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Autore: Akemi_Kaires    15/09/2011    10 recensioni
Spesso la scuola non rappresenta solamente il sinonimo di "Condanna" o di "Noia".
Vi sono numerose occasioni ove lo studio si tramuta in gioia immensa, e dove quell'edificio tanto odiato si tramuta nel teatro ove i nostri protagonisti dovranno recitare scene d'amore su differenti palcoscenici.
{Rocketshipping}: Eppure James lo sapeva: avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di vedere felice la sua amata.
{Isshu/Ferriswheelshipping}: In quel preciso istante, comprese che loro l’avrebbero amato per quello che era, senza giudicarlo dalle apparenze.
{Chosenshipping}: Non si sarebbe di certo tirato indietro se, in un futuro remoto, avessero osato sfiorare ancora una volta la sua Blue, anche solo a parole.
{Specialshipping}: E doveva ammettere che aiutare Red era qualcosa di molto più appagante di cento disegni finiti.
{Masakudoshipping}: Per qualche inspiegabile motivo, Pino diventò amante dello sport. Essere il tecnico della squadra di Karen gli donava una gioia indescrivibile.
{Ikarishipping}: Alla fine, l’amore vince su tutto.
{Dragonshipping}: Forse un buon motivo per amare la matematica l’aveva trovato davvero.
{Contestshipping}: Era piuttosto appagante smorzare la soddisfazione di Vera, specie se questo gesto poteva comportare momenti così gratificanti in futuro.
{Pokèshipping}: Neanche tutta la buona volontà della compagna sarebbe riuscita a far emergere la voglia di studiare di Ash.
{Rangershipping}: Condividere quella Responsabilità con Lunick le donava un appagamento ben maggiore dell’essere giunta all’apice del successo.
{Cavaliershipping}: Per la prima volta nella sua vita, Gary aveva trovato una ragione per svolgere a pieno il suo dovere scolastico.
{Franticshipping}: Dopotutto, era il giusto prezzo da pagare per poter godere di quella genuina allegria che solo la presenza di Sapphire comportava.
{Resistanceshipping}: Avrebbe superato quel momento difficile, e tutto grazie al suo amore. Lo avrebbe fatto per lei, per quel ragazzo che tanto amava, e per il loro futuro.
{Alexandrianshipping}: Mai come allora l’Ingegneria Meccanica li aveva appassionati così tanto.
[Partecipante al Pokèmon Special Challange indetto da nihil no kami su EFP]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, James, Jessie, Lucinda, Paul
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'With You, My Love'
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Ed eccomi qui, pronta nuovamente a rompervi le pigne in modo astrale.

Questa volta, in preda ad una crisi di stanchezza post-primo giorno di scuola, ho deciso di intrattenervi con questa one shot, principalmente composta da flash fic sulle mie shipping preferite. Ovviamente tutto a tema scuola, una AU, sia ben chiaro.

Ringrazio… TUTTI I LETTORI E I RECENSORI DI QUESTA MIA SERIE, CON LA SPERANZA CHE CONTINUIATE A SEGUIRMI tra i quali Cheche (l’astinenza di shottine fa male, lo so benissimo X°D) e Nymphalis4you (sì, questa è per te!!!). Dedicata, inoltre, a tutti coloro che hanno iniziato/inizieranno la scuola/università.

Buona lettura!!!

~*~*~

 

{Rocketshipping} Sopportazione

 

La porta si spalancò improvvisamente, andando a sbattere violentemente contro il muro di casa Turner, provocando un rumore assordante che strappò James dalle braccia di Morfeo. Il ragazzo sobbalzò, colto di sorpresa da tale evento, guardandosi attorno con preoccupazione, mentre il cuore martellava ripetutamente e furiosamente nel suo petto.

Sul ciglio dell’ingresso, proprio sulla soglia, sorgeva una figura slanciata e aggraziata, dai lunghi capelli color magenta. Un’espressione di pura rabbia ed odio profondo era dipinta sul suo viso di porcellana, totalmente sfigurato dall’astio che pareva montare nel suo corpo.

Il giovane scosse la testa, capacitandosi di quale fosse il problema ancor prima che la ragazza proferisse alcuna parola a riguardo. Qualcosa nel suo profondo glielo continuava a sussurrare insistentemente, una vocina fastidiosa che non gli concedeva alcuna tregua: il primo giorno di quinta Liceo di Jessie non doveva essere affatto andato bene, anzi.

