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Autore: laNill    22/09/2011    0 recensioni
Le lacrime uscivano copiose, ormai, dai suoi occhi e, nonostante lei tentasse di fermarle invano, i singhiozzi sommessi e le guance color porpora tradivano quelli che erano i suoi veri sentimenti.
E Shima, parola dopo parola, si rese conto.
Si rese conto che Izumo aveva capito tutto ciò che lui aveva tentato di fargli capire da più di un mese.
“Odio.. quando tenti di proteggermi senza che io lo sappia, rischiando persino la vita pur di farmi stare in salvo. E Odio il fatto che non ti odio.. nemmeno.. nemmeno un pochino. Ma, più di tutti, odio il fatto che tu.. tu..” [...]
[Izumo x Shima]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Izumo Kamiki, Renzou Shima, Rin Okumura, Shiemi Moriyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Odio il fatto che non ti odio
~ Quinta Parte ~
 

La voce del demone risultò più melodiosa con una lieve nota melanconica appena pronunciò quelle parole.
“Sì. E’ la persona che ho amato di più al mondo.”
Ciò che ne conseguì fu lo stupore generale che questa frase provocò nei ragazzi.
Tutti, tranne che in Deisuke.
E ad Izumo, questa reazione pacata e fin troppo neutrale da parte sua, la lasciò vagamente titubante delle reali intenzioni del monaco.
Sapeva che il demone non era lui, aveva la prova davanti ai suoi occhi, ma forse c’era qualcosa di più che continuava a nascondere.
Magari la stava appoggiando, quella donna.. forse.
“T..t..tu..tu la conosci!”
Era più un’affermazione che una vera e propria domanda da parte di un attonito Rin che, mentre lo indicava, palesava tutto il suo stupore.
“Ovvio che mi conosce. E’ colui che mi ha ridotto in questo stato, che mi ha fatto vivere nel dolore e che mi ha portato via le due sole cose che avessi mai desiderato avere. Se lui non ha avuto il coraggio di raccontarvi ciò che è successo e cosa ha osato farmi, lo farò io; così capirete chi è nel giusto e chi non lo è.”
Socchiuse lo sguardo, dunque, abbassando il viso e parlando con voce stanca, lontana.
“Il mio nome era Jun Furai, nacqui in una famiglia di pescatori che non aveva mai preteso nulla dalla vita. Fin da quando ero piccola e le mie gambe erano in grado di sorreggere il mio peso, ricordo che assieme a mio padre ero solita andare a pesca in barca, a largo dell’oceano.
Mi piaceva quel lavoro e ancora di più amavo il mare più di me stessa, più di qualunque altra cosa; e fu una fortuna per i miei genitori che amassi la pesca, poiché ciò che loro desideravano era avere un figlio maschio in grado di portare avanti l’attività di famiglia.
Ma essendo io abbastanza mascolina e egregiamente portata per questo lavoro, si accontentarono.
Per sovvenire alle aspettative della mia famiglia, decisi di esercitarmi nell’arte della pesca da sola, sulle coste adiacenti al limitare della foresta.
Avevo quindici anni quando accadde quel fatto. L’amo aveva preso un pesce fin troppo grande per le mie esili braccia, dunque inevitabilmente questo mi trascinò dentro l’acqua, in basso.
Non seppi quanto tempo rimasi sott’acqua, tentando di riemergere verso una superficie che sembrava allontanarsi da me più io tentassi di raggiungerla. Ricordo, però, la figura di un giovane che, prendendomi per le braccia, mi trascinò in salvo; mi portò su di uno scoglio, sopra il quale tossii e ansimai per riavere quell’aria che i miei polmoni bramavano intensamente.
Fu in quel momento che i miei occhi incontrarono quelli chiari e brillanti di un ragazzo, dal volto giovane e ancora vagamente infantile.
Quel giovane era Deisuke.
“Diventammo amici e imparai a conoscerlo e, pian piano, ad amarlo per gli anni avvenire. Ai miei occhi lui era una persona dall’animo puro e limpido come le acque del mare dal quale mi aveva salvato; il suo sorriso mi riempiva il cuore di gioia e ogni sua parola gentile me lo faceva battere all’impazzata.
Sapevo che era un monaco e comprendevo anche che i suoi doveri avevano la priorità sui suoi sentimenti e su ciò che si trovava al di fuori del tempio; ma lo accettai.
Lui amava il tempio più di qualsiasi altra cosa al mondo, e per un periodo pensai che lo amasse persino più di me, e ciò che amava lui, amavo anche io.
Non gli dissi mai quali fossero i miei veri sentimenti, né lui mai me lo chiese.
Fu come se lui l’avesse capito da sempre che il mio cuore ha iniziato ad appartenere a lui nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono la prima volta.
Ci amammo immensamente. Più stavamo insieme più eravamo felici.”
Sul viso pallido della donna, dove era comparso un tiepido sorriso, comparve una venatura amara e sofferente.
Continuò a parlare, dunque.
“Era tutto bellissimo. Fino a quel giorno.
