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Autore: Leannel    07/03/2004    2 recensioni
Un rapimento. Nessun riscatto. Solo morte.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom, Un po' tutti, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione

 

Introduzione

 

 

Ecco la mia prima Real Person!!! J

A dire il vero non sono molto d’accordo con le slash in generale, e con quelle RP ancora di meno. Non sono cose molto intelligenti ecco tutto. Soprattutto le seconde che asseriscono cose senza averne alcun diritto. Nel primo caso, non che io abbia nulla contro lo slash in se per se, ma secondo me chi in Tolkien non legge che questo, non lo ha capito tento bene… infatti, penso che la mia sia la prima RP non slash. Ho immaginato che rapissero Orlando durante le riprese del Film. Mi sono divertita ad inventare le personalità degli attori. Very funny. L’ho scritta in due giorni.. molto molto tempo, non è vero?

Se lo avete notato, l’unico che non è molto _-_-_-_ è Orli. Perché è in una situazione che non glielo permette. Ci sono molte parolacce. Altra cosa a suo favore. Non è autoconclusiva ma nemmeno divisa in capitoli.


Il rapimento dell’elfo

 

 

Orlando uscì per qualche istante dagli studi. A dire il vero non gli era mai piaciuto stare tutta la giornata in uno studio dalle pareti d’acciaio, pieno di maledettissimi aggeggi elettronici. Ma siccome era pienamente consapevole che da quell’unica esperienza sarebbe potuta dipendere tutta la sua carriera, si limitava ad uscire durante la sua pausa pranzo. Perché recitare era tutta la sua vita. Fin da quando era un ragazzino, e non faceva altro che sognare ad occhi aperti. Sua madre era sempre arrabbiata con lui ma non poteva farci nulla. Era il classico belloccio e stupido. Fin quando non iniziò a recitare. E quando aveva avuto la possibilità di scegliere lo aveva fatto. E fu preso al primo test all’istituto a Londra. E sua madre era felice, e anche la vecchia Sam.

Poi, principalmente per il fatto che era mortalmente bello, Peter lo aveva scelto per interpretare Legolas. Si era presentato per Faramir, ma questo non era importante. Ora Legolas se ne stava a bere un caffè fuori dagli studios di Wellington. Le sue prime riprese. Quindici mesi lavorando ad uno stesso film, forse erano uno spreco. Ma il giovane Orlando sentiva che sarebbe stato baciato dalla fortuna. Che la sua carriera sarebbe stata lunga. O almeno così sperava.

Si portò il caffè alla bocca. Era bollente e si scottò la lingua.

“Merda..” mormorò. In quel momento Scott, un tipo dei macchinari, gli disse che la pausa era finita e che era arrivato il momento di cominciare a riprendere.

“E accanto ad un amico?” si ripetè Orlando. Era la sua parte. Aveva sempre avuto la fobia di non ricordarsi le battute e di fare brutta figura con gli altri. Gli altri, che riteneva sempre superiori a lui stesso.

Ma in quell’istante accaddero molte cose. Sulla strada cui Orlando dava le spalle arrivò una bella BMW nera. Aveva i vetri oscurati, e Orlando pensò che fosse un produttore, venuto per parlare con Peter Jackson, oppure che voleva uno di loro per il suo prossimo film. Non sarebbe stata la prima volta. Ma non fu così. La BMW nera accostò proprio accanto a lui.

Si spostò di fianco per permettere al passeggero di scendere. L’uomo che ne uscì era alto poco più di lui, aveva l’aria distinta e disinvolta, era vestito di nero, ed anche i suoi occhiali erano dello stesso colore. Alzò gli occhiali da sole

“Scusi lei è il signor Orlando Bloom?”

“Si, desidera?”

“No, sa, mia figlia è una sua fan…” ma mentre diceva questo lo afferrava violentemente per le spalle e lo stringeva al suo torace. E prima che il ragazzo avesse il tempo di gridare, sentì il freddo acciaino premere sulla sua tempia. L’uomo gli aveva puntato una calibro 41 contro il lobo destro.

“Farai meglio a stare zitto ora” suggerì l’uomo spingendolo sul sedile posteriore dell’auto.

 

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“Dove diamine è finito Orlando?” chiese Peter. Le riprese sarebbero dovute già iniziare almeno dieci minuti prima e PJ odiava i ritardatari.

“Non è da lui arrivare in ritardo” asserì Viggo. Jhon che gli era vicino gli si avvicinò alla spalla

“Temi che sia successo qualcosa?”

“Si, ma preoccuparmi è una mia prerogativa”

“Già tu ti preoccupi sempre troppo”

 

Elijah arrivò sul set vestito normalmente. Era il suo unico giorno libero dopo settimane. Ed andava comunque sul set.

