Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Cri cri    14/09/2011    9 recensioni
STORIA PARTECIPANTE AL CONTEST FOBIE(MULTIFANDOM) INDETTO DA DARK AERIS.
La voce angelica del cameriere attirò l’attenzione di Usagi; non aveva mai sentito voce più melodiosa di questa. Appena guardò in faccia il proprietario della bellissima voce, rimase – letteralmente – a bocca aperta. Un bellissimo ragazzo, alto dai capelli corvini, occhi blu – profondi come il fondale marino – e sorriso smagliante le si parò davanti.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Tormenta in arrivo




“ Tormenta in arrivo nei cieli della nostra assolata Tokyo! Cittadini armatevi di ombrelli e trench se non volete bagnarvi come i pulcini; un saluto da Kobaiyashi da radio 107.5 “ .

“ Accidenti! Lo sapevo… Possibile che il brutto tempo debba esistere anche d’estate? “ ll picchiettare insistente di Usagi sul vetro della macchina non preannunciava niente di buono; era risaputo che Usagi Tsukino soffrisse di ‘Brontofobia’. I suoi genitori erano arrivati al punto di contattare uno specialista – una specie di stregone – pagato profumatamente per togliere la paura dei tuoni alla loro unica figlia.
Il tentativo era risultato costoso ed inutile: sta di fatto che all’età di diciannove anni Usagi ancora soffriva di questa fobia, che agli occhi degli altri poteva apparire insensata e stupida, ma non per lei… Ultimamente era diventata altamente deleteria, era arrivata al punto di prendere attacchi di panico nel caso in cui – nei casi più sfortunati – si trovava per strada durante un temporale.
Quando invece si trovava a casa, da sola, ad ogni rombo del tuono scappava di corsa in camera sua – tremando come una foglia –  si infilava sotto le coperte, tappandosi le orecchie per non ascoltare quei rumori cattivi e paurosi: perché cosi lei li definiva…
“ Usagi tesoro cerca di stare tranquilla, godiamoci questa uscita ok? “ La voce delicata di mamma Ikuko aveva rassicurato – almeno per quella giornata – l’umore della ragazza. Si era ripromessa di godersi quell’uscita con i suoi, visto che - per motivi di lavoro - erano fuori quasi tutti i giorni della settimana.
Si recarono al parco cittadino per godere della beatitudine e la tranquillità del posto. Affittarono una barca e fecero un giro al lago, ammirando le meravigliose famigliole di paperelle che nuotavano in fila dietro la propria mamma, ed il verde del parco.
Piano a piano il sole aveva lasciato posto alla sorella Luna che, maestosa e regale, ergeva – assieme ad un manto di luminose stelle – splendida nel cielo. Per cena decisero di recarsi alla Taverna della Luna; né avevano sentito parlare bene in giro ed erano curiosi di constatarlo con i loro occhi. Si trovava alla periferia della città ed era immersa nel verde.
La struttura esterna era semplice: rivestita in pietra con finestre di legno scuro e lampioni di ferro battuto a forma di luna piena. Appena misero piede nel locale un odore di carne alla brace solleticò le loro narici; soprattutto quelle dell’affamata Usagi.
Il languorino formatosi nel suo stomaco le fece aumentare la salivazione all’interno della bocca; non vedeva l’ora di assaggiare i manicaretti – speciali – di quell’accogliente taverna. L’interno era semplice: le pareti tinte di rosso vermiglio si sposavano perfettamente con le tovaglie, anch’esse rosse, dei tavoli in legno.
 
Il locale era gremito di gente, soprattutto gruppi di ragazze sole. Usagi si chiedeva – curiosa – il perché di questa cosa; si chiedeva se era una coincidenza oppure se c’era un fatto scatenante. I suoi pensieri vennero interrotti dall’arrivo del cameriere che, gentilmente, chiese cosa volessero ordinare…
“ I signori vogliono ordinare? “
La voce angelica del cameriere attirò l’attenzione di Usagi; non aveva mai sentito voce più melodiosa di questa. Appena guardò in faccia il proprietario della bellissima voce, rimase – letteralmente – a bocca aperta. Un bellissimo ragazzo, alto dai capelli corvini, occhi blu – profondi come il fondale marino – e sorriso smagliante le si parò davanti.
Stranamente il suo cuore accelerò i battiti, era come impazzito… Non le era mai capitata una cosa del genere.
