Back
to the Island
{ Missione Recupero }
« Non ti
fidi di me? »
Era
partito tutto da una stupida domanda cui era troppo difficile dare una stupida
risposta.
Non
è che Trent non si fidasse di
Lindsay. Ma aveva ancora ben chiaro
nella memoria il giorno in cui l’aveva quasi ammazzato col veleno di
pesce palla.
Era
partito tutto da lì, e lì convergeva ancora, perché
Lindsay aveva elaborato l’ennesima trovata strampalata – e lui
aveva cercato di impedirle di fare stupidaggini; dopotutto gli sarebbe
dispiaciuto molto vederla divorata da orsi sfaccendati o maledetta da un
anatema dei tempi andati che l’avrebbe perseguitata in quelli futuri. Le
aveva soltanto chiesto di fermarsi,
di non andare oltre, cavolo.
Lei
aveva sbattuto le ciglia, spalancato gli occhioni azzurri e ripetuto: « Non
ti fidi di me? ».
Avrebbe
mai potuto risponderle sinceramente? No, certo
che no.
Non
aveva potuto far altro che sospirare e affrontare a testa bassa
l’ennesima sfida.
Era
partito tutto da uno stupido falò che gli ex campeggiatori avevano
deciso di organizzare a un mese dalla chiusura del reality, qualcuno con la
sincera voglia di mantenere allacciati i legami, qualcun altro a bocca storta.
Lindsay si era seduta vicino a lui e lo aveva ascoltato suonare la chitarra per
un bel pezzo, gli occhi pieni dei riflessi dorati del fuoco.
«
Anch’io so suonare, sai, Trent? » se n’era uscita di colpo,
in un attimo di silenzio generale, abbagliandolo col suo miglior sorriso
versione Barbie teenager. « Sull’isola avevo con me uno xilofono,
ma credo di averlo perso. Qualche
volta mi esercitavo, però non ho mai voluto farmi sentire da nessuno... »
Qualcuno
– Duncan: ci avrebbe scommesso la chitarra che aveva cominciato Duncan – aveva azzardato senza troppi
complimenti un commento scettico. Trent non aveva potuto fare a meno di concordare
in silenzio, stringendosi nelle spalle e lanciando a Lindsay un’occhiata
piuttosto incerta. Per qualche arcano motivo, lei se l’era presa soltanto con lui, gonfiando le guance
come una bambinetta e incrociando le braccia con fare offeso.
«
Non ti fidi di me? »
Era
partito tutto da lì. Ed era stato l’inizio di una lunga serie di
sfortunati eventi.
All’inizio,
quando era venuta a prenderlo in albergo e l’aveva praticamente
trascinato in aeroporto, aveva pensato a uno scherzo di cattivo gusto. Magari
c’era dietro Chris. Sul serio, non
poteva essere che Lindsay volesse tornare
indietro per recuperare un accidenti di xilofono e dimostrargli che sapeva
suonare qualcosa che non fosse il campanello di casa.
Si
era ricreduto quando erano atterrati sull’isola e si erano messi sulle
tracce del fantomatico strumento. O meglio, quando Lindsay l’aveva costretto a lanciarsi col paracadute
sull’isola e l’aveva guidato
sulle tracce del fantomatico strumento quasi prima che toccasse terra.
Aveva
cercato di farla ragionare – era tardi, lo sapeva, ma qualcosa doveva pur tentare –
facendole notare con la massima gentilezza che non aveva mai dubitato delle sue
parole, che era rimasto semplicemente sorpreso, anche perché non avrebbe
mai creduto che, se davvero sapeva suonare – e non aveva dubbi che fosse così – si ostinasse a tener
segreto il suo certamente indiscutibile talento.
Lindsay
aveva continuato a marciare nei suoi stivali nuovi fiammanti, evitando con cura
ogni pozza di melma che le sbarrasse la strada. « Non provare a prendermi
in giro, Trent. Tanto lo so cosa pensate tutti quanti di me. Che sono una
stupida, che sono una bambina... Io però so chi sono, anche se non ho letto Froid o come cavolo si chiama quel tipo che strizza i cervelli, e
so che non sono una bugiarda. Ti farò vedere che quello xilofono
è qui e che io so suonarlo.
Cammina! »
Trent
aveva rigato dritto. Se era stata capace di organizzare quella spedizione per
un motivo del genere, non credeva che l’avrebbe più contrariata,
mai più.
