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Autore: N i s h e    18/09/2011    2 recensioni
Dalla storia:
"Matt si è finalmente alzato. Un'occhiata alla finestra gli mostra un sole quasi coperto dalle nuvole. Meglio tenerla chiusa.
Si dirige, con difficoltà, verso quello che sembra il bagno e gli basta un' occhiata allo specchio per capire che non è il ritratto della salute. Si fissa le mani, sopra il lavandino. Qualcosa simile a uno strano presentimento si mescola al sonno ancora fresco nei suoi occhi. Sarà stata la sua faccia a farglielo venire? Cerca di non pensarci.
Accigliato inizia a lavarsi mentre la voce di Dom gli scaglia ogni insulto che conosce. E' un pò permaloso quando non gli viene riconosciuto il suo talento alla batteria."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Matt inizia a togliersi i vestiti, lentamente. Lo sguardo assente rivolto ai suoi piedi, lontano dallo specchio davanti a lui.
Vede i suoi indumenti cadere uno sopra l'altro come i pezzi di quella vita vissuta fino a quel momento, che con malinconia e lentezza scompaiono, attraversano il suo corpo e lo abbandonano... Per sempre? Probabile.
Sotto la doccia, lascia che il getto di acqua bollente lo bagni tutto senza curarsi del dolore che gli provoca. Si limita a girare un po' la manopola quando il calore è troppo, ma resta in quella posizione: la fronte appoggiata alla parete, le mani di lato alla testa, gli occhi chiusi... Vorrebbe sparire, essere spazzato via da quell'acqua che scorre  ininterrottamente, o vorrebbe essere un sasso: inerte e senza vita, per non provare tutto quel maledetto dolore.
Ma non piange. Non ci riesce e si odia sempre di più.
Quando era ancora un bambino, una volta sua madre prima di dormire gli aveva letto "Il Piccolo Principe" tutto in una notte, tanto erano poche le pagine... Matt aveva ascoltato dalla prima all'ultima parola, stupito da quella incredibile storia, avido di conoscere il destino di quel misterioso bambino e del suo grande amico.  C'era una frase, che chiudeva un capitolo, che Matt non aveva mai compreso fino in fondo: "Il paese delle lacrime è così misterioso"
La prima volta che l'aveva sentita aveva chiesto a sua madre cosa significasse; lei gli aveva spiegato che il pilota non sapeva come consolare il Piccolo Principe, non sapeva come raggiungere il suo dolore per aver abbandonato la rosa e riuscire a piangere con lui. 

Ne era rimasto, inevitabilmente, colpito. Era impensabile quanto dolore avesse provato quel bambino indifeso, solo per aver abbandonato una rosa: divenne il suo primo libro preferito.
Adesso, sotto l'acqua che continua a cadere, capisce che non doveva dubitare di quel dolore perchè è esattamente come si sente lui: impenetrabile, indifeso e arrabbiato per aver dimenticato la sua rosa.

Sente delle voci provenire dall'altra stanza, che si riempie piano piano. Non riesce a tollerarlo, vorrebbe silenzio e basta.
Capisce che non può rimanere tutta la vita lì, anche se sarebbe la cosa migliore in quel momento. Sente come se tutto si stesse muovendo al rallentatore, avverte il peso del suo respiro, grave e lento.
Esce dalla doccia e prende il primo accappatoio che gli capita. Dal profumo capisce che è di Dom, per questa volta non si arrabbierà, ne è sicuro.
Due lunghi sospiri. Apre quella porta che gli sembra di ferro, enorme e minacciosa e li vede la: tutti i ragazzi in viaggio con loro, ancora assonnati. Abbassa gli occhi: non capirebbero mai se dicesse loro di sparire da quella camera. D'altronde sono dispiaciuti per lui, si vede.
Pacche sulla spalla, qualcuno lo tira a se e lo abbraccia, parole di comprensione, di affetto. Matt si sente sballottato tra decine di braccia, o così gli sembra, mormora qualcosa del tipo :"Mi devo vestire." e risparisce nella sua camera. Un vortice di nulla in mezzo al nulla.
Gli sembra di non aver mai desiderato così tanto in vita sua, di essere di nuovo solo.

Dopo ore che gli sono sembrati mesi, raggiungono quella casa che assomiglia quasi un ricordo lontano, in quella cortina di grigio malinconico che è Teignmouth.
Paul lo ha avvertito che sono andati via dall'ospedale: "L'abbiamo... l'abbiamo portata a casa.", ha mormorato al cellulare.
Matt ha annuito e ha chiuso la conversazione. Si sono imbarcati sul primo volo per il Devon e ha raggiunto il posto dove è cresciuto.

