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Autore: F13    16/09/2011    4 recensioni
"Per la terza volta consecutiva in un mese l’unità addetta alla carcerazione di Azula chiedeva di essere sollevata dall’incarico e trasferita"
Storia nata infaustamente da una citazione di Dickens.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Azula, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è dedicata, in ogni sua sillaba, a kuruccha lo era già in principio, lo è anche di più ora perché, nonostante le avessi "regalato" la citazione, ha deciso che questa storia è degna di esistere anche da sola e che preferisce non scriverci a sua volta T__T
Io intanto vivo sensi di colpa grandi come cammelli...


Prompt:

"{Pazzo} è un bel nome. Mostratemi il monarca il cui cipiglio sia mai stato temuto quanto il lampeggiar dell'occhio di un pazzo, la cui corda e la cui scure siano per metà così sicure come la stretta di un pazzo."

Il circolo Pickwick,
Manoscritto di un pazzo,
Pagina 153



Personaggi:Zuko, Incolpevoli militari assortiti a macedonia e Azula solo di riflesso
Beta: inizialmente Kiu, poi una dolcissima personcina conosciuta come Kuruccha ha sanato le pecche di analfabetismo che io e Kiu avevamo lasciato in giro...
Parole:950
Rating: Giallo
Time line: Post serie, ma senza esagerare.
Disclaimer: Tutto e tutti di Nickeloden e rispettivi autori, mentre la citazione è di dickens, Il circolo Pickwick [1836] e l'idea che Azula perda la capacità di utilizzare il fulmine di Kuruccha
Note: Ebbene sì, io leggo Dickens e ne distribuisco brani in giro... questa storia è nata perchè passando la citazione a Kuruccha avevamo deciso di scrivere entrambe su questa traccia due storie separate che parlassero di Azula.
Temo orami che questa Fic rimarra priva della sua gemella, ma io continuo a sperare XD
Mi piacerebbe immensamente sapere se ritenete che la storia sia inerente al prompt ç_ç




Spettri d'insania e d'inadeguatezza


Zuko attese con impazienza che il militare, con cui aveva appena parlato, si congedasse e sparisse oltre la porta per abbandonarsi esausto sulla sedia alle sue spalle.
Il giovane sovrano strinse la radice del naso fra due dita sperando di arginare l’esplodere di un mal di testa micidiale, cercando di evitare che la stizza nata dalla comunicazione appena ricevuta si trasformasse in più genuina esasperazione.
Il calpestio regolare e rumorosamente militaresco generato dall’allontanarsi dei passi del capitano stava scemando oltre la porta, facendo da sfondo ai suoi pensieri. Il re spiritualmente stanco prese in mano la versione cartacea, firmata e bollata, di quanto il capitano delle guardie carcerarie gli aveva appena riferito.

Per la terza volta consecutiva in un mese l’unità addetta alla carcerazione di Azula chiedeva di essere sollevata dall’incarico e trasferita. Essenzialmente, parola più parola meno, era quello il contenuto del colloquio che si era appena concluso.
Zuko ormai non ne domandava neppure più la ragione. Mesi prima, ai primi sentori di quella scomoda situazione, aveva domandato a diversi capitani i motivi alla base delle richieste di trasferimento.

E, mesi prima, non gli era affatto piaciuto il dover affrontare uomini rigidi e rigorosi distogliere lo sguardo dal suo mentre, a disagio, spiegavano che le squadre di carcerieri, per quanto ben addestrate, avevano problemi a occuparsi di sua sorella.

Zuko doveva ammettere che inizialmente aveva reagito con un moto di panico, le misure di sicurezza prese non erano sufficienti? Sua sorella si era rivelata una combattente ingestibile dalle guardie del carcere?
Oppure, peggio, qualche membro delle loro squadre si era dimostrato inaffidabile o aveva dato segno di far parte di qualche cellula rivoluzionaria che voleva riportare la nazione del fuoco sulla via delle conquiste?

Azula aveva ritrovato la capacità di usare il fulmine?


Quel primo giorno, formulando nemmeno la metà delle domande che gli sorgevano alla mente, Zuko non riuscì subito a comprendere il problema che gli veniva esposto.
L'uomo davanti a lui, con l’elmo in mano e poche parole di spiegazione, che non trovava il coraggio di ricambiare il suo sguardo, non stava svelando facilmente la natura della questione.

Le negazioni costanti e laconiche, che riceveva come risposta a ogni quesito posto, stavano facendo affiorare le forme di una questione più grave di quanto, nel suo pessimismo, era riuscito a preventivare.