Non pose neanche il quesito riguardante il motivo di tale sua grinta. Aspettava fosse lei a parlare per prima, per evitare scatti d’ira dal quale non sarebbe rimasto certamente incolume.

- Dannazione! Chi me lo fa fare di andare in quel luogo maledetto…!! – sbraitò infatti, lanciando con forza sovraumana la sua tracolla viola sul divanetto, la quale mancò Turner proprio di qualche centimetro.

“E’ obbligatorio” avrebbe voluto farle notare il suo compagno, preferendo però non appuntarle tale riflessione per non subirne le sgradite conseguenze. – Cosa è successo? – si limitò a chiedere innocentemente, cingendo le spalle della sua amica con un braccio nel goffo tentativo di confortarla; stranamente, ella pareva sul punto di lasciarsi andare ad un piano ricolmo di sfogo e odio.

- Domani abbiamo il test d’ingresso… ed io non ho studiato nulla durante le vacanze! Non ricordo assolutamente niente!!! – imprecò dunque, urlando così tanto da infliggere un dolore assordante ai timpani del ragazzo. – Dannata prof! Non poteva, che ne so, posticiparla di qualche settimana?!

- Ti devo dare una mano? – chiese l’altro con gentilezza.

- Perché, non era forse ovvio? – ribatté lei, estraendo dalla borsa un vero e proprio “mattone” di libro, che fece allibire il povero martire per la sua voluminosità. Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto per insegnarle, in così breve tempo, nozioni fondamentali per salvare la sua bella dall’insufficienza!

Eppure James lo sapeva: avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di vedere felice la sua amata.

~*~*~

{Isshu/Ferriswheelshipping} Compagnia

 

N Harmonia alzò timidamente la mano, in risposta al richiamo d’appello da parte della Preside. Visibilmente scosso, si avviò lentamente verso il posto prefissato, guardandosi attorno con aria spaurita e smarrita, alla ricerca di un volto noto o conosciuto al quale stare accanto in quel momento di ansia.

Il primo giorno di Liceo era arrivato anche per lui, alla fine, per quanto il padre Ghecis si fosse sempre ostinato per imporgli insegnamenti in ambito privato. Questa volta, però, era stato lo stesso figliolo a opporsi a tale decisione, preferendo aprirsi a quel mondo che non sentiva suo. Era stanco di dover vivere nell’ombra, in compagnia dei suoi animaletti domestici.

Silenziosamente, a capo chino, si sedette, tenendo lo sguardo fisso su quella superficie bianca e liscia del suo banco. Si portò una mano ai suoi lunghi capelli verdi, rimpiangendo l’amato capellino nero con la visiera che lo proteggeva da sguardi indiscreti e indagatori. Nessuno osava avvicinarsi a quel misterioso ragazzo mai visto prima di allora, preferendo di gran lunga stabilire rapporti con coloro che abitavano nelle zone circostanti alle loro.

Ironica la situazione, pensò il ragazzo. Pensava che, approdando in quel nuovo universo sconosciuto, non gli sarebbe stato affatto difficile abbozzare anche il più minimo legame con qualche suo coetaneo. Eppure, in quel preciso istante, tutti i suoi compagni apparivano distanti ed irraggiungibili, impossibili da avvicinare. La solitudine, imponente come allora, infierì un duro colpo al suo cuore sensibile.

Con movimenti fluidi ed impercettibili, cominciò ad estrarre il necessario per la lezione ormai prossima. Fra breve sarebbe suonata la campanella, decretando l’inizio di un nuovo anno scolastico ricco di nuove emozioni.

Con la coda dell’occhio, scorse due figure piuttosto simili posizionarsi proprio nei banchi di fronte al suo. Quasi in risposta ad una sua muta preghiera, questi si girarono in sua direzione, sfoderando un sorriso raggiante, porgendogli le loro mani in segno di saluto e presentazione.

Erano due ragazzi, sembravano quasi gemelli: stessi occhi, stesso colore di capelli e tonalità chiara di pelle piuttosto simile. Un maschio ed una femmina, lo guardavano amichevolmente.

- Piacere, mi chiamo Touya – disse lui, sistemandosi la giacchetta blu.