“ Quant’è bello questo ragazzo, e che sguardo profondo “ arrossì violentemente a quel pensiero e decise di concentrarsi sul menù.
Durante tutta l’ordinazione, il bel cameriere, non tolse gli occhi di dosso alla buffa ragazza dalla capigliatura stramba: si chiedeva come facesse a portare quell’acconciatura cosi bizzarra “ Che buffa ragazza… “.
Sorridendo andò via, tornando dieci minuti dopo con le pietanze ordinate. Usagi non riusciva a calmare il suo cuore; cercava sempre con lo sguardo di vedere il cameriere. Non era da lei comportarsi cosi, ma qualcosa di quel ragazzo l’aveva attirata subito. Decise di non pensarci, infondo non l’avrebbe rivisto più…
 
 
Usagi passeggiava per le vie del centro assieme alla sua amica universitaria Ami - molto diligente e dedita allo studio – che aveva cercato di inculcare nella testa della sua amica il valore importante dello studio; intraprendendo discorsi sul futuro che facevano, quasi sempre, addormentare Usagi.
Ami Mizuno era una ragazza molto carina, capelli corti di un colore blu oceano, occhi dello stesso colore e una dolcezza infinita. Tutte queste sue qualità avevano fatto innamorare la biondina fin dal loro primo incontro – avvenuto il primo anno delle scuole medie.
Usagi riusciva a trovare il buono in tutti coloro che conosceva, per lei tutti avevano un animo dolce – anche se nella maggior parte  dei casi era da scoprire. Ami era la tipica ragazza secchiona, solitaria e senza amici; la ritenevano troppo snob per stare con lei, ecco perché veniva sempre allontanata. Era sempre stata scettica riguardo l’amicizia, anche se la vicinanza dell’uragano Usagi le aveva fatto cambiare idea.
“ Usa stai studiando per l’esame di economia politica vero? “ chiese una Ami al quanto sospettosa dello studio dell’amica.
“ Eheheheheheeh, ecco… io… “ balbettava rossa in viso “ Ancora devo iniziare a dir la verità “
“ COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA? Ma ti rendi conto di ciò che hai appena detto? L’esame è tra una settimana precisa Usa-chan “ Il tono canzonatorio di Ami non ammetteva repliche; teneva molto a Usagi e alla sua buona riuscita nello studio; soprattutto perché i  suoi genitori le si erano raccomandati di aiutarla a costruire un futuro solido per la loro – svogliata – figlia.
“ I tuoi genitori stanno facendo tanti sacrifici e tu li ripaghi così? Non va affatto bene Usa “
“ Ami da domani mi metterò sotto a studiare e… “ Non potette finire la frase che l’urlo di Ami le stordì le orecchie “ Usagi tu corri adesso a studiare, mi hai sentita? “
Non aveva mai visto la mora in quello stato; dallo sguardo di Ami aveva capito di aver esagerato e non le rimaneva altro da fare che rintanarsi in casa a studiare. Stufa ed amareggiata disse addio alla passeggiata in centro e, a passo lento, si indirizzò verso casa sua.
 
 
“ Mamma sono a casaaaaaaaaaaaaaa “ gridò la ragazza dalla scale.
“ Piccola come mai sei rientrata? “ chiese Ikuko al quanto perplessa; conosceva la figlia e sapeva per certo che, per rinunciare ad uscire, aveva qualcosa importante da fare.
“ Vado a studiare mamma, la settimana prossima ho l’esame di economia “ Gli occhi della donna si illuminarono d’immenso; vedere la figlia studiare per diventare qualcuno la rendeva felice. Certo non riportava tutti trenta, ma almeno aveva deciso di mettere la testa apposto, e per una svogliata come lei era davvero tanto.
Il caldo cominciava a farsi sentire anche in casa; le tapparelle della camera di Usagi erano chiuse. Decise di accendere il condizionatore e di dedicarsi allo studio di quel noiosissimo libro. Non riusciva a concentrarsi in nessun modo, le parole del libro erano diventate arabo per lei. Il pensiero di quel misterioso cameriere le tamburellava nella testa, non facendole combinare niente. I suoi penetranti occhi le erano rimasti stampati nella mente…
“ I suoi bellissimi occhi… Il suo sguardo accattivante e… Oh basta Usagi! Devi studiare altrimenti verrai bocciata al prossimo esame; e chi  li vuole sentire i miei ed Ami? “ Scattò in piedi, si mise un vestitino rosa confetto – di cotone leggero – infilò il libro in borsa ed uscì dalla camera.