Arrivava in ritardo rispetto all’inizio delle riprese giornaliere. Passeggiava lentamente, strisciando i piedi per terra. Tirò involontariamente un calcio a qualcosa di grosso e di caldo. Si era fatto male. Guardando a terra, vide un enorme massa informe di plastica nera. Il cellulare di Orlando. Lo raccolse da terra. E fu ancora più certo di quello che pensava. Strano. Orlando non se ne sarebbe mai separato. Era di sua sorella che l’aveva comprato nel ’97. ed era l’unica via di comunicazione tra Orlando e la sua famiglia.

‘Male di poco’ pensò ‘Orlando sarà dentro’

Entrò nel capannone di Wellington. Peter stava dando in escandescenza

“Ma porca xxxxxxxx!!!! chi si crede di essere quello? Qui si lavora!  E voi laggiù non proteggetelo!” disse rivolgendosi a Dom e a Billy che erano già truccati, per le ultime scene ambientate nel palazzo d’oro di Rohan.

“Vedrai che c’è un motivo se Orlando non è qui!” disse Ian, dal tono rassicurante “tiene a questo lavoro più di molti altri” Ian. Molto Gandalf.

“Ciao ragazzi” mormorò Elijah

“’Ao bbbello” rispose un Billy Boyd sconsolato

“Che succede?”

“Orli è irraggiungibile”

“Anche su cellulare” aggiunse Dominic

“Orlando non è qua? Il suo cellulare ce l’ho io!”

“Perché hai il cellulare di Orlando?” chiese Viggo

“Era qua fuori, pensavo l’avesse perso”

“Sembra che siamo stati noi a perdere lui” disse Ian.

 

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Venne spinto con forza nell’auto nera. Al volante era una donna dai capelli rossi.

“Lo abbiamo preso” disse. Dal suo accento Orlando capì che non doveva essere del posto.

‘Sembra della Georgia’ si disse

“Senti carino, questa non è una passeggiata. Rischi la pellaccia” concluse la ragazza

“Cosa volete da me?”

“Soldi bello mio!” rispose l’uomo che lo aveva catturato

“Io non ho soldi! La mia famiglia non ha soldi! Non ancora per lo meno!”

“La tua famiglia non ne avrà, ma in quel capannone c’è una miniera d’oro”

sorrise.

Orlando cominciava davvero ad avere paura. L’uomo aveva passato la pistola dalla fronte al bacino. Non aveva mai smesso di sentire i freddo metallo sulla sua pelle. Aveva paura. Ma era troppo orgoglioso per darlo a vedere.

 

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Elijah cominciava ad essere agitato. Non aveva mai avuto i nervi particolarmente saldi. Al contrario Viggo non aveva perso la sua plombe. Peter si era pentito delle sue parole perché tutti ormai temevano.

“E’ uno scherzo. Sarà fuori con una tipa” disse sottovoce Billy a Dom cercando di sdrammatizzare. Billy Boyd. Molto Pipino.

“Non fare l’idiota. Non è il momento” rispose. Dominic Monoghan. Molto Marry.

Se lo aspettavano tutti ormai. Il telefono squillò.

 

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Dopo aver accostato, l’uomo fece a cambio di posto con la donna. Si passarono la chiave e si baciarono. Orlando non ci fece più di tanto caso.

“Legagli i polsi, Brody”

“Non ancora, Tim. Deve telefonare”

Ora conosceva i loro nomi. Brody entrò nella macchina. Ai piedi di Orlando era una grossa borsa blu elettrico. Brody ci frugò un po’ dentro e ne trasse un piccolo cellulare color argento.

“Basta che pigi sul telefonino verde” disse lei

“Ho sempre detestato questi aggeggi elettronici”

“Lo so” Orlando la guardò storto “si possono trovare molte cose su internet”

Orlando premette sul telefonino verde. La chiamata era partita.

“Pronto. Chi è?”

“Lij? Lij sono io”

“Orli! Orlando vecchio mio! Ma dove sei?”  il cellulare di Elija aveva squillato e tutti si voltarono verso di lui. Alle sue parole tutti avevano tirato un sospiro di sollievo. Stava bene. Almeno così credevano.

“Non posso dirti dove sono” fu la risposta. Elijah non capiva.

“Sei con una tipa allora?”

“No brutta testa di cazzo”

“Non ti arrabbiare”

“Mi sto cagando nelle mutande, è tutto lì il problema”

“Che succede?”

“Ci sono due tipi qui, Tim e Brody, e mi puntano da almeno un’ora una pistola contro lo stomaco”

“Non provare a prendermi per il culo idiota!”

