati rispettati abbastanza - il tuo accenno al Natale ha fatto sì che si sentisse, seppur velata, l'atmosfera invernale e natalizia -, sebbene avrei preferito che la frase venisse utilizzata in modo più approfondito.
E' stata comunque una gran bella storia, complimenti.


Originalità: 8,8
Caratterizzazione dei personaggi: 9
Stile e lessico: 8,8
Utilizzo del pacchetto: 8,8
Apprezzamento personale: 5

Totale: 40,4

 

***

 

 

Autore

EffieSamadhi (EFP), Pocahontas@Effie (forum)

Titolo

“Non smettere di parlare”

Fandom

CSI: New York

Pacchetto

Stagione: Inverno; Stella/Sheldon; “E’ notte, e io sono sola sotto questo sconfinato cielo nero” (“And I leave my home”, Enya)

Rating

Giallo

Genere

Introspettivo, Romantico, Sentimentale

Tipologia

One-shot

Avvertimenti

Het, One-shot

Introduzione

“Almeno le scartoffie non sporcano in giro e non hanno bisogno di essere nutrite.”

“Già. E nemmeno ti possono ferire.”

“Questa è la parte che amo di più.”

NdA

Alle prese per la primissima volta con una Stella/Sheldon. Nello scegliere questo fandom, in realtà, speravo mi capitasse la classica Danny/Lindsay, o al massimo una Mac/Stella. E invece… beh, sperimentare fa sempre bene.

Volendo dare alla storia una collocazione temporale precisa, la piazzerei… boh. Diciamo che Danny e Lindsay già si frequentano, e Angell non è ancora morta (e dunque frequenta Flack).

Ho inserito la citazione in grassetto per darle più visibilità.

Buona lettura!

 

Non smettere di parlare

 

New York, dicembre

 

                Stella lasciò che la penna cadesse a lato del modulo. Con la stessa mano si ravviò i capelli. Stiracchiò le braccia e il collo, guardando prima a destra, poi a sinistra. Riprese la penna. La lasciò cadere di nuovo. Appoggiò i gomiti sulla scrivania e il mento sulle mani, e immobile iniziò a fissare la notte al di là delle finestre.

                “Pensieri?”

                Stella annuì.

                “Brutti o belli?”

                “Un po’ e un po’.”

                Sheldon si avvicinò piano, e con un mezzo sorriso guardò le carte sparpagliate sulla scrivania. “Non dirmi che la sera non hai di meglio da fare.”

                Stella fece spallucce. “Almeno le scartoffie non sporcano in giro e non hanno bisogno di essere nutrite.”

                “Già. E nemmeno ti possono ferire.”

                “Questa è la parte che amo di più.”

                “Che ne è stato di… come si chiamava?”

                “Lasciamo stare. Era un idiota, esattamente come tutti gli altri.” Sospirando, riprese la penna. “Forse dovrei rassegnarmi. Insomma, accettare il fatto che non esiste un uomo che sia giusto per me, e rassegnarmi ad uscire con uomini sbagliati.” Riappoggiò la penna. “E’ solo che poi vedo tutte queste persone che sembrano aver trovato l’anima gemella, e… e non capisco perché a loro sì e a me no.” Nascose il volto dietro le mani. “Scusa, Sheldon” mormorò, fissandolo attraverso gli spazi tra le dita.

                “Non hai nulla di cui scusarti, Stella. Ti capisco. Insomma, è la stessa cosa per me. Ogni giorno sono costretto a vedere Danny e Flack, e sono così… felici… ti capisco, Stella.”

                Stella abbozzò un sorriso. “E tu non hai niente di meglio da fare che stare qui ad ascoltare me?”

                Questa volta fu Sheldon a mostrare indifferenza. “Sai, non sempre è colpa dell’uomo, se una relazione finisce.” Fece una breve pausa. “Non eravamo compatibili, e abbiamo preferito troncare subito. Sai, prima che la storia diventasse troppo importante.”

                “Un altro Natale da single” sussurrò Stella, più rivolgendosi a se stessa che non al collega.

                “Già, un altro Natale da single” sospirò Sheldon. “Tu hai programmi?”

                “Per Natale?” Scosse la testa. “E tu?”

