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Autore: Saralasse    21/09/2011    10 recensioni
Rieccomi in questa sezione con una one-shot ad alta temperatura ispirata dagli ultimi capitoli del manga, NaLu ovviamente u.ù
Contiene spoiler dai capitoli 247 e 251
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Disperazione. La disperazione più nera era ciò che aveva provato Lucy al cospetto del terribile potere di Hades. E aveva stretto a sé Natsu, in un ultimo, ancor più disperato tentativo di proteggere il suo compagno che aveva sacrificato quasi tutto per difendere lei e tutta la gilda da quell’oscuro male.

E aveva pianto.

Aveva pianto perché era spaventata, terrorizzata da quello che stava per succedere; aveva pianto per l’ingiustizia di perdere tutto a quel modo, prima di avere la possibilità di vivere appieno la sua vita. Aveva pianto soprattutto per il dolore di perdere un sentimento che stava timidamente sbocciando dentro di lei.

E poi aveva sentito Natsu afferrare il braccio che lo stava stringendo, cercando in tutti i modi di rialzare la testa, ciondolante per lo sfinimento.

“Natsu…”.

“Sembra che… abbia un compagno proprio accanto a me, dopotutto”, aveva detto rialzandosi a fatica, spronando i suoi nakama.

E loro avevano risposto al suo appello, aiutandolo e sostenendolo, lanciandolo fino all’incontro più temuto, quello con il master Hades.

 

Ce l’avevano fatta. Incredibilmente, contro ogni previsione, avevano sconfitto Hades e riportato alla normalità l’isola Tenrou. Il sole era tornato a splendere illuminando la folgorante vittoria di Natsu sull’abietto master e il ricongiungimento delle fate ai loro amici.

Lucy potè riunirsi a Cana, dimenticandosi temporaneamente di Natsu e di ciò che aveva sentito quando si riteneva spacciata; lo cercò con lo sguardo e lo vide sotto una delle tende del campo in compagnia di Lisanna e dei suoi fratelli.

‘Già… Lisanna ha più diritto di me di stargli vicino, in fondo era quasi la sua ragazza’.

Sospirò lievemente, voltando le spalle a quella scena della quale si sentiva spettatrice estranea e mosse qualche passo, tenendo la testa china per il tempo necessario a ricomporre un sorriso sul suo volto.

“Cana… hai già parlato a… a Gildarts?”, chiese guardandosi intorno con fare circospetto nel timore che qualcuno potesse sentirla.

Cana la guardò perplessa, chiedendosi per quanto ancora intendesse occuparsi del problema che lei aveva con suo padre piuttosto che dei propri affari di cuore. Alla maga non era sfuggito il suo sbuffo, per quanto lieve, e conoscendo Lucy non era difficile immaginare che la fonte dei suoi sospiri fossero Natsu e il recente ritorno di Lisanna. Decise che l’avrebbe aiutata in qualsiasi modo, per ripagarla di tutti gli sforzi che la giovane maga aveva compiuto nel tentativo di aiutare lei.

“Non ancora ma lo farò… vuoi accompagnarmi adesso? Il master dice che qui vicino c’è una fonte curativa”.

Lucy piegò la testa di lato, indecisa se accettare o meno. “Ecco… avrei preferito una sorgente termale ma ho tanti di quei graffi e lividi che una cosa del genere non potrà che farmi bene… andiamo!”.

Cana sorrise soddisfatta prendendo sottobraccio Lucy e s’incamminò con lei nella direzione indicatale da Makarov. Una sola occhiata era bastata per confermarle che qualcuno le seguiva con lo sguardo.

 

Lucy si guardava in giro, sorpresa di quanto potessero essere incontaminate le foreste di Tenrou; su tutto il continente di Fiore esistevano boschi e selve nei quali nessun essere umano aveva mai messo piede ma quelle della terra sacra di Fairy Tail avevano qualcosa di magico come la gilda che proteggevano. Sembrava che quel luogo isolato dal mondo fosse fatto esso stesso di magia.

“Allora Lucy”, disse d’un tratto Cana distogliendola dai suoi pensieri. “Come vanno le cose con Natsu?”.

Lucy arrossì completamente, guardandosi intorno come se temesse che qualcuno potesse sentirle, lì nel bel mezzo della foresta. “Ca-Cana ma cosa stai dicendo?!”.

“Andiamo”, disse l’altra avvicinandosi con un’espressione maliziosa in volto. “Non vorrai farmi credere che il ritorno di Lisanna non ha cambiato nulla fra voi?”.

