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Autore: Saralasse    15/09/2011    6 recensioni
[...]Un errore. Aveva definito così quello che c’era stato fra loro prima di uscire dalla sua casa, deciso, senza voltarsi. A nulla era servito richiamarlo, scongiurarlo di non lasciarla sola, piangere tutto il suo dolore; la sua schiena mentre si allontanava era l’ultimo ricordo di lui prima di lasciare la sua amata Fairy Tail e la città di Magnolia, i luoghi che aveva definito casa e che cinque anni or sono aveva abbandonato fuggendo come una ladra[...] Una nuova avventura e tanto romanticismo per le NaLu addicted... e per chiunque voglia leggere!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’odore pungente del sangue ebbe su Lucy l’effetto di una doccia fredda, facendola riprendere all’istante; ma ciò che vide le fece pensare che avrebbe preferito essere cieca. Natsu si era parato davanti a lei, venendo orribilmente ferito su un fianco da Istaria. Era a malapena cosciente ed era crollato sulle ginocchia, finendo fra le braccia di Lucy che lo fissava con gli occhi sbarrati.

“Stai… stai bene… Lu?”, biascicò, la bocca impastata di sangue.

Lei non rispose, si limitò a stringerselo contro, sorreggendolo perché non cadesse, accarezzandogli il viso per accertarsi che non fosse un’ombra. “Natsu… ma che ti è saltato in mente, vuoi farti ammazzare proprio adesso…?!”.

Natsu sollevò appena il viso, trovando la forza di sorriderle, sebbene il dolore dovesse essere lancinante. “No… te l’ho detto che… voglio un… maschietto”.

Lucy, nonostante le lacrime le scorressero copiose sul viso, non trattenne un sorriso, chinandosi a baciarlo, piano, per non fargli male; un bacio amaro, intriso di lacrime e sangue e che per lei aveva il triste sapore dell’addio.

“Cerca di resistere Natsu. Io sistemo quella strega e torno da te”, sussurrò sulle sue labbra, tentando di dargli fiducia, di darne a se stessa.

Approfittando del fatto che Loke stesse ancora tenendo occupata Istaria, fece stendere piano Natsu sul pavimento, attenta a non muoverlo troppo. Lázuli li guardava con gli occhi sbarrati, spaventata per le sorti del suo amato papà.

“Lázuli non avere paura, papà starà bene”, disse Lucy, sforzandosi di sorriderle. “Mi dai la sua sciarpa per piacere?”.

La piccola annuì, porgendo la sciarpa di Igneel a Lucy che la usò per tamponare la ferita al fianco di Natsu; perdeva troppo sangue, in qualche modo doveva arrestare l’emorragia. Il mago strinse i denti quando si sentì fasciare con forza ma non si lamentò, temendo di spaventare Lázuli.

“Natsu, cerca di restare sveglio, parla con Lázuli… raccontale di Igneel!”, disse Lucy accarezzando il viso di Natsu mentre si rialzava.

La bambina si avvicinò al padre, inginocchiandosi vicino a lui. “Papà… ti senti male? Aspetta che torni mamma, quando sto male mi da un bacino e passa tutto, io dico che funziona anche con te!”.

Natsu accennò un sorriso sfiorandole piano il visino con il dorso della mano. “Lo penso… anche io… piccoletta”.

Ignorando il dolore sordo al braccio, Lucy impugnò la frusta, attaccando anche lei Istaria, assieme a Loke. Quell’essere terribile e affascinante, evocato dalla follia di un uomo meschino, le aveva portato via tutto con un solo colpo, poichè dubitava che Natsu potesse sopravvivere.

Proprio adesso che Lázuli aveva di nuovo il suo papà.

Proprio adesso che loro erano tornati vicini.

Proprio adesso che il suo cuore aveva ricominciato a battere.

“Sonda i cieli, spalancali… fatti riconoscere da me attraverso il bagliore di tutte le stelle del cielo… Oh Tetrabiblos… sono colei che domina sopra le stelle, rilascia il tuo aspetto, una porta maligna… Oh 88 segni… Riluci![1]”.