Ricordo che pioveva, nonostante fosse la prima settimana di luglio, il giorno in cui scoprii che ero incinta. La mia felicità fu immensa, appena me lo dissero, anche se qualche paura mi attanagliava l’animo per i problemi che da quel momento in avanti avrei dovuto affrontare, ma non dovevo preoccuparmi; in fondo con me c’era Deisuke.. o almeno era quello che pensavo.
Corsi sotto la pioggia per diversi Kilometri, quelli che separavano il villaggio dal monastero dove lui era in purificazione ma, non appena bussai il portone principale più forte che potei, uno dei monaci più anziani mi aprì e mi informò di un fatto avvenuto quella stessa notte: era morto…” Un’unica, argentea lacrima le solcò il viso.
Gli occhi profondi per la prima volta da quando l’avevano veduta, avevano assunta una piega estremamente addolorata.
“Il mio Deisuke era morto. Come avrei potuto allevare il nostro bambino in completa solitudine? Senza l’amore del mio amato Deisuke? Non mi lasciarono nemmeno vedere il corpo perché le donne non avevano il permesso di entrare nel luogo sacro che è il Sacro Tempio di Itsukushima.
Un incidente, dissero durante il rito c’era stato qualcosa che era andato storto e il demone che stava esorcizzando gli si è riconforto contro..
Non potete avere idea del dolore che provai in quel momento e durante i nove mesi di gravidanza. Pensare che avrei potuto passarli assieme a lui, assieme alle sue cure; quante cose ancora avrei voluto dirgli, dovevo ancora confessargli il mio amore per lui.. ma non feci in tempo.
Poi, quando fu il momento di partorire capii che anche per me era arrivata la fine. Persi troppo sangue per continuare a restare in vita, anzi mi dissero che forse avrei rischiato di perdere il bambino per colpa della mia morte.
Gli ultimi istanti di vita che ricordo furono le mie urla e sangue, tanto sangue.”
Shiemi aveva entrambe le mani poste davanti alla bocca ed uno sguardo malinconico tanto da farle appena accennare un principio di lacrime ai lati degli occhi; Rin aveva abbassato lievemente il viso, con espressione mesta ed Izumo anche aveva assunto un’espressione apprensiva e dolente.
Mentre Deisuke continuava a mantenere lo sguardo fisso sul viso della donna, neutrale, magari anche con una luce negli occhi da far intendere quanto anche lui fosse stato colpito da quella storia.
La mora portò, dunque, lo sguardo ad osservare la figura del giovane monaco.
“Fu due mesi fa che lo vidi. LUI. VIVO.” Proruppe, d’un tratto, lei.
Gli occhi di nuovo dilatati e furenti, i denti che digrignavano l’un con l’altro e le unghie che tentavano di scorticare la pianta che la teneva prigioniera.
Rin si frappose tra i due, mentre anche Izumo raggiungeva la sinistra del ragazzo, in difensiva.
“Due mesi..?” sussurrò, perplessa.
La situazione le stava sfuggendo di mano… non capiva.
“Mi hai mentito! Ho sofferto le pene dell’inferno per il dolore che mi provocò sapere la tua morte e tu eri vivo! E’ stato tutto una bugia, il tuo sentimenti per me, le tue parole dolci e nostro figlio!
Ecco il motivo per cui ho iniziato a danneggiare il tempio. La mia anima non poteva sopportare questo affronto. Tutto ciò che lui tocca è.. è un.. un ABOMINIO! Il suo cuore è marcio e la sua anima sarà maledetta per l’eternità per ciò che ha fatto. Non voglio che esista più una persona del genere. Devi morire!”
 “Deisuke…” lo chiamò Izumo in poco più di un sussurro, con sguardo accusatore e lievemente malinconico. Come se volesse significare ‘Per piacere, dì qualcosa.’
Lui, per contro, la guardò neutrale e anche abbastanza interrogativo.
“Izumo-san, io non conosco questa donna.”
Ansimante e iraconda, la donna si zittì.
Trattennero il fiato, chi per non poter credere alle proprie orecchie a ciò che il ragazzo aveva detto e chi per paura della possibile reazione che la donna avrebbe potuto avere.
Reazione che in attimo avvenne, senza alcun preavviso.
Il legno dell’albero venne squartato e fatto in mille pezzi dalla furia della donna, provocando dolore tanto al piccolo demone della natura quanto affaticamento nella stessa padrona, che si accasciò a terra, senza quasi più energie.
“TU.. Dannato!”
Urla di disperazione scaturirono dalla gola della Yuurei, la quale, una volta distrutto ogni suo impedimento, si fiondò sul corpo del giovane monaco.
Ma anche questa volta venne bloccata.
Non da Shiemi, non da Izumo; Da Rin.
Aveva usato la spada orizzontalmente per placcarla al livello dello sterno, subendo egli stesso il contraccolpo che ne scaturì al petto.
“Fer..mati..”
“Togliti, stupido umano. Ridurrò a brandelli anche te!” sibilò lei.
Gli occhi oramai sbarrati dalla furia.
“Ho detto di fermarti!”
