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Autore: Antogeta    16/09/2011    1 recensioni
Un matrimonio regale, un favore ad una cugina esigente, un viaggio avventuroso con un perfetto sconosciuto, un legame inaspettato e insperato tra due elfi inadatti ma nati per incontrarsi. Cosa accadde al concludersi della guerra dell'anello.
“Diteci perché siamo qui”. Il tono era freddo e distaccato, sebbene mantenesse la propria armoniosità.
Arwen non sembrò farci caso e abbozzato un radioso sorriso tirò magicamente fuori una cartina della terra di mezzo. “Ecco” puntò il dito su Gran Burrone. “Noi siamo qui.” Poi, in un percorso quasi rettilineo verso il basso, fermò nuovamente il dito su un puntino abbastanza grosso.“La città portuale di Dol Amroth, è questa la vostra meta. Il Principe Imrahil è già avvisato del vostro arrivo.”
Lúthien fissò ammutolita la cartina. Conosceva bene la tradizione, ma non pensava che avessero scelto un laboratorio così lontano.
Legolas aveva il volto tirato che nascondeva una pericolosa ira tenuta a bada. Un viaggio così difficile, con quell’imbranata della cugina di Arwen, sarebbe stato un suicidio. Aveva pensato al peggio, ma non così tanto.Batté un pugno sul tavolino.
“Abbiamo solo due settimane prima delle vostre nozze, non ce la faremo” sibilò minaccioso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A.: La storia si svolge dopo la guerra dell’anello la cui fine è databile al 3019 della Terza Era. Tolkien fa svolgere il matrimonio tra Aragorn, futuro re Elessar dei Regni riuniti di Gondor e Arnor, e Arwen nello stesso anno ma per ragioni di narrazione l’ ho posticipato al 3020. A questa data Frodo, Galadhriel e Gandalf non sono ancora partiti per le Terre Immortali di Valinor, salperanno dai Porti Grigi l’anno successivo [3021]. Ho cercato di mantenere i luoghi ed i personaggi presenti per quanto possibile fedeli a quelli di Tolkien. Buona lettura!

 

 

Lúthien

 
 

Capitolo I: L’Inizio del Viaggio

 
 
Il letto era dannatamente invitante quella mattina, il sole aveva appena fatto capolino dalla finestra alla sua sinistra e l’aria era estremamente frizzante a quell’ora del giorno. Dopo alcuni secondi a rigirarsi nel letto caldo, in quello stato di dolce incoscienza in cui il cervello comincia ad ingranare, decise con grande fatica di mettersi seduta per osservare al di là delle tendine purpuree. Per fortuna nello spiazzo di prato verde davanti casa e più in fondo nella radura non c’era ancora nessuno in vista. Stiracchiò pigramente le braccia ricoperte di morbido tessuto per poi scendere coi pallidi piedi nudi sul tappeto. Gli occhi cristallini si osservarono confusi intorno prima di fare il grande passo.
Si stava sistemando i lunghi capelli dorati quando avvertì un colpo alla porta d’ingresso.
 
Eccola
 
Percepì la presenza della bruna al piano di sotto. Da sola. Diede un ultimo, vigoroso colpo di spazzola e si precipitò giù per la scale con un largo sorriso. La mezzelfa che le si palesò davanti era deliziosa come sempre, ammantata di genuina e inconsapevole grazia. Portava un abito del colore dei glicini, coperto da uno spesso mantello nero; i capelli rilucevano per i fili di raso argentato che li tenevano finemente legati. Lúthien le sorrise maliziosa.
 
“Ma come siamo belle stamattina, e solo per me! Troppa grazia”
 
La sua interlocutrice le rispose con una smorfia scherzosa ed entrò senza aspettare oltre. Percorse sicura qualche passo nel corridoio per poi svoltare a destra in quella che pareva una saletta. La casa era rivestita di legno intagliato, curata nei minimi dettagli, anche se si poteva evincere una genuina noncuranza in alcuni aspetti, come l’ordine. Essere un elfo evidentemente non equivaleva ad essere perfetti. La ragazza entrò nella saletta.
 
“Allora”
 
Cominciò la bionda con fare minaccioso mentre si sedeva di fronte all’altra.
 
“Cara la mia Arwen, so che questa non è la tua solita visita di cortesia, quindi..”
 