“ Mamma vado a studiare in libreria, torno stasera ciaoooooooooooooo “
 
 
La libreria Shuban si trovava vicino l’università frequentata dalla ragazza. La struttura era antica, formata da mattoni rossi e bianchi. Intorno era costeggiata da un piccolo giardino con panchine. Una grande scalinata in marmo bianco adornava l’entrata dell’edificio. Era una delle migliori librerie di tutta Tokyo, frequentata da moltissimi studenti, universitari e non. Metteva a disposizione vari piani studio, oltre che il negozio di libri.
Studiare li la rilassava e la faceva concentrare di più – vi starete chiedendo perché vero? Anche se super affollata, la libreria, era formata da più piani e ad ogni piano regnava il silenzio assoluto. Tutto era stato architettato per far stare le persone nella calma più totale, in modo da rimanere concentrati nello studio o nella lettura.
Il piano preferito di Usagi era l’ultimo, poco frequentato per via dei pochi libri inseriti. Più che altro veniva utilizzato da coloro – che come lei – dovevano studiare da matti per non essere rimandati all’esame.  Dall’ampia finestra si poteva scorgere una parte della città e le sue bellezze.
Decise di accomodarsi e cominciare a studiare… Aveva abbandonato, almeno per il momento, il pensiero del bellissimo cameriere; concentrandosi solo sulle nozioni dei libri.
“ Attualmente esistono tre tipi di sistemi economici: sistema ad economia capitalista, ad economia mista ed economia pianificata o collettivista… “
“ Ciao testolina buffa! “
Quella voce angelica la distolse dallo studio mentale delle definizioni. Come per la volta precedente, il suo cuore aveva cominciato a galoppare impazzito. Aveva riconosciuto il destinatario della voce…  Possibile che quel ragazzo le procurasse tante emozioni solo standole accanto?
Ripresasi, si accorse del nomignolo che il ragazzo le aveva dato; quindi, con voce arrabbiata, decise di rispondergli “ Come mi hai chiamata scusa? “
“ Testolina buffa “ replicò lui con un sorriso beffardo stampato in viso.
“ Ma cosa mi è passato per la testa? Testolina buffa! Buon modo di conoscerla, Mamoru sei un’idiota. Però devo ammettere che le calza a pennello “
“ Senti bello io mi chiamo Usagi, U – S – A G – I e non testolina buffa “ ringhiò  adirata e rossa in volto “ Ma come si permette questo damerino? Che razza di nome è poi testolina buffa. Sarà anche bello da mozzare il fiato ma è solo un antipatico “.
“ Scusami Usagi, è che la tua strana pettinatura mi ha ispirato questo nomignolo. Comunque io mi chiamo Mamoru piacere “
“ Il mio non è affatto un piacere; ora scusami ma devo studiare “ disse alquanto seccata. Se c’era una cosa che non sopportava era quella di essere presa in giro per la sua acconciatura.
“ Posso sedermi qui con te? Sai anche io sono venuto a studiare, e vedere un viso amico mi aiuterà a non annoiarmi “ Il tono dolce con cui si rivolse a lei, la fece scogliere come burro al sole. Forse si era fatta un’impressione sbagliata su di lui ed era felicissima di poterlo guardare.
“ Ok va bene Mamoru “
“ Cosa studi Usagi? “ In tutta la sua vita non aveva mai visto ragazzo più bello e non riusciva a credere di essere seduta di fronte a lui. Mamoru dal canto suo era rimasto colpito dalla ragazza e dalla sua innaturale bellezza dal primo momento che l’aveva vista; non riusciva a capire come mai aveva il bisogno di rivederla. Quella sera aveva cercato di parlare con lei, ma il troppo lavoro non glie lo aveva permesso, ecco perché appena l’aveva vista li, da sola, aveva preso la palla al balzo: doveva conoscerla a tutti i costi. Stranamente, insieme a lei, si sentiva sereno e ‘diverso’; di solito era un tipo scontroso e taciturno – per via del brutto passato che si portava alle spalle – ma con lei tutto era diverso, era come se avesse trovato la luce nel suo mondo scuro e tetro.
“ Giurisprudenza, sono al terzo anno. Tu? “ chiese curiosa lei.