“Ti sembra il caso Lij?” Elijah si rese conto che Orlando faceva sul serio. Sbiancò in volto. Viggo gli si avvicinò.

“Che succede? Cosa sta succedendo Lij?” ma non ebbe risposta. “passami il telefono Lij” Elijah glielo passò e si sedette a terra.

“Che succede Orlando?”

“Lij, ti ho già detto che ci sono questi qui che vogliono dei soldi o roba del genere” Orlando sapeva che dall’altro capo c’era Viggo. Ma i due si sarebbero arrabbiati. Forse lo avrebbero ucciso.

“Ora passamelo” disse, ancora fermo con la macchina. Brody gli passò il telefono sfilandolo violentemente dalle mani di Orlando.

“Tu sei Elijah Wood?” chiese Tim

“Si sono io.” Finse Viggo

“Bene, Wood. Dì al tuo bel regista che qui è Tim Kinnet. Avrete sentito di me alla TV. Ho ammazzato due o tre persone a Sidney, qualche giorno fa. Ed ora ho il vostro Legolas. Se ha intenzione di finire le riprese, allora che mi dia tutti i soldi che voglio. Capito Wood? O dovrei dire Mortensen? No, sta’ tranquillo, non farò male al vostro bambolottino. Ci guadagnerò troppo. Chiamate la polizia. Ma ‘Non fidate nella speranza, ha abbandonato queste terre’.” E abbassò.

Anche il saldo Mortensen era sbiancato Orlando stava rischiando la pelle.

 

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“Bravo Bloom! Hai cercato di fregarci! Ci hai passato l’amico intelligente!” disse Brody

“Già ma non è stato un problema. Devi finire il tuo film, non è vero? “ Tim rise brevemente, diede gas e partì con l’auto.

Quei due avevano ammazzato della gente. Aveva ancora più paura adesso. Ma la voce dei suoi compagni l’aveva rassicurato. Voleva credere che Viggo,Sean e Lij lo avrebbero salvato.

Brody non smetteva di puntargli la pistola contro. Il paesaggio era rosso e  caldo. Orlando infilò la testa nello spigolo della portiera  e tentò di dormire.

 

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Elijah sentiva la testa esplodergli. Orlando era stato rapito. Poteva capitare a lui o a Billy. Invece avevano preso Orlando. In quella situazione, si immaginò Elijah, lui non avrebbe fatto altro che vomitare. Che pensiero osceno. Elijah Wood. Molto Frodo.

Viggo sapeva che la prima cosa da fare era tranquillizzarsi. Trasse un profondo respiro mentre PJ gli si avvicinava barcollando

“Cosa succede?”

“Ti ricordi l’altro ieri alla TV? Un tipo che aveva ammazzato due persone a Sidney.  Quello stesso tipo vuole che gli diamo dei soldi per andare altrove. Pete, questo tizio ha preso Orlando” seguì un momento di gelo.

“Che ha detto riguardo alla polizia?” chiese Dom che si era fatto improvvisamente serio

“Ha detto ‘Non fidate nella speranza, ha abbandonato queste terre”

“E’ di Eomer” disse Ian che camminava vestito da Gandalf per gli studi di Wellington, senza fermarsi un momento “ci hanno studiato ragazzi miei”

“Vuol dire che possiamo chiamare i poliziotti o no?” chiese Billy tesissimo “Si Boyd, penso di si”

“Ebbene, abbiamo un problema” disse Peter “in Nuova Zelanda ci sono più pecore che persone. E anche meno poliziotti”

 

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Nonostante tutti i suoi sforzi Orlando non era riuscito a prendere sonno. Forse il metallo o forse il fatto che Brody si fosse addormentata non glielo avevano reso possibile.

La osservò per qualche istante. Se lui era giovane lei lo era di più. Come a lui non dava più di diciott’ anni, a lei, Ian non ne avrebbe dati più di sedici. Ma in realtà ne doveva avere poco più di venti. E non era affatto male. Aveva lunghi capelli rossi e la carnagione chiara. Non sembrava della Gorgia. A guardarla bene sembrava poco più di una ragazza. Orlando non era dell’opinione che le persone potessero nascere cattive. Cercò di immaginarsi la storia di questa giovane donna che si innamorava dell’uomo sbagliato e così finiva in un sacco di casini. Era davvero molto carina. Kinnet invece non appariva particolarmente giovane. Doveva avere al massimo tre o quattro anni in meno di Viggo. Ma aveva qualcosa nel viso che non lo convinceva. Non sapeva dire se in bene o in male. O forse era solo la soap opera che si stava inventando. Magari era Brody il capo della situazione. Orlando era sempre stato uno che si faceva troppe domande.

