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Autore: Brown Betty    18/09/2011    1 recensioni
Fan Fiction scritta per il concorso "What's next? season three is coming!" che chiedeva di immaginare cosa sarebbe successo dopo la fine dell'ultima puntata della seconda stagione di The Vampire Diaries.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-You Gotta Go There To Come Back (The Lonesome Road)-

Sarebbe arrivata. Puntuale e spietata, sarebbe uscita dalla sua bocca da lì a pochi secondi. Elena ne era certa, e aspettava che la tagliente lama le affondasse nel petto, da dietro le spalle. Come una pugnalata. Un dolore secco e acuto. Non sarebbe riuscita ad affrontare anche il suo sguardo, non dopo quello che era appena successo.

Invece non accadde nulla. Elena esitò così tanto che si ritrovò a temere che Damon se ne fosse andato, e l’avesse lasciata lì da sola. Che fosse scivolato lontano, per scappare da quel momento, per scappare dall’affrontare la situazione. Si voltò per controllare, trattenendo il respiro. Ma Damon c’era ancora, steso sul letto, con un’espressione indecifrabile a segnargli il volto, probabilmente incapace di elaborare gli ultimi avvenimenti. Era appena scampato alla morte, e per la prima volta negli ultimi cento anni la cosa non gli dispiaceva. Perché era vivo per salvare Stefan. Era vivo per cambiare le cose. Ed era vivo per dimostrare a quella fragile ragazza di fronte a lui che quello che avevano appena condiviso non era solo un semplice atto di pietà. Damon conosceva Elena troppo bene per non sapere con assoluta certezza che lei si sarebbe convinta di ciò. Si sarebbe convinta con tutte le sue forze, che determinate parole, determinati gesti, erano derivati unicamente dalle condizioni di Damon. Dalla paura di vedersi morire l’ennesima persona a cui teneva davanti. E lui era lì, vivo per dimostrarle il contrario.

Che fosse stata colpa delle sue condizioni, del carattere di lei, di Klaus, della non presenza di Stefan, o di chissà che altro, a Damon non importava. Importava sopra a ogni altra cosa quello che era effettivamente successo, importava quello che avevano sentito.

 

“Io… credo che dovrei andare… Damon… questo, insomma quello che è…” Elena trovò la forza di parlare, non di guardarlo.

Proprio perché la conosceva bene, Damon le disse: “Rimarrà tra noi, certo”, in fretta, come se nonostante tutto, cercasse comunque di darle ragione in tutti i modi, di rassicurarla come poteva.

“No, volevo dire… sono contenta che tu sia vivo”

Finalmente Elena alzò la testa per guardarlo, e lui non si trattenne dall’intercettare il suo sguardo. Avrebbe voluto sorriderle, ma non lo fece. Avrebbe voluto fare tante cose, ma rimase fermo a guardarla in modo serissimo, come se volesse farle capire che comprendeva la gravità del momento.

“Anch’io” disse in un sussurro.

Elena aveva ancora tra le mani la piccola ampolla d’antidoto che Katherine aveva versato nella bocca di Damon, qualche minuto prima. Si avvicinò al letto dove ancora Damon era sdraiato, per appoggiarla al comodino. Notò che il ragazzo boccheggiava ancora. Appoggiò la boccetta e si sedette accanto a lui. “Ha funzionato veramente?” gli domandò.

“Ha funzionato, Damon?” ma il ragazzo guardava il soffitto, con lo sguardo fisso.

“Non avrebbe dovuto farlo” disse con voce dal tono appena sufficiente per farsi sentire da lei. “Non avrebbe mai dovuto”

“Non poteva lasciarti morire. Lo sai che non l’avrebbe mai fatto” disse Elena semplicemente, come a constatare un’ovvietà.

“È stata una sua scelta” aggiunse convinta “e noi non possiamo fare altro che aiutarlo a questo punto… lo dobbiamo trovare Damon. Mi aiuterai a trovarlo?” disse avvicinando un poco la mano alla sua, fin quasi a sfiorarsi.

“Lo sai che lo farò” disse ancora lui. Elena in un tremito si piegò su di lui, appoggiando le labbra fredde alla sua fronte.

 

Tre mesi dopo

 

Stefan fissò la ragazza negli occhi passandosi una mano sulle labbra. Era un gesto che aveva visto fare a Klaus, e che lui aveva solamente imitato. L’aveva appena abbordata in un bar lievemente squallido e fuorimano. Solo una tappa sul percorso. Il cervello di Stefan era annebbiato, eppure incredibilmente vigile e attento. Era bravo in tante cose, ma niente gli riusciva meglio della caccia. In un altro contesto avrebbe odiato ammetterlo, ma quella situazione gli piaceva. “È quello che sei. Questa è una cosa che non puoi combattere” ripeteva sempre Klaus, quando Stefan mostrava di dare qualche minimo segno di incertezza.

Stefan sorrise alla ragazza bionda che non doveva avere più di 18 anni, poi in un lampo le afferrò i capelli, li tirò violentemente in modo da scoprire bene il collo e assaporò il fiotto di sangue caldo scorrergli giù per i denti e andare a bruciargli piacevolmente la gola. Era la sensazione più bella del mondo, un totale senso di appagamento, la sua oasi nel più arido dei deserti.

Il corpo della giovane si afflosciò a terra, come sgonfiato. Stefan non la guardò nemmeno. La lasciò cadere, si ripulì il sangue sulla faccia e in una frazione di secondo raggiunse Klaus.

“Ci hai messo troppo, che succede?” chiese quando Stefan fece sbattere violentemente la portiera.

“Avevo sete” rispose Stefan inforcando gli occhiali da sole.

 

“Elena!” Caroline entrò in casa facendo sbattere sonoramente la porta d’ingresso. Si aggirò per un po’ in casa, ma nessuno le rispose. Sentiva un vociare sconnesso, un sussurrio costante provenire dal piano di sopra. Qualcuno stava discutendo. Salì le scale velocemente e spalancò la porta della camera di Elena, che era chiusa.

La ragazza era seduta alla sua scrivania, che era completamente ricoperta di libri, ritagli di giornali e appunti sparsi. Un piatto con un frutto mai toccato e un coltello giaceva abbandonato al lato del tavolo, mentre un’infinita serie di graffette, penne e matite lo ricopriva da qualsiasi angolazione lo si guardasse.

“Elena?” tentò Caroline, dato che l’amica non si girava.

“È impegnata” disse una voce familiare proveniente da un altro angolo della stanza. Damon si alzò in piedi e si parò tra Caroline e Elena. “E non ascolta” aggiunse Damon fulminando Elena con uno sguardo veloce.

“Va tutto bene, Car, sono solo…” la voce di Elena era tremendamente scocciata, più di quanto Caroline avesse mai sentito, quindi la fermò immediatamente.

“Elena, so che stai facendo tutto il possibile per trovare Stefan, lo capisco. Ma diventerai matta se continuerai così” la freddò lei immediatamente “ho già passato tutte le tappe: ti ho dato corda all’inizio, ti ho sostenuta, poi ti ho detto la verità, e ti ho consigliato di reagire, abbiamo litigato e fatto pace, il mio parere già lo sai”

“E…?” disse Elena.

“E sono qui per Jeremy. Bonnie e Rick sono preoccupati, se ne sta tutto il giorno chiuso in camera, non risponde al telefono e quando lo fa è strano… volevamo solo sapere se tu sapessi qualcosa, ma nemmeno tu rispondi al telefono, quindi…”

Elena parve turbata dal riferimento a Jeremy. Non gli aveva esattamente dedicato molta attenzione negli ultimi mesi. Aveva sempre confidato in Bonnie, e in Alaric, continuando a ripetersi che aveva qualcosa di importante da fare. Trovare Stefan, solo trovare Stefan.

Mentre lasciava che questi pensieri le invadessero la testa Caroline disse qualcos’altro, ma Elena non la ascoltò. Sentì solamente la ragazza avvicinarsi e abbracciarla. “Comunque se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami” captò solamente. Caroline fece un cenno del capo e un sorriso a Damon e poi uscì, velocemente come era entrata.

Damon si avvicinò alla scrivania.

“Stefan si sta nutrendo di nuovo e non si riesce a controllare. Io lo so. Io l’ho visto. Non può che essere lui” Damon le indicò un articolo di giornale, e poi un altro e un altro ancora.

“Non smetterò di cercarlo” disse lei, cocciuta.

“Stefan se n’è andato Elena! Lo Stefan che conoscevi, quello che ti guardava dormire accarezzandoti i capelli e ti comprava i cioccolatini è morto! Ci ha messo decenni per superarlo la prima volta, e se anche lo facesse di nuovo -anche se riuscisse a farlo di nuovo- ce ne metterebbe altrettanti per tornare anche solo lontanamente come te lo ricordi tu. Dimenticalo, non tornerà” le aveva già detto quelle cose. E gli faceva male ogni volta allo stesso modo farle uscire dalla bocca. Ma Elena non ascoltava nemmeno. Continuava a ripetere come un disco rotto che lo doveva trovare.

“Lascia che faccia questo da solo. Lo troverò, lo salverò e lo farò ragionare. Ho l’eternità davanti, e prima o poi, passino 100, 300 o 1000 anni, lo farò tornare l’uomo che conoscevi. Lo farò, fosse l’ultima cosa che faccio. Ma tu non puoi essere parte di tutto ciò. Non sai com’è quando è così, non sai quello che dice, né quello che fa. Non lo vuoi sapere, te lo assicuro. Conserva il ricordo che hai di lui l’ultima volta che lo hai visto” Damon le poggiò una mano sulla spalla, che lei non scostò. “Quello che stai facendo, tutta quest’ansia di trovarlo, non farà altro che renderti infelice. Ti ferirà”

“Non mi importa. Tutto ciò che voglio è trovarlo, lo sai che lo devo fare Damon, tu più di tutti dovresti capire!”

Damon sospirò, e realizzò che non avrebbe raggiunto alcun obiettivo con parole che Elena nemmeno ascoltava. La ragazza intanto era già tornata a lavorare ai suoi ritagli di giornale, per trovare Stefan con le sue forze, dato che Bonnie si era rifiutata di aiutarla con un incantesimo.

“Devo andare adesso. Ci vediamo stasera alla tua festa di compleanno. Verrai almeno a quella?” e Elena immediatamente realizzò di che cosa stesse blaterando Caroline qualche minuto prima, quando aveva smesso di ascoltarla.  Elena annuì, e scostò lo sguardo. Damon sparì.

 

Diciotto anni. E c’era arrivata viva. Qualcuno aveva commentato che avrebbe solo dovuto rallegrarsi e festeggiare. Elena scese le scale di casa aggrappandosi al corrimano come se ne andasse della sua stessa vita. Era stata scostante, fredda e impegnata per buona parte degli ultimi tre mesi e se Caroline e Bonnie non glielo avessero ricordato, di certo nemmeno si sarebbe ricordata del suo compleanno. Al principio tutti gli avevano dato corda, con la storia di Stefan. Tutti tenevano a lui, e tutti l’avevano aiutata nelle ricerche. Ma quando avevano iniziato a capire la situazione, quando avevano iniziato a riconoscere tutti quegli strani omicidi in giro per il paese con la firma che Klaus e Stefan erano soliti lasciare, avevano poco a poco lasciato perdere. Avevano smesso di affrontare il problema, e l’unico che aveva continuato ad aiutarla concretamente era stato Damon. Damon e le sue battute pungenti, Damon che gli schiantava in faccia la verità ogni trenta secondi, quel Damon l’aveva aiutata. E non si era mai sognata di mandarlo via. Anzi, in un qualche modo era grata di quella presenza costante accanto a lei; l’unica cosa che non le rendesse più semplice non impazzire.

Caroline aveva fatto un lavoro impeccabile con la festa, era bella, elegante e sobria, tutti i suoi amici erano lì; notò dei regali ammucchiati in un lato del salotto e la sua musica preferita che impregnava l’aria. Sembrava tutto perfetto. La serata si trascinò tra commenti cordiali e risate dall’eco lontano. “Dov’è Damon?” chiese a un tratto Elena a Rick che aveva già impilato un numero preoccupante di bicchieri di scotch davanti a lui. “A comprarti il regalo” disse, e Elena capì immediatamente dal tono impastato che non doveva essere completamente in sè. “Sai, lo dovresti trattare un po’ meglio quel ragazzo… guarda che è andato a fare per te…” poi ridacchio, e a Elena si gelarono le vene. Roteò gli occhi in ogni lato della stanza, studiando un modo per uscire senza farsi notare. Qualche invitato iniziò a guardarla di traverso, e Bonnie le si stava già avvicinando per capire che cosa stesse succedendo, da dove venisse tutta quell’agitazione. Appena Elena la notò scattò via, e si rifugiò al piano di sopra, sperando di non aver dato troppo nell’occhio.

Un rumore sordo proveniente dalla sua camera la fece sussultare. Qualcosa si era rotto, infranto sul pavimento. Poi un altro tonfo, e quello che aveva tutta l’aria di essere un ringhio. Elena si avvicinò alla porta trattenendo il fiato e sbirciò dalla fessura della porta.

 

“Lasciami. Andare”

Damon teneva Stefan fermo con un braccio, contro la parete, mentre Stefan lo guardava con odio. I suoi occhi erano cerchiati da un brillante colore dorato e vene di sangue rosso fuoco e nero pece gli circondavano entrambi gli occhi. Si divincolò per qualche secondo, ma non riuscì a liberarsi dalla stretta di Damon. “Giù c’è Elena” disse Damon guardandolo, tentando di andare oltre alla folle espressione del suo volto. “E io voglio strapparle la pelle e nutrirmi del suo sangue” gli sibilò il fratello nell’orecchio per tutta risposta. Damon perse il controllo e Stefan lo fece volare dall’altra parte della stanza. Il suo corpo si infranse contro all’armadio e cadde a terra. “Toccala e giuro, fratello, che ti inseguirò e ti farò pentire di cose che tu nemmeno ricordi” mentre Damon parlava, Elena in preda agli spasmi, spalancò la porta e si gettò su Damon. “Vattene via, vattene Elena, non ora!” cercò di dire Damon. Alla vista di Elena, Stefan si bloccò. Inclinò il collo e la osservò, mentre Elena continuava a rimanere accucciata su Damon. “Un vero squartatore si gode la caccia” sibilò Stefan in un soffio. Damon e Elena sbiancarono immediatamente. Tutto successe troppo velocemente perché qualcuno potesse anche solo pensare di intervenire. Tre ragazze della classe di Elena, spaventate per i rumori provenienti dalla camera erano accorse. Stefan sorrise beffardo a Elena, poi si avventò contro le ragazze, squartando a ognuna il collo. Il sangue gli gocciolò addosso; un rivolo non si fermò, e dalla bocca scese fino al collo, macchiandogli la camicia. Il cuore di Elena probabilmente si fermò. Damon osservò i corpi delle ragazze, e disse qualcosa a Stefan che Elena non capì. Captò solo il tono disgustato e in fondo profondamente turbato nella sua voce.

Elena si era rannicchiata sempre più su se stessa, contro la parete. Aveva una mano davanti alla bocca e una lacrima le sporcò la guancia. Poi Stefan sparì.