“ Medicina; più precisamente Neurologia, sto preparando la tesi di laurea “
Usagi ascoltava estasiata il discorso di Mamoru; non solo era bello, ma anche intelligente e quasi laureato. Da una parte lo invidiava: lei non era affatto sicura di riuscire a laurearsi, le restava faticoso e pesante.
“ Come mai hai scelto proprio Neurologia? “
A quella domanda lo sguardo di Mamoru si incupì, non sfuggendo – naturalmente – all’occhio attento e vigile della bionda, che si sentì una sciocca; per colpa della sua curiosità – forse – aveva infastidito il ragazzo.
“ Scusa io…Sono stata forse troppo indiscreta “ Lo sguardo dispiaciuto di lei colpì  il cuore dei Mamoru; per la prima volta nella sua vita sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno, e quel qualcuno era proprio lei – anche se non la conosceva affatto.
“ Non devi scusarti; era una domanda più che lecita “ fece un lungo sospiro prima di ricominciare il discorso – pesante come un macigno “ Devi sapere che sono rimasto orfano all’età di sei anni; i miei genitori sono morti in un incidente stradale e – miracolosamente – mi sono salvato soltanto io “ faceva male, molto male ricordare… Sentiva il cuore sanguinare, ma doveva continuare a sfogarsi “ Purtroppo non ricordo più nulla dei primi sei anni della mia vita, dei miei genitori, se mi amassero. Ecco perché ho fatto questa scelta: per aiutare gli altri a ricordare “
Una lacrima, solitaria, scese dagli occhi azzurri di Usagi; Mamoru doveva aver sofferto moltissimo e per colpa sua stava ricordando. Mamoru rimase colpito da quel piccolo gesto; non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte sua, infondo si conoscevano da poco.
“ Mi spiace Mamoru, devi – e starai tutt’ora – soffrendo moltissimo per questa situazione. So che non è molto ma sappi che io ci sarò sempre per te “
“ Quanto sei dolce Usagi, persone buone come te si possono contare sulla punta delle dita. Grazie testolina buffa, sei molto gentile “
Una risata liberatoria aleggiò nell’aria, la chiacchierata con quella buffa ragazza gli aveva giovato: non sentiva più il peso del passato schiacciargli – fortemente – il petto.
“ Ancora? Mi chiamo Usagi “ disse stizzita la ragazza; non capiva come potesse passare dal ragazzo serio a quello stupido in un attimo.
Uno sbuffo profondo disturbò la quiete venutasi a creare tra i due. I concetti di economia non volevano proprio entrare nella sua testa, e la vicinanza di Mamoru non l’aiutava di certo – anzi – era solo fonte di distrazione. Il bel moro si accorse del – piccolo – disagio della ragazza nell’assimilare i concetti; spostò la sua sedia vicino a lei e cominciò a leggere il libro.
Il cuore della ragazza perse un battito; la vicinanza di Mamoru le metteva agitazione: cos’era quella sensazione di solletico nel suo stomaco? Il semplice sfiorarsi dei vestiti le provocava forti emozioni…
“ Cos’è che ti risulta difficile da assimilare Usagi? Posso aiutarti io se vuoi “
“ Ma cos’è questa sensazione allo stomaco? Sento la mia pelle scottare: spero non si accorga del mio disagio. Mannaggia a me e la mia timidezza. Grazie accetto volentieri “
Era talmente attratta dai movimenti delle labbra del ragazzo che non si era accorta dell’improvviso annuvolamento. Nuvoloni neri come la pece e carichi di pioggia erano pronti  a scatenare la loro furia. All’improvviso un fulmine squarciò il cielo, provocando un tuono assordante – talmente forte – da far tremare i vetri della stanza.
In poco tempo una pioggia fitta, mischiata a grandine, stava devastando la città. Usagi, al rombo assordante del tuono, scattò in piedi pallida in viso, era visibilmente scossa e terrorizzata. Ogni scarica era per lei tormento e fonte di forti paure: ad un certo punto andò via la luce e fu li che la ragazza scoppiò in lacrime, davanti ad un Mamoru basito.
Un altro squarcio nel cielo; la potenza del lampo era talmente tanta da illuminare tutto il cielo – come se fosse mattina . Le urla di Usagi fecero spaventare il ragazzo, che non sapeva proprio cosa fare. Vide la bionda infilarsi sotto il tavolino, con le orecchie tappate dalle mani continuava a dire che presto sarebbe tutto finito.
