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Autore: bea    16/05/2006    3 recensioni
Abbandonate il vostro ego, siate liberi, siate liberi con voi stessi
Se c'è un Dio o qualsiasi tipo di giustizia sotto il cielo
Se c'è qualcosa d'importante, se c'è una ragione per vivere o per morire Se c'è una risposta alle domande che noi ci sentiamo costretti a pronunciare
Mostrate voi stessi, distruggete le nostre lacrime, abbandonate le maschere.
Queen.
Genere: Romantico, Malinconico, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Se c’è qualche Dio o un qualsiasi tipo di giustizia sotto il cielo

Surrender your ego be free be free to yourself

If there's a God or any kind of justice under the sky
If there's a point if there's a reason to live or die
If there's an answer to the questions we feel bound to ask
Show yourself - destroy our fears - release your mask

[Abbandonate il vostro ego, siate liberi, siate liberi con voi stessi
Se c'è un Dio o qualsiasi tipo di giustizia sotto il cielo
Se c'è qualcosa d'importante, se c'è una ragione per vivere o per morire
Se c'è una risposta alle domande che noi ci sentiamo costretti a pronunciare
Mostrate voi stessi, distruggete le nostre lacrime, abbandonate le maschere]

 

Queen: "Innuendo"

Black Sabbah.

In un vorticare di corpi premuti contro gli altri nel caldo ,intenso e soffocante; le mani che si alzavano ;Il ritmo che muoveva solo padrone i corpi , lei danzava in quello che era il suo regno assoluto.

Gli occhi chiusi nell’espressione di eterno piacere che quella danza sfrenata le conferiva. I capelli mori che si spargevano nell’aria come fruste , colpendo la schiena scoperta e brillante. Le mani che si alzavano e abbassavano sciolte , prima vicino al corpo , poi lontano, compiendo movimenti veloci e decisi, nella loro primitiva grazia .

Le gambe che sorreggevano il corpo, leggermente piegate , a sostenere l’ampio movimento di bacino: veloce poi lento .

Poi un colpo secco a destra ,uno a sinistra.

Le labbra ricoperte da un lucido color pelle e contornate da un filo di matita scura, si incresparono di malizia.

E ora giu.

Le rotazioni della vita che si intensificano , mentre le dita si stringono con un tocco di accurata sensualità attorno al palo in lucido metallo.

E di nuovo sentì dei fischi fastidiosi , mentre quei veli sottili sulle sue gambe si attorcigliavano, lasciandole esposte alla vista.

Fastidiosi ,sì…ma galvanizzanti.

Quello era il suo regno.

E lei era la Nera regina di quel covo di anime in pena: il Black Sabbah.

 

Il sigaro nella mano sinistra lasciata mollemente sul bracciolo morbido della poltrona in pelle scura.

La camera era oscurata dalle pesanti tende tirate sulle finestre, e quella fioca luce data dall’abajoure dava un senso di soffocamento al tutto.

-Com’è la situazione nel quartiere ultimamente..?-le dita curate , con affilate unghie, dettero un leggero sciocco al corpo del sigaro , lasciando che i vaghi resti di cenere ricadessero morti nel piattino in metallo. -..Informami.- Quella voce profonda dai toni cupi risuonò imperiosa nella stanza. L’uomo in fondo sembrò vacillare visibilmente, mentre col tremore nelle mani e una sudorazione eccessiva, tirava fuori dalla propria cartella i dati mensili del suo quartiere.

-E..e.e..e..ecco a a lei ..capo.- li posò con discrezione sulla scrivania, per poi ritirarsi velocemente. Come se davanti non avesse una persona , ma un cobra pronto a scattare al primo cenno di un movimento sbagliato.

