Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: Arya12    14/05/2006    1 recensioni
Tre fratelli (Clarissa, Marcus ed Elain Nieves) si trovano nella casa dei nonni e si annoiano a morte: che dite, basterà la scoperta di un magico amuleto a spezzare la monotonia della campagna e della notte?
Genere: Commedia, Demenziale, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È una storia breve e demenziale, che ho scritto per un tema scolastico. Ora che la rileggo non mi sembra un granché, ma spero che possa almeno far sorridere!




Tre fratelli e un amuleto


Aveva provato di tutto: niente da fare, non riusciva proprio ad addormentarsi... Si alzò dal letto rabbrividendo un poco nel suo pigiama leggero e andò alla finestra: le spighe di grano mature le apparivano di colpo senza vita, illuminate fiocamente dalla pallida luce lunare, e con loro le confuse e lontane sagome delle querce.
Clarissa Nieves sbuffò, ancora troppo presa dalla contemplazione del paesaggio notturno per potersi accorgere che anche suo fratello era sveglio. Erano entrambi biondi, con dei cristallini occhi azzurri e con una vivace spruzzata di lentiggini a cavallo del naso; ma, mentre la ragazzina era alta e slanciata, Marcus era bassino e dalle fattezze ancora puerili.
«Ehi!» mormorò il bambino, grattandosi il capo. «Che fai ancora in piedi? E poi che stai guardando? Eh? Eh? Eh? Me lo dici?»
Clarissa portò alle labbra l'affusolato indice e sibilò uno «Shh, fai piano», decisamente stizzita.
«Piano o meno, non hai ancora risposto» gli fece notare il fratello, con il sorriso tipico di chi la sa lunga.
«Non sto facendo niente», rispose lei con un'indifferente scrollatina di spalle. «Sto solo aspettando che accada qualcosa di emozionante.»
«Qualcosa di emozionante?» ripeté una terza voce, più limpida e squillante. Dal letto in fondo alla stanzetta emerse un faccino vispo e paffuto, appartenente alla minore dei fratelli Nieves: Elain. «In che senso?»
«Oh, in tutti i sensi!», borbottò la maggiore, tornando a sedersi sul letto. «Basta che sia abbastanza coinvolgente da spezzare questa noia... come un terremoto...», aggiunse sognante, quasi pensasse che un sisma fosse una buona cosa.
«Mamma dice che non bisogna scherzare sulle disgrazie, perché altrimenti succedono davvero», intervenne candidamente Elain.
«Ma la mamma non è qui. Sai una cosa, Tissa? Forse un bell'incendio sarebbe meglio!» Marcus, con la massima serietà, annuì alle sue stesse parole.
«Forse. Oppure un maremoto...»
«Smettetela!»
«...o un assassinio...»
«Ora basta, per favore!»
«...ma anche un furto non sarebbe male...»
«Se non la piantatelo dico al nonno!»
Clarissa e suo fratello si voltarono a guardare Elain, che sembrava a dir poco terrorizzata. Si sentirono degli sciocchi per aver spaventato la sorella minore, ed erano così mortificati che non riuscivano nemmeno a trovare le parole adatte per calmarla.
Ma le iridi castane della bimba, in realtà, non erano puntate su di loro. Lei stava guardando un punto al di sopra delle loro spalle e, a giudicare dalla sua espressione, non era qualcosa di buono. Decisamente.
«Ma c-cos...?»biascicò Clarissa, confusa, prima di voltarsi e di trovarsi faccia a faccia con un viso grinzoso e barbuto. Un volto a loro sconosciuto.
Come se si fossero messi d'accordo, i tre fratelli cominciarono a gridare, e tra le urla spiccava nettamente la voce di Elain.
«State calmi, state CALMI!», protestò l'uomo misterioso con una smorfia. «Razza di bambini viziati e petulanti.»
Smisero di strillare, ma non accennarono ad avvicinarglisi.
«Ecco, così va meglio.»
«Chi sei?», chiese la minore con voce tremante, ma dimostrando comunque un insospettabile coraggio.
«Sono il Grande Mago Ohibò, detentore del Sacro Scettro Ehilà e Capo del Consiglio dei Maghi Costoro.»
«Castoro?», ripeté Clarissa aggrottando la fronte.
«No, no! Per la barba di Merlino, si dice costoro!», esclamò il vecchietto, brandendo un nodoso bastone di legno verso la tredicenne.
«E cosa ci fa qui un rispettabile... ehm... Mago come lei?», chiese Marcus, nascosto dietro l'esile figura della sorella più grande.
«Naturalmente sono qui per consegnarvi il Magico Amuleto!», ribatté Ohibò, come se fosse ovvio.
«Magico Amuleto?»
«Come funziona?»
