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Autore: dragon_queen    20/09/2011    1 recensioni
[Transformers Armada e un pizzico di G1]
Fan fiction su "Transformers", scoperto di recente e subito appassionato.
La vicenda narra di tre ragazzi che un giorno scoprono un relitto di un'astronave sotto una montagna e...
Ma non vi voglio togliere tutto il divertimento. Leggete la storia e recensitela in modo che possa sapere cosa ne pensate :)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Transformers Adventure'
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CAPITOLO I

 

Come ogni anno, una settimana prima che la scuola finisse, la madre scaricava Kate e Will dalla nonna, mentre lei se ne andava ad affrontare un “viaggio di lavoro”, così lo chiamava, che l'avrebbe tenuta impegnata per tutta la durata dell'estate. Non che ai due non facesse piacere stare con la nonna, anzi, avevano solo sperato che, dopo la morte del padre, la famiglia sarebbe stata più unita.

La casa della nonna se ne stava in una piccola e tranquilla radura, raggiungibile solo tramite una strada sterrata quasi invisibile a chi non ne conosceva l'esistenza, all'ombra di un'alta e verdeggiante collina. Era a mezz'ora dalla città, ma per fortuna Alex aveva ereditato la moto del padre, e, con quella, lei e suo fratello potevano tranquillamente raggiungere la scuola.

Kate seguiva la macchina della madre in sella alla moto, spostando lo sguardo sul paesaggio che la circondava. Non era cambiato assolutamente niente dall'estate prima e da quella ancora prima, ad eccezione che un piccolo alberello, adesso cresciuto, che il padre aveva piantato poco tempo prima di andarsene.

-Allora io vado- disse la madre non appena i bagagli furono scaricati dalla macchina.

-Ciao mamma- la salutò Will, mentre Kate se ne stava voltata dall'altra parte, con le braccia conserte e lo sguardo arrabbiato.

-Ciao Kate- le disse la madre.

-Ciao- rispose lei senza entusiasmo.

-Sai che è per lavoro-

-Si, come no- concluse piatta la ragazza.

La donna si rattristò.

-Beh...allora ciao a tutti. State buoni e aiutate la nonna- e, mettendo in moto la macchina, sparì in mezzo al bosco.

-Bene ragazzi, a disfare i bagagli e poi i compiti- disse sorridendo la nonna.

-Sarà un'estate molto lunga- commentò Kate, mentre varcava la soglia della piccola casa di legno.

 

Sul pannello si accese una spia rossa che si mise a lampeggiare. Dopodichè un monitor si attivò e una parte della parete si aprì. Dallo scomparto uscì una piccola sonda che, trovato un passaggio tra le pareti di roccia, spiccò il volo verso il cielo azzurro e sgombro di nuvole.

 

-Will muoviti o ti lascio qui!!!- gridava Kate dalla cucina.

-Arrivo arrivo!- gridò il fratello dalla sua stanza e la raggiunse.

-Nonna, noi andiamo- disse la ragazza all'anziana.

-Mi raccomando, state attenti con quell'aggeggio. Mi ha sempre fatto paura-

-Non preoccuparti. Ci vediamo stasera- e detto ciò i due fratelli uscirono e saltarono in sella alla moto.

Arrivarono a scuola.

-Allora ci vediamo alle 4 all'uscita- disse Kate.

-Bene. Ciao sorellina- rispose Will e corse verso un gruppo di ragazzi che lo aspettavano in un angolo del cortile.

Kate invece si avviò solitaria verso l'entrata dell'istituto. Da quando suo padre era morto, gli amici, a causa del suo comportamento sempre più riservato, l'avevano allontanata, lasciandola a poco a poco completamente sola. Adesso la guardavano con lo sguardo maligno e un ghigno di scherno sempre sule labbra.

Siccome mancava ancora tempo prima dell'inizio delle lezioni, si mise seduta sotto l'ombra di un albero ad accordare la chitarra, anche quella un'eredità del padre. Volgendo poi lo sguardo verso il cielo, vide passare velocissima una scintilla.

-Chissà cos'era- pensò.

 

La piccola sonda sorvolò la città, rispettando le indicazione del computer centrale. Sorvolò un lungo raccordo e all'improvviso individuò ciò che stava cercando: un grande camion con rimorchio. Vi si posizionò sopra e attivò lo scanner. dopodichè se ne andò. Fece lo stesso con una macchina sportiva e, in prossimità di un ospedale, con un SUV pronto intervento. Poi tornò velocemente verso dove era venuta.

