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Autore: Vitriolic Sheol    15/09/2011    7 recensioni
Una prima storia creata dal gioco che mi ha allietato l'infanzia... una miscellanea di Ocarina of Time e Twilight Princess ed alcune mie aggiunte (in questa storia ho dovuto usare Sheik e Zelda come due persone distinte, per causa maggiore)....esiste l'eroe del tempo e la principessa leggendaria...ma vi è un'altra creatura, potente e mistica, che non attende altro che essere svelata... il destino scritto nel sangue, il marchio del fuoco...e la cenere del passato che forse nemmeno l'amore può completamente cancellare.
Benchè abbia giocato a quasi tutti i giochi nati della serie di Zelda, è la prima volta che mi cimento in una fanfiction...necessito di recensioni! Buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Midna, Princess Zelda, Sheik
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1
Embers and Ashes



C’è un luogo… lontano nel tempo, protetto dal placido alveo del bosco che lo custodisce da occhi indiscreti… un luogo destinato a diventare leggenda…

***

Foresta di Tauro.

Il bosco… padre di miti e creature fatate, custode di segreti d’amante sussurrati all’ombra del vento…il bosco, risuona di una dolce melodia, vellutata, lineare e perfetta nella sua armonia, risuona un ocarina… rimbalza tra le cortecce degli alberi in fiore, sfiora le onde dei ruscelli, avvolge i fili d’erba e le pietre sul suo percorso… per poi farsi più nitida verso un piccolo spiazzo contornato da maestose querce.
Seduto su un masso, un giovane sta suonando la piccola ocarina d’argento, gli occhi chiusi rapiti da quella musica meravigliosa… avrà si e no vent’anni, superbo nella bellezza delle sue fattezze pallide e delicate, nella sua bocca rosata leggermente carnosa, nel naso regolare a cui si affiancano affusolate orecchie a punta.
Un elfo… un bellissimo, giovane ragazzo dai lunghi capelli biondi racchiusi in un copricapo lungo verde, stesso colore della corta veste che indossava su dei pantaloni bianchi con stivali di morbido cuoio.

“Liiiink! Link, dove sei?!?!”

Al suono di quella voce, il giovane smette di suonare  ed apre i grandi occhi color dell’acquamarina… nel riconoscerne il proprietario, che ora fa capolino tra gli alberi, ripone l’ocarina nella bisaccia di cuoio fissata alla sua vita tramite una sottile cintura della stessa foggia, e si apre in un dolce sorriso.

“Oh, eccoti qua Link! Ti h cercato dappertutto!”

LI= Ciao Nal…. che cosa ti porta qui con così tanta fretta?!

Nal, giovane amico d’infanzia di Link, armeggiò per qualche secondo prima di porgere al ragazzo una lettera, sigillata con della ceralacca… recante un simbolo ch’egli conosceva bene.

LI= Il palazzo di Hyrule?!

NA= Link, io non so cosa vi sia in quella lettera, ma sei convocato d’urgenza… faresti meglio a partire subito….

Vedendo che l’amico stava aprendo la lettera, la fata lo fermò prontamente.

NA= NO! Il messo che me l’ha consegnata mi ha espressamente detto che dovrai leggerla durante il viaggio… qui è troppo rischioso!

LI= Deve essere successo qualcosa di grave se mi convocano con tale urgenza…partirò immediatamente!

Richiamando con un fischio la sua cavalla, Epona, Link montò in sella, sistemò le proprie armi e dopo aver salutato Nal,partì al galoppo… Hyrule era a solo un giorno di distanza… quando fu abbastanza lontano da Tauro, aprì la lettera.

***

Avrebbe desiderato morire con loro, chiudere gli occhi per sempre cullata dalle dolci braccia della dea Farore, piuttosto che assistere e subire quella vergogna.
Orfana….derubata…e catturata come schiava.
Mercenari avevano attaccato il suo villaggio, razziato le case, trucidato tutti gli abitanti, compresa la sua famiglia… tutto per l’ordine di cercare una misteriosa “ragazza fenice”…. e con lei, visto che era stata l’unica che avevano lasciato in vita, sembravano aver soddisfatto l’ordine. Era spossata, sfinita nel corpo e nello spirito, tormentata dalle catene che, implacabili, le torturavano i polsi… aveva freddo, nella gelida notte autunnale, e la lunga veste bianca, sporca di cenere, polvere e sangue, era ormai troppo lacera per poterla proteggere. Una lacrima sgorgò dall’unico occhio visibile ed andò a rigarle la pallida guancia, mentre ripensava alla sua famiglia ormai scomparsa, alla sua vita ridotta in briciole da quei mostri spietati… ricordò sua madre, che tanto le raccomandava di coprire l’occhio sinistro con i capelli ogniqualvolta doveva uscire…. perché? perché quel giorno non le aveva dato ascolto? tutto questo era successo a causa sua, per quella stupida voglia rossiccia che le contornava l’occhio sinistro…non ne aveva mai capito molto il motivo, ma aveva dato sempre retta a sua madre, acconciando i lunghi capelli rossi in una riga orientata verso sinistra, celando l’occhio con le ciocche ramate.
Era talmente assorta nei suoi pensieri, che solo quando andò a sbattere contro il retro del carro che la trascinava, si accorse che la comitiva si era arrestata. I soldati cominciarono a parlare tra loro.