La strada gli sembra sempre uguale, il Den sempre malinconicamente verde, il lungomare di un grigio che ha imparato a fare suo...
Non cambia mai nulla, qui.
Adesso è davanti alla porta di casa. Dom e Chris dietro di lui, lo accompagnano. Hanno un aspetto tristemente serio, nei loro vestiti per l'occasione.
Dom gli poggia una mano sulla spalla, cerca di fargli coraggio come dall'inizio di tutto questo, Matt sospira.
Cauto, bussa alla porta davanti a sè.
Dopo qualche minuto qualcuno oltre la porta, arriva quasi correndo, è sua sorella. Non la sente da un sacco di tempo, nemmeno nelle ore passate le ha telefonato. Anche se non sono fratelli di sangue, lei c'è sempre stata quando da adolescente, credeva di non farcela a sopportare il mondo. Gli fa piacere che sia lei ad aprire la porta, ha pianto e Matt, per la prima volta dopo ore e ore si lascia abbracciare. Sua sorella lo stringe forte, singhiozzando sulla sua spalla, gli accarezza la testa. Lui cerca di ricambiare la stretta  ma non ci riesce fino in fondo.
Non ci riesce.
Quella casa gli sembra sempre la stessa, come se lui e i suoi fratelli non fossero mai cresciuti, come se il tempo si fosse fermato...
Vorrebbe fuggire di nuovo, adesso che è appena entrato in quel luogo che è stato teatro di tanti momenti allegri e spensierati.

Gli sembra così irreale che non ha il coraggio di proseguire oltre la soglia, ma Paul lo raggiunge e lo stringe a sè. Per l'ennesima volta cerca di ricambiare la stretta, ma l'unica cosa che vuole è che lo lascino solo perchè mille interrogativi lo assalgono mentre suo fratello, un braccio sulla sua spalla, lo accompagna nell'altra camera.
-Paul... il funerale. Quando sarà? Mormora parole come se le ricacciasse con forza dal suo cervello.
-Alle sei, tra qualche ora...
 Gli risponde il fratello, versandogli da bere.
-Cosa? Così presto? Chris anticipa le domande che il cuore di Matt fa fatica a formulare.
-E' già passato un giorno, quasi.
Fa notare Paul, malinconico. Continua a fissare Matt, come se temesse che da un momento all'altro cedesse anche lui di vivere, tanto è pallido e fragile. Si rende conto che non l'hanno mai vissuta una situazione del genere, non sa come comportarsi.
-E' successo tutto così in fretta... Lo sguardo di Matt è perso nel vuoto, sente quelle parole uscire debolmente dalla sua bocca anche se non sa come siano riuscite a farlo.Perchè lui si sente in quel modo? Come se una parte della sua anima scomparisse nel buio; perchè non riesce a reagire? Sua madre non avrebbe mai voluto vedere nessuno di loro in quello stato. Lei era l'allegria.
-Lo so, Matt. Paul gli prende il bicchiere dalle mani, lo guida al piano di sopra, lui non oppone alcuna resistenza.
Una cassa mortuaria si intravede appena dalla porta semichiusa, Matt si arresta inorridito, non ce la fa ad oltrepassarla: qualcosa dentro di lui lo trattiene e gli stringe le viscere così fortemente che gli viene quasi da vomitare l'anima.
-Matt! Ehi... Ti sto solo portando in camera tua, non vedrai nulla se non vorrai okay? Okay?
Paul gli regge le spalle e lo scuote appena, mentre Dom e Chris lo reggono dall'altra parte, tenendolo in piedi.
-O-Ok...
Bisbiglia Matt, la mente annebbiata. Gli occhi si rigirano al loro interno. L'ultima cosa che vede prima di cadere, sono le facce preoccupate dei suoi compagni di vita.