 

Kate se ne stava in classe, con lo sguardo fisso nel vuoto. pensava a cosa avrebbe fatto per tre mesi dalla nonna, isolata dal mondo. In fondo perchè se ne preoccupava, visto che tutti gli anni era la stessa storia. Quell'estate avrebbe compiuto 18 anni e sarebbe stato l'ennesimo compleanno che avrebbe passato con la nonna e suo fratello. Almeno se suo padre fosse stato vivo...

La campanella suonò e gli alunni si alzarono per andarsene. Lo stesso fece lei. lasciò i libri che non le servivano nell'armadietto e si diresse verso l'uscita, dove avrebbe dovuto aspettare il fratello.

Mentre passava per il cortile, vide un gruppo di ragazzi sotto un grande albero, intenti a non far niente. Era il gruppo dei popolari, ragazzi che snobbavano tutti e si credevano il centro del mondo. lei li riteneva degli idioti.

Notò che anche loro la stavano osservando e ridacchiando. Così distolse lo sguardo e tirò a dritto.

 

-Chi è quella?- chiese Matt, che francamente non aveva mai fatto caso a Kate.

-Quella? Oh, è una strana forte. Sta sempre sola. fa quasi paura-

-Ah si?? Bene ragazzi, facciamo una scommessa e voglio essere ben pagato-

-Spara Matt. Cosa hai in mente?- fece uno dei ragazzi.

-Allora, scommettiamo che riuscirò a far innamorare quella ragazza di me in meno di un mese. Se non ci riesco, beh, vi terrete i vostri soldi-

-D'accordo amico, ma sappiamo che qualunque ragazza cade ai tuoi piedi, quindi è come se avessi già vinto-

-Lo so- rispose il ragazzo, strizzando l'occhio all'amico.

 

Kate se ne stava appoggiata alla moto, fissando l'orologio e vedendo che suo fratello era in ritardo.

-Will, ma dove diavolo sei?- pensava.

-Ciao- sentì qualcuno dire alle sue spalle.

Si voltò e si trovò faccia a faccia con un ragazzo dai lucenti capelli neri e profondi occhi azzurri.

-Ciao- lo salutò lei, sospettosa.

-Piacere, io sono...-

-Matt Duncan, fuoriclasse di football e membro del gruppo dei popolari. Ti conosco di fama-

Il ragazzo rimase colpito.

-Beh, tu sai tante cose su di me, ma io di te non so niente-

-Mi chiamo Kate- rispose la ragazza.

-Kate? Bel nome. Bene Kate, ti andrebbe di fare un giro con me?- le chiese, indicando la sua moto.

-No grazie. Il passaggio ce l'ho e poi aspetto mio fratello che, a proposito, sta arrivando- gli rispose la ragazza, porgendo il casco ad un ragazzino di circa 15 anni, che arrivava trapelato e, calcandosi in testa il suo, montò sulla moto.

-Ci vediamo a scuola Matt- gli disse e partì a tutto gas.

-Credo che sarà più difficile di quanto ho prospettato- pensò tra sé il ragazzo e, salendo anche lui in moto, dette gas e partì al seguito di Kate.

 

-Ma cos'ha in mente quel tipo?- pensava la ragazza mentre teneva lo sguardo fisso su uno degli specchietti retrovisori, osservando Matt che le stava appiccicata.

-Kate, ma chi è quello?- chiese Will voltandosi.

La sorella non rispose, ma cercò di seminare lo scocciatore nel traffico, ma lui non la mollava. Stufa, la ragazza inchiodò. Aspettò che lui si affiancasse e si tirò su il casco, visibilmente scocciata.

-Si può sapere che cosa vuoi??-

-Voglio solo che tu dica di si- rispose lui sorridendo.

-Se ti dirò si, mi lascerai in pace??-

-D'accordo-

-Allora per giovedì può andare?-

-Perfetto. A giovedì- e detto ciò, sgommando, se ne andò.

Lei scosse tristemente la testa.

-Andiamo a casa- disse e ripartì.

 

Si accorse immediatamente che qualcosa non andava, non appena imboccò la stradina sterrata che portava a casa della nonna. La fumata che usciva dalla moto era di un brutto colore ed inoltre il motore faceva capricci.