L’uomo sbuffò un velo impalpabile di grigi ricci maleodoranti che resero l’aria ancor più pungente. –Sintetizza. Non ho la benchè minima voglia di leggere in quelle scartoffie. – A quel punto all’altro si mozzò il respiro. Un tipo piccolino, tarchiato nella sua modestissima statura . Il cappello in mano e la rivoltella sotto braccio pronta nel suo fodero di pelle texana ad essere estratta e pronta a uccidere. Ma in quel momento con gli occhi lucidi e tremanti di paura e le mani congestionate sudoranti pareva più una pecora smarrita ,che il rappresentate di uno dei suoi territori.

Slacciò il secondo bottone della camicia inamidata ormai completamente umida, per poi riprendere i suoi dati. Nervoso li sfogliò, detergendosi la fronte con un fazzoletto.

All’uomo in poltrona questa cosa non passò inosservata.

-Allora Takanemura, sto iniziando a perdere la pazienza. Come và distretto dei Sabbah?-

Lo sentì deglutire pesantemente.

-E..ecco i bilanci bimestrali sulle entrate a nostro favore del quartiere va..va.v..vanno abbastanza bene. S..si in de..de..def..definitiva...-Il boss emise un monosillabo contenuto e un brivido corse su per la schiena di Takanemura.

–Strano..-Il sigaro si spense con un sibilo nel portacenere.- A quanto ne so io c’è qualcosa di marcio invece li…-La poltrona si girò lentamente e due inespressivi e decisi occhi color grano si puntarono negli occhi vacui di Takanemura. – Non è forse così?-

Le gambe toniche erano elegantemente accavallate con spavalderia e imponenza , su quella poltrona di pelle buona un uomo in Smoking bianco e cravatta .

-E..e..ecco…ci sarebbe..ancora da saldare una cosa. Il vecchio caso di Firefly-Queen-Sab..-

Non gli permise di finire.

Un fragore rumoroso, e pezzi di cervello schizzarono in ogni angolo della stanza, col tonfo di un corpo morto che cade a terra.

L’uomo fissò per un secondo il cadavere nel suo ufficio.Una gran seccatura…

Soffiò sulla canna fumante della pistola , rimettendo la sua fedele tessaiga al suo posto. -Incompetente..-sibilò venero per poi dirigersi vero la porta.

La aprì con estrema decisione , rivestendosi del proprio berretto bianco. –Seccature con gli amministratori capo?-chiese uno dei due energumeni appostati dietro la porta. Il boss gli schioccò un’occhiata seccata ficcandosi la mano in tasca.-E non solo loro…-brontolò camminando giù per il corridoio della bicocca.

 

Sente distrattamente che il dj ha cambiato pezzo . Con un’ultima piroetta degna di una ginnasta , lasciò il suo piedistallo a una falsa regina , gettandosi giù per la scalinata mezza diroccata che portava ai camerini.

Ma ogni tanto anche la regina ha bisogno di riposarsi no?

Con un movimento sciolto del polso arrotolò il proprio asciugamano , facendolo schioccare sonoro nell’aria con suo puro divertimento.

Le gambe slanciate dalle alte scarpe col tacco a spillo, non avevano perso grazia nemmeno dopo tante ore di strenuo ballare su quella musica orrenda, come la techno.

Ravvivò i capelli dietro le orecchie per poi detergersi leggermente il viso con l’asciugamano. Ma grazie a ogni forma di Dio esistente nei corpi celesti non avrebbe dovuto continuare a farlo ancora per molto.

Con un cigolio sinistro accompagnato dallo scrostarsi sistematico di pezzi di vernice secca , fece l’ingresso in quello spogliatoio comune , pieno di profumo e odore di sesso, che quelle ragazze con cui lavorava avevano sempre addosso.

Per alcune di loro il suo lavoro dignitoso era uguale a fare la puttana , e il ‘darla via’ uno sport più che lecito.

Ma quelle novelline non sapevano niente.

Lasciò cadere il suo piccolo asciugamano sullo sgabellino in legno ,sedendosi poi sopra. Il vestito a veli rossi che aveva indossato quella sera , ora necessitava di una seria lavata e al solito le calze si erano smagliate in un paio di punti, insieme a due ore di accurato trucco abbastanza sfatto.