“ Usagi calmati; tra poco questo putiferio cesserà e tu potrai tornare a casa “
Mamoru, gentilmente, le cinse la vita e la fece uscire dal suo nascondiglio. Nemmeno lui sapeva il motivo di quel gesto improvviso, ma la strinse forte a se, carezzandole le ciocche bionde che ricadevano disordinate sulla fronte madida di sudore. Poteva sentire il battito accelerato del cuore di lei, talmente batteva forte nel petto. I singhiozzi, piano piano, scemarono – lasciando posto ad un respiro regolare.
“ Bunny ci sono io con te, non devi avere paura “ le sussurrò dolcemente, mentre stringeva ancora più forte a se quella piccola creatura indifesa e bisognosa di sostegno. Le parole del moro placarono, come mai fatto prima, lo stato angosciato e ansioso di Usagi.
“ Oh Mamoru, mi sento cosi bene tra le tue braccia; con te potrei affrontare anche una burrasca “.
“ Usagi… Piccola Usagi! Hai paura dei tuoni vero? Come sei dolce ed indifesa tra le mie braccia: vorrei che questo momento non finisse mai. Ma non posso essere egoista! Tu hai paura e spero che presto questo inferno burrascoso finisca “.
Rimasero abbracciati per molto tempo, nessuno dei due voleva dar un fine a quella miriade di sensazioni e brividi che invadevano il loro corpo. Le farfalle allo stomaco non volevano andare via e nelle loro menti si faceva sempre più nitida l’idea di approfondire quel contatto innocente. Mamoru guardava estasiato le labbra carnose e rosse di lei, il profumo di pesca dei suoi capelli lo stava drogando completamente.
“ Usagi ma cosa mi hai fatto? Non mi sono mai sentito cosi in vita mia “.
“ Mamoru non guardarmi cosi, altrimenti non resisto. Anche al buio riesco a delineare perfettamente la fattezza del tuo viso bellissimo e della tua bocca da baciare… Ma… Usagi ma cosa vai pensando? Un ragazzo diligente, posato e bello come lui non perderebbe mai tempo dietro ad una come te. Se ti ha abbracciato è solo per pura compassione “.
Quei pensieri infondati vagarono per la mente di Usagi come una barca in mare aperto; piano piano si faceva largo il pensiero di non essere all’altezza di quel ragazzo che le aveva stregato il cuore. Decise, a malincuore, di staccarsi da quell’abbraccio, e con una freddezza che credeva di non possedere salutò Mamoru, lasciandolo di sasso e senza parole.
Decise di andare via da quel luogo, dove l’aveva vista protagonista di quell’amore impossibile, perché questo lo reputava Usagi: un amore impossibile! Correva a perdifiato sotto la pioggia scrosciante, i fulmini cadevano ferocemente sulla terra sotto i suoi piedi. Ogni scarica era una tragedia. Non vedeva l’ora di mettere piede in casa e mettersi sotto le coperte. Voleva dimenticare quella brutta giornata e soprattutto dimenticare lui.
“ Come ho fatto a credere che potessi interessargli? Lo conosco da pochissimo e già mi sento persa per lui. Perché sei entrato nella mia vita Mamoru? Per farmi soffrire?  “.
Decise di non cenare quella sera, aveva lo stomaco chiuso e voleva solo andare a riposare. Non bastava la fobia dei tuoni a scombussolarle la vita: ci mancava solo l’amore…
Mamoru si dannava l’anima; da quando Usagi era andata via non si chiedeva altro il perché del suo comportamento. Forse l’aveva infastidita il suo gesto; ma cosa poteva farci lui? Glie era uscito spontaneo. Vedere quell’angelo biondo in lacrime e sconquassata dai singhiozzi, gli aveva fatto crescere la voglia di poterla coccolare, di farle capire che non era sola in quel momento.
“ Evidentemente non le piaccio, altrimenti non avrebbe reagito cosi. Certo che sei proprio un’idiota Mamoru: secondo te una ragazza bella come lei perderebbe tempo dietro uno sfigato come te? “.
Un sorriso amaro si dipinse sul volto del ragazzo; si sentiva perso, svuotato di ogni emozione. Possibile che la vita ce l’avesse con lui? Perché non poteva essere felice? Decise di andare a letto senza cena, l’umore – pari a meno di zero – non gli permetteva di ingerire niente che non fossero delusione ed amarezza.
