Autore: Nana° (braver than
nana su efp)
Titolo: Cherry
Kiss.
Fandom: Glee
Personaggi:
Kurt
Hummel, Thad Harwood.
Numero scelto: 50
Genere: Romantico, Introspettivo
Rating: verde
Avvertimenti: slash, oneshot.
Beta Reading: sì
(HeltenD_)
Introduzione alla storia:
Non si vedevano da otto anni,
pensò
distrattamente mentre allungando leggermente il collo e gettando
indietro la
testa con un gesto disinvolto finiva la bevanda rosata, richiedendone
subito un
altro, ma rubando dal bicchiere la ciliegia che non aveva il coraggio
di
mangiare. Erano successe cose talmente assurde in tutto quel tempo che
non
pensava che proprio lui sarebbe riuscito a rintracciare il suo numero,
contattarlo e convincerlo addirittura ad uscire per quella serata che,
se
conosceva bene il suo vecchio amico, sarebbe potuta diventare
totalmente folle
nel giro di qualche ora. [future!Hummerwood spin-off di Blaine Anderson
presents: the Pips']
Note dell'autore: Questa storia
è una
future!Hummerwood spin-off della fic scritta da Chemical Lady, "Blaine
Anderson presents: The Pips"
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=703742&i=1)
e riprende alcuni
avvenimenti del capitolo 16 "100% me". Il bar che cito O'Neal
è un vero bar di NYC, nel quale vanno a chiacchierare le
ragazze di 'Sex and
the city', e sinceramente mi sembra abbastanza adatto. Mi sono
informata molto
sulle ciliegie al maraschino e anche se non le ho mai assaggiate ho
scoperto
che si usano come decorazione di alcuni cocktail come, appunto, il
Cosmopolitan
che è un drink tipicamente femminile. Adoro Thad, adoro
Kurt, spero che
leggerla sia divertente come scriverla. Baci, e incrocio le dita,
Nacchan.
Cherry
Kiss.
Kurt si era appoggiato al lungo
bancone
del bar e muoveva distrattamente un piede a ritmo della musica soft che
il
locale offriva ai suoi clienti guardando il liquido all'interno della
sua
coppetta da cocktail, pieno a metà di una bevanda rosata che
faceva ruotare su
sé stessa creando un piccolo vortice e facendo oscillare la
ciliegia al suo
interno. Solo quando una goccia di liquore gli cadde sull'indice della
mano
destra appoggiò il bicchiere alla superficie di legno
rossiccio per assaporare
il gusto forte della vodka direttamente dal suo dito.
Incrociò elegamente le
gambe tenendosi in
equilibrio sullo sgabello troppo alto e ricominciò a
guardarsi attorno, per
niente stupito dal poco movimento che c'era quel Mercoledì
sera all'O'Neal
e ricontrollò un'ultima volta l'orario prima di sbuffare
dall'impazienza per la
millesima volta. Erano solamente le undici e il suo appuntamento -se
tale si
poteva chiamare quella specie di rimpatriata- era stato fissato da
Rebecca per
le undici e mezza. Era arrivato leggermente prima, iniziandosi a
preparare verso
le cinque del pomeriggio, per provare almeno una volta la sensazione
dell'essere puntuale ma purtroppo aspettare non era mai stato il suo
forte
-essere aspettato invece gli usciva estremamente bene- e stringeva per
l'irrequietezza tra due dita il bicchiere, sorseggiando il suo Cosmopolitan
con eleganza e compostezza.
Non si vedevano da otto anni,
pensò
distrattamente mentre allungando leggermente il collo e gettando
indietro la
testa con un gesto disinvolto finiva la bevanda rosata, richiedendone
subito un
altro, ma rubando dal bicchiere la ciliegia che non aveva il coraggio
di
mangiare. Erano successe cose talmente assurde in tutto quel tempo che
non
pensava che proprio lui sarebbe riuscito a rintracciare il suo numero,
contattarlo e convincerlo addirittura ad uscire per quella serata che,
se
conosceva bene il suo vecchio amico, sarebbe potuta diventare
totalmente folle
nel giro di qualche ora.
La canzone che aveva canticchiato fino a quel momento si sfumò trasformandosi in qualcosa di più movimentato così che il suo piede ricominciò a dondolarsi con più decisione contro la gamba della sedia ma, solo quando arrivò il suo secondo bicchiere colmo fino all'orlo, la voce arrochita dal fumo e degli anni di Thad Harwood lo prese alle spalle facendolo sobbalzare.