“E’ così invece”, disse la bionda a denti stretti. “Non è cambiato proprio nulla. Io e Natsu siamo compagni di team come sempre… almeno credo, non ci sono state missioni dopo il ritorno da Edolas e prima di partire per venire qui”.

Cana sorrise comprensiva, posando una mano sulla spalla di Lucy. “Tu ci tieni molto a lui, si vede Lucy! Però… vedi, io voglio bene a Lisanna e sono contentissima che sia tornata ma tu hai smesso di combattere da quando c’è lei”.

Lucy abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello indagatore della sua nakama. “Non capisco cosa tu voglia dire”.

“Hai capito benissimo e non tentare di fregarmi! Ricordati che sono stata io stessa a farti le carte nell’anniversario del tuo arrivo!”.

La ragazza bionda si fermò, la testa china e le braccia distese lungo i fianchi, rigide, contratte dalla morsa dei pugni. “Non posso mettermi fra loro Cana. Natsu… lui è importante per me ma Lisanna ha tutto il diritto di stare con lui e non sarò certo io a dividerli”.

“Hai pensato che forse dovresti chiedere a lui cosa prova?”.

“Non è necessario. È bastato vedere la sua espressione quando l’ha rivista e soprattutto, quanto sia migliorato il suo umore. Lui la ama Cana. E chi sono io per ostacolarli?”.

Cana scosse la testa, per niente convinta. “Lucy tu dovresti…”.

“Per favore!”, la interruppe Lucy. “Non parliamone più. Devo dimenticarlo, e in fretta. Dai, andiamo alla sorgente adesso”.

Lucy aveva abbozzato un sorriso, ricacciando indietro a forza le lacrime che minacciavano di scorrerle sul viso; e con esse, s’illudeva di stroncare sul nascere anche quel curioso sentimento che era attecchito nel suo cuore.

 

La fonte era nient’altro che un piccolo stagno d’acqua cristallina, sulla cui superficie galleggiavano una miriade di foglie e frutti caduti dagli alberi circostanti, di diverse specie. Le maghe si spogliarono, avendo cura di riporre i vestiti dove non potessero essere sottratti per qualche scherzo idiota, e si avvicinarono all’argine. Lucy mosse qualche passo, esitante, immergendosi fino al bacino. Si fermò, rabbrividendo per il freddo e il dolore delle ferite che sembrava essersi improvvisamente risvegliato.

“Ouch…”, si lamentò mentre si inginocchiava per potersi bagnare fino alle spalle. “Cana, la tua mano destra è a posto?”

Lucy si voltò verso l’amica mentre le poneva la domanda e restò di sasso: no, quel corpo tornito, muscoloso e completamente nudo, come del resto era lei stessa, non apparteneva certo a Cana!

“E-e tu che diavolo ci fai qui?!”, strillò voltandosi di spalle, le mani incrociate sul seno a tentare di nascondere ciò che era già stato ampiamente esposto alla visuale dell’intruso.

“Questa è una fonte curativa, no? Cosa ci faccio secondo te, sono pieno di ferite Lu!”.

“E dove diamine è finita Cana?!”.

Natsu si strinse nelle spalle. “Ha detto che aveva qualcosa da fare”.

In realtà, Cana si era opportunamente dileguata quando aveva visto Natsu che le stava raggiungendo alla fonte, arrancando per via delle ferite; lo sguardo del Dragon Slayer quando aveva notato Lucy in acqua era stato più che eloquente e la mora si era rivestita a una velocità disumana, affiancandolo.

“Sapevo che saresti venuto! Non lasciartela scappare e mi raccomando, falla contenta!”, aveva concluso con un ghigno e una strizzatina d’occhio correndo via.

Natsu si era voltato di nuovo verso la fonte, nella quale Lucy stava faticosamente avanzando: osservava quel corpo morbido e non poteva fare a meno di risentirlo stretto al suo in un abbraccio colmo di significati come quello con cui lei aveva tentato di proteggerlo dalla furia di Hades. Non le tolse gli occhi di dosso nemmeno mentre si spogliava, il fruscio della stoffa coperto dal gorgogliare della cascatella dalla quale la polla veniva riempita.

Entrando in acqua constatò che doveva possedere davvero qualche virtù nascosta che lo fece sentire immediatamente meglio; o forse era la voglia di abbracciare Lucy che gli dava la forza. Non lo sapeva e non gli interessava nemmeno indagare, desiderava soltanto raggiungerla, e lo aveva fatto: qualche attimo ancora e l’avrebbe stretta fra le braccia, se non si fosse voltata.