«Lo può dare a me? Per favore!»
«Esaudisce tutti i nostri desideri?»
«Non essere sciocca, Elain, probabilmente ci darà dei superpoteri.»
«Perché proprio NOI?»
L'uomo, stordito dalle insistenti domande, impallidì e corse a sedersi su una vecchia poltrona vicino alla finestra.
Sembrava in preda ad un attacco particolarmente acuto di mal di mare, quando rispose flebilmente: «Non siete stati scelti per nessuna dote particolare. Anzi, se fosse stato per me non sarei nemmeno partito, ma qualcuno ha voluto che... oh, sto divagando. Il punto è che voi avete avuto la fortuna» Qui la voce si fece un pizzico ironica. «di trovarvi al posto giusto -questo- e al momento giusto -questo-. In un'antica profezia della Maga Morgana...»
«La Maga Morgana è esistita davvero?», interruppe Elain, stupita.
«Certo che sì! Ehm, stavo dicendo? Ah, la vecchiaia! Allora, io devo consegnare all'uomo» Indicò Marcus. «questo Amuleto. Per farlo funzionare, ovvero per far sì che esaudisca i vostri desideri,» La minore sorrise compiaciuta. «dorete partire da un presupposto inequivocabile. È piuttosto semplice, in realtà, osservate.»
Il canuto vecchietto prese da una tasca dell'elaborata veste una pietra azzurra con alcune incisioni. Era stupenda e finemente lavorata, tanto che sembrava un lavoro divino, più che umano.
«Se è vero che sono un Mago, allora sulla mia mano destra comparirà all'istante un anello», recitò l'uomo con voce annoiata.
La pietra -che ormai dovremmo chiamare Amuleto- si illuminò per un istante, poi sulla sua mano destra comparve un semplice anello d'argento.
«Wow!», disse Elain.
«Fantastico!», disse Clarissa.
«Mio!», disse Marcus.
Ohibò inarcò le cespugliose sopracciglia, ma non commentò, e fece cenno al bambino di avvicinarsi.
Ma lui non ne voleva sapere! Si era aggrappato al pigiama di Clarissa, che lottava per scrollarselo di dosso. Qualche minuto dopo, sotto le ripetute minacce di Elain di prendere l'Amuleto al posto suo, finalnmente si staccò e mosse qualche passo tremante verso il Mago. Poi, dite? Be', poi la minore lo spinse -letterarmente- verso l'uomo, con il solo inconveniente che lo fece anche cadere a terra.
«Non c'è bisogno che ti prostri davanti a me», commentò Ohibò, sarcastico. «So già di essere una creatura superiore. Ora, io devo tornare a casa, spero che non combinerete guai. L'Amuleto, naturalmente, tornerà da me non appena lo deciderà lui stesso.» Senza troppe cerimonie, infilò la pietra tra le dita grassottelle del bambino e si volatilizzò in una nuvoletta di fumo arancione.
Rimasero così, immobili, a fissare il punto in cui lo strano personaggio era scomparso.
Poi Marcus interruppe il silenzio.
«Posso provarlo?»
Clarissa annuì vigorosamente, mentre Elain si avvicinò per godersi la scena.
«Se... se...», esordì farfugliando, il volto contratto in una smorfia concentrata. Si schiarì la voce, imbarazzato. «Sono a corto di idee, non potreste aiutarmi?»
«Se sei uno stupido fifone», propose la sorellina con un innocente sorriso sdentato.
Clarissa alzò gli occhi al cielo e bofonchiò con tono di sopportazione: «Accontentala, altrimenti fa la lagna tutta la sera.»
Contrariato, Marcus borbottò parole poco gentili nei confronti di Elain, poi sospirò e disse: «Se sono uno stupido fifone, alla vecchia mula del nonno spunteranno all'istante un paio d'ali!»
Attesero, tutti ansiosi di constatare il risultato della magia, ma dalla stalla (che si trovava esattamente sotto la camera da letto) non proveniva alcun rumore. Il bambino ghignò, e cominciò a cantilenare lodi alla sua intelligenza e al suo coraggio. Fino a che...
«Guardate, guardate! Clotilda sta volando!», esclamarono le due ragazzine, con le bocca semiaperta dalla meraviglia. La mula, provvista di due gigantesche e candide ali, stava svolazzando via dalla casa, verso il cielo notturno. Marcus arrossì.
«Uh-oh», commentò Elain. «Mi sa che abbiamo combinato un guaio.
«Il nonno ci ucciderà», aggiunse Clarissa, preoccupata. «E tutti si chiederanno come fa una mula a volare», concluse Marcus. «E sapete cos'è il peggio?»
Le due si voltarono verso il fratello. «Che la pietra è scomparsa!»
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Arya12