1= Ci fermiamo qui. Accampatevi ed accendete un fuoco per la notte.

2= Vicino al bosco? Non sarà troppo rischioso?

3= Di cosa hai paura Gael? Dei gufi? Non fare storie e fermiamoci qui.

Chiacchierando tra loro, cominciarono a predisporre il tutto per la notte, mentre lei si accasciò a sedere a terra, poggiando la schiena contro la ruota del carro e tenendo i polsi incatenati nel grembo. Si sentiva mortalmente stanca, le palpebre le pesavano dal sonno…. involontariamente chiuse gli occhi, sperando che tutto quello fosse solo un sogno dal quale, il mattino dopo, si sarebbe svegliata.

***

La notte era calata su di lui, ma non poteva fermarsi.. spronato il cavallo alla massima velocità, galoppava per le praterie del regno di Hyrule con l’inquietudine nel cuore… aveva letto e riletto la lettera, ma solo qualche parola, terribile e nefasta, si era stampata nella sua mente.

Triforza.

Zant.

Ragazza fenice.

Distruzione di Hyrule.

Regno del crepuscolo.

Piantando ancora di più i talloni nei fianchi di Epona,accelerò la sua corsa; viaggiò per circa un’ora, finché un grido di aiuto non lo costrinse a fermarsi.

***


Sua madre e sua padre la stavano aspettando per la cena con Shevi, il suo adorato fratellino ed Alynia, sua sorella maggiore…era in ritardo, il lavoro nei campi quel giorno era durato più del previsto, in previsione  della visita che la principessa Zelda avrebbe fatto al villaggio; aveva visto solo una volta la principessa, in groppa al suo magnifico cavallo bianco, i capelli castano biondi incorniciati dal diadema regale e gli occhi grandi, magnificamente buoni, posati amorevoli sui suoi sudditi.
Era giovane…e così bella…
Stava correndo con un sorriso sulle labbra tra i campi di grano, con le spighe che le frustavano la veste e le caviglie, nella meravigliosa sera che solo il cielo di Hyrule sapeva regalare… correva nel cielo trapuntato di stelle, nell’aria che cominciava a mutare di freschezza.
Ma poi, come uno schiaffo in pieno volto, un turbamento la prese al cuore… man mano che si avvicinava al villaggio, un riverbero rossastro tingeva il cielo di un colore infernale… avvertiva grida, pianti, clangori e rumori sordi, che mal si accordavano con la pacifica natura del suo villaggio.
Aumentò il ritmo della corsa, il suo cuore cercò di non vedere il terreno intriso di sangue ed i corpi senza vita che lo occupavano come un macabro tappeto…in cui volti però, riconobbe coloro che l’avevano accompagnata nell’infanzia. Nei visi che le avevano sempre riservato sorrisi ed una parla gentile, ora albergavano solo lacrime e smorfie di terrore e dolore.

Trafelata arrivò alla porta della propria casa, che spalancò con veemenza chiamando a gran voce i nomi dei suoi famigliari.

Nessuna parola avrebbe potuto descrivere ciò che vide.
La sua mente sconvolta registrò le immagini come istantanee di una fotografia.

Sangue.

Sangue ovunque…sul pavimento, sulle pareti, sul tavolo.

Sua madre.

A terra. In un alveo di sangue.
La veste strappata, un fendente che dalla gola arrivava al pube, aprente uno squarcio nero da cui si intravedevano le interiora.

Suo padre.

Il suo corpo acefalo seduto e con il busto riverso sul tavolo. La testa, ancora con gli occhi sbarrati, a toccarne i piedi.

Sua sorella maggiore, Alynia.