- Io mi chiamo Tuoko! – esclamò lei, abbassando la maglietta per evitare che sguardi indiscreti potessero scorgere l’ombelico. – Tu sei quello nuovo, vero?

Di fronte all’entusiasmo genuino dei due fratelli, N non seppe trattenersi. Si lasciò andare ad una risata liberatoria, mentre fiumi di parole sgorgavano impetuosi dalle sue labbra.

In quel preciso istante, comprese che loro l’avrebbero amato per quello che era, senza giudicarlo dalle apparenze.

~*~*~

{Chosenshipping} Solidarietà

 

Blue continuò a camminare avanti ed indietro lungo il corridoio, in preda all’ansia, mentre il cuore martellava impetuoso nel suo petto, sconvolgendola completamente.

Lanciò un’occhiata fugace alla porta, la quale insegna citava “Presidenza”, scuotendo la testa con vigore. Un profondo senso di colpa le rodeva le viscere, mozzandole il respiro, opprimendo e soffocando qualsiasi suo pensiero logico e coerente. Il panico non era mai stato così forte prima di allora.

- Scusi, signora, Silver è già uscito per caso? – domandò la ragazza, rivolgendosi in modo garbato alla bidella che era di servizio all’uscita.

- Al momento si trova nell’ufficio del Preside – risposte l’altra, squadrandola con sufficienza. Il solo parlare di quel ragazzino pareva infastidirla, e ciò irritò non poco la giovane.

- E come diavolo è successo?! – esclamò lei, tralasciando e scordando completamente il galateo e l’autocontrollo. Si era sorpresa nell’udire quelle parole nei confronti del suo migliore amico.

- Quel discolo… dovrebbero sospenderlo, altroché! Non si picchiano degli altri scolari per futili motivi! – rispose con disprezzo, sbuffando, evitando lo sguardo astioso di Blue nei suoi confronti.

Com’era potuto accadere? Solitamente non giungeva a conclusioni così drastiche, di fronte alle provocazioni altrui. Cercava sempre di ignorare le offese che arrivavano alle sue orecchie, trattenendo il puro istinto di arrivare alle mani quando qualcuno osava schernirlo in pubblico per un qualsiasi insulso dettaglio ininfluente. Che lo facesse solamente quando lei, la sua migliore amica, si trovava nei paraggi?

L’adolescente si mise le mani nei capelli, tormentata da un dubbio atroce: se mai l’avessero sospeso, non avrebbe sicuramente passato l’anno, e sarebbero stati costretti a separarsi! Lei sarebbe finalmente andata al Liceo, mentre lui sarebbe rimasto ancora lì, in quell’inferno vivente chiamato “Scuola Media Statale”.

Lacrime calde cominciarono a solcarle il volto, mentre un assordante “Perché?” riecheggiava continuamente ed insistentemente nella sua mente. Quando le avevano riferito, alcuni loro compagni, che il rosso aveva agito in quel modo per difenderla da alcune voci offensive e maligne di corridoio, le era parso che il mondo le cadesse addosso. Quel pazzo stava rinunciando ad una carriera scolastica per lei.

La porta si aprì leggermente, quel poco che bastava per permettere alla figura di Silver di scivolare via da quell’antro impregnato di paura e di terrore profondo. Istintivamente, la ragazzina si gettò tra le sue braccia, stringendolo con vigore.

- M-mi stai soffocando!!! – balbettò l’altro, furioso, cercando di scollarsela di dosso.

- Scemo! – esclamò lei, in risposta, picchiandogli un pugno in testa.

- Che vuoi?! Non mi hanno mica fatto niente, eh! Solo un rimprovero e una raccomandazione di non farlo più e basta! – la rassicurò, visibilmente irritato, riprendendo il suo zaino e avviandosi con noncuranza verso l’uscita dell’edificio. – Non ti devi mica preoccupare. Questa è la prima e unica volta che capita…

- Lo spero! – ribatté l’altra, aumentando il passo per arrivare al suo fianco, proseguendo il cammino verso casa assieme.

Non si sarebbe di certo tirato indietro se, in un futuro remoto, avessero osato sfiorare ancora una volta la sua Blue, anche solo a parole.

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{Specialshipping} Consiglio

 

Con aria soddisfatta, Yellow osservò orgogliosamente il suo ultimo capolavoro, ossia l’ultimo disegno che aveva finito con cura e amore. Amava disegnare anche le cose più semplici e banali: vedere la loro fedele riproduzione su carta le donava un appagamento senza paragoni.

