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Autore: Feel Good Inc    16/09/2011    3 recensioni
La macchina giunse a destinazione ed Aerith portò il piede sul freno così bruscamente che, non fosse stato per la cintura di sicurezza, sarebbe finita sul parabrezza a fare compagnia ai tergicristalli. Tirò il freno a mano e si fiondò fuori senza neppure spegnere il motore, subito imitata da Cloud, con la pistola pronta in pugno già da un pezzo.
Percorsero in fretta lo slargo costeggiato di siepi, e raggiunsero il cortile su cui si affacciava il portone principale dello stabile. Cloud imprecò ad alta voce.
«Merda...»
La sagoma massiccia dell’agente Lexaeus giaceva immobile davanti a loro, e il chiarore della luna inargentava il rosso del suo sangue mescolato all’erba verdissima del giardino da anni abbandonato a se stesso.

* * *
«Entra e fammi vedere.»
«Ma allora avevo ragione.» Axel sogghignò di nuovo, puntando il gomito destro sul davanzale e guardandolo con malizia. «Vuoi
davvero giocare al dottore.»
Roxas si sentì arrossire. «Sei proprio un idiota.»
«Grazie, bimbo, anche tu non sei male.»
Si tirò su ed entrò dalla finestra. Una volta posati i piedi a terra, si guardò intorno ostentando indifferenza – ma Roxas notò che il suo viso era decisamente pallido. Lasciò scivolare il cappotto sul pavimento.
Un tonfo metallico.
Roxas guardò interrogativamente prima il viso impassibile di Axel, poi il punto in cui l’indumento aveva toccato terra. Da una tasca sbucavano pochi centimetri di qualcosa di lucido e scuro.
La canna di una pistola.

* * *
Quando un adolescente in fuga dalla legge si nasconde in un condominio in cui vive un ragazzino che si ostina a fuggire dal suo passato, e quando le loro storie s'intrecciano a quella di una ragazza che torna da un posto che è lontano in tutti i sensi, ci si accorge che qualche volta bene e male non esistono. Esiste solo il destino.
{ AkuRoku; accenni SoKai, MaruDem, RokuNami, CloudAerith, Sorpresa }
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Dopo il naufragio

 

 

 

 

Vivi era bravo. Quasi più bravo di Seifer. Era silenzioso e sicuro di sé, come un sicario, e mentre faceva ruotare la tavola in una serie di kickflips ne dimostrava anche la stessa fluidità di movimento. Hayner staccava gli occhi da lui solo per puntarli sul tabellone.

La SK-8 era forte. Piuttosto che ammetterlo ad alta voce si sarebbe mangiato lo skate – ma il bello dei più intimi pensieri era che nessuno poteva sentirli.

La SK-8 era forte, sì. Ma gli Hawk Runners avevano dalla loro parte una consapevolezza e una convinzione in più: nella vita c’erano cose più importanti che vincere una gara.

Ritrovare se stessi. Ritrovare una speranza. Ritrovare un amico.

Però, se doveva essere completamente sincero con se stesso, era vero che vincere non era tutto, ma non sarebbe neppure dispiaciuto a nessuno!

L’esibizione della squadra avversaria stava per finire. Hayner non fischiò ai tricks di Seifer, Vivi e gli altri, come avrebbe voluto fare, ma si voltò verso i suoi compagni e stese in fuori il pugno chiuso.

«Io prometto» disse soltanto.

Olette mise subito la mano sulla sua.

«Prometto.»

Pence si mise il casco in testa e si unì a loro.

«Prometto.»

Si voltarono tutti e tre a guardare il campione dei falchi.

Il loro amico, la cosa più importante, sorrise e posò la mano su quella di Pence.

«Fino alla fine.»

 

 

* * *

 

 

Sora era orgoglioso. Orgoglioso di poter dire che quel ragazzino biondo con il casco blu che stava per scendere in pista era il suo gemello. Era il suo fratellino, quello che da piccolo se ne stava ore e ore a guardare la pioggia e a disegnare le persone che amava, quello che piangeva quando si sentiva perso, quello che non voleva essere il fratello di Sora e che soltanto su una tavola con le rotelle riusciva ad essere se stesso senza schermi.