Inchiodata ad una parete tramite una robusta lancia. L’arma aveva trapassato il suo ventre ed affondando nel legno l’aveva portata con sé, bloccandola al muro di legno.
Le sue mani erano ancora convulsamente avvolte attorno all’asta, nel tentativo forse di liberarsi.

Suo fratello, Shevi.

L’unico di cui forse, data la giovanissima età, avevano avuto misericordia.
Disteso nel suo lettino pieno di sangue, ucciso con un unico fendente al cuore.

Non riusciva a muoversi, limitandosi a rimanere in piedi al centro di quella stanza maledetta. Non riusciva nemmeno a piangere, tanto era lo shock per quella visione.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, tutto eruppe, ed il suo autocontrollo implose. Cominciò a gridare, stringendo a sé i corpi dei suoi cari estinti, macchiandosi del loro sangue, che aveva sul viso, sulle mani, sulla vista.

D’un colpo, una contrazione violenta allo stomaco la costrinse a vomitare e ad accasciarsi sul terreno ebbro di sangue; la vista si stava facendo sfocata, i battiti rallentavano fino a diventare impercettibili.

L’unica cosa che ricordò prima di annegare nelle acque buie dell’incoscienza, furono due paia di gambe avvicinantesi a lei, una voce di cui non distinse la natura né le parole ed una mano che l’afferrava rudemente per i capelli per poterla guardare in viso, scoprendole l’occhio sinistro occultato dai capelli ramati.

Poi, svenne…e,sorridendo lieve, si augurò di morire.


Una violenta tirata di capelli la riportò alla realtà, talmente forte da costringerla ad alzarsi in piedi; un soldato, dal fiato maleodorante di vino e pessimo cibo, le stava di fronte guardandola con occhi lubrici. Senza troppe cerimonie, le infilò una mano sotto la gonna.

2= Ben svegliata zuccherino…adesso ci divertiamo un po’!

E per enfatizzare, andò a stringerle disgustosamente un gluteo; appena la ragazza avvertì il contatto, cercò di divincolarsi, scatenando la morbosa ilarità dell’uomo.

2= Ehi, dove vuoi scappare, bellezza? La mia mano non è avvelenata…

1= Frena i bollori, Gael… il padrone la vuole viva…e intatta.

Parzialmente rassicurata da quell’affermazione, la ragazza fissò il soldato che la teneva avvinghiata a lui…e indirizzò uno sputo verso quello, che andò ad infrangersi contro il suo zigomo sinistro.

Gioì poco per quell’azione, dato che un pugno micidiale calò sulla sua gota; il colpo fu talmente violento che, sbilanciata, cadde a terra, tra le risa dei soldati e la furia di quello che aveva subito “l’oltraggio”.

3= Oh-oh, la cagnetta sputa!

2= BRUTTA PUTTANA!

Quasi per affermare la propria supremazia, la colpì al ventre con un calcio; tossendo e boccheggiando per il dolore, la ragazza si rannicchiò istintivamente su se stessa, in posizione fetale, cercando di proteggere il viso e la testa dalla gragnuola di calci e bastonate che ora le stava piombando addosso.

Dopo quella che le parve un’infinità di tempo, il pestaggio parve subire una battuta d’arresto; il soldato ansimava e gocce di sudore ne imperlavano la fronte bassa e tozza. Come un belva l’afferrò per il braccio, strattonandola e facendola alzare; artigliandola poi per i capelli sulla fronte, le parlò con astio.

2= Ora ti darò una lezione che non dimenticherai tanto facilmente, piccola stronza.

“Fai con calma…non ho fretta.”

Soffiò tra le labbra, esibendosi nel miglior sorriso arrogante e strafottente di cui era capace…sorriso che fece schiumare di rabbia l’uomo, il quale calò un secondo pugno, ancora più potente del primo, in direzione della mandibola femminile.

Quella volta non riuscì a resistere...il grido di dolore eruppe dalla sua gola.

In contemporanea a quello che lanciò il suo carnefice, prima di stramazzare a terra con una freccia piantata nell’occhio destro.

Approfittando dell’azione, si ritrasse velocemente, coprendosi alla meglio
con la veste e raggomitolandosi sotto il carro; terrorizzata e sull’orlo delle lacrime, dal luogo in cui si trovava riusciva a vedere ben poco di tutto ciò che le accadeva attorno… sentiva grida di ferocia, il cozzare di lame ed armature, lamenti di morte… uno dei mercenari che l’avevano rapita, cadde all’improvviso davanti a lei, morto, coperto di sangue e con gli occhi sbarrati. Con mani tremanti, afferrò il pugnale che l’uomo teneva ancora inguainato alla cintola, e tenendolo con entrambe le mani lo puntò dritto davanti a sé.
Il silenzio era rotto solo dal suo respiro affannato, gli occhi impauriti saettavano da una parte e dall’altra, mentre notava un paio di stivali di cuoio e di pantaloni bianchi che circondavano il carro camminando lentamente.