Avrebbe fatto sicuramente un figurone, la sua opera, il mattino dopo, ossia all’esposizione delle creazioni degli alunni in tributo all’anniversario di fondazione dell’Istituto. Ci aveva impiegato il massimo impegno e si era sforzata al massimo per far sì che il suo compito fosse impeccabile e degno di nota.

Osservò la pagina del suo diario che, con gioia immensa da parte dell’alunna, appariva vuota e immacolata. Non aveva alcun impegno che ostacolava il lieto proseguimento di quella bellissima e soleggiata giornata.

Senza indugi, afferrò la sua borsetta e si avviò a casa di Red, suo compagno di infanzia per il quale serbava e nutriva uno strano sentimento mai confessato. Non appena si trovò di fronte alla porta di casa sua, infatti, il suo cuore prese a battere all’impazzata, come se premesse violentemente contro il suo petto per uscire dal corpo.

Pigiò il tasto del campanello, in attesa che qualcuno le venisse ad aprire per permetterle di entrare.

- Arrivoooooooo! – riecheggiò la voce del ragazzo, forte e potente.

Un lieve rossore imporporò le guance della giovane artista, non appena la figura del suo amato si parò dinnanzi ai suoi occhi color miele. Era così bello, anche quando aveva i capelli completamente in disordine.

- Ciao! – esclamò lui, invitandola a fare il suo ingresso. – Non aspettavo una tua visita, perciò scusa il disordine…

- Se è un disturbo, per te, vado via – cercò di scusarsi in modo impacciato lei, gesticolando, mentre sentiva l’ansia e l’imbarazzo prendere possesso del suo corpo.

- No, anzi!!! Or ora sto battagliando contro il disegno per domani… - rispose sconsolato, mostrandole il pastrocchio che aveva abbozzato sul foglio bianco. La ragazzina dovette trattenere uno sguardo inorridito: Red era bravo in molte cose, ma non di certo in artistica. In quell’ambito, sembrava ancora essere rimasto un bambino di soli cinque anni.

- Se vuoi, posso spiegarti come fare! – prese l’iniziativa, sfoderando un sorriso raggiante, pronta a condividere la sua bravura con chi era meno dotato di lei.

E doveva ammettere che aiutare Red era qualcosa di molto più appagante di cento disegni finiti.

~*~*~

{Masakudoshipping} Fiducia

 

Seduto in un remoto angolo della panchina, Pino osservò i suoi compagni giocare abilmente a basket. Studiava attentamente ogni loro mossa, come prendevano la palla all’avversario e come agilmente riuscivano ad eludere le difese nemiche per avviarsi al canestro ed effettuare una schiacciata.

Per quanto si fosse mai sforzato in tutta la sua vita, non sarebbe mai stato in grado di eguagliarli. Era negato per lo sport, motivo per cui i suoi coetanei usavano lasciarlo in disparte per evitare sconfitte o possibili intralci. Eppure lui sapeva esattamente come comportarsi, cosa fare, con quale mossa era meglio agire. Peccato che non fosse in grado di mettere in pratica queste sue conoscenze sul campo.

Distolse lo sguardo non appena sentì lo sconforto prendere possesso della sua mente. Il complesso d’inferiorità non lo risparmiava mai, durante quelle dannate ore di educazione fisica. Lo opprimeva, gridando con una vocina acuta e fastidiosa la sua nullità, la sua incapacità. Portò le mani alle orecchie, nel tentativo di zittire la consapevolezza malvagia e snervante. Doveva esserci un modo per dimostrare le sue capacità, anche uno, per poter mettere a tacere quei pregiudizi nei suoi confronti!

- Quello era un fuorigioco – esclamò una voce al suo fianco, facendolo sobbalzare dalla paura. Il cuore, in preda allo shock, prese a battere senza sosta. – E quel tizio è un cretino. Si è mangiato la possibilità di fare tre punti con un lancio. Aveva il campo praticamente libero!!!

Incredulo e colpito, prese a fissare la figura accanto a sé. Con stupore, notò che si trattava di Karen, sua compagna di classe sin dalla Prima Liceo. Era una ragazza piuttosto forte e combattiva, con una media che non spiccava fra le più alte, molto dotata negli ambiti pratici. Inutile dire che era piuttosto rinomata per le sue prestazioni sportive.

