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Autore: CrimsonTears    18/09/2011    1 recensioni
"Mi hai bevuto l'anima. Io mi fermavo alle labbra; lei scivolava, goccia dopo goccia, nella tua gola arsa. Ed ora, ora che sono completamente vuota, ora che dentro me aleggia il vapore di quelle poche lacrime aggrappate alle pareti del cuore, ora di me cosa rimane?"
Genere: Horror, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaien Cross, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Here in the darkness I know myself.
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Capitolo1: AWAKE AND ALIVE.

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?
[William Shakespeare]

Il telefono iniziò a squillare con insistenza con quel suono ripetitivo e snervante, solo dopo il sesto squillo il corpo avvolto dalle coperte iniziò a muoversi, ma non si alzò, si limitò soltanto a voltarsi dall’ altra parte, nonostante lo spazio angusto, altri tre squilli e il telefono finalmente tacque, aveva fatto togliere la segreteria telefonica perché era una cosa che aveva sempre odiato; se qualcuno doveva dirle qualcosa che lo facesse di persona e non per messaggio registrato.
Rimase immobile a sonnecchiare per una decina di minuti quando il telefono ricominciò a suonare, appena dopo il secondo squillo il corpo si alzò scuotendosi via le coperte e i residui di sonno, fece per allungarsi verso il comodino affiancato al letto ma si accorse che c’era qualcosa di sbagliato, non vedeva il comodino, si guardò intorno e realizzò solo in quel momento di essere stesa per terra accanto al letto con le coperte attorcigliate alle gambe e di un leggero dolore appena sopra la tempia.
“Ah…” Disse con finta sorpresa. Era caduta dal letto e probabilmente aveva sbattuto la testa, intano il telefono continuava a squillare insistentemente.
Si mise in ginocchio e allungò la mano sopra di lei afferrando la cornetta.
“Pronto?” La voce era ancora arrochita dal sonno, ci fu un istante di esitazione dall’ altra parte
“Scarlet?” La voce di Kaien era sospettosa, probabilmente non l’ aveva riconosciuta.
La ragazza si guardò attorno, ma vide ben poco, quando andava a dormire era abituata a tenere persiane, tende e finestre completamente chiuse, in modo che non filtrasse luce e che anche nell’ ora più soleggiata sembrasse notte, era un’ abitudine un po’ insolita ma comoda per i suoi orari bizzarri, c’ erano giorni in cui andava a dormire la mattina presto o in pieno giorno. Si soffermò sulla sveglia appoggiata accanto al telefono che irradiava una soffusa luce verdastra, segnava le 3.17, era andata a dormire giusto un’ ora prima, e lei che sperava di potersi svegliare a un’ orario, per dire, ‘umano’ . aveva la tentazione di buttare giù la cornetta, di staccare il filo del telefono e di rimettersi a dormire, anche per terra.
“MI dica” Disse strofinandosi gli occhi e trattenendo la rabbia per l’ alzataccia.
“Puoi venire? Dobbiamo parlare” La tentazione di rimettersi a dormire era fortissima, ma riuscì a resistere.
“Arrivo” Disse sconsolata. Fece per rimettere giù la cornetta quando sentì il voce di Cross chiamarla, riportò il ricevitore all’ orecchio.
“Si?” Era stanca e non vedeva l‘ ora di mettere fine a quella storia per tornare a dormire.
“Non ti ho disturbato vero?” Fece lui con tono pacato
“No, non si preoccupi” Rispose esasperata, rimise a posto la cornetta con forza, sospirò rassegnata e si preparò per uscire, avrebbe voluto tirare un pugno a qualcosa ma non ne avrebbe avuto la forza, il sonno si avvolgeva ancora sulle sua braccia e in tutto il suo corpo facendola sentire stanca e pesante.
Dopo essersi fatta una doccia fresca ed essersi cambiata era uscita, solo una volta si voltò a guardare la sua casa, le ricordava tanto, troppo la vecchia casa della sua infanzia a picco sul mare, avevano traslocato tantissime volte, lei e la sua famiglia ed era stata quella in cui erano stati per più tempo.
Con le finestre su entrambi i lati dell’ ingresso e una graziosa facciata georgiana in arenaria, era un po’ arretrata rispetto alla strada, dietro a una recinzione e un cancello di ferro a doppio battente.
Un vialetto coperto di ghiaia conduceva al portone d’ingresso, dall’aria un po’ scrostata. Il giardino era dominato da un’ olmo maestoso, attorno al quale cresceva una massa di edera.
Lungo la recinzione c’era un mare di orchidee, con le infiorescenze color pastello che tremavano nel gelo della notte. Le piaceva quella casa, sembrava fatta per resistere a qualunque avversità.
Si strinse nel lungo cappotto invernale e iniziò a camminare verso il bordo opposto della strada, i tacchi degli stivaletti battevano sull’ asfalto emettendo un suono solitario seguito da tristi silenzi ed echi vuoti.
Arrivata dall’ altra parte della strada sorrise nel vedere la sua moto (una Kawasaki z750) ancora tutta intatta, riteneva una vera scocciatura avere quella bella casa ma neanche un posto dove tenere la moto se non nei parcheggi ai lati della strada; se qualcuno gliel’ avesse ammaccata o semplicemente sporcata avrebbe staccato la testa al primo sfortunato passante.
Dopo averla controllata tutta per bene e dopo aver constatato che non aveva subito nessun danno, strinse lo scialle rosso intorno al collo e infilò i capelli sotto il casco coordinato con il motivo che lei stessa aveva dipinto sulla carrozzeria; un semplice teschio contornato da rose bianche. Con una certa difficoltà riuscì a infilarsi le cuffiette dell’ MP3 sotto il casco e a infilarle nelle orecchie, accese il lettore e fece partire a tutto volume la canzone Awake and Alive degli Skillet.
Sfrecciò per l’ autostrada deserta ad una velocità esorbitante, mentre ascoltava quella canzone che le piaceva tanto e le vibrazioni del motore sotto di lei.
La prima volta che aveva guidato quel bolide era stato circa sette anni fa, con la persona a cui voleva più bene.