Poi, ad un tratto, le ginocchia si piegarono, e due occhi azzurri come il cielo incontrarono i suoi; d’istinto si ritrasse ancora di più, aderendo la schiena ad una delle ruote, alzando il pugnale all’altezza del petto.

“LASCIAMI STARE!”

“Ehi, tranquilla, non voglio farti del male… è tutto a posto.”

“Come faccio a fidarmi di te?!”

“Ho ucciso i tre uomini che ti avevano rapita e quello che stava cercando di ucciderti a suon di percosse… credi che se volessi farti realmente del male avrei fatto tutto questo?”

“Tu…tu sei….”

“Per le presentazioni ci sarà tempo, ora dobbiamo andarcene da qui… avanti, vieni fuori, ti porterò in un luogo sicuro…puoi fidarti di me.”

Quasi convinta dalla dolcezza di quella voce, la ragazza si mosse e gattonando si avvicinò a lui, che nel frattempo le stava tendendo la mano; quando fu in posizione eretta e davanti a lui, rimase folgorata guardandolo in volto: era bellissimo.
Si perse nel suo viso meraviglioso, nei suoi occhi turchesi e penetranti, vagliò ogni singolo muscolo di quel corpo snello e tornito, percepì ogni sfumatura che i suoi capelli color del grano assumevano alla luce delle torce. Poi, lui le si rivolse.

“Come ti chiami?”

“D…Dahut.”

“E’ un nome magnifico… io sono Link.”

Malgrado avesse simulato, Link rimase stregato da quella ragazza…benché
avesse l’angolo sinistro del labbro spaccato, uno zigomo e la mandibola destra tumefatti, Dahut era probabilmente la donna più bella che avesse mai visto: sembrava intagliata nell’alabastro ed ornata da smeraldi come occhi, perle per i denti ed una cascata di fuoco liquido per i capelli… quello che lo colpì maggiormente fu la banda di capelli che le copriva interamente l’occhio sinistro, nascondendolo alla sua vista.

Adoperandosi per liberarle i polsi dalle manette di ferro, le chiese preoccupato:

LI= Stai…stai bene?

DA= Ora sì… ma devo ringraziarti… mi hai salvato la vita.

LI= Dovere… piuttosto, sai dove andare? Dove trovare rifugio, ripararti…

DA= No… i miei genitori e la mia gente è stata uccisa nell’agguato di quei mercenari… non ho nessuno…

LI= Vieni con me, sarai al sicuro.. mi sto recando ad Hyrule, dalla principessa Zelda…

DA= La P…Principessa Zelda?!

LI= Proprio così… allora, vuoi venire con me?

DA= Anche se ti conosco da pochi minuti, il mio cuore mi dice che posso fidarmi di te… accetto la tua offerta, e mi impegno a saldare, un giorno, il debito di vita che ho con te.

LI= Per quello ci sarà tempo… benvenuta a bordo, Dahut…

Le sorrise, per poi montare a cavallo; una volta in sella le tese la mano.

LI= Su, Sali… dobbiamo trovare un posto per trascorrere la notte…

Diligentemente, Dahut montò a cavallo, sistemandosi dietro l’elfo e cingendogli delicatamente la vita esile con le braccia; a passo normale, Epona iniziò a camminare, mentre gli occhi attenti di Link vagliavano ogni angolo di radura utile a riparo.

Galopparono per circa dieci minuti, fin quando Link pronunciò le tanto desiderate parole che decretavano la fine della ricerca.

LI= Ecco… quella radura andrà benissimo.

Era un piccolo spiazzo, a riparo tra gli alberi ed un corso d’acqua di media grandezza… massi di differenti dimensioni offrivano l’opportunità di impiegarli come punti di appoggio.

LI= Ti va bene? se vuoi possiamo cambiare…

DA= No, no non preoccuparti… è perfetto…

Link smontò agilmente da Epona, per poi offrirle entrambe le braccia su cui far leva per scendere; mentre la ragazza scendeva da cavallo, un lembo della veste ormai lacera e sfrangiata, si impigliò in una fibbia della sella, squarciandosi ancora di più e facendole perdere per un attimo l’equilibrio.

LI= ATTENTA!