Ma quella sera era categoricamente distrutta.

Slacciò quelle armi infernali di tacchi , godendo nel sentire tutto il piede toccare la terra. Afferrò una salvietta profumata nel tentativo di riesumare dalla sua boccetta azzurra un po’ di latte detergente.

Osservò con desolazione quattro spruzzi secchi cadere a mala pena e un profondo senso di irritazione si impadronì di lei: Se pensava che l’aveva solo da una settimana!!

Balzò in piedi iniziando a fragore nelle cose delle novelle.

Tanto non se ne sarebbero mai accorte.

Con carezze morbide si ripulì il viso da quel cerone di trucco , lasciandolo pulito.

Si fermò un minuto a guardarsi allo specchio.

Quella era lei.

Firefly- Queen of Sabbah.

Sabbah come il locale.

Queen come regina, il ruolo che le era stato affidato.

E Firefly…

Come una fitta all’altezza del cuore, la fece ricadere carponi sulla moquette nello status che lei chiamava ‘decomposizione’.

Due colpi di tosse le fecero vibrare con estrema violenza il torace, dandole l’impressione di dover morire da un momento all’altro.

Con un sorriso amaro fissò quel grumo denso nella sua mano . Di un raccapricciante rosso slavato e grumi di dimensioni maggiori.

Non era forse così?

Barcollante tentò di alzarsi , per ripulirsi la mano da quello schifo. Stava per svenire lo sentiva.

La stanza girava, tutto girava.

Doveva sbrigarsi!

Come una funambola afferrò il suo accappatoio rosso , dondolando fino al box doccia. Non si sfilò neanche il vestito .

Aveva bisogno d’acqua!

Con confusione aprì entrambi i rubinetti facendo ricadere una pioggia dal sapore di ruggine su di lei. L’acqua la lisciava come un sasso e si sentì a poco a poco rinsavire.

Il mondo le sembrò riacquisire i suoi colori e riuscì anche a stare perfettamente in piedi. Con un sbuffo innervosito sganciò quella composizione di velie lustrini, facendola ricadere a corpo morto sul pavimento della doccia.

Si strofinò energicamente il viso , cercando di ridonare regolarità al proprio respiro . Sul suo petto malato , lasciò che scorresse una doccia calda.

E anche quella volta ne era uscita senza troppi intoppi.

Doveva sbrigarsi però o non sarebbe arrivata a anno nuovo..

Un sorriso le incespicò le labbra. Già l’anno nuovo…sarebbe ritornata libera!Quella sera col suo ultimo versamento, il suo ‘contratto’ sarebbe definitivamente scaduto e lei avrebbe finalmente potuto lasciare quella città maledetta.

Niente più Sabbah, niente più debiti ,niente più serate intere passate a muovere il corpo su monotone musiche fatte da una macchina.

Sarebbero state solo lei e la sua cagnolina Lyla, e tanta voglia di provare a essere una ragazza normale.

Avrebbe potuto pagarsi le cure mediche e magari ritirarsi una qualche bella zona al sole.

Firefly sarebbe morta, come doveva essere da cinque anni.

E Solo lei sarebbe rimasta.

Strinse la confezione in plastica dello shampoo, che vischioso le impastò le dita. Con una leggera pressione iniziò a massaggiarsi la testa, ripulendo tutto da quella feccia.

Con un ultimo sprint la ragazza bruciò l’ultima rampa di scale . Uno sguardo all’indietro e iniziò a correre , ridendo, verso la porta.

-Tanto vinco io!- canzonò verso il compagno.

-Aah! Non ci contare Firefly!-Il ragazzo l’afferrò per un braccio scartandola via con estrema facilità.Con un grido di vittoria sbatte una cinquina sul legno della porta , facendo segno di vittoria.

La ragazza sbuffò divertita per poi pestare il piede a terra- Non è giusto sei scorretto, Eichi!-

-Eh…parla quella che all’ultima gara a preso l’ascensore!!- lei strinse le labbra corrucciata riducendo gli occhi a una fessura dall’aria assassina.