La osservò dritta negli occhi. Lo sguardo azzurro di Lúthien era estremamente chiaro e imperscrutabile, metteva un certo timore in chi ci si specchiava. 
 
“Sputa il rospo, che c’è?”
 
La mezza fece un lieve sorriso consapevole, sua cugina era più astuta di una volpe. Ma dopo secoli di amicizia era normale che prevedesse le sue mosse. La osservò gentile dal suo divano e con un piccolo sospiro cominciò con tono armonioso e delicato. Sapeva che quella notizia non le avrebbe procurato molta gioia. 
 
”Non ha accettato, è impossibilitata.”
 
Lúthien abbassò per qualche secondo lo sguardo sulle mani poggiate mollemente in grembo per poi tornare allibito sulla sua interlocutrice. 
 
“Stai scherzando”
 
Fece un risolino forzato e una vena di panico si impossessò del suo freddo sguardo ma tentò di essere calma e di non pensare subito al peggio. Inutilmente. Dopo qualche secondo si ritrovò a chiedere con voce strozzata:
 
“Perché non ha accettato?”
 
“E’ incinta, e ha paura per il bambino.”
 
 Lúthien annuì confusa, scomponendo in una smorfia il volto dai connotati ancestrali.  Dopo una pausa che parve eterna ritornò ad osservare la bruna.
 
“Immagino sia per questo che sei qui”
 
“Beh, tu e Ithil [*] siete le mie più care amiche oltre che cugine e quindi ho pensato subito a voi due per questo incarico. Dal momento che Ithil è più esperta in materia ho chiesto a lei per prima, ma date le attuali condizioni mi farebbe piacere che almeno tu accettassi.”
 
Arwen la guardava con sguardo malinconico e speranzoso in cui mostrava quanto ci tenesse ad una sua risposta affermativa.
 
“Arwen, non guardarmi in quel modo, lo sai meglio di me che non sono proprio adatta a questo genere di situazioni, so a malapena cavalcare! Sarei sicuramente d’intralcio..”
 
Sapeva benissimo che sarebbe stata una pazzia accettare la sua proposta ma anche se rifuggiva il suo sguardo sentiva su di sé tutto il peso di quella decisione. Arwen di certo non le avrebbe mai rinfacciato un suo diniego, avrebbe anche trovato chi poteva sostituirla, ma in cuor suo si sarebbe mai perdonata per tanta codardia? Sospirò appena.
 
“Quando?”
 
Arwen sgranò gli occhi per la contentezza e balzò in piedi ad abbracciarla. Con tutta la sua gioia le ripeté un’infinità di ringraziamenti per poi prenderle le mani e ringraziarla ancora una volta.
 
“Ti prometto che non te ne pentirai!”
 
La rassicurò prima di stamparle un bel bacio sulla guancia. Lúthien non si mosse di una virgola.  Aspettò che le sue dimostrazioni di affetto finissero prima di incrociare infastidita le braccia al petto e osservarla stizzita.
 
“E’ carino almeno?”
 
“Ma sentila la santarellina!”
 
Lúthien allargò piano le labbra in un sorriso che faticava a nascondere mentre Arwen fintamente seccata le andò rapida incontro per poi intavolare senza preavviso una battaglia con i cuscini del divano.
 
“Ah, è così? Allora prendi questo!”
 
Strillò la bionda scappando da una parte all’altra della casa e tirando cuscini all’impazzata. La cugina era sempre fonte di estrema sorpresa. Le voleva molto bene, per questo anni prima aveva deciso di trasferirsi a Gran Burrone vicino a lei.
 
“Presa!”
 
Urlò la mezzelfa scovandola impreparata. Con aria sorniona allora Lúthien cominciò a farle il solletico buttando l’altra a terra e cadendo anch’essa sul pavimento. Si rotolarono un poco quando nella furia delle risate si sentì un forte rumore provenire dalla porta. Lúthien tirò su la testa sorpresa da quell’interruzione. Si rivolse alla cugina con tono interrogativo.
 
“Aspetti qualcuno?”
 
Arwen allora si rimise elegantemente in piedi, si lisciò con calma la gonna stropicciata e con aria indifferente rispose alla domanda.
 
“Beh, ho invitato Aragorn ed il suo testimone da te per discutere del viaggio. Non ti dispiace vero?”
 