 
 
Da quel giorno non si incontrarono più, anche se il desiderio di vedersi era forte: forte a tal punto da spingerli a vagare per la città, con la speranza di potersi incontrare. Usagi non era più la stessa: passava moltissimo tempo china sui libri e per la prima volta – durante la sua carriera universitaria – era riuscita a prendere un trenta e lode agli esami. I genitori, alla notizia, rimasero senza parole. Anche se felici, erano visibilmente preoccuparti per la loro bambina. Nei suoi bellissimi occhi azzurro cielo non brillava più la luce che li caratterizzava – si chiedevano spesso il perché di questo, improvviso, cambiamento – ma non erano riusciti a ricavare ragno dal buco. Si erano rivolti anche alle sue migliori amiche per scoprire qualcosa, ma anche loro erano all’oscuro di tutto. Decisero di recarsi un fine settimana alla tenuta estiva di Ami, cosi avrebbero potuto scoprire il problema della loro migliore amica. Il loro gruppo era formato da cinque ragazze, diverse e simili tra loro. Makoto: la ragazza maschiaccio dalla forza sovrumana, e magnifica cuoca; Minako – la più pazza del gruppo – era quella che più fisicamente assomigliava ad Usagi: capelli color dell’oro lasciati sciolti fin sotto il sedere, abbelliti da un fiocco di raso rosso da cui non si separava mai. Rei faceva la miko al santuario scintoista del nonno, bella, dai lunghi capelli corvini e sguardo penetrante; litigava spesso con Usagi ma le voleva un mondo di bene. Infine ci sono Ami ed Usagi che conosciamo già.
La villetta di Ami si trovava a due passi dalla spiaggia. Imponente costruzione moderna, era costernata da un ampio giardino con tutti i tipi di fiori e piante. La casa, all’interno, era uno splendore; i muri in stucco veneziano si sposavano perfettamente con i mobili in noce. Al primo piano vi era la zona giorno, mentre ai piani superiori la zona notte e la palestra, con piscina riscaldabile. Non era la prima volta che venivano li, ma questa volta sarebbe stato diverso: non potevano pensare solo a divertirsi, ma anche a scoprire il fardello di Usagi.
“ Ragazze sistemiamoci ed andiamo a goderci il mare ed i bei ragazzi sulla spiaggia “ disse euforica Minako, non più nella pelle… Al solo ascoltare la parola ‘ragazzi’, Usagi si incupì di colpo. Le sue amiche notarono questo piccolo particolare e decisero che per quella mattinata la chiacchierata investigativa sarebbe stata rimandata al pomeriggio.
Usagi decise di scacciare dalla sua mente il pensiero di Mamoru, e del fatto che le mancasse come l’aria che respirava. Erano due settimane che non aveva avuto sue notizie e questa cosa le straziava il cuore. Si era innamorata a prima vista, ma il destino aveva scelto che il suo amore era destinato a non avere futuro.
Per tutta la mattinata finse di stare bene, di apparire allegra agli occhi vigili delle sue amiche; anche se le lacrime pizzicavano e volevano uscire a tutti i costi. Aveva paura di raccontare tutto; non voleva farsi rimproverare per il fatto che si fosse innamorata di un ragazzo visto si e no due volte.
 
 
Dopo pranzo, eccezionale per via delle doti culinarie di Makoto, decisero di recarsi sul grande balcone della camera da letto della padrona di casa. Da li si poteva godere di un paesaggio mozzafiato: il mare in tutta la sua bellezza. Essendo poi un balcone sempre assolato, vi erano stati issati due grandi ombrelloni con sedie e tavolini in ferro battuto. Davanti a cinque cocktail stavano parlando del più e del meno.
Il momento era arrivato: dovevano sapere… Prese parola Rei “ Usagi ascolta… Non siamo delle sciocche; abbiamo capito che hai un problema di cui non vuoi parlarci, ma ti ricordo che noi siamo le tue migliori amiche e siamo pronte ad ascoltarti “.
Gli sguardi erano tutti puntati su di lei; doveva aspettarselo prima o poi – soltanto non era pronta a confessare proprio ora.