Com’era accaduto durante la battaglia contro gli Oración Seis, Lucy riuscì a evocare e utilizzare tutto il potere magico che le era rimasto in corpo, scatenando contro Istaria la potenza del cosmo, la forza dirompente delle stelle più remote dell’universo. Ora, come allora, riuscì ad avere ragione del suo avversario per proteggere Natsu, il suo drago, la persona per la quale viveva da cinque anni sebbene lo avesse capito solo ora che rischiava di perderlo.

Le forze la abbandonarono di colpo, aveva chiesto troppo al suo fisico già provato; non potè vedere il sorriso che addolcì i lineamenti di Istaria prima che sparisse nel nulla da cui era venuta.

 

Quando si risvegliò, Lucy si trovò a osservare una stanza sconosciuta, illuminata dai raggi del sole nascente. Il dolore acuto al braccio la risvegliò immediatamente e anche se a fatica, riuscì a mettersi seduta sul letto.

Nonostante prendesse mentalmente nota di ogni particolare, sperando che ciò la aiutasse a capire dove si trovava, fu tutto inutile: la stanza con le pareti di legno chiaro in cui si trovava le era del tutto estranea. Si trattava di un ambiente semplice, del tutto privo di ogni personalizzazione, come si trattasse della stanza di un ospedale. Persino le lenzuola, bianche e immacolate, contribuivano a quel senso di asetticità, non meno della semplice coperta color panna e del mobilio interamente costruito con lo stesso legno chiarissimo delle pareti.

Attraverso i vetri della finestra aperta vedeva soltanto degli alberi e si perse nell’osservazione di ogni singola foglia, immersa nei suoi pensieri. Non aveva il coraggio di alzarsi da quel letto e cercare qualcuno che le desse notizie di Natsu e Lázuli. Temeva che, per qualche strana ragione, li avesse persi entrambi salvando solo se stessa e nessuno avesse il coraggio di riferirglielo; sapeva che rimandare il momento non avrebbe lenito il dolore se così fosse stato ma lo sforzo di volontà necessario ad abbandonare le coltri era troppo per lei in quel momento.

“Ti sei svegliata finalmente!”.

Lucy si voltò al suono di quella voce che aveva sentito pochissime volte nella vita: Porlyusica. La maga medico si avvicinò al letto e senza troppi preamboli le sollevò il braccio ferito, togliendo le fasciature, tutto sotto lo sguardo scioccato di Lucy.

“Sta guarendo bene. Fra pochi giorni potrai muoverlo senza nessun problema. Perché mi guardi così?”.

Lucy sussultò, sentendosi scoperta e scosse la testa, voltandosi dall’altra parte e lasciando che la maga terminasse la medicazione. Sperava che non ci mettesse troppo, desiderava solo restare sola.

“Ti è andata bene”, continuò la donna, con sommo rammarico di Lucy che si ritrovò a chiedersi da quando Porlyusica fosse diventata tanto loquace. “Hai affrontato un avversario troppo potente per te, fortunatamente ha deciso di ritirarsi. Istaria è una divinità del mondo antico e il cristallo tramite cui è stata evocata doveva essere un artefatto di Lost Magic. Mi chiedo come abbia potuto Everlue entrarne in possesso”.

“Ritirarsi?”, non parlava da troppo tempo Lucy e la voce era solo un sussurro gracchiante fuoriuscito dalla sua gola secca.

“Si. Istaria era la signora della guerra, niente e nessuno poteva fermare i suoi eserciti inarrestabili; per assurdo, era anche colei che proteggeva l’amore. Penso che vedendo quanto sia grande il sentimento che ti fa battere il cuore, abbia deciso di tornare nel luogo da dove era stata evocata”.

Lucy tornò a guardare Porlyusica negli occhi, il panico evidente dal movimento frenetico delle pupille che studiavano il volto della donna, alla ricerca di risposte alle sue domande.

“Se ti stai chiedendo di Natsu…”.