 

Era passata qualche ora. Brody si era svegliata ed aveva preso il posto del guidatore. Quando Orlando lesse un cartello “MOLO PER SIDNEY”. A Sidney? Ma non era lì che erano ricercati?

 

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Billy si era tolto i piedi in lattice e la parrucca. Non era uomo di coraggio e certe cose lo distruggevano. Inoltre Orlando era uno  dei suoi migliori amici.  E non facevano altro che arrivare cattive notizie.

Elijah aveva avvertito Lyv della cosa, ma a lei era rimasto impossibile fare il giro del mondo ed andare lì.

Poi aveva telefonato a Sean, che era nel suo residence di lusso a prendersi una meritata vacanza, che non solo decise di tornare a Wellington, ma partì immediatamente. Era fatto così.

Ian usò le sue doti di diplomatico inglese per convincere la polizia a mandargli immediatamente un suo detective. In qualche minuto fu certo che stava per arrivare un certo Dave.

A lungo discussero su chi avrebbe dovuto avvertire la famiglia del ragazzo, ma per il momento nessuno dei presenti aveva voglia né coraggio di fare qualcosa del genere.

Passarono un’ora e mezza e il fantomatico Dave non si vedeva. Viggo sentiva che la tensione era alta ed uscì per fumarsi una Malboro. Non fumava spesso. solo quando era teso.

“I tuoi polmoni si trasformeranno in merda” disse una voce severa e coscienziosa alle sue spalle. Era Sean. Sean era un uomo molto serio ed infantile allo stesso tempo. Viggo lo apprezzava molto.

“Jhon è da quella parte e non fa altro che ripetere da ore la stessa battuta. La situazione è così grave?”

“Non lo sappiamo. Ancora non è arrivato nessuno.”

Neanche  a dirlo, da un taxi giallo scese un uomo dai capelli grigiastri, non particolarmente alto ma piuttosto ben piazzato, con aria benevola e sguardo intelligente. Era arrivato David Caruso.

 

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“Posso chiederti dove hai intenzione di portarmi?”

“Già. Ti chiederai perché proprio a Sidney. Sai, a volte tornare vicini al nemico è l’unico modo per non farsi male. Ma non ho intenzione di dirti dove siamo diretti.” Tim era tornato al volante. Brody aveva ripreso a dormire. Orlando aveva le mani legate tra loro con una corda, che erano legate a loro volta allo sportello della BMW con un paio di manette. Se non altro Tim era estremamente premuroso nei confronti di Brody, e sapeva parlare bene; quindi Orlando scartò la prima intuizione/soap opera. L’attaccatura della parrucca cominciava a staccarsi e a prudere. Avrebbe tanto voluto grattarsi.

“Senti ragazzo” disse Tim “Io non avrei alcun problema a farti fuori ora. Ma siccome non c’è nessun motivo per cui io ti uccida davanti alla mia donna, non ti farò del male. Se ti prude quella roba gialla, sveglia Brody. Non possiamo permetterci che tu stia male.”

“Non voglio sapere i fatti tuoi. A me importa solo che tu non faccia nulla di male ai miei amici. E se potessi mi piacerebbe portare a casa il mio culo inglese”

 

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Dave Caruso si presentò ai ragazzi come il migliore investigatore in tutta Wellington. Dom non ne era particolarmente colpito. Non aveva la faccia da investigatore privato. Tirò fuori dalla tasca del giubbotto grigio un taccuino ed una penna e cominciò a far domande a tutti. Si rese conto che nessuno sapeva nulla e che la preoccupazione glia aveva congelato i cervelli. Prese la sua valigetta e ne tirò fuori degli aggeggi piccoli che mise sul cellulare di Elijah.

“Bene, questo sarà il nostro primo passo. Metteteli sui vostri telefonini.”

“A cosa dovrebbe servire questo?” gli chiese Jhon

“il cellulare invia delle onde elettromagnetiche ad un satellite e poi a voi. Forse riusciremo a rintracciarli così”Jhon tirò un sospiro di sollievo. Era una persona dolcemente burbera. Jhon ries-davies. Molto Gimli. Anche se non lo dava a vedere si era affezionato molto a Legolas. Accese una sigaretta presa a Viggo, l’accese e cominciò a fumare. Sean lo guardava male, ma non gli importava. Era più grosso di venti centimetri.

Caruso notava negli occhi di quella masnada di uomini il terrore.

“Ora sedetevi in cerchio” disse

 

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Orlando era riuscito ad addormentarsi. Aveva sognato di essere al capannone a girare la scena del Pelennor.