 Lúthien si alzò con calma, inespressiva. Si spolverò con cura il vestito e si rivolse all’amica pacatamente.
 
 “No..” continuò “Sono solo....furibonda!”
 
Aveva un’espressione sul viso che non lasciava adito ad altre interpretazioni.
 
“Sapevi già che avrei accettato, brutta mascalzona! Tu..tu…!” 
 
La bionda agitava nervosamente l’indice destro davanti al volto, conscia di non avere tempo per fare null’altro. Bussarono di nuovo. Con un sordo e basso “Grrrrrr...” rivolto ad Arwen che le faceva marameo da dietro una porta, si avviò all’ingresso ed aprì. Un tipico elfo le si parò dinanzi, con un azzurro intenso negli occhi che pochi potevano vantare. Il suo sguardo era intenso ma indecifrabile, sul volto affusolato un’espressione indefinita. Era vestito di verde, con un completo da caccia, un arco spuntava dietro la schiena, a portata di mano. La sua figura era alta e slanciata, longilinea ma ben proporzionata, e terminava in lunghi capelli biondi tenuti in una coda alta. Lúthien si ritrovò ad osservarlo per qualche istante di troppo, facendo cadere un silenzio imbarazzante tra i due. Portò discreta una mano a sistemare una ciocca di capelli dietro l’orecchio quando si fece avanti un Aragorn sorridente e malizioso. Anche da dietro la porta apparve una splendida Arwen nella sua tunica viola.
 
***
 
“Non so neanche perché ti sto seguendo”
 
Sbuffò Legolas in direzione dell’altro. Da quando avevano inforcato i cavalli sul volto dell’elfo si era fossilizzata un’umana smorfia, che nulla aveva a che fare con l’atona espressività della sua razza. Aveva ripensato in continuazione a tutto quello che Aragorn gli aveva spiegato della faccenda, e più ci ripensava e meno ne era convinto. L’idea di viaggiare per giorni con un’imbranata totale gli faceva venire il voltastomaco. Osservò brevemente il cielo sperando che Madre Natura lo avrebbe salvato da quella situazione.
 
“Dai, lo sai perché”
 
Rispose pacato Aragorn al suo fianco. Legolas lo squadrò rapido mentre cavalcava tranquillo con quella sua aria seccatamente serena sul volto.  Chissà perché, ma gli venne voglia di avere un goblin sotto mano.
 
“A me non sembra”
 
Rispose dopo alcuni secondi, ritornando ad osservare la strada davanti a sé. Aragorn fermò un attimo il cavallo per guardare meglio l’amico.
 
“Lo fai perché c’è di mezzo un viaggio, una bella ragazza che ti accompagnerà e principalmente per fare un favore a me ed a Arwen”
 
Replicò conciso il ramingo.
 
“Concordo con l’ultimo motivo, ma gli altri due sono semplicemente ridicoli. E’ inutile esprimerti il mio disappunto nel fare da balia ad una ragazzina inesperta e piagnucolosa, sai meglio di me che preferisco viaggiare da solo.”
 
Legolas spronò lievemente le briglie del cavallo per rimetterlo al passo. Sapeva che Aragorn gliel’aveva chiesto come favore personale che non poteva rifiutare, ma doveva essere al corrente di quanto quello gli sarebbe costato.
 
“Lo so Legolas e ora capisco perché non hai ancora trovato una fidanzata.”
 
Ridendo allegramente spronò di scatto il cavallo, senza lasciare nessuna possibilità di replica all’elfo rimasto inebetito.
 
“Eccola là!”
 