Quel ragazzino che salvava gli altri e che era la persona più forte che potesse mai sperare di conoscere.

«Terra chiama Sora!»

Si scosse quando la mano di Kairi s’immerse nel suo pacchetto di patatine e ne uscì fulminea. Alzò gli occhi in tempo per vederla masticare il suo bottino con espressione soddisfatta.

«Ehi!» Allontanò il pacchetto da lei. «Che ti sei messa in testa? Solo perché adesso sei la mia ragazza, non puoi prenderti certe libertà!»

«Ah, no?» Kairi allungò di nuovo la mano, sporgendosi su di lui. «Se no che mi fai?»

Sora rise, le afferrò il polso e la tirò a sé. «Indovina un po’...»

«Oh, avete finito di fare gli sdolcinati, voi due? State diventando davvero imbarazzanti.»

Sora si ritrasse subito dal viso di Kairi, sentendosi avvampare. Lei si voltò come una furia verso Selphie.

«Perché non chiudi semplicemente gli occhi, tesoro?»

Riku e Tidus scoppiarono a ridere.

«Non posso!» Selphie arrossì a sua volta. «Altrimenti come potrei guardare il fratello del tuo ragazzo, eh?!»

Questa volta fu Kairi a scoppiare a ridere; Tidus quasi si strozzò, mentre lanciava a Selphie un’occhiata sconcertata.

Sora sorrise e scosse la testa. Sbirciò l’adolescente taciturno seduto alla sua destra; non aveva ancora aperto bocca.

In cuor suo, pensava che a suo fratello avrebbe fatto più piacere ricevere gli sguardi di qualcun altro; ma non lo disse, perché Selphie era un’amica.

 

 

* * *

 

 

Axel era teso. Non aveva mai assistito ad una gara di skateboard – beh, di nessuno sport, a dirla tutta. Avvertiva una carica adrenalinica di ansia alla bocca dello stomaco, ma probabilmente non era la gara in sé a provocarla.

Erano passati più di due mesi dal momento in cui Roxas era salito sullo skate di Olette. Dopo quel primo giorno in cui lo aveva accompagnato e osservato a distanza, Axel gli aveva lasciato affrontare gli allenamenti da solo. Quella era una cosa che apparteneva a lui e basta; era una faccenda tra Roxas e la tavola. E lui voleva farcela e poteva farcela.

Oggi, però, lo aveva di nuovo voluto con sé a quella gara. E Axel cominciava a chiedersi quali e quanti progressi avesse compiuto in quei due mesi, se gli erano bastate due sole settimane per riprendere a camminare.

Le chiacchiere spensierate di Sora e dei suoi amici non si distinguevano dal brusio degli altri spettatori: un rumore sommesso, un sottofondo privo di senso logico. Ma per qualche motivo non riuscì ad escludere allo stesso modo la voce femminile che all’improvviso gli risuonò accanto.

«C’è un posto libero qui?»

In piedi sui gradini che attraversavano le tribune, la ragazzina dai capelli neri sembrava piccolissima e fuori posto, ma la sua espressione era – se non sorridente – almeno tranquilla.

Axel la fissò per un attimo, sorpreso; poi si voltò a guardare i ragazzi che gli sedevano al fianco.

Sembravano tutti interessati alla nuova arrivata. Sora scoccò uno sguardo incuriosito ad Axel, ma qualcosa nella sua espressione dovette convincerlo a concentrarsi subito sulla pista ed a riavviare una conversazione con Kairi e gli altri.

Axel si rivolse di nuovo alla ragazzina e azzardò un filo di ironia. «Se non ti dispiace sederti sulle mie ginocchia.»

Lei scosse impercettibilmente la testa, e sul suo volto passò un altrettanto impercettibile lampo di sorriso.