Lui la fissò un po’ bonario, avvicinandosi con fare giocoso. La afferrò per i fianchi iniziando a torturarla di solletico tra le sue proteste.

Le loro risate felici , fecero eco a lungo nelle scale della palazzina.

Lisciò con gentilezza i capelli , mentre li sciacquava con la torcia della doccia mezza spaccata. Forse in quei tempi era stata veramente felice…

Si era sentita completa .

Aveva un ragazzo, aveva una famiglia , un’istruzione alle spalle e una casa. Certo avevano i loro problemi…i soldi scarseggiavano per entrambi, e le entrate erano ridottissime , una volta scalato i bisogni primari.

Ma fatto sta che quello lo ricordava come il periodo felice della sua vita.

Loro erano stati legati da un legame strano, qualcosa di magnetico magico ma che era stato spezzato d’improvviso.

E non era arrivata la notifica a casa, no, quello si era rotto .

Bum!

Un giorno c’è quello dopo non c’è più.

Solo una lunga notifica scritta da una mano fredda e impeccabile che ti obbliga a risarcirla di un debito di gioco che sei sicura tu, di non aver fatto.

Ripensandoci..

…se poi era andata….come era andata , tutta colpa di quel bastardo.

Con un colpo secco chiuse la doccia infilandosi nella calda spugna del suo accappatoio .

E come al solito lei era rimasta a subirne le conseguenze…

…pagando per lui i suoi debiti.

 

La merchedes benz di un grigio metallizzato parcheggiò con una manovra acrobatica davanti a lui . Il boss non si scompose, né si mosse. Con un allegro fischiettio l’autista, scese dall’auto per andare aprire lo sportello al proprio capo.

L’uomo venne fatto accomodare sui sedili posteriori. Il ragazzo sistemò un minuto il suo basco nero risedendosi alla guida.

-Dove la porto capo?- una luce divertita brillò negli occhi nero azzurri, non appena le mani si posarono sul volante. L’uomo si accese un nuovo sigaro con la massima calma. Aprì il finestrino sbuffando fuori una di quelle dense nuvole arricciate.

-Al Black Sabbah Miroku.-

L’uomo sorrise dallo specchietto retrovisore mettendo in modo l’auto. - Certo Inu-chan!-

Il boss Inuyasha gli tirò un’occhiata omicida , che Miroku troncò con una risatina.

L’uomo dette due leggeri colpi al suo sigaro, mentre la macchina silenziosa scivolava tra le vie rosse della notte.

Rosso, come il sangue che ne tingeva gli angoli, con cui il suo dominio si era formato e che ancora scorreva a fiumi per le strade di quello che era il suo territorio. Ovvero l’intera città.

La cosa era iniziata con suo padre: capo di un piccolo quartiere . Pian piano , grazie alla sua intelligenza, aveva fatto estendere il vessillo bianco e argento della sua famiglia in ogni dove, fino ad arrivare al possesso di metà della cittadina. Allora aveva conosciuto sua madre, dopo aver già messo al mondo una figlio con un’assassina mercenaria . Da quell’unione era nato suo fratello maggiore.

Si rigirò il sigaro tra le dita, osservandone la forma a dir poco perfetta: sigari cubani…e poi uno si chiede il perché dell’esistenza di malattie come cancro e tumori.

Scosse un poco la punta per poi osservare la cenere volare via impazzita.

Sua madre aveva avuto la classica storia alla ‘Pretty Woman’.

A quanto gli aveva detto suo padre , ai tempi era veramente una gran bella puttana d’alto bordo. L’aveva conosciuto in un ritrovo , fuori città. Lui e cinque altri grandi capi della mafia del continente si erano riuniti per parlare di quel problema allora tanto seccante per i Boss: la creazione di quelle piccole associazioni anti-mafia.

Sua madre faceva parte del ‘comitato di benvenuto ’ organizzato. A insaputa dei capi poi, nell’albergo era stato progettato un attentato terroristico e suo padre e sua madre ci si erano ritrovati in mezzo.