Lo sguardo imbarazzato che le aveva visto negli occhi era l’espressione più tenera e desiderabile che avesse mai visto sul suo viso angelico, eppure la osservava spesso, quando Lucy credeva di non essere notata e mostrava le sue espressioni più genuine. Adorava la sua compagna di team, anche se a volte appariva superficiale e un po’ oca, lui conosceva la vera Lucy, quella nascosta sotto vestiti spesso succinti e acconciature sempre rinnovate. Non notava nemmeno quei dettagli se non quando lei strillava proprio perché non le aveva detto nulla sul nuovo vestito o sul taglio fresco di parrucchiere. Desiderava abbracciarla anche quando indossava il suo pigiamone per dormire nelle notti più fredde.

E lo fece. In un attimo, coprì la distanza che lei aveva ristabilito fra loro e le cinse la vita, attirandola contro il suo petto, il mento sulla spalla. “Perché scappi?”.

“Na-Natsu non puoi essere serio! Siamo senza vestiti, andiamo mollami!”.

“No”, disse lui rafforzando la stretta. “Il mio più grande desiderio adesso è tenerti stretta a me, non intendo lasciarti andare”.

Il rossore sulle gote di Lucy si fece più diffuso mentre posava timidamente le mani su quelle di Natsu. “Natsu… è normale che tu abbia voglia di toccarmi, siamo entrambi completamente nudi e siamo fatti di carne… ma io non voglio cedere ai semplici istinti”.

Natsu la fece voltare fra le sue braccia, stringendola con un braccio solo mentre le accarezzava il viso. Gli faceva male sapere che Lucy pensasse che il suo obiettivo fosse del semplice sesso senza impegni.

“Mi consideri davvero un animale se la pensi così. Credevo che tu mi capissi Lu”.

Lucy abbandonò il viso contro la sua mano aperta, gli occhi bassi nel tentativo di non vedere Natsu di fronte a lei. Nonostante ciò che gli aveva detto, per l’amore che gli portava era sicura che avrebbe ceduto agli assalti di quel corpo marmoreo se solo lui avesse insistito.

“Non penso che tu sia un animale, sei più sensibile di quello che credono tutti… hai un cuore grande e questo lo so bene, però Natsu… io voglio che ci sia amore quando… ecco… quando donerò il mio corpo a qualcuno”.

Natsu sedette nell’acqua, la schiena contro l’argine e trascinò Lucy con sé, facendola sedere fra le sue gambe, la schiena aderente al suo torace. “Tu credi che io ti abbia raggiunta solo per la voglia di fare sesso, dannazione Lucy, non sono una bestia in calore!”. Si era arrabbiato ma, notò Lucy, non voleva proprio lasciarla andare.

Lei si voltò lentamente nel suo abbraccio, fino a guardarlo negli occhi e si avvicinò timidamente ma senza incertezze, fino a sfiorargli le labbra con le proprie, un contatto rapido e delicato come ali di farfalla. “E’ questo che voglio da te Natsu. La tua amicizia è il sentimento più prezioso che ho nel cuore ma non mi basta più”.

Natsu la fissò interdetto per qualche secondo, lo stesso tempo in cui le labbra morbide di Lucy avevano indugiato sulle sue; quel tempo minuscolo era stato un assaggio di paradiso, non voleva privarsene più. “Lu… io non sono bravo a capire e nemmeno con le parole, lo sai… però voglio baciarti di nuovo, e di nuovo domani e poi il giorno successivo, e non voglio doverti lasciar andare mai più… è una cosa strana, non mi era mai successa prima… cosa pensi che sia?”, aveva concluso con un sorriso, stringendosi contro Lucy.

“Forse… forse è lo stesso che sento io Natsu”.

Il Dragon Slayer sorrise e si avvicinò al suo viso per poterla baciare di nuovo. Non c’era brama o lussuria in quel gesto, solo tenerezza, infinita tenerezza; Lucy non poteva ignorare ciò che stava tentando di dirle quando le parole non gli bastavano più. Sorrise contro le sue labbra, e decise di mettere a tacere la mente, affidandosi a lui, come aveva sempre fatto; non l’aveva mai delusa.

Natsu le accarezzava la schiena nuda e d’un tratto le mise entrambe le mani sul sedere, spingendola contro il suo bacino. Lucy arrossì violentemente, sentendo la sua eccitazione contro il ventre, e interruppe il bacio per poterlo guardare in volto: era avvampato anche lui e sembrava in evidente imbarazzo.

