Grodno, Bielorussia.
Ospedale Psichiatrico Kozlovichsky.
10-10-2003
''Natalia. O meglio, Paziente 60606.
E' buffo, vero? Fino a pochi momenti fa, avevo un nome, ora sono solo delle cifre.
Che dovrei dire? Se mi ritengo pazza? Ovvio che no. Se lo avessi ritenuto, sarei venuta qui di mia spontanea volontà, non credete?
Mi avete chiusa qui dentro, con un foglio e una penna. So come vanno le dichiarazioni, da queste parti: chi fa le domande, chi dice le risposte e uno, in un angolo, batte delle lettere sulla tastiera di metallo.
Le frasi diventano carta, vi possono nascere incomprensioni. Una virgola al posto sbagliato, un punto mancante...
Per questo ho deciso di scrivere da sola.
Odio le domande. Gente che si immischia nei miei affari, senza permesso.
Calpestano la memoria e ci sputano sopra.
Solo pochi minuti, poi quella camicia bianca, che puzza di alcol e disinfettante, mi sarà messa addosso, di nuovo.
Tutto questo mi è estraneo: gente che urla, sbatte contro delle gabbie. Animali, vedo solo animali attorno a me.
Qui c'è pace, riesco a vedere attraverso quell'unica finestra, fonte unica di luce, la neve che si abbatte contro il vetro.
C'è puzza di chiuso. Mi avete detto che mi devo abituare.
Se ho paura della morte?
Tutti dobbiamo morire, in un modo o nell'altro. Potrei morire adesso, mentre scrivo; potrei farlo mentre cercate di curarmi, che è molto più probabile, dato il risultato che avete avuto col paziente 1527: c'è ancora puzza di bruciato, nei corridoi.
So perchè sono qui: quel piccolo incidente con l'ascia del vicino di casa.
L'avete chiamata 'Goccia che ha fatto traboccare il vaso', se ricordo bene.
Io la chiamo 'Istruzione'. Volevo solo insegnargli le buone maniere.
Non si brontola il Fratellone Ivan solo perchè adora giocare con i rubinetti.
Scommetto che mi sta ringraziando, quell'uomo. Di sicuro, sta meglio di tutti noi. Come tutti quelli le cui teste avete trovato nel mio scantinato; sono convinta che mi sono grati.
Che fretta avete, di tirarmi fuori da questa gabbia di pietra? Volete aprire la stanza, avete le chiavi ed entrate.
Mi state guardando, gesticolate, convinti che io non vi abbia visti.
Invece scrivo, scrivo e vi guardo con la testa bassa, piegata sul foglio, macchiato di lettere nere d'inchiostro.
Volete mettermi la camicia bianca, siete frettolosi.
Volete che smetta di scrivere, siete frettolosi.
Volete portarmi nella stanza di prima, siete frettolosi.
Mi alzerò e mi condurrete verso una morte lenta. Le vostre promesse suonano vane alle mie orecchie.
Sento solo tanta confusione, rumore.
E la neve cade, disfacendosi al suolo.
E' proprio nel momento in cui vieni ingabbiato, che ti accorgi di quanto sia bella la libertà.''




{ Due giorni dopo, l'Ospedale Psichiatrico Kozlovichsky venne incendiato. Morirono 29 persone. }