Urlò l’umano in direzione di una casa che cominciava a delinearsi in lontananza. Con un Umpf venuto dal cuore Legolas spronò quindi il suo cavallo all’inseguimento dell’altro che stava lentamente scomparendo nel folto del bosco. Si ritrovarono in una radura vicina alla città vera e propria di Gran Burrone, davanti ad una casetta a due piani con grandi finestre ed un porticato pieno di fiori. Come ogni casa elfica il verde predominava sul resto, in un’interazione tra artefatto e natura che solo quella razza era dedita fare. Nonostante ciò, l’abitazione mostrava dettagli che la rendevano prettamente femminile. Non videro stalle nei dintorni quindi lasciarono i cavalli legati davanti al porticato e si avviarono all’entrata principale. Legolas si soffermò ad osservare la scritta arzigogolata che sovrastava la porta principale e si stupì di non comprenderne pienamente il senso, mentre l’attenzione di Aragorn fu catturata da quello che stava accadendo all’interno. Una serie di cuscini volava di qua e di là intanto che due pazze correvano da una parte all’altra. Fece segno a Legolas di avvicinarsi. L’elfo seguì il suo sguardo all’interno della stanza e notò Arwen ‘combattere’ con un’altra entità non meglio identificata. Cominciamo bene pensò lo sconsolato elfo nel vedere quella scena e rimasto in un basito silenzio bussò alla porta. Aspettò un poco ma visto che non rispondeva nessuno bussò un’altra volta. Dopo alcuni strani rumori sentì la porta aprirsi all’improvviso. La tipica elfa Vanyar che gli si parò dinanzi era poco più bassa di lui, sinuosa nella veste dai toni marini. I capelli biondi erano lasciati sciolti sulle spalle e gli occhi che lo fissavano ingenuamente di un azzurro penetrante e cristallino. La squadrò altero con malcelata discrezione quando notò Arwen spuntare dietro di lei. Intanto Aragorn si era fatto avanti con un bel sorriso e con un inchino aveva spostato Legolas da parte.
Finalmente Lúthien si apprestò a farli entrare facendoli accomodare nella saletta sulla destra. Nascose il lieve rossore che gli era salito alle guance dall’incarnato chiarissimo scomparendo in cucina per qualche minuto. Aragorn intanto agguantò la sua futura moglie in un caldo abbraccio mentre Legolas in evidente attesa fece che guardarsi attorno per la stanza. C’era un camino acceso, un divano con delle poltrone, numerosi libri e suppellettili di ogni tipo, niente di notevole insomma. Mentre si dirigeva con noncuranza verso il divano si accorse di qualcosa di molto interessante. Alzò di più il volto per ammirarla meglio. Sulla parete si stagliava una lunga spada con cospicue incisioni in elfico sulla lama sottile e tagliente, ed un manico altamente decorato su cui appariva uno stemma di cui però non riconosceva l’origine. Si mise ad osservarla con dedizione, doveva essere alquanto antica.
Nel frattempo Lúthien era finalmente ricomparsa sulla soglia della stanza e notando la direzione dello sguardo del nuovo venuto si affrettò a dire “Era di mio padre”.
Legolas al sentire la risposta alla sua tacita richiesta si girò di scatto per vedere la testimone della sposa preparare il tavolino del the. Figurarsi quando deve preparare la tavola per una cena importante si ritrovò a pensare notando la cura con cui la ragazza sistemava i vari oggetti. Non voleva pensare a nessun tipo di cattiveria nei confronti della misteriosa figura, aveva come l’impressione che sapesse leggere nel pensiero e quei numerosi libri di magia di cui aveva scorto i titoli zigzagando qua e là con lo sguardo non lo rassicuravano affatto.
 
“Non ti preoccupare i tuoi pensieri sono ben mascherati ed io non sono ancora così esperta nelle arti magiche nonostante tutti questi libri” sentenziò Lúthien senza osservarlo.
 
Legolas era attonito. Il suo sguardo si fece sospetto ma cercò di mascherarlo.
La ragazza finalmente lo osservò in volto, soffermando il chiarissimo sguardo nel suo per alcuni secondi.
 
“Lo vedo dai tuoi gesti, ma sinceramente in questo momento dal tuo volto” proferì limpida, accompagnando la sua spiegazione con un lieve sorriso.
 
Legolas cominciava a sentirsi seriamente a disagio e si sedette con un gesto nervoso, mentre lo sguardo gli vagava verso lidi amici, come l’uomo bruno poco distante. Con la coda dell’occhio vide la ragazza osservarlo ancora intensamente.
 
“Anche se non credo che ce ne sia bisogno, io sono Lúthien” e nel mentre che si presentava fece volteggiare la mano sopra la testa, in segno di saluto.
 
L’elfo lo ripeté, scandendo nel mentre il suo nome. Nel breve silenzio che susseguì visibilmente infastidito appoggiò i gomiti sulle cosce tornite e avanzando il busto in avanti puntò i chiari occhi in quelli della coppia, in alternanza.
 