Il ragazzo la prese prontamente tra le braccia, e Dahut non poté far a meno di arrossire: il suo seno era completamente premuto contro il muro solido dei pettorali maschili, il ventre piatto adeso alla muscolatura addominale asciutta e guizzante… i visi vicinissimi e le braccia incrociate quasi in modo languido tra di loro. Avvertiva il respiro bollente e profumato di bosco del giovane sul suo collo, il battito del proprio cuore percuotere non solo il proprio seno, ma anche il suo costato. Sarebbero potuti rimanere in quella posizione per pochi secondi come ore intere, nessuno dei due riusciva a districarsi da quel morbido intreccio di gambe e braccia… d’un tratto la ragazza si accorse che anche Link era arrossito, e con occhi bassi e guance fiammanti, la posò delicatamente a terra.

LI= Ti… ti sei fatta male?

DA= N...no… va tutto bene, tranquillo…(ARROSSENDO) stupida veste…

LI= La tua veste è ormai lacera… ma purtroppo non ho ricambi da offrirti… quando arriveremo a Castle Town, ti comprerò un abito nuovo!

DA= Non ti preoccupare… per ora so già come rimediare.. inoltre ho bisogno di darmi una lavata, e quel fiumiciattolo sembra perfetto!

LI= (SORRIDENDO) Bene, allora mentre io accendo il fuoco va pure a lavarti!

DA= Grazie, farò in un lampo!

La giovane sparì dietro delle piccole fronde, scendendo verso il letto del fiume… nel frattempo, Link cominciò a raccogliere alcuni arbusti sufficientemente secchi per poter accendere un piccolo falò.

***

Dopo una brevissima camminata, arrivò al letto del fiume… il posto era semplicemente splendido, riparato da fronzuti alberi, maestose querce ed illuminato dalla liquida ed argentea luce della luna; si tolse i calzari e li poggiò su una pietra lì accanto, godendosi la morbidezza dell’erba sotto il piede sinistro e la cristallina freschezza dell’acqua sotto quello destro.

DA= E’ meraviglioso…

Arrivata al centro del fiume, con l’acqua lambente poco sotto i suoi fianchi, iniziò a slacciarsi i legacci di cuoio attorno al busto che tenevano ferma la veste, gettandoli poi accanto ai calzari; inizialmente era decisa a lavarsi indossando la tunica, ma le sensazioni erano così piacevoli, che decise di denudarsi completamente , fermando la stoffa sott’acqua con dei sassi in modo che lo sporco scivolasse via. Una volta nuda, si immerse interamente nell’acqua fresca e ialina, sentendola insinuarsi tra i lunghi capelli ramati, scivolare sul suo corpo ed avvolgerla completamente nella sua purezza.

Non seppe dire quanto rimase nell’acqua, avvertendo le gambe ed il corpo farsi molto più leggero, grazie all’acqua fresca che riassestava la circolazione sanguigna… uscì dal fiume solo quando si sentì completamente pulita, lasciando che nella risalita i lunghi capelli le si aderissero contro come una seconda pelle… recuperò la tunica ormai nuovamente linda e cominciò a pensare ad un modo per rimediare a quegli strappi che la attraversavano.

***

Aveva acceso un bel fuoco, che ora scoppiettava allegramente, ma era dovuto andare alla ricerca di altri ramoscelli secchi da poter bruciare… vagando con i piedi e con la mente, arrivò in un angolo di bosco coperto da alcuni cespugli rigogliosi di rododendro.

LI= Forse qui c’è qualche ramoscel….

E scostando una fronda… la vide.

Eretta, gli rivolgeva il profilo sinistro, illuminato dalla luce lunare; era nuda, asciugantesi con un drappo che lui stesso le aveva dato, i capelli di fiamma lasciati giù lungo la schiena ancora gocciolanti… Link la osservava a bocca spalancata; non era solo il più bel corpo di donna che avesse mai visto, era una visione a dir poco perfetta…finché lo sguardo non gli cadde sui segni rosso vivo che aveva attorno ai polsi e sui lividi che sfregiavano l’incarnato candido di schiena e costole; mentalmente ribollì di rabbia, giurando che l’avrebbe fatta pagare a chi aveva fatto in modo che questo abominio fosse stato reso possibile.

Arrossendo pudico, si ritrasse cercando di far il meno rumore possibile, tornando al falò e sedendovisi davanti, con la schiena contro un masso.

Dopo alcuni istanti, Dahut tornò.

LI= Però…. te la cavi bene come sarta!