«Cosmopolitan eh, Hummel.
Non so perché
ma ne ero sicuro...» disse ridacchiando, facendogli versare
poco più di metà
del liquido sul bancone che uno dei barman si affrettò
velocemente a ripulire
con un sorrisino di circostanza. Kurt cercò di scusarsi,
chiedendo
immediatamente di riempire ancora il bicchiere, e si girò
dopo poco con uno
sguardo di rimprovero verso il ragazzo che però si era
già accomodato sullo
sgabello vicino al suo e che lo guardava sorridendo, tenendosi una
guancia con
una mano grande e abbronzata. Non era cambiato molto, oltre al fatto
che si era
lasciato crescere un minimo di barba che gli dava un'aria
più matura e sensuale
che raramente aveva visto nel suo ex compagno di stanza.
«Un cognac,
grazie.»
Dopo quell'ordinazione lampo
rimasero a
guardarsi per qualche minuto, studiandosi attentamente, osservando ogni
minimo
dettaglio -Kurt aveva cambiato leggermente stile negli anni perdendo
quella
caratteristica stravaganza quasi allucinante, lasciando il posto a un
abbigliamento solitamente sobrio che arricchiva con quei particolari
che ormai
dettavano legge nel mondo della moda e del musical, e Thad era rimasto
il
solito ragazzo ricco dall'aria leggermente ribelle con il giubbotto di
pelle e
i jeans sulle scarpe eleganti- e il silenzio che si creò fu
spezzato solamente
dall'arrivo dei loro drink che li distrassero quel poco da far
ricomparire i
suoni del bar, le persone, la realtà.
Vedendo quei due bicchieri vicini
il più
piccolo si rese conto che entrambi erano abbastanza convenzionali nella
loro
stravaganza. Per quanto Thad volesse fare il ribelle, guidando le
macchine
costose e ascoltando la musica house a tutto volume che anche lui
sopportava a
malapena, era il tipico ragazzo per bene che beve il cognac come
è buona
tradizione tra i rampolli della buona società e Kurt, gay
dichiarato e star di
uno dei più famosi musical degli ultimi dieci anni a
Broadway, prendeva
Cosmopolitan con tanto di ciliegia al maraschino come ogni donna in
carriera
che si rispetti in the city.
Rise mentre afferrava con
delicatezza la sua coppetta e la portava alla bocca sorseggiando prima
di
tornare a guardare l'amico.
«Sono venuto a vederti
sai? Tre volte.»
affermò solennemente quando si accorse di avere l'attenzione
del più piccolo,
alzando il mento e gonfiando il petto. «Mi sei piaciuto, la
tua voce non è
cambiata ed è un onore pensare che una volta facevamo parte
dello stesso coro.»
Si permise di arrossire nonostante
sapesse che la sua voce era stupenda -effettivamente lo aveva sempre
saputo ma
adorava quando gli venivano fatti certi complimenti- apprezzando il
fatto che
Thad fosse venuto al suo spettacolo. Quando aveva deciso di metterlo in
piedi
era ancora all'Università, si era appena lasciato con Blaine
che comunque
continuava a vedere ad ogni corso e l'unico modo per uscire fuori dalla
depressione in cui era caduto era stato scrivere perché si
sà, Mercedes l'aveva
sempre detto quando erano alle superiori, che per fare cose grandi
bisogna
provare grandi passioni e grandi dolori. Alla fine, terminata la scuola
aveva
proposto il Musical, che nel frattempo aveva preso una forma ben
precisa, al
suo professore di Sceneggiatura che insieme ad April Rhodes erano
riusciti a
metterlo in scena e, nonostante durante gli anni del college avesse
fatto
parecchia gavetta presso i migliori teatri di Broadway, recitare per la
prima
volta in un buco di teatro la sua opera era stata l'emozione
più grande di
tutta la sua vita.
Si perse leggermente nei ricordi
prima di
tornare con i piedi per terra ritrovandosi a fissare gli occhi scuri di
Thad
che lo guardavano con un'espressione divertita.
«Mi mancavano questi tuoi
attimi di
smarrimento, Kurtie.» disse per poi voltare leggermente il
viso, come se da una
posizione diversa riuscisse a vedere qualcosa di diverso, di migliore,
e il suo
sorriso si allargò ancora di più, quando quegli
sguardi fecero arrossire
maggiormente il viso solitamente candido dell'attore.