Non gli aveva mai detto perché ma lui l’aveva salvata dalla stanza che andava in fiamme.

Suo fratello, quasi suo mentore, gliela aveva sempre descritto come momento di deficienza totale, ma che poi questa si fosse protratta per dieci anni la vedeva lunga.

No…

Evidentemente c’era un qualche strano legame che legava quei due, e che li aveva legati anche nella morte.

Il problema principale era : Quale?

-Come va Miroku?- Tanto per distrarsi tanto valeva che facesse conversazione. Crucciarsi su legami inesistenti non ne valeva a pena, ora andava a risolverne uno grosso ,quindi era il caso che si muovesse.

L’uomo ,dall’aspetto molto meno ‘invecchiato, di quello che gli sedava dietro, scoprì i denti in un’angolazione ampia delle labbra.- Bene . Sango e le bambine non potrebbero stare meglio e ti ringraziano ancora sai?- -Bene. Spero che non abbiano preso solo il sesso dalla madre.-un lampo d’ilarità passò negli occhi d’ambra, mentre Miroku, sibilava un borbottio indistinto.

L’auto falciò una pozzanghera nella sua fermata davanti al locale notturno. Il boss Guardò la scritta in neon Rossa che sotto uno spesso stato di plastica illuminava il disegno dell’insegna.

Scese dall’auto, sorreggendo con una mano il cappello bianco a falde .

Ora toccava a lui e a quella puttana sistemare i conti una volta per tutte….

 

L’aria notturna e bagnata le invase le narici, facendole quasi rimpiangere il caldo chiassoso e asfissiante del locale. Un ubriaco le barcollò accanto scivolando oltre l’angolo dove vomitò tutto, anche l’anima se è possibile, continuando a biascicare frasi in un francese sconnesso.

No, forse era meglio fuori.

Si strinse nel giacchetto ,infilando la coda di capelli mori sotto la sciarpa. L’aria umida le si infiltrava nelle ossa rendendole quasi doloranti e il petto aveva un pungolo insopportabile.Nelle tasche stringeva una fascio di banconote fra le dita, legato con un elastico e della vecchia carta da pacchi.

Eccolo.

Il suo ultimo versamento.

Le sarebbe bastato arrivare a Cherry Hinton e lei sarebbe finalmente potuta volare via.

Come un lucciola.

Serrò lo zainetto sulla propria spalla per poi massaggiarsi lentamente all’altezza dei bronchi.

Continuò ad andare avanti imperterrita , la sua utilitaria la aspettava dietro l’angolo ancora. Mosse i primi passi. I suoi stivali in gomma e pelle affondarono nello strato di neve spesso quanto tre dita, producendo piacevoli scricchiolii.

Fu costretta ad appoggiarsi al muro.

Mancava poco.

Un colpo di tosse e immediatamente si portò la mano alla bocca cadendo in ginocchio. Maledettamente poco!

La terra sotto i suoi piedi vacillò pericolosamente, diventando un ammasso uniforme di fango e nevischio. I polmoni le bruciavano maledettamente, e uno strato d’acqua salata le offuscò gli occhi.

Tirò fuori il suo cartoccio di banconote guardandolo con amarezza.

Forse non sarebbe riuscita a farla finita..

Un tremolio diffuso le scosse tutto il corpo ,mentre, crollava esausta nella neve sporca di rosso. Vacua osservava il suo respiro irregolare, con la gran voglia di chiudere gli occhi.

E quel pugno di biglietti verdi, stretti nella sua mano che in quel momento sembravano tanto stupidi..

Avrebbe dovuto curarsi..

E invece…

Sentì l’elastico che teneva i capelli scivolare via lentamente, lasciando che ricadessero morbidi e compatti su quel letto d’acqua ghiacciata.

Aveva messo davanti a tutto il saldo dei debiti di gioco del suo ragazzo invece che se stessa.

