Fanfic su attori > Ben Barnes
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Autore: saraviktoria    15/09/2011    1 recensioni
Dal prologo:
"oddio, chi lo vorrebbe morto?"
"tanto per fare un esempio? Io " certe volte era proprio una bambina. Stava a me riportarla con i piedi per terra. Ma al nostro capo non piaceva molto il mio modo di fare. Era lì, seduto dietro la scrivania, che ci guardava beccarci come due galline. È che proprio non la sopportavo. Ma dico io, con tutta la gente che lavora qui, proprio lei dovevo beccarmi? E, come se non bastasse, adesso anche questo. Avevo ventotto anni, avevo passato due anni a fare l'addestramento a Norfolk, diciotto mesi di servizio attivo a bordo della Enterprise, sei sulla Kitty Hawk, prima di diventare un agente di servizio ordinario della CIA. E ora mi sarebbe toccato fare da baby-sitter a un attore strapagato, viziatissimo e pieno di sé?
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ciao a tutti! scusate il ritardo, ma in questo periodo ho avuto un po' da fare... comunque, colgo l'occasione per ringraziare PattyOnTheRollercoaster per la recensione:
in effetti sì, l'idea che qualcuno possa attentare alla vita di Ben Barnes è decisamente ridicola, non so nemmeno io come mi è venuta fuori. però poi la storia procedeva bene e ho pensato di continuare lo stesso :-) quanto alle maiuscole all'inizio del discorso, beh, è stata una mia dimenticanza. c'è da dire che lo dimentico spesso, più che altro perchè scrivo di getto, quando mi viene l'ispirazione, e poi me ne dimentico.
spero che questo capitolo vi possa piacere. buona lettura,
baci
SaraViktoria


1-posso chiederle una cortesia?.... Non è che può mettersi una maglietta o una camicia?

La musica di Leanding me on invase la stanza. Merda, era il mio cellulare! Perché doveva mettersi a suonare nei momenti peggiori. Mi scusai e uscii dall'ufficio. Quella canzone era una delle mie preferite, l'avevo sentita per caso alla radio, anni prima. Non sapevo che la cantasse e non mi importava. Era una bella canzone. Punto.

"Pronto?"

"Chantal, mon amour, comment ça va? "

"Bien, maman.. " doveva chiamarmi proprio adesso? Erano mesi che non la sentivo, non poteva aspettare qualche altro minuto? Chiusi in fretta la chiamata e tornai dentro.

"Mi scusi, signore. Stava dicendo?"

"Dicevo che, anche se so che non vi piacerà, dovrete occuparvi di questo signore, cercando di tenerlo in vita. Illeso, possibilmente" ci guardò male, lo sguardo velato di minaccia.

"Certo, signore. Non si preoccupi" rispose la Simmons, prontamente.

"Invece io mi preoccupo. Ho deciso di affidare il caso a voi perché siete le migliori … e non montatevi la testa!" ci avvisò "e anche perché siete giovani. Speravo che avreste capito.. "

"Certo che capiamo!" esclamò Anne

"Non deve succedere niente a quel bel visino" commentai, sprezzante, indicando lo schermo

"Esatto, Rolland "

"Quindi noi andiamo … a Los Angeles … " ipotizzai. La maggior parte degli attori abitavano lì "e gli diciamo: 'ehi, sei in pericolo e noi dobbiamo proteggerti ' ???" mi suonava strano, assurdo, perfino impossibile. Non ci avrebbe creduto nemmeno sotto tortura. Era un attore, per loro è sempre tutto semplice.

"No, Chantal, non credo proprio" mi rispose il direttore, cercando di trattenere una risata. Allora sapeva ridere anche lui! "intanto abita a Londra e voi lo raggiungerete lì. Secondo, sa già di essere in pericolo e verrà informato del vostro arrivo" c'era qualcosa che non tornava

"Ma se è inglese, perché non ci pensano gli 007 a proteggerlo?" avevo ancora meno voglia di prima, non mi andava di andare nel Regno Unito per dover prendere ordini da uomini a cavallo con il berretto a scacchi.

"Perché l'informazione arriva dagli Stati Uniti. E sospettiamo che l'attentatore sia americano. Perciò abbiamo deciso di fornire a Londra tutto l'aiuto necessario" ci indicò "non dica altro, Rolland, so di cosa si preoccupa. Non dovrete prendere ordini da nessuno, risponderete solo a me, ma vedete di andare d'accordo, o vi mando a dirigere il traffico" chissà se lo poteva fare … dopotutto non eravamo della polizia. Ma in quegli anni avevo scoperto che la CIA aveva potere un po' su tutto, quindi meglio non rischiare.