«Saranno anche passati
otto anni ma certe
abitudini non si perdono mai.» cercò di
sdrammatizzare, nascondendosi per
quanto possibile dietro la bevanda rosata e alcolica che già
iniziava a dargli
alla testa annebbiandogli ogni tanto la vista, costringendolo a tenere
ben
salda la stretta sul bancone «Tu comunque sai cosa faccio io,
ma tu? Ti ho
totalmente perso per tutto questo tempo» disse quasi con
amarezza, arrabbiato
con sé stesso e con l'altro per essersi persi di vista
nonostante per il periodo
che aveva trascorso alla Dalton e l'estate successiva fossero riusciti
a
instaurare un bel rapporto, una vera amicizia nonostante le loro
differenze.
«Mi sono laureato come
notaio proprio
come voleva mio padre. Ma poi ho usato quel titolo per aprire la mia
casa
discografica indipendente.»
Il ghigno che crebbe sul suo viso
fu
l'espressione più orgogliosa e bastarda che Kurt Hummel
avesse visto nascere
sul volto dell'amico, come se finalmente si fosse tolto un grosso peso
dallo
stomaco facendosi valere come gli aveva sempre detto lui quando, dopo
le
litigate che faceva con il padre, rimanevano la notte svegli a parlare
del loro
futuro. Da grandi, dicevano, volevano cantare vivere di musica,
raggiungere
vette altissime ed essere i padroni del mondo conquistando tutti con la
loro
voce. A quel tempo ridevano quando pensavano a certe cose, credendole
lontanissime e irrealizzabili, sogni destinati a restare chiusi in
cassetti,
invece quella sera di otto anni dopo, seduti al bancone di uno dei
locali più
in voga della Grande Mela, avevano realizzato tutto e si guardavano di
nuovo
con maggiore maturità e gli occhi ancora limpidi di speranze
per il futuro.
«E l'amore?»
sputò improvvisamente Kurt,
afferrando la ciliegia da dentro il bicchiere ormai vuoto allineandola
con
quella che aveva preso precendentemente indeciso o meno se mangiare
quelle
bombe caloriche in miniatura che adorava ma delle quali aveva il
terrore, visto
che non poteva azzardarsi a rovinare la sua pelle con qualche brufolo
improvviso. Le ispezionò per qualche istante prima di
ritornare a scrutare con
un sorriso il ragazzo che gli sedeva di fianco, con ancora il bicchiere
pieno
di liquido castano. Era stranamente diventato serio, con gli occhi
talmente
scuri da apparire neri puntati nel bicchierino spesso e trasparente, e
Kurt si
maledisse per aver sparato così a zero una domanda del
genere, anche perché per
tutto il tempo in cui erano stati amici l'amore non era mai stato
argomento di
discussione tra loro due se il diretto interessato era Thad. Parlavano
spesso
di Blaine, dei vari modi per convincerlo che era innamorato di Kurt e
di quanto
fossero perfetti per stare insieme, e anche quando una sua fidanzata
dell'epoca
-Allyson?, Alice?, un nome da stronza, quello era sicuro- lo aveva
lasciato a
San Valentino non era mai riuscito a parlargli sinceramente,
nascondendo tutto
sotto le preoccupazioni per la sua delusione causata dal Gap-Attack.
«L'amore è
complicato Kurtie.»
«Ti ricordi il nostro
bacio?» esordì
improvvisamente, facendo scattare il collo del più grande
verso di lui,
sistemandosi meglio sulla sedia sfoggiando il suo nuovo sorriso
malizioso, di
quelli che aveva imparato a fare negli ultimi anni grazie al teatro e
ad una
nuova mentalità che Broadway imponeva. Negli anni era
riuscito addirittura a perdere
la buona parte della sua pudicia, grazie soprattutto alla prima parte
del suo
percorso universitario insieme a Blaine quando passavano giorni interi
chiusi
nella loro stanza, e riusciva addirittura a flirtare con gente senza
apparire
ridicolo. Con Thad era tutta un'altra cosa visto che i loro strani
trascorsi
insieme gli impedivano di essere serio e quando il ragazzo comprese la
sua
piccola provocazione non si lasciò sfuggire l'occasione
facendosi un po' più
vicino, inclinando il busto verso il suo corpo e tendendo il collo,
arrivando a
respirare l'alito al sapore di vodka.