La ragazza gli sorrise… per ovviare agli strappi della tunica, aveva dovuto apportarle delle modifiche: ora l’abito arrivava a metà coscia, con il lato sinistro tagliato trasversalmente e per questo motivo leggermente più lungo, sfiorante il ginocchio; stessa cosa per la parte superiore, dove Dahut sfoggiava un abito monospalla annodato sull’omero destro… gli immancabili lacci di cuoio sottile, avevano il compito di tenere fermo il tutto, avvinti alla vita sottile della ragazza in molteplici intrecci l’un sull’altro.

DA= Beh, si… diciamo che ho dovuto… restringerla!

LI= Sei bellissima…davvero.

L’occhio smeraldino destro della ragazza, quello non precluso alla vista altrui dai capelli, si illuminò, mentre prendeva posizione davanti al fuoco, accanto a Link. Alla luce delle fiamme, che lambivano delicatamente la parte sinistra del volto del ragazzo, egli le parve ancora più bello, un leggendario guerriero avvolto da quel mistero reverenziale che tale ruolo comporta.

Finché lui non la prese delicatamente per il mento,volendo osservare le ferite.

LI= Sono brutti colpi…ma non preoccuparti, tre o quattro giorni e i lividi spariranno…per il resto,come ti senti?

DA= Niente che il tempo non possa curare.

Quando la mano del ragazzo lasciò dolcemente il suo volto, Dahut si scoprì quasi dispiaciuta.. il tocco fresco e morbido delle dita di Link avevano una funzione quasi rilassante; cercando di acquistare un tono ed uno sguardo meno sognanti, gli si rivolse nuovamente.

DA= Allora, Link… posso chiederti perché siamo diretti ad Hyrule?

LI= Il motivo esatto non lo so nemmeno io…

DA= (IRONICA) Andiamo bene allora…

LI= Ah-ah molto simpatica… ho ricevuto una lettera dalla principessa Zelda, dove mi chiedeva di partire non appena l’avessi letta…

DA= Devi essere molto legato a lei….

LI= In un modo o nell’altro si… entrambi custodiamo qualcosa che non può funzionare se siamo divisi….

DA= La… La Triforza?

LI= (STUPITO) Come fai a sapere di quella?

DA= Mia madre me ne ha parlato…non chiedermi come facesse a saperlo, quello non lo so… quindi tu sei il custode di una delle tre parti che la compongono…

A quelle parole, Link si sfilò il guanto sinistro, rivelando sul dorso della mano, il simbolo della Triforza tatuato… prendendo la mano dell’elfo tra le sue, Dahut la osservò attentamente…

DA= E’ evidenziato il piccolo triangolo in basso a sinistra…. tu sei il detentore dello Spirito del Coraggio…

LI= Ne sai di cose per non aver mai messo piede a Hyrule…

DA= Te l’ho detto…. mia madre….

LI= Comunque si… e Zelda custodisce lo Spirito della Saggezza…

DA= Aspetta…. O mio dio…. tu… tu sei l’Eroe del Tempo….

Link tacque, abbassando gli occhi…e per Dahut fu come una risposta affermativa.

DA= Ecco… ecco perché ho avuto l’impressione di conoscerti… ecco perché la tua voce mi sembrava familiare…io ti vidi a Kakariko…

LI= Ora è meglio se dormiamo… domattina dovremo metterci in viaggio molto presto…

DA= Ma io avrei da ch…

LI= Dahut. Dormi.

Pronunciando quelle parole in un tono che non ammetteva replica, Link convinse la giovane ad addormentarsi… sdraiandosi vicino alla ragazza, già caduta in un profondo sonno, si prese qualche istante per osservarla… ne ammirò il volto fine e delicato, le labbra carnose ed il sottile collo niveo, coperto dalla cascata fiammeggiante dei capelli.. finché le sue palpebre non furono vinte dal sonno.

***

Fu il primo a svegliarsi, con i miti raggi del sole mattutino sul suo viso; avvertiva un leggerissimo e tiepido peso sul petto e sulla gamba destra, e quando abbassò lo sguardo per cercarne la causa, non poté non sorridere dolcemente. Nel sonno, Dahut si era stretta a lui, posando un braccio sul suo petto ed incrociando una gamba con la propria; non era ancora necessario svegliarla e quindi, cercando di muoversi il più morbidamente possibile, si sciolse da quell’abbraccio, per alzarsi in piedi.

LI= Credo di avere bisogno anch’io di una lavata…

E si avviò.

Dopo alcuni minuti, Dahut si ridestò dal sonno; appena aperti gli occhi e guardatasi attorno, fu presa dal panico… Link non c’era; alzandosi in piedi però, notò subito dopo che Epona era ancora accucciata accanto all’albero, le armi del ragazzo ancora sul masso, e si rasserenò.