Brody sedeva sempre accanto a lui. Lo fissava mentre gli puntava la pistola alla tempia. Si svegliò e la vide in quella posizione. Ebbe paura, ma non lo diede a vedere. Ora aveva la certezza che il suo primo pensiero era sbagliato. Forse era proprio a  causa di Brody che Tim aveva ammazzato quella gente. Ma non aveva più voglia di immaginarsi soap opere che lo riguardassero.

Erano arrivati al traghetto. Orlando si rese conto che i due non erano affatto stupidi. Avevano scelto un traghetto che permettesse di rimanere in macchina per tutti e 45 i minuti della traversata.

Non se n’era accorto ma era già calata la sera. Brody andò a prendere qualcosa al bar.

“Hai freddo?”

“Un po’” rispose Orlando alla domanda di Tim. L’uomo uscì dalla macchina e alzò il portellone del bagagliaio. Ne trasse un plaid rosso con delle pecorelle. “WELLINGTON ADVENCTURES” era scritto a grandi lettere. Glielo passò sulle spalle.

“Ora ne avrei meno” disse. Cominciava quasi ad essergli più simpatico della sua ragazza. Non aveva la faccia di uno che aveva ammazzato due persone. Prese il coraggio a quattro mani e gli chiese, quella domanda che gli prudeva in gola.

“Perché lo hai fatto? Perché hai ammazzato due persone e poi hai preso me?”

“Non ho alcuna voglia di raccontarti le sfighe della mia vita. Ho pensato che tanto peggio di com’era non poteva diventare. Ma che cazzo te ne frega a te!” rientrò in macchina. Orlando pensò che doveva avrne passate di brutte per arrivare lì. Ed ebbe pena di lui.

 

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Tutti e otto si sederono intorno a Caruso.

“Bene vorrei chiedervi di mantenere la calma. Ora come ora non ci resta da fare altro che aspettare. Per ora”

“Cosa significa ‘per ora’” chiese Ian sempre più diplomatico

“Significa che serve che in parte siate voi ad agire”  silenzio. Terrore. Erano attori non poliziotti. Ma Caruso non era tipo da contraddire.

“Bene signor Mortensen, cosa le è stato detto?”

“Vogliono soldi. Ma hanno detto che richiameranno”

“Arriveranno gli uomini dell’anticrimine. Ma fino a quel momento ci sarà bisogno di tutto il nostro aiuto.” Dom era terrorizzato. Non si sarebbe mai immaginato nulla del genere.

 

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Dopo una decina di minuti Brody tornò. Diede un caffè al suo compagno e  dell’acqua ad Orlando. Il ragazzo non fece lo stupido e accettò.

Erano più o meno le otto e fuori faceva freddo. Orlando pesò che il giorno prima a quella stessa ora, era a bere birra con i suoi amici hobbit. Ma avrebbe potuto farlo di nuovo? Non doveva pensarci.

Sperava fosse tutto un sogno, ma chi avrebbe mai sognato una cosa del genere?

 

Passarono tutti e 45 i minuti. Il traghetto attraccò al gran molo di Sidney. Con la macchina nera, si avviarono verso un piccolo molo, adibito ad accogliere barche di modeste dimensioni. Per ogni molo era una piccola stanzina dalla porta grigia. Si fermarono davanti ad una di queste.

THOMAS TENNIK, un anagramma. Brody sganciò le manette dalla portiera e, abbandonata la sua calibro 41 gli puntò un coltello alla schiena. Orlando si irrigidì e camminò lentamente verso la porticina. Tim prese la piccola chiave rossa e la girò nella serratura. Entrarono in una stanza grigia e vuota, completamente spoglia.

Brody si avvicinò al centro dove era un tappeto da bagno verde. Lo alzò e mentre Tim puntava il pugnale contro la schiena di Orlando, trovò la botola. Brody gli fece cenno di avvicinarsi. Tim si portò appresso Orlando. Le scale erano buie ed Orlando più di una volta temette di cadere. Ma non lo fece. Se non arrivati alla fine di esse, Tim lo spinse e cadde in ginocchio. Gli permisero di appoggiarsi con la schiena sul muro grigio.  Brody lo guardò un istante.

“Hai fame?” Orlando fece cenno di si col capo “allora bene, dovrai guadagnarti la tu cena! Tim!”

“Si?” rispose lui che stava al piano di sopra

“Fagli telefonare! Io intanto vado a comprare qualcosa da mangiare.”

“D’accordo, lasciami arrivare” Tim scese velocemente portando con se la borsa blu elettrico.

“Vai ora. Qui ci peso io” la cantina era buia e Tim accese la lampada. Brody se ne andò.

“Ora, ragazzo, aspetta un’ istante”

 

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Dopo che Caruso aveva parlato nulla si era mosso. Erano rimasti tutti in silenzio. Attendevano tacitamente che uno dei telefoni squillasse.