Kate si mise davanti a casa e riguardò la moto, compreso il motore: era proprio là il problema. In eredità dal padre aveva anche ricevuto la particolare abilità di aggiustare con facilità qualsiasi tipo di macchina, per questo riuscì a sistemare la moto in pochissimo tempo.

Aveva appena finito di ripulire tutto lo sporco che la nonna la chiamò per la cena.

Prima di andare a letto, la ragazza si mise a guardare il cielo, a fantasticare sullo spazio e tutti i suoi misteri. La luna le sorrideva. Lei però non aveva sonno, così uscì in veranda con la chitarra, dove la nonna stava bevendo una tazza di te.

-Kate, ancora sveglia?-

-Non riesco a dormire- rispose lei.

La nonna le vide la chitarra tra le mani.

-So che sei diventata brava. Perchè non mi fai ascoltare qualcosa?-

-D'accordo- e, dopo aver dato un'ultima accordata allo strumento, si mise a suonare.

La musica volava leggera, come uno spiro di vento, ma fu soprattutto la canzone che fece commuovere la nonna. Le parole, infatti, erano rivolte al padre scomparso poco tempo prima, ricordato con nostalgia e tristezza.

-Sai Kate, assomigli tanto a tuo padre, hai i suoi stessi occhi, anche se i tuoi non ridono più da tempo ormai. Devi essere forte, bambina mia, e tutte le difficoltà ti sembreranno sciocchezze- disse l'anziana, accarezzando la nipote sulla testa.

-Mi manca così tanto- rispose Kate tristemente.

-Anche a me- poi, asciugandosi le lacrime, concluse:

-Via, adesso a letto. Domani c'è scuola-

-Scusa nonna, ti dispiace se resto altri due minuti fuori?-

-No, fai pure. Buonanotte-

-Buonanotte-

Non appena la nonna rientrò in casa, la ragazza si mise a fissare la luna e le stelle che brillavano misteriose. Ad un tratto avvertì come se una forza misteriosa la chiamasse dal bosco. Lei, come ipnotizzata, si alzò e si diresse verso gli alberi. Non dovette fare molti passi, poiché, a terra, scorse qualcosa che emanava una luce ad intermittenza.

Spostò un poco gli aghi di pino e la poca vegetazione del sottobosco e scoprì un oggetto alquanto strano: era un pezzo di acciaio, percorso da venature azzurre, grande poco meno di un pugno e di una forma insolita.

-Che diavolo è?- pensò tra sé mentre lo raccoglieva.

Non appena lo prese tra le mani, l'oggetto smise di brillare.

-Strano, davvero strano- pensava la ragazza, a letto, mentre se lo rigirava tra le mani.

Notò poi un piccolo foro in un angolo e da lì ci fece passare un pezzo di spago, per poi legarselo al collo. Decise che quello sarebbe stato il suo piccolo segreto.

 

Il giorno dopo, a scuola, Matt non si schiodava da lei. Era troppo appiccicoso, iniziava a non sopportarlo.

-Si può sapere perchè mi stai così appiccicato?-

-Perchè sto cercando di capire tutti gli aspetti di te-

-Sono 4 anni che frequentiamo la stessa classe-

-Per questo voglio recuperare il tempo perduto-

La ragazza non sapeva più che fare. Per fortuna le quattro arrivarono presto.

-Will andiamo- gridò al fratello, il quale si affrettò.

-Non vedo l'ora che sia giovedì- disse Matt passandole accanto.

-Oh mio Dio- pensò Kate.

-Sorellona, ma quello è lo stesso di ieri. Ma che ha che non va?-

-Sta male-

 

Appena tornati a casa, Kate comunicò che sarebbe andata a fare una passeggiata. Stette fuori molto tempo e il fratello non capiva il perchè di quello strano comportamento. Non mangiò quella sera e si chiuse in camera sua.

-Che sia colpa di quel Matt??- pensò il ragazzino.

Quando la sorella si fece vedere la mattina dopo sembrava non aver chiuso occhio per tutta la notte. Facendo in modo che la nonna non si preoccupasse, il ragazzo si avvicinò alla sorella:

-Ma che cos'hai?? Stai forse male?-

-Perchè me lo chiedi scusa?- rispose lei con aria colpevole, portandosi una mano al petto.

Solo in quel momento Will si accorse che la ragazza portava qualcosa al collo.

-Che cosa porti attaccato a quello spago?-

Sembrava aver colto nel segno, poiché Kate sembrò raggelare.