Cominciò così a preparare una rudimentale colazione, utilizzando gli insegnamenti erboristico alimentari che sua madre le aveva impartito. Link ricomparve circa tre minuti dopo, mentre la ragazza si affaccendava con il cibo.

LI= Buongiorno…

DA= Buong…

Dahut rimase senza fiato: Link le stava davanti con addosso solo i pantaloni e gli stivali, asciugandosi il busto ed i capelli con lo stesso telo che lei aveva utilizzato la sera precedente. Il suo corpo era magnifico, snello, asciutto e glabro, dove i muscoli addominali e pettorali, non nerboruti ma finemente cesellati nell’incarnato, guizzavano pronti ad ogni suo movimento; non portava il suo classico copricapo, rivelando magnifici capelli color dell’oro, scuro per via dell’acqua, lunghi fino alla base del collo.

Era di una bellezza mortale.

Sentendo affiorare sul proprio viso un’espressione da idiota, la giovane ritenne opportuno calare lo sguardo sulle vivande poste davanti alle proprie ginocchia, mentre Link si sedette a gambe incrociate accanto a lei.

LI= Hai preparato la colazione…

DA= Ho solo raccolto ciò che Madre Natura ci ha dato…

Dopo aver mangiato, e dopo essersi Link rivestito ed armato, per buona pace del cuore di Dahut, sellarono Epona e montarono al galoppo…

LI= Quando arriveremo a Castle Town, compreremo un cavallo anche per te… al Lon Lon Ranch ci sono i migliori esemplari di cavalli di tutto il regno…

DA= Grazie, ma stai già facendo molto per me… non voglio essere un peso…

LI= (RIDACCHIANDO) Tranquilla Dahut, non pensarlo nemmeno! Anzi, scoprirai che essere l’Eroe del Tempo comporta molti vantaggi… piuttosto, una domanda importante… sai maneggiare una spada?

DA= Mio padre mi insegnò qualcosa, da bambina… ma se dovessi parlare in termini tecnici, allora ti direi che no, non so maneggiare una spada…

LI= Niente paura… anche per quello ci sarà la soluzione..

DA= Che vuoi dire? Io non…

LI= AT-CHA!

Link non la fece finire, poiché con un sorriso divertito, spronò Epona al galoppo, che partì a tutta velocità.

Hyrule si stava facendo molto più vicina.

***

Arrivarono a Castle Town che era appena scoccato mezzogiorno; legando Epona alla staccionata antistante l’ingresso alla città, si apprestarono ad entrare; una volta smontata da cavallo, Niave si guardò attorno, meravigliata dalla bellezza della città.

LI= Benvenuta a Castle Town, Dahut…

L’elfo le fu subito accanto, sorridendole placidamente.

DA= Link, è… è…

LI= Meravigliosa, non è vero? Si, la prima volta che sono venuto qui, da ragazzino, mi ha fatto questo effetto… ma vieni, entriamo….

Superate le mura. i due entrarono nella piazza principale, gremita di gente ed affollata per il mercato; lo sguardo di Dahut saettava ovunque, inebriandosi dei colori vivi degli abiti delle donne, del ridere dei bambini, dei profumi che aleggiavano nell’aria… non aveva mai visto così tanta gente e così spensierata…. certo, il suo aspetto fisico attirava l’attenzione, con i suoi lunghi capelli color del fuoco, la pelle candida ed un solo occhio smeraldino visibile, la ragazza costituiva una novità; affascinata dalla fontana che zampillava potente nel centro della piazza, si avvicinò a quella, rimanendo incantata dai disegni concentrici creati dall’acqua… d’un tratto, osservando nell’acqua, vide affacciarsi anche il viso e le spalle di Link, esattamente dietro di lei.

LI= Vieni… hai bisogno di un abito per entrare a corte…

DA= Oh… ok…

Arrivarono in una bottega di abbigliamento, dove una signora sulla sessantina rivolse un largo sorriso al giovane appena entrato.

“Link! Che piacere vederti, da quanto tempo! Come stai?!”

LI= Bene, anche tu sei in ottima forma! (RIVOLGENDOSI ALLA DONNA) Niave, ti presento Niave… è la santa donna che mi ha sempre riparato la tunica…

NI= Riparate e cucite delle belle! Oh, salve bambina mia… per gli dei, quanto sei bella…

DA= L’onore è mio, signora… il mio nome è Dahut…

NI= Ditemi ragazzi miei, che cosa vi serve?

