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Autore: Ruri    17/09/2011    2 recensioni
Non c'è poi tanta differenza fra i vicoli malfamati di una città e gli spazi oscuri dell'Inferno: entrambi i luoghi possono ardere di fiamma imperitura. L'unica cosa realmente diversa sono le stelle: nel cielo del Meikai sono solo centootto, che brillano di una luce malefica e crudele. Questa è la storia di uno di loro e delle fiamme che porta con sé.
{Spectre-Centric; Nuovo Personaggio}
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XII

 

 

 

 

Soheil era stanco, malgrado cercasse in ogni modo di non darlo a vedere. La sua non era una stanchezza solo fisica, anche se ovviamente era presente anche quella.

Era mentalmente stanco. 

Stanco del tentativo di assorbire troppe informazioni nuove in una volta; stanco di doversi rapportare con un mondo a lui completamente estraneo eppure tanto amato; stanco di dover mostrare referenza verso il demonio che aveva davanti e praticamente   a tutti quelli che avrebbe incontrato. 

Stanco di quei misteri e di quella luce gelida delle stelle, che brillavano in un cielo vuoto.

Soprattutto, era stanco di camminare.

Non aveva mai desiderato un letto, o anche solo un angolo di terreno dove sdraiarsi, con tanta intensità.

Ma l’orgoglio non gli permetteva di emettere un solo gemito di disapprovazione per quella lunga marcia, né di mostrare al demonio la sua evidente stanchezza.

Strinse le labbra, severo. Non sarebbe crollato.

“Da domani, Soheil, comincerà il tuo addestramento.”

Il ragazzo rispose con un grugnito. Avrebbe voluto chiedere come riuscissero a calcolare il tempo negli Inferi, dove le stelle non tramontano e il sole non sorge mai.

Ma non aveva voglia di ascoltare l’ennesima spiegazione che probabilmente non avrebbe capito, quindi tacque.

Ci sarebbe stato tempo anche per quello.

“Mi occuperò io del tuo allenamento” continuò Rune imperterrito, dando l’impressione di essere perfettamente a suo agio mentre calcava la terra dei Morti, avvolto in metallo spettrale. 

“Così come dell’altra Stella affidatami, dobbiamo aspettarlo.”

“Altra? Siamo in due allora? Cosa si sa di lui?”

Soheil ebbe uno sprazzo di curiosità al riguardo. L’idea di non doversi trovare da solo a subire l’allenamento di quel demonio falsamente rassicurante lo rallegrava un po’.

Forse è un tipo simpatico, chissà.

“Nulla ancora. Lord Minos è andato a prenderlo.”

Silenziosamente il ragazzo ringraziò la sua buona stella, e la cosa gli parve decisamente ironica, di non essere stato costretto ad incontrare Lord Minos. Ancora.

Il solo nome gli faceva tornare alla mente una serie di emozioni molto vaghe: come ricordi sfocati di ricordi. E quei ricordi parlavano di Re e di palazzi infiniti e di una potenza inimmaginabile.

Gli alloggi provvisori apparvero, finalmente, nel campo visivo del ragazzo. Li guardò per qualche istante, senza riuscire a memorizzare assolutamente niente di quella costruzione. Sarebbe andata bene anche una stalla a quel punto.

“Guarda. Laggiù.” Rune glieli indicò e Soheil annuì stancamente. Gli edifici in sé non gli dicevano assolutamente niente ma c’era, lì, che era suo.

Sentiva come un’essenza chiamarlo, con una nota di gioia indefinibile.

“Ed è là che riceverai la tua Surplice.”

Surplice.

Rune specificò che si trattava di un’armatura ma Soheil non ne ebbe bisogno. L’istinto, mezzo assopito dalla stanchezza, gli aveva fatto riconoscere automaticamente la parola estranea.

Surplice.

E’ quella a chiamarmi. 

Il Balrog riprese ad avanzare, mentre Soheil lo seguiva, dimentico della stanchezza provata poco prima. I corridoi erano deserti, in quella landa di morte sembrava che fossero vivi solo loro due.

E le Stelle malefiche che nel cielo non avevano mai smesso di brillare.

Si udì chiaro il rimbombo dei passi sul pavimento di pietra mentre avanzavano, Maestro e Allievo, poi Soheil s’immobilizzò, completamente.

Non un singolo muscolo pareva rispondere ai suoi comandi, come fosse stato in quel momento colpito da un fulmine d’inusitata potenza.

Era lì immobile. 

Avrebbe desiderato allungare un braccio per toccare la Surplice che risplendeva come un diamante oscuro davanti a lui, ma non ne ebbe la forza.

Un destriero nero come l’Inferno, la criniera di fiamme, fatto di tenebra splendente. 

Con estrema forza di volontà Soheil riuscì a fare qualche passo avanti, senza prestare la minima attenzione a Rune. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla Surplice, percepiva le fiamme che l’attraversavano.

Il suo sguardo nero nello sguardo vuoto dell’Incubo.

“E’ tua.”