“Diteci perché siamo qui”. Il tono era freddo e distaccato, sebbene mantenesse la propria armoniosità.
 
Arwen non sembrò farci caso e abbozzato un radioso sorriso tirò magicamente fuori una cartina della terra di mezzo. “Ecco” puntò il dito su Gran Burrone. “Noi siamo qui.” Poi, in un percorso quasi rettilineo verso il basso, fermò nuovamente il dito su un puntino abbastanza grosso.
“La città portuale di Dol Amroth, è questa la vostra meta. Il Principe Imrahil è già avvisato del vostro arrivo.”
 
Lúthien fissò ammutolita la cartina. Conosceva bene la tradizione, ma non pensava che avessero scelto un laboratorio così lontano. C’erano molte oreficerie elfiche assai rinomate nei dintorni e non capiva perché complicare le cose. Si mise una mano al mento pensierosa.
Legolas aveva il volto tirato che nascondeva una pericolosa ira tenuta a bada. Un viaggio così difficile, con quell’imbranata della cugina di Arwen, sarebbe stato un suicidio. Aveva pensato al peggio, ma non così tanto. Batté un pugno sul tavolino.
 
“Abbiamo solo due settimane prima delle vostre nozze, non ce la faremo” sibilò minaccioso.
 
Quando aveva il sopracciglio alzato non era un buon segno e Aragorn lo sapeva. E sapeva anche che da solo quel viaggio sarebbe stata una bazzecola per uno come il suo amico elfo, ma caricato di un peso non indifferente come Lúthien, era davvero molto da chiedere. Perciò appoggiò il suo braccio su quello della fidanzata per desisterla dall’andare oltre.
Però fu Lúthien a parlare. Sapeva di essere il problema della discussione e non le piaceva affatto essere paragonata ad un grosso sacco da tiro. Alzò lo sguardo deciso verso quello dell’amica.
 
“Arwen, non so per quale oscuro motivo tu abbia scelto Dol Amroth, ma vista la situazione ti ribadisco e ti prego di lasciare andare solo Legolas.” Si girò ad indicarlo. “Sono sicura che con le sue abilità saprà cavarsela egregiamente da solo mentre io gli sarei solo d’intralcio.”
 
L’elfo si trovò d’accordo con le parole della parirazza, annuendo convinto. Per una persona impreparata era una pazzia, e fu rassicurato dal vedere riflesso nello sguardo dell’amico il suo stesso pensiero.
Ma la tranquilla e pacata Arwen si era accaldata d’improvviso, alzandosi in piedi con uno scatto.
 
“Dol Amroth è un luogo strategico per Minas Tirith e non è il caso di discuterne ora. Ma sono sicura nel dire che viaggiare da soli è assai più rischioso che in coppia, qualsivoglia sia il compagno di viaggio. Inoltre è importante che il fine sia raggiunto positivamente, non possiamo permetterci un errore”
 
Ora erano tutti in piedi.
 
“Effettivamente Arwen ha ragione.” contribuì Aragorn “Legolas, forse Lúthien non sarà la migliore compagna di viaggio che tu possa immaginare, ma vi sosterrete a vicenda in caso di bisogno. E in due siamo più sicuri che ci raggiungerete in tempo”.
 
Di fatto il ragionamento di Aragorn e Arwen era sensato e nonostante qualche remora presto se ne resero conto anche i diretti interessati. Lúthien si guardò intorno nervosa. Ormai era deciso, doveva partire. Con la coda dell’occhio sorprese Legolas e Aragorn parlare sommessi e in maniera fitta, l’elfo pareva decisamente poco convinto. Vide l’umano appoggiare con sincero affetto una callosa mano sulla spalla dell’altro che intanto scrollava la testa mestamente. Fece finta di niente e prese la mappa da sopra il tavolino, segnando il punto di arrivo ed il nome dell’orafo da cui dovevano prendere quei maledetti braccialetti. Arwen le sorrideva radiosa al suo fianco. Si sentì paralizzare nel guardare le catene montuose, le foreste e i fiumi che avrebbe dovuto attraversare. Non doveva pensarci, non doveva pensarci. Alzò confusa lo sguardo giusto per vedere il suo futuro compagno di viaggio sentenziare altero nella sua direzione.
 