“ Ragazze io… “ Le lacrime, che fino a quel momento erano state trattenute a stento, stavano uscendo come un fiume in piena. Le ragazze poggiarono le loro mani su quelle della ragazza, e con sguardo dolce la invitarono a continuare “ Mi sono innamorata di un ragazzo che ho visto appena due volte e la consapevolezza di sapere che non avrò speranze con lui mi fa star malissimo: per dimenticarlo mi sono gettata a capofitto nello studio, ma niente… Il mio cuore si rifiuta di dimenticare “.
Con tutto il fiato che aveva in gola, raccontò di come si erano conosciuti e della volta alla libreria. Le ragazze ascoltavano rapite quel racconto da favola e non riuscivano a capire come l’amica si fosse fissata di non avere speranze.
“ Scusami Usagi ma perché pensi di non piacergli? Te l’ha detto lui per caso? “ Ami la più riflessiva e calcolatrice di tutti, aveva sparato quella sentenza lasciando tutte senza parole. Non era da lei incitare cosi una persona in amore.
“ N… No ma ecco io… Ho pensato, beh ecco “ Si sentiva una sciocca, le sue amiche avevano ragione. Come al solito era arrivata a trarre conclusioni affrettate, senza sapere il punto di vista di Mamoru.  Era corsa via come una scema… Non aveva minimamente pensato a come si fosse sentito lui in quel momento.
“ Usa-chan secondo me dovresti parlargli: infondo uno sconosciuto non ti conforta per una tua paura. Sei stata troppo frettolosa, come sempre “ il rimprovero di Rei non tardò ad arrivare. Finalmente – grazie alle sue adorate amiche – aveva capito di aver sbagliato e che voleva subito rimediare.
 
Le due giornate, per sua fortuna, passarono subito ed il lunedì mattina era alle porte. Stranamente si svegliò molto prima del suono della sveglia, si fece una doccia rilassante, infilò un jeans corto e maglietta a bretelline rosa ed uscì come una furia di casa. Doveva trovarlo a tutti i costi, doveva chiarire e chiedergli scusa.
“ Come sono stata sciocca! Mamoru mi perdonerai mai? Dove posso trovarti? E’ tutta la mattinata che giro invano senza successo “. Il suo stomaco cominciò a brontolare e decise di dirigersi al Crown – bar del suo amico Motoki – per prendere qualche tramezzino e un succo di frutta.
Appena addentò il primo morso una voce, a lei conosciuta, la fece quasi soffocare – mandando di traverso il boccone. Non riusciva più a respirare e cominciò a sbracciare per chiedere aiuto. Mamoru si accorse della ragazza e corse subito ad aiutarla; essendo quasi medico riuscì – senza paura – a non farla soffocare, facendo pressione sull’addome.
Una volta tornata al colorito normale e dopo aver fatto un lungo respiro di sollievo, si accorse del suo salvatore. Il cuore rischiava di uscirle dal petto per quanto batteva forte. Mamoru, con tutta la sua bellezza, era li – di fronte a lei – che si sincerava delle sue condizioni.
“ Usagi tutto bene? Riesci a respirare si? “ il tono preoccupato di lui la fece impazzire dalla gioia: forse le ragazze avevano ragione.
“ Mamo-chan sei stato cosi carino con me: forse non tutto è perduto. Quanto mi è mancata la tua bellissima voce, il tuo viso perfetto… “ era rimasta a contemplare Mamoru come se fosse un adone – cosa che non sfuggì al ragazzo che, dentro se, sperava ardentemente di essere ricambiato. Aveva deciso – nel momento in cui la stava stringendo per non farla soffocare – che  non se la sarebbe fatta sfuggire: doveva confessarle i suoi sentimenti.
“ Usagi ci sei? “ Le chiese visibilmente preoccupato.
“ Oh, si scusami io ero distratta, che sciocca… Mi sono imbambolata a guardarlo “.
La voglia di abbracciarlo era tanta, troppa… Sentiva gli occhi pizzicare.  Mamoru cercava di tenere a freno i suoi sentimenti; in quel momento stava ragionando solo con il cuore e non con il cervello – il ché era assurdo per un tipo freddo e cinico come lui.
Silenziosamente le prese la mano e uscirono fuori dal locale; Usagi si lasciava guidare, si fidava di lui: era come se in un’altra vita fossero stati già legati da un amore profondo. Non sapeva bene nemmeno lui dove volesse portarla, in quel momento era l’istinto a prevalere sulla lucidità. Si sentiva euforico, come un ragazzino alla prima cotta. Aveva avuto poche ragazze, ma nessuna lo aveva preso come quella testolina buffa. Si sentiva legato a lei da un filo immaginario ed indistruttibile, desiderava con ogni fibra del suo corpo l’amore di Usagi.