- La difesa dovrebbe concentrarsi nell’ala destra, dato il fatto che gli specialisti usano attaccare da quel lato – aggiunse lui, stando al gioco, senza porsi alcuna domanda inutile riguardo la presenza della misteriosa ragazza. Dopotutto, non rientrava nei suoi affari scoprire a tutti i costi il motivo che l’aveva spinta a parlare con lui, uno dei più anonimi della sua classe, se non il peggiore, in quella materia. – Dovrebbero sfruttare i giocatori più veloci e agili per rubare la palla all’avversario, invece di mettere persone dotate di forza ma di poca reattività.

Con la coda dell’occhio, scorse l’espressione stupita della giovane, piuttosto colpita dal suo intelletto. Sinceramente, non si sarebbe mai aspettata una tale conoscenza approfondita degli schemi da parte sua.

- Perché non ti fanno giocare? – domandò, piuttosto dispiaciuta nel vederlo da solo.

- Dicono che non sono capace – rispose semplicemente, impassibile.

- Stupidi pregiudizi basati su orgoglio ed egoismo – sbottò, lanciando un’occhiata furente a tutti i giocatori. Dopodiché, con un sorriso raggiante, afferrò un braccio del giovane, trascinandoselo dietro. – Sai che ti dico? Vieni a giocare con noi!

Per qualche inspiegabile motivo, Pino diventò amante dello sport. Essere il tecnico della squadra di Karen gli donava una gioia indescrivibile.

~*~*~

{Ikarishipping} Pazienza

 

Paul osservò di sfuggita il calendario appeso al muro di camera sua. Oramai era il cinque settembre, tempo di esami di riparazione per coloro che avevano avuto debiti durante l’anno.

Sorrise sornione, all’idea che lui, invece che studiare, aveva passato l’estate senza alcun problema o apprensione. Essersi impegnato durante l’anno comportava i suoi vantaggi, e la promozione immediata a giugno rappresentava a pieno uno di essi.

Solo un piccolo tarlo continuava a tormentare la sua mente, un quasi insignificante elemento che aveva reso le sue vacanze un vero e proprio tormento: Lucinda, a differenza sua, era incappata totalmente in una bella sospensione del giudizio, sebbene avesse insufficiente una sola materia.

Segretamente, il giovane aveva programmato dei mesi da passare al fianco della sua bella, immaginandoseli radiosi e ricolmi di felicità che avrebbe fatto bene al suo cuore marmoreo e freddo come il ghiaccio. Eppure quella piccola stonatura e sbaglio di calcoli aveva completamente stravolto ogni suo progetto.

Da fin troppi giorni ormai non aveva avuto notizie della ragazza. Sinceramente, non aveva la benché minima idea di come se la stesse cavando con lo studio e di come avesse vissuto le sue giornate. Non aveva mai osato né chiamarla né domandare sue notizie: forse avevano ragione i suoi amici nel chiamarlo “asociale”.

Sul suo cellulare, qualche fugace messaggino telegrafico e piuttosto conciso. “Almeno posso dire di essermi interessato un pochino” pensò con rammarico, pentendosi di non aver mai fatto di più per colei che lo amava ciecamente.

Senza neanche riflettere ulteriormente, aprì la rubrica, azionando la chiamata con la sua bella, nella speranza che gli rispondesse. Pretendeva sentire la sua voce, la quale gli era mancata per troppo tempo ormai. Voleva comportarsi da galantuomo anche in ultimo, mostrando che davvero nutriva qualcosa nei confronti di Luce.

“La sua chiamata è stata respinta”.

Paul chiuse gli occhi, mentre lo sconforto cominciava a travolgerlo con una piena ondata, sbattendogli in faccia le sue colpe. Era normale e lecito un certo distacco nei suoi confronti: dopotutto, si era comportato allo stesso modo.

In quel preciso istante, il campanello suonò, ridestando il ragazzo.

Alzò gli occhi al cielo, imprecando tra sé e sé. Sicuramente si trattava di Reggie, suo fratello maggiore, aveva fatto ritorno a casa perché aveva dimenticato le chiavi della sua macchina. Avrebbe scommesso qualsiasi cifra a riguardo.

