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Autore: _Francesca_    16/09/2011    3 recensioni
Bill mi abbracciò per primo. Mi donò un abbracciò caldo, morbido, leggero.
– Ciao, Bi. Mi raccomando, spaccali tutti! –
Mi baciò sulle labbra, tra noi era una cosa normale. Ci conoscevamo dal primo anno di asilo: una vita, praticamente!
– Ciao, Thomas. –
– Ciao, ragazzina. –
Mi abbracciò anche lui. Il suo fu un abbraccio forte, stretto, un abbraccio d'addio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Rientrai a casa distrutta dopo un'intera giornata di lavoro. Mi chiamo Samantha Werks, ho ventidue anni e sono madre di un bambino di cinque, Thomas, l'unico amore della mia vita.

Entrai in cucina e trovai Elise, la mia coinquilina, migliore amica e babysitter, seduta al tavolo con quattro libri aperti di fronte a lei.

– Ehi, Elise. –

– Ciao, Sam. –

– Stai studiando? –

– Sì, non ce la faccio più. –

Elise è una ragazza bella e dolce. Ha diciotto anni ed è davvero magnifica. Vive con me da due anni. Ha lasciato la casa dei suoi genitori quando ne aveva sedici, dopo varie vicende spiacevoli. Si era rifugiata nel ristorante nel quale lavoro e non ho potuto fare a meno di notarla. Era distrutta, ferita, massacrata e piangeva come una ragazza a cui era stata negata la caramella della giornata. Suo padre la picchiava abitualmente e sua madre era morta durante il parto. Non riusciva a frequentare la scuola a causa del lavoro in un locale notturno, nel quale, suo malgrado, veniva spesse volte violentata. Vista e considerata la sua situazione, un giorno aveva deciso di ribellarsi a tutto questo ed era entrata a far parte della mia vita.

Anche io, come lei, vivevo da sola fin dall'adolescenza. Sono rimasta incinta all'età di diciasette anni, dopo aver conosciuto un ragazzo, di cui tutt'ora non so il nome, in un pub.

E' difficile mantenere tre persone. Elise frequenta ancora l'ultimo anno di liceo e non può di certo mollare tutto per trovare un lavoro. Io lavoro in un ristorante nel centro di Los Angeles e, per mia fortuna, pagano abbastanza bene.

– E' stato bravo Tom? –

– Sì, abbiamo fatto una torta insieme. E' dentro al forno, se vuoi assaggiarla. –

– Potrei morire? –

Rise. La sua risata era cristallina, magnifica.

– No, no, è buona! –

Sorrisi. – Okay. –

Chiacchierammo un po' e mi ripeté la lezione per il giorno dopo. Fumai l'ultima sigaretta della giornata e andai in camera. Thomas era nel mio letto, come al solito, e stringeva il suo peluche preferito tra le mani, tenendo il ditino in bocca. Mi spogliai e saltai sul letto. Lo vidi stropicciarsi gli occhietti e sbadigliare.

– Mammina, sei tu? –

– Sì, cucciolo. –

Mi abbracciò. – Te la sei mangiata la torta? –

– Sì, era squisita, l'hai fatta tu? –

Annuì sbadigliando di nuovo. Sorrisi e gli baciai una guancia.

– Rimettiti a dormire, dai. –

– No, non ho sonno. Mi racconti una storia? –

– Quella di Tom e Sam? –

– Sì. –

Chiusi gli occhi, iniziando a raccontare.

 

– Beh, te ne vai così? –

– Sì, ma torno presto. –

I gemelli mi abbracciarono forte. – Ci mancherai, Sam. –

– Anche voi. Promettetemi che non vi dimenticherete di me e che vi farete sentire presto. –

– Promesso. –

Ci stringemmo il mignolo, poi una macchina si fermò davanti al vialetto di casa Kaulitz.

– Samantha, sbrigati, stupida! –

Mi voltai verso quella voce isterica: mia madre, la donna che mi ha concepito, nonostante non mi desiderasse veramente.

– Dio, la odio sempre di più. Beh, vado, ci vediamo presto. –

– Ciao, Sami. –

Bill mi abbracciò per primo. Mi donò un abbracciò caldo, morbido, leggero.

– Ciao, Bi. Mi raccomando, spaccali tutti! –

Mi baciò sulle labbra, tra noi era una cosa normale. Ci conoscevamo dal primo anno di asilo: una vita, praticamente!

– Ciao, Thomas. –

– Ciao, ragazzina. –

Mi abbracciò anche lui. Il suo fu un abbraccio forte, stretto, un abbraccio d'addio.

Il clacson della macchina di mia madre continua a suonare insistentemente.

– Adesso vado, seriamente. Salutatemi Simone e Gordon. Vi voglio bene. –

Li abbracciai di nuovo e poi salii su quella macchina, il veicolo che mi portò lontano dalla mia adorata Germania per condurmi direttamente negli Stati Uniti, a Los Angeles.

Salutai per l'ultima volta i gemelli dal finestrino e mi soffermai sul rasta. Vide uscire un susssuro dalle sue labbra: talmente leggero, ma che riuscii a captare perfettamente.

– Ti amo. –

 

Guardai Thomas al mio fianco che dormiva profondamente. Lo coprii per bene con le coperte e, poco dopo, caddi anch'io nelle braccia di Morfeo.

  
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