Arrivarono, ancora mano nella mano, al laghetto cittadino. A quell’ora del pomeriggio – per via della calura – il parco non era molto frequentato e potevano parlare liberamente. Si sedettero all’ombra di un albero…
La tensione era palpabile, fin troppo… Nessuno dei due riusciva a proferir parola, talmente presi a scrutarsi nel profondo attraverso i loro sguardi.
Fu proprio Mamoru a rompere il ghiaccio, non né poteva più di quel silenzio assordante.
“ Usagi perché sei sparita cosi quel giorno alla libreria? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato? “ La voce tremava; il ricordo dei giorni passati senza vederla era tornato a trapanargli il petto, si era sentito come un pesce fuor d’acqua.
Lei si sentiva un mostro; era stata talmente maleducata ad andare via in quel modo…  Aveva fatto preoccupare il suo Mamoru – sempre se suo poteva considerarlo.
“ Perdonami Mamoru è che mi sono spaventata per i tuoni; da come avrai capito soffro di brontofobia e… “
Non riuscì a terminare la frase che le labbra – calde e succose – del ragazzo si posarono, delicatamente, sulle sue. All’inizio Usagi non riusciva a rispondere al bacio, tanta era la felicità. Ripresasi dal torpore, decise di assecondarlo e lasciarlo entrare. Fu un bacio al sapore di lampone, come il lucidalabbra che portava lei sulle labbra, un bacio casto e pieno d’amore. Si baciarono a lungo, finche le riserve di ossigeno lo permisero.
A malincuore staccarono le loro labbra… Stavolta fu Usagi a prendere parola.
“ Oh Mamoru mi hai resa la ragazza più felice del mondo; sono stata una sciocca: quel giorno alla libreria – quando ero tra le tue braccia, mi sentivo protetta – e li ho capito di provare un sentimento che va oltre la semplice amicizia. Sono scappata perché non mi sono ritenuta alla tua altezza “.
Le lacrime inondarono la pelle diafana di lei, troppa tensione, troppo dolore in cosi poco tempo. L’unica cosa che desiderava ardentemente era stare al fianco del ragazzo che le faceva battere il cuore.
Mamoru cominciò a baciare quella calde lacrime dal retrogusto salato; la strinse forte a se, cullandola con il battito del suo cuore.
“ Usagi mi sono innamorato di te dal primo momento che ti ho vista, mi hai stregato, e da allora non faccio altro che sognarti la notte. Sapere che anche tu ricambi i miei sentimenti mi riempie il cuore di gioia. Vorresti diventare la mia ragazza? “
“ Si, si e si… “
 
 
Da quel giorno al parco ne seguirono molti altri. Da allora sono passati ben tre anni; Usagi stava entrando in chiesa, vestita di bianco e bellissima come non mai. Il suo sposo  trepidante all’altare; stava aspettando la sua futura moglie, la futura madre dei suoi figli.
Purtroppo quel giorno il sole aveva deciso di andare in sciopero; la grigia giornata non prometteva nulla di buono. Usagi si era lamentata con la madre più e più volte; possibile che anche il giorno del suo matrimonio doveva piovere? Il detto: sposa bagnata, sposa fortunata non le si addiceva proprio.
Appena arrivata all’altare cominciò a piovere a dirotto. Decise di farsi coraggio per il suo amore e di non pensare ad un possibile temporale.
Proprio mentre il prete recitava la funzione del matrimonio, un tuono riecheggiò nell’aria con tutta la sua potenza. Il panico prese possesso della povera sposa che, terrorizzata, cominciò ad urlare e, in preda alla sua più grande fobia, scappò – in lacrime – dalla chiesa; lasciando invitati, e sposo, con occhi spalancati.
 
 
Vi starete chiedendo se quel giorno, Usagi e Mamoru, sono riusciti a sposarsi? Beh vi dico che per far rientrare Usagi in chiesa ci  è voluta tutta la pazienza e la calma del suo futuro marito. Oggi vivono la loro bellissima vita da sposati con una bellissima bambina, frutto del loro amore: Chibiusa.
Usagi non ha superato la paura dei tuoni, ma almeno può ritenersi – finalmente – felice, laureata, sposata e mamma…
 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Cri cri