                Un altro cenno di diniego. “Potremmo organizzare qualcosa insieme.”

                “Tu ed io?”

                “Tu, io, chiunque non abbia altri con cui festeggiare… potremmo organizzare un ‘Natale per single’, o cose del genere. Potrebbe essere divertente.”

                Stella rise. “Beh, non credo che riscuoterebbe un grande successo. Insomma, quante persone conosci che non abbiano proprio nessuno con cui passare il Natale?”

                Sheldon ci rifletté su. “A parte tu ed io? Non molte, in effetti. Beh, poco male. Pochi ma buoni, è così che si dice, no?”

                “Sì, è così che dicono” rispose Stella, sorridendo. “Beh, si potrebbe davvero organizzare qualcosa, magari per la vigilia di Natale.”

                “È tardi, Stella. Perché non vai a casa?”

                “Ma…”

                “I rapporti possono aspettare.”

                Stella si lasciò convincere: rimise a posto tutti i fascicoli che aveva sparpagliato sulla scrivania, controllò di aver lasciato tutto in ordine e lasciò cadere la penna nel portamatite. Spense la lampada che illuminava la sua postazione, indossò il cappotto e si allontanò. Era quasi arrivata agli ascensori, quando si voltò per guardare indietro. “E’ tardi, Sheldon. Perché non vai a casa anche tu?” disse, con un sorriso.

 

                “Attenta ai gradini. Sono ghiacciati” la avvertì Sheldon, precedendola lungo la gradinata.

                “Ci mancherebbe solo che mi rompessi una gamba proprio a Natale” sorrise Stella, seguendo lentamente il collega.

                “Direi che non è il caso, anche se non hai feste in programma” rispose l’uomo.

                Arrivata sana e salva sul marciapiede, Stella infilò le mani in tasca. “Beh, allora a domani.”

                “Ti accompagno a casa.”

                “No, non è il caso.”

                “Non scherzare, dai. Preferisco accompagnarti, mi sento più tranquillo.”

                “Come vuoi.”

                Si incamminarono a passo lento lungo la strada semideserta, scansando il ghiaccio e stringendosi nei cappotti. “Sembra proprio che sia arrivato l’inverno, eh?” commentò Sheldon, alzando lo sguardo verso il cielo.

                “Già” rispose Stella. “Una bella vacanza in un posto caldo mi farebbe proprio comodo.”

                “Destinazione?”

                “Mah, non saprei. Hawaii. O magari il Mediterraneo. La Grecia è meravigliosa.”

                “Non ci sono mai stato. Beh, in realtà non sono mai stato più in là del Messico.”

                “Sì, è fantastica. C’è un che di magico… forse è la sua storia, non lo so. Ma è il posto più bello in cui sia mai stata. Dovresti andarci, dico davvero” aggiunse, dopo una pausa.

                “Vorrà dire che ci farò un pensierino” sorrise l’uomo. “Dovrò organizzarmi per trovare qualcuno che mi accompagni, allora. Qualcuno che conosca il posto.”

                “Vuoi un consiglio? Evita i viaggi organizzati. Fanno schifo.”

                “Ehi, ho un’idea! Potresti venirci tu con me.”

                Stella scoppiò a ridere. “Cos’è, non ti basta vedermi tutti i giorni al lavoro?”

                “No, in effetti no” rispose Sheldon, serio.

                Stella smise di ridere, e continuando a camminare si voltò a guardarlo. “C-come?”

                Sheldon si fermò, spingendo le mani in fondo alle tasche. Stella si fermò a propria volta, aspettando una conferma. “Scusa, Stella, non volevo dire… andiamo, è tardi.” Riprese a camminare, senza finire la frase. Stella si rassegnò a seguirlo.

 

                “Siamo… sono arrivata” disse lei a un certo punto, indicando un portone e rovistando nella borsa alla ricerca delle chiavi. “Grazie di avermi accompagnata. Sei stato molto gentile.”

                “Non c’è di che” sussurrò lui, rompendo il silenzio che aveva occupato gli ultimi dieci minuti. “È stato un piacere.”

                “Sheldon, io…” ribatté immediatamente lei, interrompendosi poi di colpo. “Quello che hai detto prima, ecco… è… cosa… cosa significa?”