E finalmente accadde. Il cellulare di Viggo fece un paio di squilli veloci e lui ci fu subito sopra.  Tutti gli sguardi erano volti verso di lui

“Pronto Orlando? Orlando!”

“Non è Orlando che parla.” Disse la voce calma di Tim

“Kennet? Come sta il mio amico?”

“Sta bene per ora. Ma adesso dovete darmi quello che voglio.”

“Cosa vuoi?” chiese Viggo mentre Caruso cercava di scoprire da dove venisse la chiamata.

“Non è un po’ presto per dirtelo?  Dì a Caruso che siamo al molo 71 di Wosh portual street.”

“Perché vuoi che glielo dica?”

“Perché io so gia come andrà a finire il gioco”

Viggo da un capo e Orlando dall’altro rabbrividirono. Cosa voleva dire?

“E’ vero è a Sidney, non ha mentito” asserì Caruso parlando tra se

“Va bene Kinnet. Passami Orlando” Kinnet mugolò qualcosa dall’altro capo del telefono.

“Vig sei tu?”

“Si orli. Come va?”

“Questa vacanza non è niente male”

“Non fare l’imbecille”

“Hai ragione, scusa”

“Ti tireremo fuori da lì, stiamo arrivando”

“Vi aspetterò” Tim prese il telefono ad Orlando e abbassò la cornetta.

 

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Brody rientrò portando con se qualche tramezzino al tonno.ne diede uno a Tim e cominciò a mangiare il suo. Fu solo mentre si avvicinava ad Orlando che si accorse che era ancora vest6ito da elfo. La plastilina su stava staccando e il trucco se n’era andato, ma Orlano potava comunque parere un elfo.

“E se facessimo un regalo ai tuoi amici?” disse la ragazza mentre strappava dalle sue orecchie quelle di lattice.

 

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Caruso si dimostrò essere un uomo particolarmente reattivo.

“Allora, ora con me vengono Mortensen, Mc ellen, Wood, Jackson e Boyd. Lasciate i cellulari  a Jhon che ci avvertirà. Anzi no, Boyd rimane qui, Austin, con noi”

“Si avvicinò a Peter e gli chiese le chiavi della sua auto. . si diressero verso l’auto blu del regista.

“Ce l’ha il viva voce?”

“Certo che si”

“Allora si tenga pronto, dobbiamo fare una telefonata” PJ e Caruso erano sul sedile davanti.

“Digiti: 370………..”

“Fatto”

“Bene. Stiamo in linea”

“Pronto” una voce maschile all’altro capo del telefono

“Pronto? Fish mi senti?”

“Si Dave, dove ci dobbiamo trovare?”

“Hanno preso un divo. Indovina chi è stato?”

“Kinnet, quella merda umana”

“Chi c’è libero con te Fish?”

“Mery e Flou”

“Prendete un elicottero. Al 71 di Wosh Portual street”

“Ok, ci vediamo la”

Bip Bip Bip

PJ staccò definitivamente la telefonata

“Sono dei bravi uomini. Ce la faremo” Caruso mise la sirena sopra l’auto, che aveva tirata magicamente fuori dalla sua borsa. E cominciò ad andare ad una velocità incredibile. In poco più di venti minuti erano arrivati al porto ed avevano preso uno yot della marina.

 

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Kinnet lasciò il telefono e lo rimise nella borsa. Brody tornò dopo pochi minuti

“Il nostro scherzo gli piacerà, vedrai”

Orlando stava morendo di fame. Il suo panino lo aveva mangiato lei. Viggo lo aveva tranquillizzato. Ma il fatto che Tim conoscesse il detective non era affatto un bene. Non aveva voglia di parlare né di pensare. La paura lo aveva svuotato totalmente. E aveva troppa fame per riempirsi di domande.

 

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Elijah era senza dubbio quello che si controllava di meno. Non sapeva cosa stesse succedendo e questo gli faceva paura.

E mentre scendevano con la macchina dalla nave notò una cabina del telefono con all’interno un pacco rosso. Attorno alla cabina erano dei manifesti di Le Due Torri.

“Quella cosa non è casuale” disse

“Cosa?” chiese Caruso

“Quel pacco ed i manifesti” accostarono

“Sono attaccati con colla fresca. Il pacco è per noi”

Elijah si avventò sul pacchetto, ma Sean lo fermò. Lo avrebbe aperto lui. Molto Sam.

Non c’erano nastri. Solo della carta velina rossa, una pecorina ed un messaggio “ve lo renderemo tutto intero…?” Sean lo lesse ai suoi compagni.