«Credo che non potrei mai
dimenticarlo,
Hummel.» soffiò a pochi centimetri dalle sue
labbra mentre l'altro cercava di
trattenersi dal ridere e dal baciare veramente quelle labbra inumidite
appena
dall'alcolico castano, che da quella distanza lo tentavano
più di quanto
ricordasse. Arrivato il suo turno in quello strano gioco nato da una
semplice
domanda, Kurt decise che era il momento di usare un piccolo asso nella
manica,
nonostante quell'azione gli avrebbe sicuramente assicurato le lamentele
della
sua assistente e di Rachel quando il giorno successivo si sarebbe
ritrovato con
qualche brufolo di troppo.
Prese con calma la prima ciliegia
appoggiata sul bancone e tenendola dal picciolo se la portò
alla bocca
allontanandosi dal viso del ragazzo per poi facendola sparire tra le
labbra
rosse e carnose, staccando il frutto dolce e leggermente alcolico con
un rumore
secco. Masticò lentamente, senza mai staccare i suoi occhi
assurdamente azzurri
da quelli di Thad, muovendo le labbra e assecondando i movimenti delle
sopracciglia dell'amico che indicavano il suo grado di apprezzamento,
fino a
quando non si ritrovò con solo il nocciolo sulla lingua, che
uscì
innocentemente per aiutarsi a buttarlo in un fazzoletto appoggiato sul
bancone.
Sorrise quando si accorse che l'altro non si era perso un gesto,
probabilmente
stupito dalla sua nuova sensualità e da quel gesto
totalmente estraneo al
vecchio Kurt che si tappava le orecchie e cantava non appena cercava di
intraprendere un certo discorso per prepararlo
alla vita di coppia.
«Sono buone queste
ciliegie, lasciano un
piacevole sapore dolciastro sul palato. Peccato che siano
così caloriche.»
disse fingendo innocenza quando l'altro si avvicinò
rapidamente, mettendo una
mano dietro il collo e sorprendendolo mentre posava le labbra umide
alle sue.
La prima volta che si erano baciati erano appostati davanti la casa
della
Berry, aspettavano la fine del suo appuntamento con l'Usignolo e il
bacio
sapeva di hamburger e sigaretta, mentre in quel momento la lingua di
Thad
sapeva di liquore amarognolo che, fondendosi con la dolcezza delle
ciliegie,
riuscì a stordirlo come neanche due Cosmopolitan erano
riusciti a fare.
Le loro lingue si incontrarono a
metà
strada, sicure ed esperte, e danzarono a lungo divertendosi a vagare,
incontrandosi e lottando, prima di staccarsi quando i due si
allontanarono
riprendendo leggermente fiato. Si guardarono negli occhi prima di
scoppiare a
ridere come due bambini, appoggiandosi al bancone per non cadere dagli
sgabelli
e asciugandosi le lacrime che si incastravano tra le ciglia.
«Sì,
decisamente…. Non sono del tutto
etero.» disse contrastando le sue stesse parole di otto anni
prima, per poi
allungarsi rubando l'ultima ciliegia «E queste, al
maraschino, sono la fine del
mondo.»
Fine.
Quinta classificata a pari merito e
vincitrice del premio “Giuria”!
Questo è il giudizio di
Windofthenight:
Correttezza
grammaticale: 7/10
Stile e lessico: 9/10
Originalità: 8/10
Caratterizzazione psicologica e fisica dei personaggi: 4/5
Utilizzo del dolce assegnato: 9/10
Apprezzamento personale:
WindOfTheNight 2.5/2,5
Totale: 39.5
La tua fanfiction è una
boccata di aria
fresca. Leggera, frizzante e a tratti sensuale, si fa leggere con
allegria e
interesse, senza mai annoiare. Nonostante l’apparente ooc di
Kurt rispetto alla
serie, si può dire che esso è più che
giustificato, se non necessario, vista la
crescita emotiva e fisica del ragazzo. Trovo tutto molto coerente. Ci
sono,
purtroppo, diversi errori sintattici, diverse virgole mancanti
(“per provare
almeno una volta la sensazione dell'essere puntuale ma purtroppo
aspettare non
era mai stato il suo forte”, prima del ma è quasi
sempre opportuno inserirla )
e alcuni congiuntivi errati. Molto azzeccato l’inserimento
del dolce, strumento
di seduzione e di gioco, e quel tentennamento prima di essere mangiata
dal
protagonista faceva venire i sensi di colpa e una certa voglia di
mangiarla noi
stessi. Lo stile ricorda sicuramente il tono della serie televisiva,
che per un
fan sicuramente è importante. Complimenti per l'ottimo
lavoro.
Grazie alle giudicia e a My Pride per il banner: