Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: LadyBracknell    18/09/2011    3 recensioni
Scritta il 134 aprile 2011, durante l'ora di Latino.
Così, mi sentivo ispirata...non che fossi arrabbiata o cosa. Forse, Natalia si sta impossessando del mio carattere docile xD
{гнев vuol dire Rabbia, in russo}
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gocce rosse che colavano sul viso. Mani molli e pallide, abbandonate lungo il corpo freddo e disteso. Gli occhi sbarrati in un ultimo grido muto. La morte non era mai stata così dolce.
Erano solo le undici. L'ufficio era caldo, troppo. Persino i muri sudavano, sotto l'odore pressante di sangue che invadeva la stanza. Il lenzuolo bianco, impregnato di paura, lasciava coperto solo il volto, pallido e ghiaccio, del ragazzo. Sarebbe stato perfetto, se quella dell'infermeria non gli avesse rimosso i rivoli scarlatti che gli erano schizzati sulla mandibola alla seconda coltellata.
Aveva sempre odiato gli spogliatoi della palestra: troppo in ordine e con puzza di chiuso. Anche quel problema lo aveva risolto, comunque. Prima coltellata, alla spalla. Il sangue era schizzato con violenza sul pavimento, e la puzza se n'era andata.
Si era nascosto, l'idiota. Eppure avrebbe dovuto saperlo che sarebbe stato inutile, a quel punto. La porta si era rotta facilmente, sotto le forzature.
Era in terra, quel ragazzo, spaventato. Sapeva già tutto. Sapeva come sarebbe andata a finire.
La cosa divertente?
Aveva sprecato le ultime parole a chiedere pietà.
Come se non gliela stesse per dare.
Morire.
Uccidere.
Non è forse pietà, andarsene?
Piccola punizione, la sua.
Lo aveva bloccato, spaccandogli l'articolazione delle gambe con la spranga di ferro usata per aprire la porta.
Poi, la spalla ferita. Il sangue sul pavimento. Sul viso strafottente, ora pieno di terrore.
Adrenalina e rabbia. Mix mortale. Da vertigine.
Sentire la carne cedere, aprirsi, sotto la pressione delle unghie.
Vedere le dita colorarsi e assorbire l'odore acre del sangue scarlatto.
Avrebbe imparato, il bastardo.
La lama era scivolata sul suo ventre, aprendolo di svariati centimetri. Il fiume denso aveva preso a correre inesorabile sui suoi vestiti.
Ci aveva affondato la mano pallida, prima di portarla alla bocca e saggiarne la morte imminente.
Lui aveva cercato di bloccarla, afferrandole il polso. Aveva solo peggiorato la situazione. Gli amputò la mano. Non con un colpo secco. No. Immergendo il coltello nella pelle, tagliandogli il polso, come si fa con un trancio di pane.
Urlando, il ragazzo aveva esaurito la vita.
Ora, seduta, si guardava le mani: le ciocche nere del ragazzo, rimaste fra le sue dita, odoravano di sangue in modo inebriante.
''Natalia'' gli occhi del preside erano tristi ''perchè lo hai fatto?''
La ragazza alzò le spalle.
''Ha offeso Ivan.''



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