Contrariamente
ad ogni sua più cupa previsione, lo xilofono era comparso dopo soli cinque giorni di marcia; però si
trovava in un covo di puzzole di cui lui aveva dei pessimi ricordi. Era stato
allora che l’aveva supplicata di lasciar perdere, che le aveva urlato che
le credeva, credeva che lei fosse la
migliore xilofonista d’America e dintorni, ma davvero, era tempo di
tornare a casa, e poi non voleva che rischiasse d’incappare in qualche
creatura più pericolosa delle puzzole o che si facesse male o...
Lindsay
aveva sbattuto le ciglia, spalancato gli occhioni azzurri e ripetuto: « Non
ti fidi di me? ».
Avrebbe
mai potuto risponderle sinceramente? No, certo
che no.
E
quando era riemersa tutta tremante e terrorizzata dai meandri fetidi della
tana, a mani vuote, non se l’era sentita di scoraggiarla ancora di
più. In fondo era arrivato fin lì... Ok, contro la sua volontà, certo, ma in ogni caso non avrebbe
mai potuto lasciare intrufolare una ragazza per due volte di seguito in un buco
puzzolente di un dannatissimo terreno dimenticato da Dio.
Soprattutto
se la ragazza in questione sbatteva le ciglia, spalancava due occhioni azzurri
e si sforzava così tanto di
farlo fidare di sé.
Lindsay
era brava. Suonava con attenzione, seguiva le note con gli occhi socchiusi,
sicura; lo xilofono tornato miracolosamente alla luce e allo splendore sembrava
un’estensione naturale delle sue dita armate di bacchette, tanto i loro
movimenti sulle piccole lastre colorate parevano leggeri.
Trent
non riusciva a smettere di guardarla. Sul momento quella storia gli era parsa la
pazzia del secolo; ma ora che erano lì, ora che la sentiva suonare, si
rendeva conto di quanto contasse invece ciò che Lindsay aveva fatto. Non
era la Missione Recupero la cosa sorprendente, no: era il fatto che aveva voluto che lui l’ascoltasse
suonare. Dopo avergli detto a chiare lettere che quello xilofono
l’aveva tenuto nascosto per paura che gente come Heather la prendesse in
giro.
E
aveva trascinato lui in quella tana di puzzole, soltanto lui, non Duncan,
né altri. Soltanto lui.
Aveva
voluto che lui l’ascoltasse suonare.
Lindsay
terminò l’assolo con una lunga nota dolce e vibrante, alzò
lo sguardo e gli rivolse ancora una volta il suo miglior sorriso versione
Barbie teenager – che però alla luce del sole sembrava molto
più luminoso.
«
Ti fidi di me, adesso? »
Era
partito tutto da una stupida domanda cui era troppo difficile dare una stupida
risposta.
Non
è che Trent non si fidasse di
Lindsay. Ma aveva ancora ben chiaro
nella memoria il giorno in cui l’aveva quasi ammazzato col veleno di
pesce palla. E per via della sua ultima
trovata strampalata si sentiva ancora puzzare atrocemente i vestiti.
E infine, aveva anche un
po’ paura del modo in cui quel suo sorriso gli faceva tremare le mani,
soprattutto quando non c’era una chitarra che nascondesse il tremito agli
occhi di entrambi.
Note:
Questa storia si è classificata prima nell’A Tutto Reality Contest: Ritorno sull’Isola!
de Il Saggio Trent.
Se vi dicessi che sono sorpresa e lusingata sarebbe a dir poco un eufemismo. ♥
Le ripetizioni di frasi e periodi sono assolutamente
intenzionali, così come è intenzionale la scrittura Froid in luogo del corretto Freud – mi serviva per dimostrare
che Lindsay non l’ha
effettivamente letto, pertanto lo scriverebbe proprio così come lo
pronuncia. xD Per inciso, quella è anche la citazione dalla canzone
sorteggiata, ‘Spaccacuore’ di Samuele Bersani (so chi sono io, anche se non ho letto Freud). Il prompt scelto era invece lo xilofono.