“Dovremmo partire il prima possibile, tornerò a prenderti domani mattina un’ora dopo l’alba”.
 
Il suo sguardo pareva quasi di rimprovero, dietro quella cortina di fredda cortesia e impassibile distacco. Ricambiò il suo sguardo, le mani ancora appoggiate sul tavolino.
 
“Restate qui stanotte, sarebbe un viaggio inutile”.
 
Legolas non fece commenti e annuì mentre Aragorn uscì a sistemare i cavalli e le loro cose. Arwen le si avvicinò ancora più radiosa, sebbene cercasse di mantenere un certo contegno. Lúthien alzò un sottile sopracciglio perplessa quindi le fece segno di seguirla per aiutarla con le loro sistemazioni.
 
***
 
Quella notte non chiuse occhio. Arwen si rigirava contenta vicino a lei, ne poteva sentire il respiro calmo e riposato. Sbuffò lievemente per poi alzarsi sconsolata. Continuava a ripensare a come le cose erano cambiate da quel pomeriggio e a come si sentisse impreparata con quello che stava per affrontare. Scese veloce le scale, ripassando a mente tutte le cose che aveva preso, sperando di non dimenticarne nessuna. Stava per inforcare la porta della cucina quando si accorse di un’ombra proprio fuori nel porticato. Era statica e non pareva ostile. Adocchiò fulminea una mazza poggiata lì affianco prima di addentrarsi verso la misteriosa figura. Si accorse troppo tardi di essere scalza e con solo una leggera camicia da notte addosso. Non fece in tempo a palesarsi volontariamente che Legolas la fissò negli occhi. Non disse nulla, anche se il suo sguardo sembrò prima confuso e poi accigliato. Lúthien si sforzò di mantenere la calma.
 
“Scusami, non sono abituata ad avere ospiti”
 
Legolas annuì per poi riportare lo sguardo alla luna. In silenzio la ragazza poggiò la scopa con un risolino imbarazzato e avvicinarsi quindi al parirazza.
 
 “Grazie per oggi” sentenziò dopo alcuni secondi. Lui le rivolse uno sguardo confuso. “Per i bagagli e le provviste…penso che non ce l’avrei mai fatta da sola.”
 
L’elfo le abbozzò un sorriso, anche se non aveva nulla di allegro. Lúthien si ritrovò ad osservarsi i piedi nudi bagnati dalla luce lunare.
 
“Prometto che cercherò di esserti meno d’intralcio possibile”
 
Gli rivolse un sorriso mesto quindi lo lasciò nuovamente ai suoi pensieri, tornando silenziosa sui suoi passi.
 
***
 
L’indomani non fu difficile preparare i cavalli per la partenza sotto la guida esperta di Legolas e Aragorn. I due uomini non comunicavano a parole, bastava un gesto, o uno sguardo per intendersi. Lúthien fece ben poco, rimanendo spesso vicino alla cugina. Il suo abbigliamento era molto semplice e del colore dei boschi, come l’elfo le aveva consigliato di fare. Non era abituata a portare abiti di foggia maschile, ma i calzoni e gli stivali sarebbero valsi il sacrificio sulla lunga percorrenza. S’avvide di uno strano sguardo che le lanciò Legolas appena si palesò al gruppo. Subito abbassò gli occhi sulla sua figura a cercare difetti che non c’erano mentre Arwen le si avvicinò per darle un buffetto malizioso all’altezza del costato. Quindi la cugina la prese delicatamente da parte mentre gli altri due erano ancora occupati coi preparativi. Il suo sorriso non le piaceva.
 
“Allora, è carino abbastanza?”
 
Lúthien quasi non scoppiò in una risata isterica.
 
“Ti pare il caso?”
 