- E che diavolo! La tua memoria è un colabrodo!!! – sbottò, poco prima di aprire la porta con veemenza.

Ciò che si parò di fronte ai suoi occhi non corrispondeva a nulla di quanto si era immaginato.

- Sì, hai ragione! – esclamò Lucinda, non appena lo vide, sfoderando una risata genuina. In mano, aveva un volume piuttosto spesso riguardante biologia. – Ed è per questo che mi trovo qui. Devi aiutarmi a ricordare!

Paul sfoderò un ghigno soddisfatto e ironico al contempo. Era scontato dire quanto fosse felice di vederla, dati i pregiudizi che l’avevano assalito poco prima.

- Non ci penso nemmeno – rispose, facendole cenno di entrare.

- Uffa!!!

Alla fine, l’amore vince su tutto.

~*~*~

{Dragonshipping} Competizione

 

Per Sandra, la matematica rappresentava un vero e proprio incubo dal quale non era in grado di sfuggire. Tutti quei numeri che si presentavano dinnanzi ai suoi occhi le sembravano solamente un insieme di cifre, un ammasso di segni tracciati a caso, non possedenti alcun significato. Eppure ogni giorno, come un rituale costante, si trovava sempre a lottare contro quegli odiati esercizi che necessitavano di essere svolti.

Imprecò tra sé e sé, chinando il capo sul foglio, tornando a vergare a malavoglia un’altra riga di simboli e linee. Detestava a morte quella materia, così come invece amava, nonostante la sua impazienza e il caratteraccio che possedeva, le lingue e la scrittura.

Allora perché aveva scelto proprio il Liceo Scientifico?

- San…? – mormorò Lance, suo cugino nonché suo migliore amico, facendo ingresso nella camera che dividevano. La osservò con aria stupefatta, incredula. – Non dirmi che…!

- Sì! – esclamò lei, rabbiosa, gettando con furia la penna sul tavolo. – Ho passato il pomeriggio incollata a questo maledetto libro.

- Quella materia continua a darti noie? – le domandò, poggiato con la schiena al muro, guardandola di sottecchi, cercando di soffocare una risatina di scherno.

- Non osare prendermi in giro! – lo minacciò, indicandogli la frusta, sua fidata compagna contro i molestatori, a portata di mano. – Ti ricordo che in fisica sono molto meglio di te!

- La cosa assurda è che pure lì ci sono quei “cosi” che tanto odi – le fece notare, avvicinandosi alla sua scrivania, sedendosi di fronte.

- Ma almeno lì possiedono una logica! – cercò di ribattere, picchiando un pugno sul tavolo. Detestava a morte quei diverbi che si generavano sempre fra loro ogni qualvolta si parlasse di rendimento scolastico.

Il ragazzo prese in mano il volume fin troppo spesso delle nozioni che studiava la cugina, guardandolo con curiosità. Rimpiangeva le vecchie nozioni con le quali “giocava”: essendo più grande della giovane di un paio d’anni, in quel periodo stava affrontando sfide ben peggiori. Rabbrividì, immaginandosi le sue ire una volta giunta al suo livello. – Guarda che anche questa la possiede.

Stanca di quel continuo battibecco, Sandra tornò a scrivere, discostando lo sguardo dalla bella figura elegante e muscolosa del giovane.

- Mi dici perché diavolo sei venuta allo Scientifico, se tanto fai a botte con la matematica? – domandò lui, piuttosto ansioso di conoscere la risposta. Da anni se l’era chiesto, sin da quando aveva visto l’adolescente passare notti insonni in previsione di quelle verifiche che tanto la spaventavano. – Non potevi andare al Classico, dato che ami follemente quel genere di materie?

Senza alzare il capo, mantenendo la concentrazione sull’esercizio che stava svolgendo, ella sospirò. – Voglio dimostrare a nostro nonno che tu non sei il migliore, che anche io posso farmi valere ancor meglio di te in questa dannata scuola – rispose freddamente, in modo determinato, calcando la presa sulla penna.

Se solo avesse avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, Lance avrebbe certamente colto la verità mal celata dietro quelle parole ingannevoli. In realtà, lei desiderava solamente stargli ancor più vicino, poter essere sempre al suo fianco e godere della sua compagnia: il tutto dietro una scusa di pura rivalità e competizione. Mai e poi mai avrebbe confessato ciò che nutriva nei suoi confronti, neanche sotto tortura.