-Oh niente. Non so di cosa tu stia parlando-

-Bene, allora non ti dispiacerà farmelo vedere- disse il fratello.

Kate cambiò allora discorso.

-Oh, guarda come è tardi. Dobbiamo proprio andare- e, salutando la nonna, uscì, seguita da Will, il quale scuoteva tristemente la testa.

 

Arrivarono a scuola. Come i giorni precedenti ad aspettarla c'era Matt. Più lo vedeva e più pensava che fosse un cervello di gallina, anche se doveva ammettere che non era niente male.

-Ciao- la salutò.

-Ciao- ricambiò lei.

-Kate, allora io vado. Ci vediamo alle quattro- disse Will, sentendosi di troppo.

-Si, ci vediamo- ripetè lei.

-Allora, cosa ti piacerebbe fare domani?- le chiese lui.

-Non saprei. Qualunque cosa mi va bene- rispose lei.

-Io opterei per un giro in centro e un gelato-

-Benissimo-

-Allora ci troviamo qui davanti alla scuola alle 5, poi ti riporto io-

-D'accordo- e gli sorrise.

-Beh, allora ci vediamo all'uscita- disse lui e, ricambiando il sorriso, se ne andò.

 

La sonda era tornata alla base e aveva seguito ogni istruzione nei minimi dettagli. Adesso non restava che premere l'interruttore.

 

Will stavolta arrivò puntuale all'uscita, voleva trovare il modo di parlare con la sorella. Lei lo stava aspettando come al solito. Salirono in moto e schizzarono veloce verso casa della nonna.

Il ragazzo non riuscì a rimanere da solo con Kate, era come se fosse lei ad evitarlo. Finalmente però l'occasione arrivò.

La nonna era già andata a letto e Will trovò sua sorella seduta sullo scalino della veranda.

-Ciao- la salutò.

Appena lo vide si alzò e sbadigliò.

-Accidenti che sonno- e fece per rientrare in casa, ma Will le si parò davanti.

-No, stavolta non scappi. Ora noi due parliamo e mi racconterai ogni cosa-

 

Osservatorio della città. Ore 2:00 a.m. Gli astronomi hanno gli occhi puntati verso il cielo, per l'esattezza su di una cometa che sarebbe passata vicinissima alla luna.

-Avete notato il colore?- disse uno.

-Viola- rispose un altro.

-Dagli esami del satellite risulta che possiede una potente carica elettromagnetica, tanto da provocare un blackout temporaneo di tutti i sistemi di comunicazione terrestri-

-Speriamo solo che passi velocemente e non compia troppi danni-

 

La cometa correva veloce tra le stelle. Era così carica elettromagneticamente da mandare in tilt l'intero sistema di comunicazione della Terra. La sua traiettoria prevedeva una curvatura attorno all'asse lunare. Il suo passaggio permise ai computer di bordo di un ammasso informe di rottami, adagiato sulla superficie lunare, di riattivarsi e cominciare il processo di rianimazione. La Terra non poteva immaginare il pericolo che quell'innocuo agglomerato di parti cosmiche aveva inconsapevolmente risvegliato.

 

-Allora, a costo di star qui tutta la notte, voglio sapere cosa ti sta succedendo e soprattutto cosa mi stai nascondendo. Diavolo Kate, se non le racconti a me, a chi le vuoi raccontare??-

Lei sorrise. Poi si sfilò dal collo lo strano pezzo di metallo che aveva trovato. Lo porse al fratello, il quale, con lo sguardo affascinato, se lo rigirò tra le mani.

-Che diamine è questa cosa?-

-Non lo chiedere a me. So solo che quando l'ho trovato emanava luce ad intermittenza-

-Wow...- fu il commento di lui, poi avvicinò lo sguardo per guardare qualcosa di molto piccolo.

-Kate, qui c'è una specie di simbolo, un marchio. Sembra tipo una croce, o meglio, una ics con dei cerchi. Strano disegno-

-Davvero? Non ci avevo fatto caso-

-Vabbè, per ora tienilo, poi ci penseremo- concluse il fratello.

La ragazza riprese l'oggetto e se lo rimise al collo. Poi alzò gli occhi verso il cielo.

-Guarda Will, una cometa!! Che strano colore-

-Accidenti che spettacolo- esclamò il ragazzino.

Poi, guardando l'orologio, aggiunse:

-Auguri sorellina-

Lei lo guardò stupita, poi si ricordò del suo compleanno.