“Lu… io… non fraintendermi, è che… insomma, lo hai detto tu… siamo fatti di carne, e…”.

Lucy lo zittì, posandogli un dito sulle labbra; non poteva pensar male di Natsu, era la persona più sincera che avesse mai conosciuto e il suo crescente imbarazzo parlava per lui. “Lo so, Natsu. Non c’è niente di strano o sbagliato in questo”.

Natsu abbozzò un sorriso, rassicurato dalle sue parole. “E quindi…”.

“Si, solo… fai piano”, sussurrò lei baciandolo di nuovo mentre la faceva stendere nell’acqua, contro l’argine.

Si chinò su di lei reggendosi sulle braccia e lasciò la sua bocca per baciarle il viso, fino a raggiungere il lobo dell’orecchio che catturò fra le labbra, strappandole un gemito. Lucy percorreva con mani febbrili e delicate ogni singolo muscolo del suo corpo, disegnandone i contorni, imparando a conoscerlo solo con il tatto.

Il respirò le si strozzò quando sentì Natsu mordicchiarle la pelle della gola. I canini così affilati del Dragon Slayer sulla cute le davano sentimenti contrastanti: l’eccitazione che sapevano generare si mischiava a una qualche paura ancestrale che fossero letali e si ritrovò a rabbrividire, il fiato sempre più corto, che divenne un singulto quando cominciò ad accarezzarle il seno con gesti leggeri ma bramosi.

La voglia di toccarlo a quel punto si fece prepotente e Lucy si sporse in avanti fino a posare le labbra sulla pelle di Natsu, piano, esitante ma via via sempre più sicura a ogni ansito di piacere di lui. Gli percorse il corpo con i baci, scivolando sotto di lui, fino al ventre; Natsu la sollevò, riportandola all’altezza del suo viso e tornò a baciarla, stendendosi su di lei, facendo aderire perfettamente i loro corpi e si fermò per scrutarne le reazioni. Il sorriso che le vide sul volto gli diede fiducia e posando la fronte contro la sua, entrò in lei, fermandosi quando la sentì irrigidirsi, l’espressione contratta dal dolore.

“Lucy…”.

“N-Natsu è… normale…”.

Natsu continuò a osservare il suo viso, baciandole le palpebre chiuse, immobile fino a quando non sentì Lucy muovere il bacino contro il suo; solo allora riprese a muoversi a sua volta, dapprima lentamente, poi sempre più veloce, le dita intrecciate a quelle di lei e la bocca incollata alla sua. Perso ogni contatto con la realtà, ogni sfumatura che scindesse i loro corpi uniti, il suo cervello registrò vagamente che doveva aver raggiunto l’appagamento totale dei sensi quando udì Lucy gemere più forte, prima che la sua mente tacesse del tutto.

Tornò in sé per i baci delicati che gli sfioravano il viso, la fronte, il naso e infine le labbra, prontamente stirate in un sorriso. Lucy sotto di sé era la cosa più bella che avesse mai visto, scarmigliata, le gote ancora imporporate dal piacere e gli occhi ridenti, lucidi di gioia.

“Non credevo che fosse… ecco… così”, disse, lievemente imbarazzata.

Natsu ridacchiò, voltandosi e facendola stendere su di sé. “Nemmeno io”.

“Vuoi dire che tu…”.

“No… è un’altra cosa che abbiamo imparato insieme”, disse mostrandole il suo sorriso migliore. “E ce ne sono ancora tante da imparare…”.

“Natsu!”, strillò Lucy, arrossita fino ai capelli.

Lui sorrise baciandola di nuovo teneramente, le mani a circondare l’ovale perfetto del suo viso, e lei chiuse gli occhi, allacciandogli le braccia al collo.

Insieme, avevano imparato a lasciar parlare i loro cuori, mettendo a tacere le menti e i preconcetti; insieme avrebbero imparato ad esplorare appieno l’amore e ciò che esso porta con sé.

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Ta-dàààààà vi sono mancata?

Che dire… una shot molto calda per quelli che sono i miei standard ma non ho proprio resistito dopo aver letto il capitolo 251! Mashima-san è un guru del fanservice, non c’è che dire u.ù

È uno scritto senza pretese, solo per divertire me e spero anche voi, tutto dedicato alla mia cara Rose1487 che ha tanto apprezzato il mio pervert Natsu come lo chiama lei XD Spero ti faccia sorridere anche questo più tenero ;)

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