“Siara! Non provarci nemmeno!” si mise correre nella speranza di raggiungere la sorella prima che facesse qualche danno.
“oh, ma cos’è questa meraviglia” Scoppiò a ridere e la sorella rimase per qualche istante interdetta dalla sua reazione.
“Perché ridi così? Sembra quasi che tu mi stia prendendo in giro” Disse lei triste mentre la sorella continuava a ridere, rimase a fissare la sua figura minuta e tanto simile alla propria, aveva accorciato i capelli con un taglio pari e ora superavano a malapena l’ altezza delle spalle, i suoi occhi color cioccolato luccicavano nel vedere quella splendida moto.
“Ehi, Scar, non è che me la lasci guidare?” Disse la ragazzina voltandosi e con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
La sorella maggiore la guardò con gli occhi sgranati, sperando che stesse scherzando.

“Non ci penso proprio, almeno fino a che non la smetti di abbreviare il mio nome” Disse incrociando le braccia “poi non sai neanche guidare” In teoria neanche lei sapeva guidare, nessuna delle due aveva la patente, Scarlet aveva solo dieci anni ma le avevano regalato la moto perché le sarebbe servita in futuro, e per di più sapeva già andarci in giro, mentre Siara aveva un anno in meno di lei me erano così simili che la differenza era minima, magari si notava appena un po’ nei lineamenti del viso.
“Per favore!” Disse quella più piccola unendo le mani e facendole gli occhi dolci.
“Ti faccio fare un giro, ma scordati di guidarla” detto questo si diresse verso una stanzina del garage dove c’erano i caschi, ne prese più di due, per provare con le misure.
La maggior parte erano troppo larghi ma ne trovarono due bianchi e neri da motocross che sembravano fatti apposta per loro.

Scarlet si mise davanti inserendo le chiavi e avviando il motore, dopo pochi istanti senti il corpo di sua sorella appoggiarsi al suo e le sua braccia circondarle la vita.
Uscirono dal garage e subito iniziarono a sfrecciare per le strade, era già tardi quando erano uscite ma gli zii con cui vivevano erano usciti e sarebbero stati via tutta la notte.

Dopo quasi mezz’ora si fermarono su una passeggiata a picco sul mare, scesero dalla moto e la issarono sul cavalletto, la strada era deserta, così come la passeggiata.
Siara si avvicinò alla ringhiera e guardò di fronte a se, la sorella la raggiunse e quello che videro fu uno spettacolo indimenticabile, il sole era quasi scomparso oltre l’ orizzonte del mare, solo un minuscolo spicchio faceva capolino su quell’ immensità d’acqua tingendola di uno splendido colore cremisi.
Rimasero a fissare quello spettacolo fino a che il mare non recuperò la sua tonalità cupa di sempre, i lampioni erano tutti accesi e illuminavano pigramente le panchine scrostate sotto di loro.
Andarono a sedersi su quella vicina.
Ci sono momenti indimenticabili, come quello che avevano appena vissuto, ci sono quelli brutti, che ci si augura di non vivere mai, e poi ci sono quelli semplicemente belli, quelli in cui vieni inghiottito dal buio, accesso da un debole lampione, come una fiamma serena, che si limita ad esistere, senza per forza porsi l'obiettivo di sconfiggere l'accecante oscurità. Quelli in cui i suoni delle parole, futili, banali, superficiali vengono assorbiti dalla pelle, entrano dentro e lasciano un leggere torpore, che sa di casa.
Poi ci sono quei momenti. Quelli in cui ti basta guardare in alto per capire che è una gran bella cosa, la vita.


Mancavano un paio di kilometri alla residenza di Kaien, e quasi istintivamente rallentò l’ andatura godendosi il vento freddo della sera e gli ultimi accordi della canzone degli Skillet.
In your arms I feel you breathe into me
Forever hold this heart that I will give to you
Forever I will live for you.*
Una lacrima scese lentamente sul suo volto, e rimase li, fredda a farle ricordare quell’ ultima sera felice. si chiese perchè, dopo tanto tempo ancora non riuscisse a tenera freno i ricordi.

ANTICIPAZIONE: Come entrò nella residenza di Kaien non potè fare a meno di notare il forte odore che impregnava il tutto; qualcuno era stato il, e quel qualcuno non era umano.

Angolo autrice (autrice? Ne sei proprio sicura?): no, non lo sono affatto, comunque… Da dove comincio? –disperata-
Allora, per prima cosa vi dirò che questa è una fanfiction basata su VK, la protagonista è Scarlet e dai prossimi capitoli la storia inizierà a prendere forma (ma che dico? Dai prossimi capitoli la storia inizierà, punto) lo so che non ho scritto molto in questo capitolo, ma inizialmente la storia non iniziava così, era completamente diversa, questo infatti è il terzo capitolo che scrivo.
Questo capitolo l’ho scritto ascoltando Awake and alive degli Skillet e mi sembrava un peccato non aggiungere una frase di questa splendida canzone. Spero che continuerete a seguire la storia. Spero di poter aggiornare il prima possibile, grazie a tutti.
P.S. mi farebbe mooolto piacere una recensione, anche solo per sapere cosa ne pensate.
P.P.S Perché fa figo aggiungere delle frasi all’ inizio del capitolo. :D


* nelle tue braccia io sento il tuo respiro dentro me
aspetta per sempre questo cuore, io te lo darò
io vivrò per te per sempre.

  
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