Rispose caustica, per tornare quindi al suo Andaluso bianco, che ormai era pronto a partire. Arwen la seguì con una scrollata di spalle mentre Aragorn le porse le redini incoraggiante. Lo osservò con un sorriso sconsolato quindi abbracciò la coppia brevemente prima di salire a cavallo. Il primo tentativo non fu dei migliori e dovette provare una seconda volta per riuscire nel suo intento. Maledetta agitazione, era sicura che lui la stava fissando. Si sistemò bene sulla sella, anche se era scomoda in ogni posizione, mentre l’elfo balzò con innata agilità sul suo cavallo. Si ritrovò ad osservarlo ammirata, soffermandosi solo in quel momento sulla figura slanciata del giovane. Era davvero in perfetta forma. Nonostante la corporatura longilinea la leggera camicia e i pantoloni attillati non potevano nascondere la muscolatura tornita che si celava al di sotto. Un leggero rossore le salì inconsapevolmente alle guance e si pizzicò un braccio per evitare di perdersi in futili riflessioni. Non si accorse neanche dell’occhiata interdetta dell’interessato. Afferrò con rinnovata decisione le redini che aveva in mano e con un sospiro osservò la radura che si estendeva davanti a sé. In men che non si dica si ritrovò a salutare i due novelli sposi, la sua casa, la sua vita, per affrontare l’ignoto al seguito di uno sconosciuto.
 
***
 
Non ce la faceva più a stare in groppa a quel cavallo, erano ore che cavalcavano e aveva letteralmente il sedere a pezzi. Inutile chiedere informazioni sulla prossima tappa a quella specie di stoccafisso del suo compagno che già era innervosito di suo, figurarsi se si fosse dimostrata insofferente e capricciosa. Il sentiero non terminava più e il sole stava calando. Non si vedeva più tanto bene e in fondo alla radura le parve di intravedere una fitta foresta. Fantastico. Chissà perché ma aveva proprio il sentore che si sarebbero ben presto infilati in quel delirio di rami. L’idea non le piaceva per niente, il bosco era inquietante di notte, aveva un non so che di cupo che non riusciva proprio a capire come poteva piacergli viaggiare in certi luoghi, per giunta da solo. La ragazza sbuffò lievemente mentre con lo sguardo cercò la schiena della sua instancabile e taciturna guida, sempre di qualche passo avanti a lei. Si ritrovò a sorridere del pensiero che se in quel momento avesse girato il cavallo e fosse tornata a casa forse lui non se ne sarebbe neanche accorto. Invece Legolas percepì lo sguardo di Lúthien ma fece finta di niente, anzi spronò leggermente il cavallo in avanti. Il vento stava cominciando a soffiare alle loro spalle e nella radura produceva degli strani rumori, quasi paressero voci primordiali. Con un gesto secco si chiuse meglio il mantello che aveva addosso, abbassando di poco il capo come a volersi richiudere su se stessa. Solo dopo qualche passo si accorse che il compagno si stava fermando vicino ad un gruppetto di alberi poco prima dell’inizio della foresta. Non vorrà fermarsi qui? Non si girò neanche a guardarla quando parlò.
 
“Ci fermeremo qui stanotte e ripartiremo domani all’alba”
 
Però. Era la cosa più lunga che le avesse detto da quando erano partiti. Mentre scendeva da cavallo lo vide piantare una minuscola tenda, che più che una tenda era un grande telo a mo’ di tetto. Sistemò il suo sacco a pelo in un lato lasciando il posto per quello della ragazza e andò a cercare della legna per accendere un fuoco. Si allontanò talmente in fretta che Lúthien non si accorse neanche di essere rimasta sola. Per un attimo le balzò in testa l’idea di seguirlo, ma fortunatamente la sua dignità si fece largo a spintoni e superò la momentanea paura. Non era comunque molto contenta di rimanere sola ma Legolas tornò presto col bottino. Cercò di aiutare come poté a sistemare il fuoco ma aveva paura di fare peggio e se ne stette in un angolo. Era davvero imbranata, mai come in quel momento si era sentita un tale peso. Con un sospiro ripensò alla sua casa lasciata solo al mattimo ma già sembrava passata un’eternità. E ad Arwen, e alla sua malaugurata proposta, che Dio solo sa perché aveva accettato! Inutile rimuginare, ormai era in ballo e doveva ballare. Si trattava solo di due settimane in fondo. Mangiarono in silenzio e in silenzio andarono a dormire. Lúthien si scoprì a guardare le stelle, quelle poche che riuscivano ad oltrepassare la barriera di rami sopra la sua testa, era troppo eccitata e stranita da quella nuova esperienza. Si girò a guardare Legolas dormire profondamente, per lui non era certo una novità quel tipo di sensazioni. E continuando a fissarlo dormire si abbandonò anche lei in un sonno senza sogni.
 


* Ithil: personaggio inventato
  
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