Un vera stupida…

Forse non ce l’avrebbe fatta ad andare in quel posticino al sole con Lyla, l’anno dopo..

Anche se mancavano cinque giorni.

Chissà perché in quel momento le venero in mente le parole di ‘Innuendo’. Non se le ricordava più quanti pomeriggi aveva passato a ascoltare i Queen nel suo buco di ragno , muovendo la testa e cantando a tempo.

Ora sembrava talmente lontano…

-Show yourself…release your mask. Destroy our…-

Le palpebre si socchiusero.

Si rese conto che in cinque anni a questa parte non lo era mai stata.

Non se stessa era troppo impegnata a sopportare il titolo di Queen Firefly of Sabbah per essere se stessa.

Sorrise nel tiepido dormiveglia, fuso tra il contatto fresco della neve con la sua guancia rovente.

….troppo tardi…

E fu tutto, e fu il nulla.

 

 

 

 

 

 

Con sguardo freddo e leggermente scocciato, si spolverò la spalla dalla polvere dopo aver spinto la porta nera dell’ingresso.

Lei non c’era.

E di quel buco non poteva importargli meno.

Si guardò intorno cercando la macchina e L’autista con lo sguardo.

Niente.

Fissò il proprio sguardo sull’asfalto. Segni nuove delle sgommate di una macchina esattamente come la sua , davano bella mostra nello strato di ghiaccio e nevischio sull’asfalto color cenere.

Evidentemente Miroku doveva aver trovato scocciature. Sospirò rassegnato ficcandosi le mani in tasca: pazienza, sarebbe andato a piedi.

Girò i tacchi prendendo quel passo lento e cadenzato suo tipico. Nella notte di Natale una leggera nevicata seminava fiocchi pallidi, sul grigiore urbano. Le luci a intermittenza regalavano qualche lieve venatura di colore al terreno bianco sporco e al cupo dei palazzi di quel quartiere.

Quello era il suo dominio.

Regno incontrastato dallo Youkai dallo sguardo ghiacciato.

La descrizione calzava più a suo fratello però.

Non era mai stato un tipo particolarmente freddo , ma stringere nelle proprie mani le redini del potere richiedeva controllo di se e grande autodisciplina.

Non poteva avere punti deboli o sarebbe capitolato.

Non poteva avere emozioni, o sarebbe capitolato.

Niente incertezze.

Niente eccezioni.

Niente legami.

L’amministrazione dei quartieri , come quello in cui adesso si trovava, era e doveva essere il suo unico pensiero. E quella ragazza che quella sera cercava, aveva finito di saldare il proprio debito.

Ciò significava un’unica cosa.

Bang, bang.

L’avrebbe uccisa.

Nessuno scappa dalla città, nessuno che conosca lo scheletro nero e sporco, può lasciare l’organismo. E’ una cosa sistematica. Alla fine del pagamento è finita anche la corsa, e il tuo pazzo giro sulle montagne russe ha una fine, e qualcun altro entrerà in carrozza.

Che ci vuoi fare …è inevitabile.

Firefly.

La lucciola era montata senza saperla e il suo ragazzo era sceso. Quasi le faceva pena…

Ma un Boss non prova pietà, un boss non prova compassione.

Quello era il quartiere della Lucciola , la più brillante stella nera che avesse mai visto. Per questo regina del quartiere di Sabbah.

Le sue scarpe in pelle lucida scricchiolarono nella neve, mentre il Boss girava l’angolo. Riconobbe la vecchia fabbrica il parcheggio e il vicolo dei bidoni, dove uno ubriaco stava a restituire tutto ciò che aveva mangiato.

Lui stesso era partito da lì.

C’era vissuto, in quelle strade da piccino ci girava in bicicletta e giocava in solitario , tra le staccionate con la vernice scrostata e i barattoli di piselli scaduti.

Il quartiere di Sabbah era il più dannato e schifoso , ma speciale a modo suo.

Conosceva ogni bidone, ogni angolo. Ogni singola pietra del selciato che arrivava su ,su fino alla vecchia casa sulla collinetta.