Ricambiò, le porse la mano e l’aiutò a prendere posto. Mentre lei sedeva sul suo ginocchio – come se volesse occupare meno spazio possibile – lui lanciò un’altra occhiata a Sora, della serie niente-domande-prego.

«Allora, dov’è il tuo amico?»

Axel le indicò il punto da cui gli Hawk Runners sarebbero sbucati da un momento all’altro. «Là dietro a fare i conti con se stesso.»

«Deve essere stata dura, per lui.»

«Sì.» Abbassò il braccio e la voce. «Tu come stai?»

Non si erano visti molto, dopo quel giorno al cimitero. Ma qualche volta lei lo aveva cercato al parco, qualche volta aveva pianto ancora al riparo delle sue felpe più sgualcite.

La ragazza si strinse nelle spalle. Axel non poteva vedere il suo viso, soltanto la guancia pallida sfiorata dai capelli.

«Sto. Come prima.»

Calò il silenzio brumoso del pubblico attento, rotto solo dalle occasionali urla al microfono dello speaker della gara. Chissà se Sora lo stava ancora sbirciando; non poteva esserne certo, dal momento che teneva lo sguardo fisso davanti a sé, sui volteggi dei quattro pagliacci che aveva visto quella volta al parco.

Fu di nuovo lei a parlare per prima.

«Tu cosa fai, di solito, per non fermarti a pensare?»

«Beh...» Axel sentì le labbra tendersi in un sorriso storto. «Non moltissimo, in realtà. Il buon vecchio tenente Lockhart mi ha aiutato ad assicurarmi un lavoro.» Evitò di specificare di chi era stato il posto in quel negozio di articoli musicali. «In realtà, il più del tempo lo passo con Roxas

Annuì, come se capisse benissimo tutto ciò che c’era dietro quelle parole, il bisogno e il conforto e tutto il resto.

«So che lei si è trasferita.»

«Sì, ha chiesto di allontanarsi per un po’. Le ricerche di... di Saïx sono passate in mano a qualcun altro.»

«Io non credo che lo troveranno mai.»

«In realtà neanch’io.»

«Mi piace, Tifa Lockhart. È una donna buona. E anche Aerith

«Già.»

Altro silenzio brumoso.

«E tu?» Axel era felice che lei stesse guardando la pista: non sarebbe stato facile porle quella domanda in viso. «Che farai adesso?»

La ragazzina parve riflettere; le sue gambe magre sulla sua ebbero un fremito. Era leggerissima, dava l’impressione di potersi dissolvere nell’aria da un momento all’altro.

«Ci trasferiamo di nuovo» sussurrò. «Forse stavolta non sarà tanto male, dopotutto.»

Axel non disse nulla. Sospettava che la sua piccola vecchia amica stesse per aggiungere qualcosa d’importante.

E infatti, all’improvviso, lei si voltò a guardarlo.

«In fondo sono contenta che l’ultima cosa di cui Demyx mi ha parlato sia stato tu.»

I suoi occhi erano limpidi, senza più tracce di lacrime. Per la prima volta da che lui ricordasse, sorrideva.

Un sorriso identico a quello di suo fratello.

Un sorriso davanti al quale Axel non poté che abbassare lo sguardo.

Sulla pista, la SK-8 era sparita. Il tabellone segnava già i nuovi punteggi. Era il turno degli Hawk Runners.

«E ora» annunciava lo speaker, «vogliate accogliere con un applauso...»

La sentì alzarsi in piedi; allora sollevò lo sguardo su di lei.

«Abbi cura di te, Axel

«Anche tu, Xion

«Sì. Anch’io.» Lo ripeté come se non ci credesse fino in fondo, ma la sua voce non tremò. Si chinò a baciargli leggera una guancia. «E saluta Roxas da parte mia.»

«Lo farò.»

Un attimo dopo, era sparita come era apparsa.

 

 

* * *

 

 

«... Hayner

Roxas inspirò profondamente, cercando di calmarsi.