Caruso disse che il pacco non doveva essere pericoloso. Sean levò in fretta la carta e  aprì la scatola di cartone. Due orecchie erano dentro il pacchetto. Sean non potè non lasciarsi andare una faccia schifata. Ma si accorse di quanto era stato stupido quando si rese conto che le orecchie erano di lattice. Di Legolas, non di Orlando.

Ian sia avvicinò e guardò nella scatola. C’era un nuovo messaggio

“Eccovi una prima parte” lesse.

“Bene gente sarà meglio che ci sbrighiamo o Kennet sarò costretto a fare fuori il vostro amico”. Risalirono in macchina. Prossima fermata: molo 71 Wosh portual street

 

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Orlando stava morendo di fame. Da quando Brody era tornata non era successo pressoché niente. Tim stava costruendo qualcosa di elettronico vicino a lui, ma era buio e non capiva cosa fosse. Brody leggeva una rivista di moda, ogni tanto lo guardava  egli puntava la pistola contro. E in quel momento orlando aveva più paura. Ma le parole di Viggo gli rimbombavano nella mente  “veniamo a prenderti” tra quanto sarebbero arrivati?

 

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finalmente Viggo la vide. Wosh portual street. Ma qual era il molo 71? O era già troppo tardi? In quell’istante il telefonino di Caruso squillò

“Pronto signor Caruso?”

“Si Billy, cosa c’è?” rispose Elijah al vivavoce

“Quei due hanno chiamato”

“Si? Cos’hanno detto Boyd?” chiese Caruso

“Hanno detto che ci hanno lasciato un regalino. E che il gioco sta per cominciare. E altre robe lugubri del genere”

“Va bene, queste cose le sapevamo già. Di ai tuoi amici che ormai ci siamo. Tutto si deciderà tra cinque minuti”

Bip, Bip, Bip

Molo 59, molo 60, molo 61… Lij si stava uccidendo, erano così vicini.. aveva paura.. quando sarebbero arrivati i poliziotti?

Molo 71

 

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“Bene, Caruso è qui” disse Tim “Il gioco sta per concludersi” prima guardò Brody e poi Orlando. Ma Orlando lesse nei suoi occhi che non c’era vittoria, non c’era gioia, non c’era follia. Quasi egli avesse davvero saputo quello che stava per accadere

“Bene Brody, dammi il telefono” ecco cosa aveva montato. Era un telefono fisso. Orlando non si curò di capire come avesse fatto. L’ uomo digitò un certo numero sulla base del telefono e attese.

Dall’altra parte cinque uomini erano fuori ad aspettare la sua telefonata. Quando il telefono del detective Caruso squillò, rispose immediatamente.

“Come va la dentro Kennet?”

“Benino. Per ora”

“Ok Kennet, non fare lo scemo con me”

“Dammi quello che ti chiedo”

“Dimmi cosa vuoi”

“Voglio 600000 dollari, un’auto e un volo.. per il Giappone”

“Giappone? Contento tu”

“Va bene Caruso. Io non sono mai stato contento. Stanno arrivando i tuoi amici della SWAT” era vero Fishbuorne, Mary e Fluobert erano arrivati

“Come sta la ragazza?”

“Brody? Sta meglio di me” a quel punto la ragazza, che stava puntando la pistola alla tempia di Orlando si voltò di scatto verso il suo compagno

“Perché hai voluto portarla con te?”

“Ma come Caruso! Ti credevo più intelligente! Non hai ancora capito? È stata tutta un’idea di quella bellissima puttana” silenzio. Uno sparo. Silenzio.  Elijah fu scosso da un lampo: cos’era successo?

“Kinnet? Kinnet! Rispondimi!”

“Kinnet non risponderà” disse una voce di donna ma non era umana. Quella donna aveva ucciso il suo compagno.

“Fate avere a  me quello che voleva lui e lascerò Orlando” riattaccò. Panico.

 

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Orlando era stato preso da un terrore che non aveva mai conosciuto. Brody aveva ucciso Tim, davanti ai suoi occhi senza alcun motivo.

“Questo qua parlava troppo” disse lei “trovi?” Orlando senza perdere la sua dignità rispose con un secco no.

“No? No? Gli ha rivelato il nome di chi ha ucciso quei due  a Sidney e non parlava troppo? No? Va bene Orlando, anche tu parli troppo. Ma voglio divertirmi con te. Facciamo un giochino” prese la pistola  e levò cinque delle sei pallottole “Giochiamo alla roulette russa” Orlando capì che se avesse detto di o, lei lo avrebbe ucciso. Brody gli slegò le mani.

“Non guardare le scale. I tuoi amici non possono entrare qui. Altrimenti ti ucciderò” prese la pistole  e se la puntò al lobo sinistro. Bang.  Ma nessun proiettile uscì.