- Ti devo dare una mano?

- Se proprio insisti… accomodati nella Tana della Tortura.

Forse un buon motivo per amare la matematica l’aveva trovato davvero.

~*~*~

 

Paroline dell’autrice:

Ah no, sono troppo stanca per parlare. Il primo giorno di scuola è stato assolutamente stressante, per non dire noioso e devastante. Alè.

Vi lascio con qualche parolina riguardo alle varie shipping trattate. Ora me ne vado a dormire. X°D

Mi auguro vi siano piaciute!!!

Rocketshipping (382 parole): Chi, se non Jessie, poteva rappresentare al meglio l’ira provata dagli alunni di fronte all’ennesima prova d’ingresso dopo le vacanze? Mi sembrava un modo romantico per poter esprimere al meglio il tema della “Sopportazione”, sia dalla parte di Jessie sia da quella di James. Ah, piccolissima noticina: lei è in quinta Liceo, mentre lui ha già finito le superiori.

Isshu/Ferriswheelshipping (420 parole): questa triade di personaggi deve affrontare la prima Liceo. Ho scelto queste coppie non confermate per poter esprimere al meglio il tema della  “Compagnia” dal punto di vista del povero N, emarginato da tutti per la lontana provenienza. Credetemi, io ho vissuto la stessa identica cosa, e ho riscritto la mia esperienza dal suo punto di vista. Spero di aver reso bene questi tre personaggi.

Chosenshipping (502 parole): Ho sforato, ma spero mi possiate perdonare. In ogni caso, chi meglio dell’irascibile Silver poteva finire in Presidenza? Per esprimere al meglio il tema della “Solidarietà”, ho voluto fare in modo che il fulcro di tutto fosse la nostra Blue. Loro sono in terza media e non mi andava di separarli per colpa di un deficiente che si è divertito ad insultare la migliore amica del nostro rossino.

Specialshipping (386 parole): La mia prima idea era di fare in modo che Red non facesse i compiti perché voleva giocare al DS (indovinate a che gioco?) e che Yellow lo implorasse di farli. Nella mia testa lui doveva urlare una cosa del tipo “Non possono punire il miglior giocatore di Pokèmon!!! Sono il più forte allenatore di tutti i tempi!” ma non volevo farlo apparire un Otaku OOC… sicché… eccoli qui, entrambi alle medie.

Masakudo (499 parole): Sì, io Pino ce lo vedo benissimo nel ruolo di secchione imbranato con lo sport. Mentre Karen ce la vedo benissimo come una Wonder Woman che non si distingue particolarmente per il rendimento scolastico. Due opposti che combaciano, no? E poi potevano rappresentare al meglio il tema dello sport e della “Fiducia”. Dopotutto, se Karen ha invitato Pino, un po’ si fidava delle sue conoscenze, no?

Ikari (500 parole): La precisione è obbligo se riguarda Paul. A parte questa orrida osservazione, ci tenevo a trattare pure loro. Forse sono andata un po’ OOC con Paul ma, sinceramente, non avevo la più pallida idea di come connettere loro due al tema della scuola. Paul e “Pazienza” non sono proprio sinonimi, però se ciò riguarda Lucinda… Ikari con questo tema mi ispirava alquanto, perciò eccola. Sono alle superiori.

Dragon (562 parole): Dannati dialoghi, mi hanno fatto sforare di un casino. Vabbè, spero mi perdonerete. In ogni caso ho semplicemente tramutato la condizione di Sandra nel game in quella di una AU. Il tema della “Competizione” doveva andare per forza a loro, dai!!! “Tana della Tortura” non l’ho scelto mica per niente (“Tana del Drago”), così come l’idea del nonnino spacca pigne e della loro competizione amorosa. La matematica è un incubo.

Detto questo… mi auguro vi siano piaciute e abbiano addolcito le amare giornate di scuola. Mi auguro siano state di vostro gradimento.

Le ho scritte molto di getto e di fretta, e questi sono i miei primissimi esperimenti di flash. E’ difficile compattare emozioni in pochissime righe. Infatti con la Dragon ho fatto una strage degli innocenti. Vabbè, andrà meglio una prossima volta.

A presto! E commentate numerosi!

 

Amy

  
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