Signore
L’uomo fece una pausa, quasi a cercare i termini giusti, abbastanza civili e formali per spiegare l’impotenza e il bisogno in cui, lui prima ancora dei suoi uomini, stava vivendo.
Signore, la prigioniera, la principessa Azula… noi, io per primo, sapevamo che sarebbe stato un prigioniero difficile, questo era ovvio anche prima che ci assegnasse a questo incarico
Il susseguirsi delle parole del uomo era discontinuo e titubante e Zuko in seguito si era trovato a immedesimarsi nel disagio di quel uomo; decenni di servizio militare, la carriera di una vita e la nomea di un pugno di ferro temuto da sottoposti e prigionieri, ma quel giorno, davanti a un ragazzino nemmeno ventenne incapace di spiegare le proprie mancanze senza macchiare la propria dignità.

Il punto è che la prigioniera Azula spaventa i miei uomini

Mentre l’uomo davanti a lui si interrompeva quasi fosse stato faticoso pronunciare quelle poche parole il giovane re non riuscì subito a replicare e, in quei secondi di silenzio, il capitano riprese la parola, forse sentendosi in dovere di dare ulteriori spiegazioni.

Maestà, vostra sorella non dice mai una parola a nessuno, nemmeno agli addetti alla sua cura personale, non ha mai provato ad attaccarli o a scappare e già la cosa non è normale, ma nonostante questo tutti sono abbastanza agitati quando devono entrare nella sua cella. Quando è da sola in cella urla o bisbiglia costantemente e tira calci e pugni ai muri, talvolta usa anche il fuoco contro i muri della cella… ma mai, mai una volta che abbia attaccato i miei uomini per fuggire, questo sta mandando in paranoia molti di loro – me compreso, si confesso il capitano evitando di riferirlo al sovrano – non si sa cosa pensa, cosa progetti e gli uomini diventano nervosi quando devono avere a che fare con lei

Zuko ascoltò pensieroso la spiegazione sconclusionata dell’uomo.
Più che per le sue parole, si convinse a concedere il trasferimento a quella prima unità che ne stava implorando la richiesta, guardando gli occhi di quel capitano.
Durante tutto il colloquio erano stati sfuggenti e impauriti, come se non volesse fissarli in quelli del sovrano.
Zuko si chiese se fosse per vergogna di aver fallito nel suo incarico o per paura di rivedere nei suoi quelli di sua sorella.


In seguito, dopo quella prima squadra che era stata dispensata dal incarico di sorveglianza su Azula, avvenimenti simili a quel primo colloquio si erano ripetuti.

“Signore, alcuni membri della mia squadra sono prossimi a chiedere il congedo se non vengono dispensati dalla missione

“ La principessa Azula durante una visita di routine senza alcun motivo apparente ha stretto una delle guardie fino a spezzargli il polso, ma nel momento in cui le ossa di Mei Lin si sono rotte è tornata a sedere tranquilla e immobile, senza aver detto una parola durante tutto l’avvenimento”

Zuko aveva perso rapidamente l’approccio di comprensione inizialmente offerto alla vicenda.

Concedeva udienza ai capitani delle squadre di secondini sempre con maggiore biasimo e freddezza, dimostrandosi palesemente irritato dalle richieste di trasferimento e aveva iniziato a dispensare richiami ufficiali come fossero coriandoli.
Nel suo intimo non poteva negare di non capire quegli uomini. Lui, per primo, non sopportava la vista della sorella incarcerata, si era recato presso la sua cella solo una manciata di volte e per ogni singola occasione il pensiero di Azula l’aveva perseguitato per giorni.
E non aveva mai detto a nessuno quanto si vergognasse dei suoi sensi di colpa verso di lei.
Capiva quelle persone ma non poteva permettersi di continuare ad assecondare tutte le loro richieste ne andava della sua di sanità mentale, quindi impartiva severi ammonimenti e rimproveri ormai da mesi. Tutte pratiche completamente inutile.
Un giorno era arrivato anche a minacciare di degradare lo sfortunato delatore dell’ennesima richiesta di trasferimento, era stata inutile anche quella mossa.

Maestà, voi potete anche degradarmi a soldato semplice, basta che mi solleviate dall’incarico alle prigioni”


Azula era sempre stata forte, invincibile e sicuramente più furba di lui. Zuko non riusciva a impedirsi di pensare che anche ora, dalla cella di ferro e mattoni in cui era rinchiusa, sua sorella fosse per lui una questione irrisolvibile. Pazza o no, sana o no, Zuko non riusciva a gestirla e si domandava quanto tempo ci avrebbe messo a sentirti sopraffatto dalla sua incapacità nel confrontarsi con quello che Azula rappresentava.

   
 
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