La voce di Rune, venata di gentilezza, interruppe lo strano contatto e a Soheil parve di ritornare da un lunghissimo viaggio. Sentì di nuovo la stanchezza appesantirgli gli arti ma trovò la forza di mormorare: “Sì. Non potrebbe essere altrimenti.”

Di nuovo provò un desiderio bruciante, impellente. 

“E’…” cercò le parole dentro di sé, tentando di esprimere l’amalgama di emozioni contrastanti che si stavano agitando nel suo animo.

“E’ qualcosa che ho sempre cercato… e devo esserne degno.” sussurrò, con decisione.

“Lo sarai.” gli rispose Rune, comodamente seduto su uno dei letti liberi. Soheil si voltò, un sorriso strafottente stampato sulle labbra.

“Sei tu il Maestro, mi dovrò fidare del tuo giudizio.”

“Ora dovresti riposare. Risponderò ancora alle tue domande, se ne hai, ma da domani mattina ricorda che inizierà l’addestramento e sarà molto duro.”

“Non ho altre domande. So cosa sono, cosa devo fare, agli ordini di chi.”

Soheil ghignò, scrollando debolmente le spalle.

“Messa così è molto semplice, vero Demonio?”

Rune socchiuse gli occhi, infastidito. “Maestro, Soheil. Non demonio.”

“Oh bhe… l’addestramento comincia da domani, domani sarai il Maestro. E anche se senza quell’elmo non gli assomigli più, lasciami ancora per un po’ il mio demonio.”

Voleva chiedere, Soheil, se era stato lui a tirarlo fuori dal pozzo. Quel giorno sembrava distante secoli interi eppure non riusciva a dimenticarlo.

Saltò indietro, quasi perdendo l’equilibrio, quando la frusta schioccò, raschiando il terreno fra i suoi piedi. Impallidì continuando a fissare quell’arma che aveva già provato sulla pelle e che avrebbe preferito non vedere mai più.

Lentamente alzò lo sguardo su Rune, che lo fissava con severità.

“Impara, Soheil. C’è una precisa gerarchia ed io rispondo per te. Pertanto esigo rispetto.”

Nella voce del Balrog non c’era più niente di gentile e Soheil annuì leggermente, alzando le mani in segno di resa.

“Va bene, va bene. Le darò del lei e la chiamerò Maestro Luogotenente. Meglio così?” replicò con irritazione per nascondere lo spavento che la frusta gli aveva provocato.

“Maestro sarà più che sufficiente.”

Rune riagganciò la frusta alla cinta, senza smettere di fissare Soheil con severità. Il ragazzo non sapeva se il sarcasmo nella sua frase era stato o meno colto, ma preferì non indagare.

“E…” deglutì “Intendi usare quella anche negli allenamenti?” chiese, indicando la frusta con un leggero cenno del capo.

“Mi auguro che non debba servire.”

Soheil annuì, prendendo quella frase per quel che era: un sì. 

“Comunque non temere, Incubus. E’ solo un’arma… te la caverai.” 

La frase di Rune suonò vagamente minacciosa, ma Soheil si rese conto che quello non era altro che un maldestro tentativo di dargli conforto, forse motivato dall’evidente reazione di paura che il ragazzo aveva mostrato udendo lo schiocco della frusta.

Soheil sorrise, annuendo piano.

“Me la sono sempre cavata. E…” lo fissò, per un istante imbarazzato. “Grazie, Maestro. Non lo dico spesso quindi non ci fare troppo l’abitudine” si affrettò a specificare.

Se Rune gli avesse chiesto per cosa lo stava ringraziando, sarebbe stato lungo rispondere. E Soheil non ci sarebbe probabilmente riuscito.

Ma Rune non lo chiese, limitandosi a tendere le labbra in un sorriso che Soheil non ebbe modo di scorgere.

“Non mi ci abituerò.”

Indicò poi alcuni letti liberi.

“Riposa Incubus. Uno qualsiasi di questi andrà bene.”

Sollevato dal non dover dare spiegazioni, Soheil si guardò attorno, accasciandosi esausto sul primo giaciglio libero a sua disposizione, sotto lo sguardo perplesso di Rune, addormentandosi all’istante.

Per la prima volta da molti giorni ormai, ora che aveva di nuovo calcato la terra dei Morti, Soheil riuscì a dormire senza sogni.

 

Welcome to Hell

 

***

Rieccomi qui. Incredibile, vero? Figuriamoci, non ci credo neanche io.

@Meiou Hades: Grazie del continuo supporto, carissimo! Sì, sono capitoli di transizione, nei quali la situazione deve ancora definirsi per bene: insomma, Soh non sa che pesci pigliare e si vede. Va avanti alla giornata e questo può essere positivo come no. Non lo è quando finisci con l'incontrare inglesi con il monosopracciglio almeno. (Oh, Rhada è adorabile!). Se è l'azione che vuoi, carissimo, dovrai aspettare ancora un po' mi sa. Ma dovrebbe esserci, ad un certo punto almeno... fidati di me!

   
 
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