                Sheldon si guardò intorno, cercando di fissare lo sguardo su qualunque cosa che non fosse il volto di Stella. “Significa… beh, lo so che sembrerà stupido e infantile, detto così, ma tu mi piaci. Insomma, sto molto bene con te, e questo non credo proprio sia un mistero.”

                “No, certo, anch’io… anch’io sto molto bene con te.”

                Sheldon sorrise e abbassò lo sguardo. “Non credo che le nostre due versioni di ‘stare bene’ coincidano” sussurrò. “Non ci pensare, ok? Fai finta che non abbia detto nulla.”

                “Ma…”

                “Buonanotte, Stella” si congedò il detective, allontanandosi nella notte scura.

 

                Un’ora più tardi, Stella era in pigiama, accoccolata sul divano, con una tazza di cioccolata calda fra le mani e una matassa aggrovigliata di pensieri nella testa. A luce spenta, appoggiata ai cuscini, rifletteva sull’assurdità di quanto accaduto poco prima: davvero Sheldon Hawkes, uno dei detective con cui collaborava ormai da anni, le aveva fatto capire di essere interessato a lei? Non poteva essere. No, davvero non poteva essere. Doveva essersi sbagliata.

                Ripensò al modo in cui si era avvicinato, mentre lei era ancora in ufficio a sudare su quel mucchio di scartoffie: sì, quell’interessamento a ciò che stava facendo avrebbe potuto essere un indizio, ma probabilmente chiunque, in quel laboratorio – persino un mezzo sociopatico come Adam –, si sarebbe comportato come Hawkes.

Ripensò all’istante in cui aveva insistito per accompagnarla a casa. Non era la prima volta che tornava a casa con un collega: parecchie volte era tornata a casa insieme a Mac. Ma no, si disse, Mac non conta, è di strada, dovrebbe comunque passare davanti a casa. Sheldon, invece… e no, Sheldon invece no. Sheldon aveva voluto accompagnarla di proposito, e finalmente Stella capì perché.

“Ma certo… che stupida che sono!” borbottò contro se stessa. “Ma come ho fatto a non capire?” Improvvisamente, le stavano tornando alla memoria decine e decine di gesti gentili nei suoi confronti, gesti ai quali non si era mai nemmeno preoccupata di trovare una motivazione. Appoggiò la tazza sul tavolino e si alzò. “Stupida, stupida, stupida. Non sei altro che una stupida, Stella.”

Stupida una volta, per non essersi accorta dell’interessamento di Hawkes nei suoi confronti. Stupida due volte, perché non riusciva a credere che tutto ciò fosse possibile. Stupida una terza volta, perché la consapevolezza di piacere a Sheldon stava facendo crescere in lei una domanda del tutto nuova. “Che cosa provo io per lui?” sussurrò a se stessa, chiusa nel buio del salotto.

 

                Questa è la segreteria telefonica di Sheldon Hawkes. In questo momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio e sarete richiamati.

Stella attese il segnale acustico, lasciò trascorrere una manciata di secondi e iniziò a parlare. “Ciao, Sheldon. Sono io, Stella. Ehm, io… io stavo pensando a quello che hai detto, e io… mi sono resa conto di non essermi mai accorta di tutto ciò che fai per me. Questo non significa che non lo abbia mai apprezzato, certo, ma… non ci ho mai fatto caso. Non ho mai preso in considerazione l’idea che tu… che tu potessi essere attratto da me. Io… io sono lusingata da questo, Sheldon, ma… oh, al diavolo. Sono così… sorpresa. Insomma, sono anni che cerco di trovare un uomo giusto, un uomo gentile, uno che si preoccupi per me, e adesso improvvisamente arrivi tu, e mi dici che…” La frase si perse in un sospiro. “Non riesco a crederci. È notte, e io sono sola sotto questo sconfinato cielo nero, e in realtà tutto quello che vorrei è capire perché io, perché sei attratto da me, e invece me ne sto qui a fissarmi i piedi, e non riesco a… Sono patetica, lo so. Sono ridicola, e tutto quello che vorrei è sprofondare, nascondermi, smettere di parlare e…”

Clic. Qualcuno si era messo in ascolto all’altro capo della linea. “Non smettere di parlare, Stella. Non smettere mai di parlare.”

   
 
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