LI= Niave, Dahut avrebbe bisogno di un abito per entrare alla corte di Zelda… ed un altro da poter indossare tutti i giorni…

NI= Perfetto… lascia fare pure a me, ragazzo! Ne avremo per una mezz’ora…

LI= Benissimo, allora io vado a fare qualche commissione e ritorno!

Nel vedere l’espressione leggermente spaurita e disorientata di Dahut, Link ridacchiò.

LI= Tranquilla, guarda che non ti abbandono!

Le carezzò dolcemente la guancia, preso da chissà quale ardore… dopodiché uscì; Dahut, sorpresa, si portò la punta delle dita al posto precedentemente visitato da quelle del ragazzo, sentendole scottare come fuoco puro.

NI= E’ bellissimo, non è vero?

La voce di Niave, materna e comprensiva, la riportò alla realtà; indicandole uno gabellino di legno, la ragazza vi si mise sopra eretta, mentre la donna cominciava ad armeggiare con metro, spille e stoffe.

NI= Link è un ragazzo dal cuore d’oro… quasi tutte le ragazze  di Castle Town pagherebbero oro per poter essere al suo fianco, e credimi, molti cuori si sono infranti… Link è troppo puro per questo genere di cose…

DA= Non… non si è mai innamorato?

NI= Oh, questo non saprei proprio dirtelo… ma l’unica volta che l’ho visto più vicino all’emozione amorosa, è stato quando ritornò in città con la principessa Zelda….

DA= Link e la principessa si sono amati?!

NI= Oh, no, non fraintendermi! Quelle che sto facendo sono solo supposizioni… l’unica cosa che so è che il loro legame è molto forte.. a prescindere dai ruoli che rivestono…

DA= Oh…

NI= Non farlo, bambina mia…

DA= Che cosa?

NI= Cerca di non innamorarti di Link…. lui è l’Eroe del Tempo, la sua esistenza è costantemente appesa ad un filo, sempre all’erta nello scovare e sconfiggere nuovi nemici… e tu sei troppo giovane e bella per l’eventualità del vestire a lutto, un giorno futuro che spero non arriverà mai…

***

Link tornò al negozio, puntualmente mezz’ora più tardi; quando entrò, trovò Niave ad accoglierlo con un sorriso.

NI= Sei puntuale…

LI= Dovresti saperlo…  dov’è Dahut?

NI= Guarda e ammira, guerriero…Dahut ?!

E dalle scale che portavano al piano superiore del negozio, Dahut apparve, cominciando poi a scendere lenta i gradini; Link era senza fiato, le appariva bella come un angelo… portava un lungo abito color della neve, fissato al collo e talmente scollato da lasciar intravedere le curve del piccolo seno, per arrivare all’ombelico, dove si arricciava in morbidi drappeggi. Attorno agli esili fianchi, era avvolta una sottile catenella in filigrana aurea, a fissare la stoffa in spirali incrociate, mentre la fine dell’abito, presentava due  profondi spacchi da entrambi i lati, che lasciavano scoperte le gambe nell’atto di camminare; dal momento che era annodato alla cervice, lasciava l’intera schiena nuda (impreziosita dagli intrecci della catenella)
 fino alle reni, sapientemente celando i glutei ed il resto delle gambe dai tondi drappeggi della stoffa.

Quando arrivò davanti a lui, egli cercò di ritrovare fiato e voce per parlare.

LI= Sei…. bellissima…

Dahut fu leggermente imbarazzata dallo sguardo ammirato che Link le rivolgeva… sentiva i suoi occhi azzurri non perdere neanche un centimetro di lei, avvertiva quasi la morbida carezza che lo sguardo maschile le lasciava sulla pelle…

DA= Grazie….

NI= (PORGENDO A LINK UN INVOLUCRO) Qui c’è la vecchia tunica e l’altro abito che mi avevi chiesto…

LI= Sei un tesoro Niave… quanto ti devo?

NI= Ah, nulla… non mi capita spesso di dover vestire una ragazza di tale bellezza… ed averlo fatto è per me un compenso già di per se…

LI= Non so proprio come ringraziarti…

NI= Per ora non te ne preoccupare, piuttosto… vi conviene andare al castello, ora!

Annuendo entrambi, Link e Dahut salutarono Niave ed uscirono dalla bottega; lungo il tragitto da percorrere verso il castello, Link si accorse degli sguardi e delle reazioni che la giovane suscitava nella gente.. il desiderio maschile e l’ammirazione femminile…

… e soprattutto della prima, si scoprì molto infastidito.

***



  
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