“Che emozione. Tra poco vedrò il bell’Orlando spararsi e forse uccidersi. Chissà quante vorrebbero essere al mio posto” aveva una paura terribile. Non aveva pressoché mai impugnato una pistola e ora lo faceva puntandola contro se stesso. Sentì il metallo contro il lobo destro. Spostò la pistola sotto il mento ed infine sparò. Bang. Ma niente proiettile.

“Bravo Orlando, sei stato coraggioso. Ora tocca a me” disse Brody che appariva eccitata come una bambina.

“Chi l’avrebbe detto che sarei stata qui con te alla fine di ogni cosa” disse.

 

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Che è successo la dentro?” chiese Elijah

“Brody ha ucciso Kinnet. Ora è lei il nostro ricercato”

“Maledizione” disse Fish “ cosa succederà ora?”

“Spero nulla di male, almeno al giovane Bloom” disse Ian che si era fatto ancora più silenzioso del solito.  Silenzio. E ora lo sentirono di nuovo. Uno sparo.

“Vai Fish, anche tu Mary, Flou!” disse Caruso

“Che succede? Cosa sta succedendo?” gli chiese Viggo

“O Brody ha perso il suo ostaggio o si  uccisa” Viggo non sapeva cosa sperare.

 

Fish buttò giù a spallate la porta grigia. Vide la botola e vi entrò. Lo spettacolo era orribile. Orlando sedeva accanto ad un muro ed aveva la faccia stravolta e stanca. Davanti a lui, in un lago di sangue, una bella ragazza coi capelli rossi e  una calibro 41 in mano.

Poco più lontano, a terra, un altro uomo giaceva morto vicino alla cornetta del telefono.

Orlando era bianco in viso ed immobile.

“Non sono stato io” sussurrò. Mary gli su avvicinò e disse

“Sappiamo che non è stata colpa tua.” Lo slegarono e Flou, lo SWAT d’origine francese, lo accompagnò fuori.

Gli dava quasi fastidio la luce del sole. Ma sentiva che nel suo cuore quel calore sarebbe tornato. Elijah, anche lui bianco in volto, gli si gettò in contro e così fecero gli altri. Anche il taciturno e diplomatico Ian. Orlando tremava ancora ma era tutto finito.

 

 

EPILOGO

 

Orlando sedeva coi ginocchi al petto nell’auto di PJ. non aveva lasciato nemmeno per un istante la sua coperta rossa “WELLINGTON ADVENTURES”. Era lì seduto, raggomitolato in quelle coperte. Remava ma non piangeva. Non era tipo da lacrime. Lij era appena venuto a salutarlo. Gli aveva detto che andava tutto bene ma aveva mentito. Continuava  chiedersi perché. Perché una ragazza così giovane e bella aveva indotto l’uomo che amava  ad essere ricercato al posto suo, poi l’aveva ucciso e  si era tolta la vita con quello stupido gioco. Anche se era solo un gioco Orlando sentiva che sarebbe stata lei a morire.  Non avrebbe mai dimenticato quel sorriso di sfida. E poi il buio…

 

Viggo parlava con Pete. Si erano scambiati qualche parola del tipo “ce l’abbiamo fatta un’altra volta” . ma Viggo sentiva che quei due giorni bruciavano come il fuoco sulla pelle di Orlando. E lo avrebbero fatto a lungo.

‘Orlando è troppo giovane’ si disse ‘non lascerò che si perda’. Quindi si avvicinò alla macchina blu di PJ e salì sul sedile posteriore

“’Ao Vig”

“Ciao Orli, come va?”

“Benino” No. Orlando sentiva di non poter mentire a Viggo. Non poteva mentire all’amico intelligente.

“Non va affatto bene Vig. fa male”

“Aveva 23 anni la ragazza”

“Andava all’università…” una lacrima gli scese sulla guancia ma la frenò velocemente

“Essere orgoglioso non ti servirà”

“Perché mi è successo?”

“Non lo so Orlando, nessuno lo sa. Kennet si è sacrificato per Brody e spera che per questo sia in un bel posto. Ma noi non sappiamo nulla” rispose Viggo mentre Orlando non aveva più paura di piangere “C’est la vie” concluse in francese

“Si ma è dura” rispose Orlando

“Siamo stati creati per affrontarla. Noi dobbiamo farcela.” Rispose Orlando cominciò a piangere seriamente. Viggo gli si avvicinò e gli passò una mano intorno alle spalle. “Dobbiamo farcela” ripetè.

Ian gli lanciò uno sguardo d’intesa

“E’ ok” disse Viggo con le sole labbra. Viggo Mortensen. Molto Aragorn.

  
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