Certo, non ci chiedeva una cosa facile. Non eravamo mai state insieme per più di dodici ore e, da quello che avevo capito, a Londra l'avrei dovuta sopportare ventiquattrore su ventiquattro. Non che io facessi qualcosa per farmi piacere a lei, questo mai. In fondo, e lo sapevo, era anche colpa mia. Non ero intenzionata a farci amicizia e lei era dello stesso avviso.

"Quando partiamo, signore?" Anne mi anticipò.

"Domani mattina. Vi lascio il pomeriggio libero per preparare i bagagli" sarebbe stato il primo permesso da quando lavoravo lì. Una vera rarità.

Tornai a casa, parcheggiando con una sgommata. Ero decisamente di pessimo umore. Entrai in casa sbattendo la porta. Condividevo un appartamento con una commercialista che tutti i giorni si faceva un'ora di macchina per andare a lavorare a Holly Corner.  Abitavamo a Langley, pochi metri più in là della base della CIA. A me era andata bene.

"Oh, sei arrivata! Non ti avevo sentito" commentò sarcastica. Mi lasciai cadere sul divano, di fronte a lei, china su un librone con le pagine divise in colonnine "problemi al lavoro?" ufficialmente io lavoravo ancora per la Marina e lei, Cathy, si era abituata a non fare troppe domande

"Sì … a proposito, domani devo partire per l'Europa, non so quando torno"

"Oh, come mai?" come non detto, la sua curiosità aveva avuto la meglio

"Lavoro" mi limitai a rispondere "anzi, è meglio che inizi a fare le valigie" passai il pomeriggio chiusa in camera mia, a decidere cosa mettere nel mio trolley nero. Dalle dritte che mi aveva dato la segretaria del direttore,  toccava a noi inventarci una scusa per tutto il tempo che avremmo passato con l'attore. Ci avevo pensato un po' e mi ero fatta venire qualche idea, sperando che bastasse. Amiche in visita dall'America, no, troppo improbabile. Guardie del corpo, no, non due ragazzine. Assistenti.. Niente male, ma Anne avrebbe trovato qualcosa che non andava. Alla fine optai per portare un po' di tutto. Non sapevo quanto sarei stata via e, da quello che dicevano i telegiornali, in Inghilterra si passava da dieci gradi d'estate all'afa che non ti faceva respirare. Era inverno, una stagione che adoravo. Avevo nome e cognome francese, in casa parlavamo solo la lingua di Napoleone, ma non ero francese. Ero nata e cresciuta in Canada, a Mirabel, in Quebec . Come potevo odiare l'inverno e il freddo?

Alle otto di sera chiusi definitivamente la valigia, dopo essermi lavata i denti e aver messo via anche spazzolino e dentifricio. Mi tornava sempre in mente mia mamma: lava i denti dopo tutti i pasti, o quei tuoi bei dentini diventeranno neri.

Mi buttai sul letto, cercando di dormire, mi aspettava una lunga giornata. Sapevo che tra noi e Londra c'erano otto o nove ore, senza contare il fuso orario. Londra contava ben cinque ore in più della Virginia!  Sarei impazzita, i primi giorni. Ricordo ancora quando viaggiavo sulla Enterprise, che viaggiava fino al Mediterraneo: mi capitava di svegliarmi in piena notte, con una fame pazzesca, o crollare addormentata alle sei del pomeriggio. Terribile! Speravo che questa volta sarebbe andata meglio.

Il mattino dopo, di buon ora, salimmo sul jet della CIA, che sarebbe atterrato all'Heathrow Airport di Londra molte ore più tardi. Viaggiavamo insieme a tre agenti che avrebbero proseguito il viaggio fino all'Italia, per collaborare con i servizi segreti del paese della pizza. Erano molto più grandi di noi, e in un certo senso rassegnati al loro lavoro, passarono il viaggio a giocare a carte.

"Ehi, Rolland"

"Stavo dormendo, Simmons "  solo nei miei pensieri la chiamavo per nome "cosa vuoi?"

"Pensavo, sai.. Si accorgeranno subito che siamo americane?"

"Ma no, signorina! " imitai malamente l'accento inglese che, sul mio, naturalizzato americano, faceva davvero pena "e, comunque non siamo sotto copertura, o avrebbero mandato un inglese" le feci notare.

"Già … senti, hai già pensato a cosa possiamo dire?"

"Tante cose, una meno probabile dell'altra. La più plausibile penso sia dire che siamo le sue agenti o qualcosa del genere"

"Che bello, Rolland, ma ci pensi? Ho visto tutti i suoi film e ora lo incontrerò in carne ed ossa!" fece la faccia sognante che propinava a qualunque foto di un bell'attore. Perché l'uomo che andavamo a proteggere era proprio carino, niente da dire. Che per me potesse morire per mano di una bomba era un altro conto.

