Zipangu
Iro
hani hohe to chiri nuru
wo
hi no izuru kuni zipangu
Feliciano
zampettò allegramente
verso la stanza che Yao gli indicava, precedendo il ragazzo che lo
seguì lentamente, sorridendo comprensivo ai funzionari di
corte
indispettiti da tutto il rumore che provocava quello strano bambino.
Arrivato sul terrazzo trovò il
suo piccolo ospite in adorazione di fronte al panorama.
Ridacchiò tra se e se fiero di
riscontrare una tale ammirazione pure in una nazione che era nipote del grande Impero Romano, poi si scosse ed
iniziò
a preparare -con i movimenti misurati ed aggraziati del cerimoniale-
del tè per tutti e due.
Intanto la mente del piccolo
italiano viaggiava veloce lungo la piccola insenatura lussureggiante
e più in là, nel mare più grande che
avesse mai visto.
Poi d'un tratto si fermò verso un
puntino lontano, un isola dalle sponde boschive appena visibile
sull'orizzonte.
-Messer Cina, messer Cina-cominciò
a ripetere saltellando ora su una gambetta ora sull'altra,
impaziente- là cosa c'è?
Il cinese alzò lo sguardo dal suo
lavoro e lo portò verso l'orizzonte poi, scoccando un
occhiata piena
di significato al piccolo rispose: -Quello è Zipangu,
l'isola dive
sorge il sole, aru.
Feliciano non proferì più parola
per qualche minuto, incantato da quel nome tanto suggestivo e
promettente grandi avventure, come e più si sarebbe
aspettato dalle
misteriose regioni orientali.
Quando lo avessero saputo gli
altri! Si gongolò ancora una volta del fatto di aver fatto
quel
viaggio solo con Marco, senza bisogno dell'aiuto dei fratelloni.
Assottigliò
gli occhi con fare indagatore fino a ridurli a due fessure, mettendo
tutto il suo impegno nel catturare più informazioni
possibili su
quel posto straordinario; quando stava per stufarsi di quel
passatempo e cedere al buon odore di cha
(uno
strano infuso che piaceva tanto al padrone di casa) sull'altra
sponda gli sembrò di scorgere un bambino dai corti capelli
neri.
Il moretto scomparve subito tra
l'intrico della vegetazione ma questo non impedì al piccolo
Nord
Italia di aprirsi in un radioso sorriso girandosi verso Cina.
-Signore -si inchinò
giocosamente-indovini cosa appena visto!
Yao guardò il bambino negli occhi
nocciola, leggendoci una soddisfazione smisurata, simile a quella che
aveva provato quando lo aveva conosciuto per la prima volta.
Pensò che quel luccichio nei suoi
occhi potesse essere amore per la scoperta, così chiese:
-Zipangu?
Veneziano annuì vistosamente, -un
tuo nuovo fratellino, non sei contento?
A quell'affermazione un brivido
attraversò la nazione più anziana dalla testa ai
piedi; decisamente
per ora avere Corea in casa gli bastava ed avanzava.
-Veh
Giappone, ti ricordi di me?
Kiku osservò attentamente il
giovane italiano poi scosse la testa.
Quel ragazzetto non poteva certo
essere la bella bambina che un tempo l'aveva deciso ad approdare
sulla terra ferma!
-Peccato...-sospirò Feliciano,
poi d'un tratto gli sorrise come se avesse ricordato solo allora una
cosa molto importante: Dimmi Nihon, è vero che il tuo capo
ha una
casa fatta tutta d'oro?
L' orientale soppresse la risata
che gli stava nascendo in gola -No, no di certo!- si
affrettò a
rispondere divertito.
Felì sbuffò stizzito verso il
nulla bofonchiando qualcosa del tipo: -Accidenti a Marco, si
è
divertito a prendermi in giro...
Ten
wo terasu kami no
moto
Watashitachi no rekishi mada sennen tsumugimashou ne...
Konnichiwa!
Allora, mi sono sempre chiesta come mai nessuno avesse mai fatto una storia in cui compaiono Yao ed un piccolo Ita-chan in visita a casa sua insieme a Marco Polo, poi quando ieri ho letto sul mio libro di letteratura la parte del Milione che parla del Giappone non ho saputo resistere e ho scritto questa “cosa”.
A me sembra carina, però non so, datemi il vostro parere!!
Akai
PS. La parte iniziale e quella finale della storia scritte in corsivo sono due parti di “the country where the sun rises, zipangu” la prima “canzone” cantata da Kiku nel suo CD.