Chiedo venia per non aver mai accennato al Trent/Gwen, ma ho
immaginato che Trent tenesse le due cose ben distinte, perché –
malgrado questa sorta di attrazione per Lindsay che si evolve soltanto nel
finale – è per Gwen che nutre sentimenti romantici, e non avrei
mai potuto scrivere di un ipotetico triangolo amoroso: con Lindsay non sarebbe
stata la stessa cosa. Sì, so che questo rende ancor più strano
che io non abbia accennato a Gwen, ma non so, ho paura che la sua presenza mi
avrebbe portata inevitabilmente verso il romanticismo. E preferivo che la mia
prima vera storia su A tutto reality
mantenesse l’atmosfera ironica del fandom originale. Per farla breve, non
volevo essere troppo smielata xD
Ultimissima nota: devo confessare che ho seguito soltanto la
prima serie, L’isola appunto,
perciò mi scuso anche di eventuali incongruenze temporali con
l’inizio della seconda.
Vi lascio con il gentilissimo commento del giudice, che
ringrazio ancora, e di nuovo mi complimento con le altre tre partecipanti!
E un abbraccio a chiunque passi di qui. ♥
Aya ~
I Posto: FataFaby89
con "Back to the Island. Missione
Recupero"
Grammatica e sintassi: 10/10
Non credo ci sia assolutamente nulla da dire.
La storia è grammaticalmente perfetta, priva di errori di battitura o di
distrazione, senza alcuna pecca.
Mi inchino di fronte a cotanta precisione e cura!
Stile e lessico: 10/10
Punteggio massimo anche qui.
Bello l'inizio un po' "misterioso" della storia, che inizialmente non
fa capire come mai Lindsay ponga una domanda simile a Trent;
bello il flashback immediatamente successivo; bella la descrizione delle
peripezie dei due personaggi.
Hai uno stile pulito e molto curato, una vera gioia per gli occhi!
Riesci ad alternare frasi più d'effetto con frasi decisamente più
divertenti e rilassanti, senza stancare e senza far apparire forzato questo
passaggio: bravissima!
Originalità della storia: 10/10
Un'invidiabile collezione di punteggi massimi!
Non potevo però fare altrimenti.
Chi mai avrebbe immaginato che Lindsay suonasse lo xilofono, o che costringesse
Trent ad accompagnarla a Wawanakwa
per recuperarlo?
Questa storia trasuda originalità da ogni singola parola, una delle cose
che maggiormente apprezzo: di nuovo, bravissima!
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Un ottimo lavoro anche qui.
I tuoi personaggi sono stati molto curati e ben caratterizzati, tant'è
che a tratti mi sembrava di assistere ad una puntata del cartone animato.
Trent è indubbiamente lui: pacifico, affatto
desideroso di offendere o deludere Lindsay, riflessivo.
Su Lindsay ho soltanto una piccola obiezione: per quanto anche lei sia
ottimamente caratterizzata, nella tua storia l'ho vista forse troppo
determinata.
Non è da lei prendere così in mano la situazione, costringere
persone a seguirla e via discorrendo: per quanto poi le tue descrizioni abbiano
notevolmente addolcito questa "novità", ammetto che mi ha
lasciato un po' stupito.
Comunque, ottimo punteggio!
Gradimento personale: 10/10
Sembrerò esagerato, ma questa tua storia mi ha fatto impazzire.
Hai scelto un oggetto particolare, ed una coppia di personaggi sicuramente non
facile da gestire, eppure te la sei cavata egregiamente.
Lo ammetto, ero molto curioso di vedere cosa sarebbe uscito fuori
dall'accoppiata Trent-Lindsay, e non sono affatto
rimasto deluso.
Una storia semplice, leggera, ma con un qualcosa in più che la rende
adorabile: in più quel tocco di romanticismo alla fine è
più che azzeccato.
Mille volte brava!
Originalità nell'utilizzo dell'oggetto: 4.5/5
Come ho già detto prima, l'oggetto che hai scelto è abbastanza
particolare, ma hai comunque fatto un ottimo lavoro.
Per quanto il suo utilizzo sia stato quello prettamente "canonico"
-unico motivo per cui ho dovuto sottrarti quel mezzo punto-, hai incentrato la
storia attorno ad esso, facendo meraviglie.
Utilizzo della canzone: 4/5
Scelta interessante quella di "Spaccacuore",
e risultato sorprendente!
La lyric che hai selezionato è, diciamo, una delle
più caratteristiche della canzone, e pronunciata da Lindsay in risposta
alla sfiducia di Trent è stata magnifica!
Il punteggio è un po' più basso in quanto hai utilizzato un'unico e breve estratto della canzone, ma niente di
criticabile.
Totale: 57.5/60