-Fratellino, meno male ci sei tu con me, altrimenti mi sentirei perduta-

 

La mattina seguente, a scuola, Kate stette con lo stomaco sotto sopra per tutto il giorno. Perchè mai si agitava tanto per un appuntamento? Con un ragazzo di cui poi non le importava granchè.

Era l'ora di pranzo e il cortile era pieno di studenti. Si sentiva strana. Ad un tratto si sentì chiamare e quella voce le provocò l'ennesima fitta al petto. Era come se il pezzo d'acciaio al suo collo avesse delle scosse, dei tonfi.

-Ciao- la salutò Matt.

-Come va?- gli chiese lei con un sorriso forzato.

Lui lo notò.

-Io sto bene. Tu non sembra proprio. Qualche problema?-

Kate stava per rispondere, quando, davanti agli occhi, come dei flash, le balenò l'immagine di una collina, anzi, “della” collina, quella dietro casa della nonna. Ebbe un sussulto.

-Kate, tutto bene?- chiese lui seriamente preoccupato.

-Scusa Matt. Non sto per niente bene. Ti dispiace se rimandiamo l'appuntamento di oggi?-

-Nessun problema-

-Bene, allora ci vediamo domani, ok?-

-Ok, ma sei sicura che non hai bisogno di aiuto?-

-Non preoccuparti. Ma una cosa vorrei chiedertela: potresti riaccompagnare a casa mio fratello? Non so se riesco a tenere la moto e due persone-

-Nessun problema. Ti vengo dietro-

-Grazie mille. Vado a dirglielo. Ci vediamo all'uscita-

Non appena si fu allontanata prese tra le mani il pezzo d'acciaio e notò che emanava una flebile luce, che si spense improvvisamente. Aveva addosso una strana sensazione, come se dovesse succedere qualcosa di terribile.

 

Arrivarono le 4 e Will guardava la sorella, preoccupato.

-Sei sicura di farcela?- le stava chiedendo Matt.

-Sicura. E grazie ancora-

-Figurati-

Le due moto partirono a tutta velocità. Ad un tratto a Kate balenò davanti l'immagine di un anfratto nella roccia, che lasciava intravedere un'entrata.

-Ma che diavolo mi sta succedendo?-

Il punto in cui il ciondolo d'acciaio stava a contatto con la pelle le bruciava. Finalmente arrivarono a casa.

-Bene. Grazie ancora-

-Non ti preoccupare. Almeno adesso so dove abiti. Comunque rimettiti e fammi sapere quando starai meglio, ok?-

-Ok. Ci vediamo-

Non appena Matt se ne andò, Kate si strinse forte il punto dove era il ciondolo.

-Kate, cosa ti succede?-

-Non lo so Will, è come se mi stesse bruciando la pelle- e detto ciò si scoprì una parte del petto.

Nel punto in cui c'era stato fino a pochi secondi prima il pezzo d'acciaio, adesso era impresso nella pelle di Kate lo strano marchio riportato sul ciondolo.

-Ma che diavolo è successo?- chiese Will, sfiorando il simbolo sulla pelle della sorella, facendola sobbalzare.

-Scusa- disse poi.

-E' da stamattina che ho dei flash, prima della collina e poi di un'entrata nascosta nella montagna. È come se questo pezzo d'acciaio volesse condurmi da qualche parte-

Non fece in tempo a finir di dire che seguì un'altra visione: stavolta apparve una tortuosa strada, che lei aveva ben presente.

-Kate, cos'hai?- chiese il fratello, preoccupato.

-Dobbiamo andare a svelare questo mistero-

-Dove?-

-Non lo so. Ma conosco la strada-

 

Un'altra sonda schizzò rapida in cielo. Non era la stessa ed aveva una diversa provenienza. Si diresse verso il luogo che le era stato indicato: una base militare. La scelta fu indirizzata verso tre jet, un lanciamissili e un elicottero apache. Dopodichè riprese il volo, oltre il cielo, oltre l'atmosfera, navigando tra le stelle, sino a tornare da dove era venuta.

 

Dopo aver avvertito la nonna che sarebbero andati a fare una passeggiata in città, i due fratelli, in sella alla moto, sfrecciarono veloci verso la collina. Kate avvertiva come se si stessero avvicinando sempre di più alla soluzione del mistero.