- Ehi, Matt. Sono io amico, mi senti? Cavoli questa camera è esattamente come quando passavamo le serate a provare.
Dom si guarda intorno, sgranocchiando distrattamente delle patatine. E' seduto sul letto dove hanno steso Matt, si volta ancora verso di lui, lo sente muoversi.
Matt si sta riprendendo, si sente debole, come se qualcuno gli avesse tirato una massa da baseball sul petto. Cerca di aprire gli occhi, di distinguere il viso davanti a lui.
E' Dom, lo aveva immaginato.
-Cosa... Cosa è successo? Domanda, debole, mentre si tasta il petto.
-Sei svenuto, Matt. Hai  mangiato poco o niente in questi due giorni, tua sorella ti ha portato un panino, è sul tuo comodino se lo vuoi.
-Lei... mia sorella dov'è? Dove sono gli altri?
Gli occhi di Matt mettono a fuoco la sua camera, non sa se sta vivendo un déjà vu, tanto gli sembra strano trovarsi di nuovo lì.
Riconosce quel porto di sogni, le chitarre, i poster che ci ha appeso da giovane, la sua collezione di plettri... ma vede solo Dom, accanto a lui.
-Sono scesi sotto perchè era arrivata gente, Chris è andato a dare una mano per - per portare la...
Dom non finisce la frase, appoggia il pacchetto di patatine, Matt inizia a intuire tutto.
-Cosa? Dove sono adesso? Come...? Che ora sono?! Il panico si insinua di nuovo nel suo petto, cerca di alzarsi,  scavalcare Dom.
Si accorge che non ha le scarpe ai piedi...
-Sono quasi le sei e mezza, Matt.
Dom cerca di aiutarlo: Matt sembra sul punto di svenire di nuovo, tanto è agitato. I capelli e il vestito stropicciati, ormai.
-Come... Come le sei e mezza?! Il funerale, io...
Matt è riuscito a infilarsi le scarpe nei piedi giusti, si precipita alla porta con Dom alle sue spalle. Si aggrappa al muro mentre scende velocemente quelle scale che da adolescente saltava, mancando i gradini. Arriva al piano di sotto.
Silenzio. Avverte solamente una dolorosa, vuota sensazione che sa di silenzio.
Non c'è nessuno in casa, se ne sono andati senza di lui. Onde di incredulità si mescolano ai suoi occhi spalancati e ansanti.
-Matt, prendiamo la macchina di Paul e li raggiungiamo. Va bene?
Dom è davanti a lui e ora gli appoggia una mano sul viso,  straziato di vederlo realmente in tutto e per tutto nel suo dolore.
Matt l'allontana brusco.
-NO! VA BENE UN CAZZO! NON MI VA BENE! NON E' GIUSTO, NON ME LO MERITO TUTTO QUESTO DOLORE! NON HO POTUTO SALUTARE MIA MADRE, DOM! NON HO POTUTO VEDERLA PER L'ULTIMA VOLTA PERCHE' ERO TROPPO PRESO DAL MIO CAZZO DI TOUR! SE SOLO FOSSI STATO PIU' VICINO A LEI, AVREBBE SAPUTO CHE IO DIPENDEVO TROPPO DAL SUO SORRISO! Non ho potuto stringerle le mani, Dom... Aveva bisogno di me e io non c'ero, non me lo perdonerò mai. Mi sento uno schifo, Dom...
Si sta sfogando, quel momento è arrivato. La verità che tutto è successo davvero, gli si rovescia addosso come mai prima di allora: brusca e risoluta. Aveva sentito il petto scoppiargli di una rabbia troppo tempo repressa e tenuta prigioniera dentro di lui.
Quelle lacrime che si erano rifiutate di scendere, furono finalmente lasciate libere di correre sul suo viso per bagnarlo tutto. Non aveva avuto più la forza di trattenersi e ogni parola che aveva gridato, era come se delle funi si rompessero dentro di lui e liberassero tutto il suo rancore facendolo respirare di nuovo. Ogni respiro sempre più lungo e straziante, ma almeno respirava ancora.
Dom aveva lasciato che le mani di Matt si dibattessero sul suo di petto, pugni chiusi sulla sua camicia nuova, tanto da stropicciarla e strapparla: Matt aveva strattonato l'amico stringendo ancora di più i pugni sulla camicia, mentre gli riversava addosso il suo fiume di dolore, prima di scivolare lentamente contro il muro in lacrime, portandoselo con se.
Si erano ritrovati uno sopra l'altro, a piangere insieme abbracciati, come succedeva da ragazzi dopo essersi presi a pugni per l'ennesima opinione diversa.

-Mi mancherà, Dom... E non ci sono nemmeno adesso che sta per essere... Come farò senza di lei? Pensavo esistesse per sempre.
Non l'ho salutata, Dom. Non so se ha sofferto troppo, non so se si ricordasse ancora di me prima di andare.

Non lo so, Dom.
Non lo so.



Mancano sei giorni al mio trasferimento causa Università e questo è il capitolo che ho ritoccato di meno.
Grazie a chi, in un modo o nell'altro, segue questa storia.
Un abbraccio, Nishe (dal sapore malinconico).


   
 
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