“Non voglio saperlo!”, strillò Lucy buttandosi sul letto, i palmi delle mani a coprire le orecchie. “Non voglio sapere niente, lasciami sola!”.

“Ragazzina viziata!”, borbottò Porlyusica alzandosi.

Lucy piangeva, dandosi della stupida per quella reazione del tutto fuori luogo ma non riusciva a fare diversamente. Temeva che la maga medico le dicesse che Natsu non ce l’aveva fatta, che non avrebbe rivisto quel sorriso così particolare né l’avrebbe più osservato dormire con Lázuli. Soltanto quando Porlyusica fu vicina alla porta tolse le mani dalle orecchie, portandole sul viso a coprire le lacrime.

“E’ sveglia e sta bene, potete vederla”, sentì dire alla maga mentre usciva.

“Mamma?”, la voce di Lázuli che si avvicinava fu una stilettata al cuore. Come avrebbe potuto guardarla in faccia quando aveva lasciato morire suo padre?

“Andiamo Lu, voltati! E smettila di piangere, lo sai che non lo sopporto”.

Natsu. Quella era senza dubbio la voce di Natsu, non poteva sbagliare. Si voltò immediatamente, sedendosi sul letto e li vide, insieme, sani e salvi. Lui aveva delle fasciature ma stava in piedi e le sorrideva, come sempre. E Lázuli sembrava avere completamente dimenticato quella brutta avventura fra le braccia del suo papà. Prima che potesse rendersene conto appieno, Lucy era saltata giù dal letto correndo ad abbracciare i suoi due grandi amori.

 

Qualche ora dopo si trovavano tutti e tre stesi sul letto; Lázuli si era addormentata, sfinita dopo aver raccontato a Lucy ogni dettaglio delle giornate trascorse con Natsu. La giovane maga aveva così scoperto di essere stata priva di conoscenza per quasi una settimana, con grande preoccupazione del suo compagno e di sua figlia che temevano di non vederla più sveglia. Avevano praticamente tampinato Porlyusica e spiato dalla porta ogni volta che non era nei paraggi, sperando di risentire la voce di Lucy ma ogni volta erano tornati indietro delusi.

“Mi spiace Natsu… dovete essere stati molto preoccupati”.

“E’ così. Pensavo che non volessi svegliarti per non dover fare un altro figlio con me!”.

Lucy arrossì di sdegno e imbarazzo, colpendo Natsu in testa. “Ma come ti viene in mente di dire certe cose, a volte sei proprio un animale!”.

“Ahia Lu! Ma insomma, da quando ci siamo ritrovati non fai che alzare le mani, sei diventata manesca?!”.

Lei fissò ancora per qualche secondo Natsu, fingendosi accigliata, fino a scoppiare a ridere divertita prima di baciarlo. Quando si staccarono, posò la fronte contro la sua, sospirando di sollievo.

“Ho temuto che fossi morto Natsu; pensavo che quella ferita fosse stata letale, era davvero brutta… e non ho nemmeno lasciato parlare Porlyusica, pensavo mi dicesse che non ti avrei rivisto più… ero così disperata!”

Lucy si morse il labbro per evitare di ricominciare a piangere e Natsu si spostò per baciarle la fronte. “Va tutto bene Lu, sono in perfetta forma… beh quasi ma ho solo qualche graffio rimasto dallo scontro con quella demone che aveva portato via la piccoletta”.

“Cosa?! Ma Istaria ti ha colpito, ti sei messo in mezzo per proteggere me ed eri ferito molto gravemente!”.

“Lázuli mi ha raccontato che dopo aver scagliato Uranometria sei svenuta; e che Istaria ha sorriso ed è sparita e in quel momento è scomparsa anche la ferita che mi aveva procurato. A quel punto io mi sono ripreso, e infatti ricordo bene di averti vista distesa sul pavimento della sala e di essere corso da te, per vedere come stavi”.