 

“Te l’ho portato. Ho fatto quello che hai voluto. Ma non dirmi che non ti avevo avvisata” Damon sembrava far fatica a parlare. Probabilmente le costole che Stefan gli aveva rotto non si erano ancora rimarginate del tutto. Tentò con fatica di rimettersi in piedi. Ogni tanto lanciava un’occhiata ai corpi delle ragazze che giacevano a terra, mentre la pozza di sangue sotto di loro si allargava sempre di più. Elena sembrava incapace anche solo di aprire la bocca. Tastò il pavimento per controllare che ci fosse ancora. Mosse un musco controllare di essere ancora in vita. Aprì la bocca per essere sicura che poteva respirare di nuovo.

“Fermalo… non deve…” Elena mosse finalmente lo sguardo verso Damon, con una supplica negli occhi, che le lampeggiavano di lacrime e tristezza. Intanto Damon si era rimesso in piedi. “Dobbiamo fare qualcosa per loro… farle sparire… spera solo che non sia sceso a fare casino di sotto” Damon non guardava più Elena. Sembrava profondamente concentrato su quello che stava facendo. Un’altra ragazza si avvicinò e quasi urlò terrorizzata, ma Damon la soggiogò immediatamente e la fece sparire. Elena ora piangeva, come se tutto quelle parole che gli avevano detto in quei tre mesi si fossero accumulate, in bilico dentro di lei, e ora fossero finalmente rovinate a terra, distruggendosi e disperdendo tante piccole schegge, ora conficcate sotto la sua carne.

Sarebbe rimasta lì per sempre, stanca e svuotata, se Damon non avesse continuato a parlare.

“È sotto l’influsso di Klaus” disse, stancamente “non gli importa di essere visto, non gli importa chi si trova davanti, ha la mente annebbiata” Elena notò un cambiamento nel tono di voce di Damon, come se in quel momento, per lei, stesse negando ciò che realmente sapeva, ovvero che quella era una parte della natura di Stefan, una parte che poteva soffocare, che poteva cercare di sopprimere, ma che non avrebbe mai potuto eliminare.

Elena raccolse tutte le sue forze, e si alzò in piedi. Le gambe non le reggevano, ma barcollò comunque verso Damon, rifugiandosi tra le sue braccia. Non disse niente, ma non ce n’era bisogno.

Lasciò che le sue lacrime bagnassero la camicia blu di Damon, che si confuse col suo elegante abito bianco e sottile . “Troveremo una soluzione” le sussurrò Damon, sfiorandole appena i capelli. “Ma lascia fare a me. Non è questo il modo giusto” Elena si calmò e fece un cenno di assenso. Damon lasciò che le sue mani venissero a contatto con la pelle nuda delle braccia di lei. “Troveremo un soluzione” ripeté fissandola negli occhi. Non aveva la sua collana, e nonostante questo sapeva che Damon non la stava soggiogando. “Vado di sotto, avverto gli altri. Sistemo tutto io” le strinse brevemente una mano e sparì dalla sua vista. La tregua durò pochi secondi, fino a quando un urlo, penetrante e disperato, squarciò l’aria. Elena riconobbe la voce del fratello. “Jeremy!” esclamò, mentre l’aria le mancava nuovamente.

Angolo autore:

Ho deciso di inaugurare il mio account su questo sito con questa one shot! Scrivo già su questo sito grazie a una fan fiction scritta a 4 mani con Giuls , ed è lei, mia fantastica co-autrice che si occupa di pubblicare il tutto fortunatamente^^ Ne approfitto per ringraziarla di tutto quanto, anche della magnifica copertina che apre la fan fiction (cioè almeno mi auguro che si veda, non sono ancora pratica XD)

Questa one shot è stata scritta per il concorso What's next? Season three is coming! e ha raggiunto (parimerito con un'altra shot) il primo posto! Ho cercato di immaginare non solo cosa sarebbe potuto succedere nella 3x1, ma ho voluto inserire anche un momento (che come immaginavo nel telefilm non c'è stato) subito successivo al bacio tra Damon ed Elena della 2x22. Spero proprio non aver fatto troppo casino!

Marci

  
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