Non era solo adrenalina quella che gli scombussolava lo stomaco. C’erano tante, tante cose, troppe.

Una volta aveva sentito dire che davanti al destino si è portati a riconsiderare tutta la propria vita. Certo, lui non stava fronteggiando il destino, ma non poteva fare a meno di rivivere tutto ciò che lo aveva portato a quel punto.

«... Olette

Vide uno skateboard bianco, rosso e blu chiuso in un armadio. E il giorno in cui aveva riaperto le ante.

Vide gli occhi dei suoi genitori, sentì le loro parole. E l’attimo in cui si era svegliato e aveva capito.

Vide il disegno di una sedia a rotelle, perso nel vento fuori dalla finestra di una stanza bianca d’ospedale.

Vide una macchia di sangue sul proprio fianco.

Vide la scala antincendio del suo condominio, illuminata dalla luna, portatrice di persone nuove e di speranze insperate.

«... Pence

Poi gli occhi tornarono al presente, alla stessa tavola bianca, rossa e blu. Sarebbe stata la prima volta, dopo due anni.

«E... Roxas

Il naufragio si era concluso. Era il momento di risalire la riva e proseguire il viaggio.

Fece mente locale per l’ultima volta; visualizzò con chiarezza nella mente il fattore comune, l’elemento alla base di ognuno di quei pezzi della sua vita.

Questo è per te, Axel.

Mise il piede sulla tavola, prese fiato e slancio, e seguendo Hayner, Olette e Pence uscì alla luce del sole.

 

 

* * *

 

 

Sembrava quasi che volasse.

Axel ammirò tutti i suoi movimenti, ogni singolo guizzo delle sue gambe, ogni minimo dettaglio del suo talento – e anche se le urla di Sora e dei suoi amici erano assordanti, gli sembrava che il mondo non esistesse più. Tutto cominciava e finiva con lui, perché tutto era cominciato e sarebbe finito con lui.

Fu soltanto quando gli applausi scroscianti del pubblico decretarono la fine dell’esibizione che si scosse.

Lui non era un esperto in materia, ma i punteggi sul tabellone parlavano chiaro. Gli Hawk Runners si erano appena classificati per la gara successiva.

Gli avevano detto che era la prima volta che si scontravano direttamente con la SK-8 prima delle semifinali; chissà, magari il cambiamento avrebbe portato fortuna anche per l’ultima fase del campionato. E per qualche motivo sentiva che ora il peggio era passato, che tutto sarebbe andato solamente in meglio.

Un po’ di ottimismo poteva anche concederselo, no?

La folla cominciò a disperdersi e Axel si alzò. Lo vedeva ancora, sul circuito, circondato dai suoi compagni. Non partecipava al giubilo di Hayner, Pence e Olette: sembrava guardarsi intorno, quasi spaesato, in cerca di qualcosa o qualcuno.

Axel si allontanò da Sora.

Cercò di raggiungerlo, ma la ressa glielo impedì; allora si fermò al margine della pista, gli occhi fissi sulle schiere di ragazzi che si erano appena tuffati sui falchi per sollevarli in trionfo.

Anche a quella distanza lo vide sottrarsi alle mani aperte e agli abbracci pronti, continuare a cercare con lo sguardo – finché con lo sguardo si fermò su di lui.

Soltanto allora, Roxas sorrise. Felice come mai l’aveva visto.

E questa era la cosa più bella che avesse davvero ammirato su quella pista.

Il ragazzo si fece strada tra amici e sconosciuti, diretto verso di lui. Quando la distanza tra di loro fu dimezzata cominciò a correre.

Axel non si sarebbe meravigliato troppo se lo avesse visto volare per davvero.

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la nota triste dello scorso capitolo, un po’ di sole ci voleva.

Vi aspetto all’epilogo, dove vi ringrazierò uno per uno, con tutta l’immensa riconoscenza che vi è dovuta per essere giunti fino alla fine. <3

Aya ~

   
 
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