Lei sorrise posando il capo sulla sua spalla mentre gli accarezzava il braccio; inalò il profumo selvaggio di Natsu, solo quello. “Natsu, io… io ti amo. Non ho mai smesso, anche se ci ho provato, ci ho provato tanto, perché ero così arrabbiata!”, sentì la sua presa farsi più salda intorno al proprio corpo, come se temesse che da un momento all’altro sarebbe fuggita da lui. “Però… più guardavo Lázuli, più nonostante tutto il mio amore per te cresceva e cresceva la rabbia; ho passato cinque anni all’inferno per quest’ira. Non voglio più essere arrabbiata, più di ogni cosa desidero tornare a Magnolia con te, e portarci Lázuli, perché cresca a Fairy Tail, con i suoi genitori!”.

Così dicendo aveva sollevato il viso per poter osservare la reazione di Natsu e ciò che vide la compiacque e spaventò al tempo stesso. Gli occhi del Dragon Slayer ardevano, per la gioia e l’amore che le portava; ma c’era sicuramente dell’altro in quegli occhi così scuri, il desiderio di unirsi a lei nella maniera più profonda. Lucy arrossì, sentendo le braccia di Natsu cingerla fino a trascinarla su di sé e accarezzarla in maniera tutt’altro che innocente.

“Natsu… c’è Lázuli qui, non è il momento…”, protestò debolmente, osservando di sottecchi la piccola Lázuli che dormiva placidamente, raggomitolata accanto a loro. “Potrebbe svegliarsi da un momento all’altro…”.

Natsu le rivolse il suo sorriso più diabolico, prendendo possesso del suo collo. “E’ mia figlia, non si sveglierà tanto presto”, le disse sulla pelle fra un bacio e l’altro. “E poi voglio solo farti le coccole, a cosa pensavi tu, eh?”.

Lucy arrossì ancora di più, oltre quello che avrebbe creduto possibile in un essere umano. “E’-è colpa t-tua! M-mi guardi in q-quel modo!”.

“In quale modo?”.

“Lo sai!”.

“No, non lo so… io sono stupido”, disse azzannandole lievemente la pelle delicata del collo.

“T-tu non sei stupido… stai f-facendo sentire st-stupida me!”, sbottò Lucy, sollevandosi sui gomiti per tentare di mettere distanza tra lei e la bocca famelica di Natsu. “Balbetto come se fossi alla prima cotta ed è tutta colpa tua!”.

Natsu ridacchiava, divertito da quella reazione esagerata. “Ma scusa, colpa mia di cosa? Io sto solo facendo le coccole alla mia compagna, niente di nuovo o strano”.

Lucy protese leggermente il labbro inferiore in un tenero broncio. “Invece è nuovo. È nuovo perché sono passati cinque anni e da allora non ho lasciato che mi toccasse nessuno”.

Natsu la strinse a sé, costringendola a stendersi sul suo petto, la guancia sul suo cuore. “Lo senti Lu? Senti come batte veloce, solo all’idea di riaverti con me? Mi ha appena tenuto in vita da quando te ne sei andata e adesso che sei con me… non riesco a starti lontano, è strano?”.

Lei sorrise, chiudendo gli occhi e concentrandosi su quel suono regolare e rassicurante. “Non è strano. Credo sia lo stesso che provo io”, disse tendendosi a baciarlo e questa volta fu un bacio dolce e senza fretta, carico di aspettative per il futuro insieme.

“Allora Lu, lo facciamo adesso questo bambino?”.

“Natsu!”.

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Ehm, ehm… ebbene come potete vedere il nostro Natsu non è morto, per un attimo l’idea mi aveva sfiorata ma sono una grande sostenitrice dei lieto fine *-*

[1] Naturalmente questa frase non è opera mia, è soltanto il testo dell’incantesimo Uranometria ;)

A questo punto vi posso dire che la storia è conclusa, manca solo l’epilogo; come sempre, grazie alle gentili lettrici che mi lasciano i loro pensieri, grazie!

E un grande grazie anche a chi sta solo leggendo ma segue comunque questo mio piccolo delirio, siete splendidi ^-^

  
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