Si ricordava bene come arrivare alla strada che aveva visto, dato che l'aveva già percorsa anni prima in compagnia del padre. Era una stretta strada sterrata, tutta curve, che saliva nascosta quasi fino in cima alla collina. Ad un tratto si fermarono.

-Allora la visone era vera- disse la ragazza.

Davanti a loro, mimetizzata quasi del tutto nella roccia, si intravedeva un'enorme porta di acciaio che, con un fischio, si aprì lentamente, non appena i due le si pararono davanti.

-Entriamo?- chiese Will, eccitato.

Kate strinse forte il ciondolo.

-D'accordo, andiamo-

Non sapevano però che c'era qualcuno poco distante che li stava osservando.

 

Giunto a più di metà strada, Matt si accorse di non aver lasciato a Kate il suo numero per poterlo avvertire quando si fosse sentita meglio. Così fece marcia indietro e tornò verso la casa nella radura.

Quando arrivò alla fine della strada sterrata, vide però schizzare via Kate e suo fratello in sella alla moto, in direzione dell'alta collina alle spalle della casa. Decise allora di seguirli, alla debita distanza.

Li seguì fino al sentiero sterrato, poi li vide fermarsi davanti ad un grosso anfratto, lasciare la moto ed entrarvi a piedi.

-Che diamine stanno combinando quei due? Voglio scoprirlo- si disse e, furtivamente, andò loro dietro.

 

Si ritrovarono per un lungo corridoio semibuio, ma a rischiarare la strada c'era il pezzo d'acciaio, che aumentava di luminosità man mano che avanzavano.

Ad un tratto Kate ebbe la chiara sensazione che qualcuno li seguisse. Si voltò e rimase senza parole.

-Matt, che ci fai qui?-

-Potrei farvi la stessa domanda- si difese il ragazzo.

Kate guardò il fratello, poi disse:

-Forse devo darti qualche spiegazione, ma devi promettermi che non ne farai parola con nessuno-

-Incredibile- fu l'unico commento del ragazzo quando lei ebbe finito di raccontare.

-Matt, non devi dirlo a nessuno. Per favore, promettilo-

-Lo prometto, ma ad una condizione: vengo con voi-

-Va bene, andiamo-

Continuarono a percorrere il corridoio, fino a quando non giunsero davanti ad un'alta porta. Questa però non si aprì come la precedente.

-Che si fa adesso?-

-La soluzione del mistero è dietro questa porta- disse la ragazza.

-Ci penso io- disse Will, avendo intravisto un pannello smosso da una parte, alla loro altezza.

Si mise a ragionare:

-Vediamo un po', se questo lo collego qui...questo lo stacco...quest'altro lo sposto...dovrebbe funzionare-

E infatti, con un rumore di qualcosa che non si apriva da davvero tanto tempo, l'entrata fu finalmente accessibile. Davanti ai tre si schiuse un ambiente enorme che a poco a poco fu rischiarato da luci al neon. In fondo alla stanza vi erano tre altissimi cilindri contenenti uno strano liquido verde. Immersi in quei contenitori si intravedevano degli strani esseri, antropomorfi, ma completamente costruiti con parti meccaniche, come dei grossi robot.

-Che diavolo sono quei cosi?- chiese Matt esterrefatto.

Gli altri due non risposero, rimasti imbambolati dov'erano.

Ad un tratto, dal soffitto, si staccò un tubo elettrico che li stava per colpire in pieno. Con una notevole velocità di riflessi, Matt tirò una spinta a Kate e Will e si spostò appena in tempo. La ragazza, senza volerlo, si appoggiò ad una sorta di pannello di comando, che innescò il processo di risveglio dei tre esseri.

-Accidenti!!- disse la ragazza, mortificata.

-Saranno amichevoli?- chiese Will.

-Non credo di voler rimanere qui per scoprirlo. Andiamocene- rispose Matt e spinse gli altri verso l'uscita.

 

-E' pazzesco!! Che diavolo erano?- disse Matt, non appena furono usciti.

-Erano sicuramente alieni. Sulla Terra non vi sono creature di quelle fattezze e dimensioni- intervenne Will.

-Non credo siano malvagi. Ho la sensazione che non siano loro il pericolo- concluse Kate.

-D'accordo. Io direi di allontanarci da qui, per ora, e pensare al da farsi- propose Matt.

-Va bene. Parliamone con calma- concordò la ragazza e i tre risalirono sulla moto, sfrecciando via.

  
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