"Facciamo che non se le rompa, le sue care ossa" mormorai "ora, se non ti dispiace, stavo cercando di dormire" da quel momento stette zitta. Oppure continuò a parlare ma io presi sonno e non la sentii. Uno degli agenti che gioca a carte mi svegliò quando il pilota annunciò l'imminente atterraggio. Fosse stata Anne l'avrei insultata. Invece ringraziai e mi allacciai la cintura. Con uno scossone l'aereo si fermò nel reparto militare dell'aeroporto di Londra. Scendemmo e una scorta di uomini della regina ci scortò fuori dall'aeroporto. La casa del nostro protetto era nel centro della città. O almeno, così ci disse l'uomo seduto vicino a noi in auto. Dovevo abituarmi anche alla guida a sinistra, pensai guardando l'autista.

"Buon lavoro, ragazze. E buona fortuna" augurò, lasciandoci in una strada secondaria, davanti a quella che doveva essere l'entrata sul retro della casa

"Dici che dobbiamo suonare?" chiese la Simmons. Che domanda stupida! Come aveva fatto a laurearsi?

"No, guarda adesso entriamo con le armi in pugno e gli mettiamo le manette!" rise

"Io da lui le manette me le farei mettere" commentò, annuendo convinta "chissà se gli piaccio" Dio, sembrava un'adolescente.

"Beh, se osa dire qualcosa su di me le manette gliele metto sul serio"

"Chi è che mi vuole ammanettare?" disse qualcuno alle nostre spalle. Mi girai di scatto: l'uomo  che avevo visto sullo schermo del direttore stava davanti a noi, con addosso solo un paio di pantaloncini neri. Ma non ce l'aveva un maglietta? Anne sembrava sul punto di svenire. Scossi la testa

"Piacere, siamo le agenti che si occuperanno della sua protezione. Io mi chiamo Chantal Rolland e questa è Anne Simmons. CIA, dovrebbero averla avvisata del nostro arrivo" presi il distintivo e glielo misi a cinque centimetri dalla faccia, dato che la mia collega sembrava in coma.

"Oh, certo … non pensavo che sarebbero arrivate due ragazze" era pure maschilista? Iniziamo bene "prego, entrate. Io sono … "

"Benjamin Barnes. Lo sappiamo" lo anticipai, pratica. Detestavo l'accento inglese. Meno parlava, meglio era. Sorrise e si spostò dalla porta.

"La chiuda"

"Cosa?"

"Chiuda la porta. A cosa le servono due agenti di scorta se poi lascia aperta la porta sul retro?"

"Ha ragione, mi scusi. Venite, vi faccio vedere la casa" lì si stava decisamente più al caldo che fuori. Tolsi il cappotto scoprendo quello che avevo deciso di indossare per il viaggio: un dolcevita nero e jeans pesanti bianchi.

"Potrei chiederle una cortesia?" chiesi, dato che Anne non si muoveva dalla porta, ora chiusa

"Ma certo, qualunque cosa"

"Bene. Non è che si potrebbe mettere una maglietta o una camicia? Vorrei evitare che la mia collega svenga. Mi serve lucida, o sarei venuta da sola" prese una maglietta da una sedia lì vicino e se la mise, ridendo. La Simmons sembrò riprendersi, ma neanche più di tanto. l'espressione era meno vacua, ma lo guardava ancora con occhi sognanti. Sapevo che non avrebbe smesso facilmente

"Ho preparato una  camera per voi. E questo è il bagno. Io userò quello del pian terreno, se per voi è un problema" ci fece vedere una cameretta con le pareti bianche e due letti gemelli vicino al balcone. Un armadio in fondo completava l'arredamento

"Nessun problema. È casa sua, faccia come crede" risposi, guardandomi in giro

"Questa è camera mia e di sopra c'è la soffitta" tornammo al piano di sotto. Ma perché non farcelo vedere prima? Certo che gli inglesi erano proprio strani …

"Cucina, salotto e un altro bagno. Non sono il massimo in cucina, ma se sono sopravvissuto fino adesso … "

"Può cucinare Rolland" intervenne Anne. Sembrava aver ripreso l'uso della parola "è brava"

"Ben tornata tra noi" mormorai, in modo che sentisse solo lei

"Datemi pure le valige. Le porto su"
"Ce la possiamo fare anche da sole" e che è, ci serve aiuto per portare due trolley su una rampa di scale? Anne non sembrava dello stesso avviso "Simmons, andiamo a sistemarci?" la invitai, dandole una piccola spinta.

   
 
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