La casa dei ‘normali’. Quella che sembrava uscita da una suit-come americana , dove avrebbe potuto abitare la famiglia perfetta. Con la madre perfetta, il figlio e padre perfetto, e tutto nella perfezione più assoluta.

Ma poi la perfezione era talmente relativa..

Col passare degli anni quel progetto era decaduto, ma la ‘normale’ era rimasta li. Non c’avrebbe mai abitato ma forse aveva ottenuto qualcosa di più.

Indipendenza e potere.

E quello era molto di più che un mezzo sangue come lui poteva…

-Show Your self…Relase your Mask. Destroy our….-

Innuendo.

Davanti a lui arrancata nella neve, l’oggetto di tante pene, cantava delirante innuendo.

L’ultimo pizzo stretto tra le dita gelide. Sembrava doversi addormentare da un momento a l’altro nel suo bellissimo ed eterno letto di brina. Col respiro caldo spezzato, nel rosso della strada sotto di lei.

Il mezzo demone fissò intensamente dall’alto della sua prigione d’oro ghiacciato,quell’essere tanto fragile e morente.

La vide muovere con lentezza estrema le dita e lasciare quel pacchetto accartocciato lì accanto alla sua scarpa, per poi sorridere con soddisfazione ,luminosa felicità.

A volte un bravo Boss della propria vita deve saper prendere delle scelte.

E il tendere la mano a raccattare qualcosa , non gli cambiò mai così tanto la vita, come quella volta;

Nel quartiere Black Sabbah, alla mezzanotte di Natale.

 

Fine

 

B-Solito finale a cavolo lo sappiamo…ma fare un ‘ e vissero tutti felici e contenti’ non lo trovavate un po’ scontanto?-

G- EEEH!Si ! Eccoci qui riesumate dal cassetto dei calzini invernali con una ff frescu frescu !!-

L-il cassetto dei calzini?-.- Scusaa sto punto perché non quello dei reggiseni?-

G-naaa….i calzini sono unisex…i reggiseno no!*_*-

B-Scusa allora perché non i boxer! Sono coshi comodosi!!!*ç*-

L-see….salve signori e signore, rieccoci qui! Scrostate con l’antimuffa dal casetto di questo inverno con una nuova fic sul romantico-delirante!Allora mentre quelle due stanno a scannarsi sulla guerra boxero-calzinosa, io vi stò a spiega la fic!Beh la trama è abbastanza semplice…Certo Inu assomiglia un po’ a Sesso, ma essendo un Boss mafioso…-

B-dovete sapere che l’ispirazione per Inu non viene da niente di meno che il babbo di Lucrezia!!-

L-ehi!Non è vero!-

G- Tou padre fuma il sigaro lu?-

L-si..-

G-Si veste come un membro della Yakuza?-

L-beh…-

G-ci sbagliamo o fece amicizia col gambe..-

L-Ok,ok,ok,ok! Basta così!^^’-

B-allora non contiamo di fare a breve termine nuove fic one short, (anche perché siamo un po’ in crisi ‘temporale’ come scrittrici..no more time!) , quindi contiamo di buttarci sulla benedettissima ragazza che è applecake in estate e mandarla definitivamente tra le braccia di…-

G-PASSATE LA TORTA!!!!-

L-Dove!?!-

B-DOVE AVETE FICCATO IL BAROLO!?!-

CRAAAAAASHHHHHHHHHHHH!!!

G-AHH! GIUSEPPE !!QUALCUNO SALVI IL CATUS DAL MAKAKO FURIOSO!!!!-

L-MA Da dove è entrato quel makako!?-

B-boh..si sarà innamorato di giw allo zoo….-.- -

Voi-Si vede che siete tornate…-.-‘-

Accettiamo di buon grado, commenti, critiche o quant’altro. Un caloroso saluto e bacioni a tutti!

Beatrice, Giulia e Lucrezia.

 

*Firefly= Lucciola. Inteso sia come luce nella notte che putt***.

  
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