A quell’ordine, dato con così tanta irruenza, non poté non ubbidire, sia anche per il colore e la strana ma usuale caratteristica delle sue iridi che le stava rivolgendo contro.
Trattenne il fiato, placandosi brevemente e indietreggiando, poi.
“Tu.. non può essere..”
“Signora Jun..”
La voce appena udibile e stanca di Shiemi richiamò l’attenzione dei due, prima che quest’ultima potesse terminare la frase.
“Signora, voi.. voi state mentendo.”
Cosa? Vuoi insinuare che il dolore che ho provato è stata una menzogna!?”
“No, no. Non era quello che volevo intendere. Voi avete affermato che il motivo per cui distruggevate il tempio era per la presenza di Deisuke in quanto ogni cosa che lui aveva toccato rendeva le acque del mare putride e impure ma.. voi questa sera avete reso putride le acque davanti agli alloggi, dico bene?”
“..Sì..”
“In verità quelle acque, diversamente da quelle di fronte alla sala principale, non sono mai state toccate dalle mani di Deisuke, non si è nemmeno mai avvicinato a quella vasca; siamo state io e Izumo le uniche a rinfrescarci i piedi in quelle acque. Dunque.. per cosa avete distrutto il tempio?”
Izumo spalancò gli occhi, attonita.
Da quando Shiemi era diventata così perspicace? O meglio: quando lo era diventata più di lei?
“..Quello potrà essere stata una svista.. ma il punto è che distruggevo tutto ciò che veniva a contatto con le sue sporche mani e la sua anima marchiata da un peccato più grande di qualsiasi altr-”
“Ma signora, ciò che lei distruggeva non era per via di Deisuke ma per qualcun altro, ne sono certa. L’ha detto lei stessa: ciò che lui amava, amavo anche io. Vede? Continua a mentire. Inoltre, come poteva distruggere qualcosa che era stato toccato da una persona che considera pura e limpida come l’acqua dell’oceano?”
La donna parve ribattere ma un’altra voce si aggiunse.
Una risata roca si espanse in quel piccolo tratto di radura, gioviale quasi e divertita.
“Mia cara Jun, hai trovato una ragazza che ti sa tenere testa con la sua naturalezza.”
L’immagine ricurva di un vecchio si delineò tra il buio della foresta, palesandosi una volta che i raggi della luna lo colpirono. Indossava un mantello nero con intarsi d’orati tutt’attorno mentre una manica era di un bianco candido; sulla destra teneva un bastone simile al K’rik di Shima, pensò Izumo, ma leggermente più grande.
“Ti ha scoperto nonostante tu abbia fatto di tutto per far rimanere all’oscuro quali erano le tue intenzioni. Ma devo dire che io sono stato di gran lunga il più veloce e so persino il motivo per cui l’hai fatto, forse.. perché ti conosco fin troppo bene.”
“Sommo Sacerdote!” esclamò Deisuke, attonito andandogli incontro e piegando il capo in segno di rispetto, con le mani unite davanti al petto, una a pugno e l’altra a formare una sorta di muro.
La donna indietreggiò con una mano al petto, incredula.
Le iridi si rimpicciolirono immediatamente e le palpebre si dilatarono mentre l’anziano alzava il viso e, con un sorriso sbieco, mesto, le mostrava due gemme cristalline dalle sfumature appena accennate di azzurro.
“M..ma.. Deisuke.. l..lui è..”
“Cara, non pensi che questo ragazzo sia un po’ troppo giovane per l’età che in teoria dovrebbe aver avuto quando ti dissero della sua morte?” l’anziano pose una mano sulla spalla del monaco, sospirando gravemente. “Il Deisuke che hai amato non sono altri che io.”
La donna tentò di parlare ma non vi riuscì; rimase con le labbra semi aperte ed un’espressione attonita, lasciando continuare.
“Ci sono un paio di.. cose che devo rivelarti. Il giorno in cui tu venisti al Tempio, annunciando di essere incinta, io.. c’ero, è vero; non ero morto come ti avevano detto. Ma non fu per mia volontà il fatto che ti dicessero di un simile evento, fu il Gran Sacerdote di allora a ordinarmelo. Ricordi come te ne parlavo della sua estrema puntigliosità e rigidezza sulle regole? Ebbene, una delle regole fondamentali che istituì proprio lui e unicamente lui era quella che proibisce severamente ai monaci di innamorarsi, doveva essere quindi preservata la castità terrena. E.. bhè, se tu eri rimasta incinta, non potevo essere definito un vero e proprio uomo casto, no? Appena il Sacerdote lo venne a sapere, mi impedì in ogni modo possibile di rivederti e fui sottoposto ad un rito purificatorio cento volte più duro di quello che oggi i giovani monaci devo compiere. Ma, ti giuro su ciò che ho di più caro, mia cara. Non ci fu giorno in cui non ti spedivo lettere per professati quanto ancora ti amassi e desiderassi stare assieme a te e al nostro bambino.”
“Lettere..? Io non ricevetti nessuna lettera!”
“Infatti non uscirono mai dal monastero, quelle lettere. I monaci anziani, ogni qual volta io tentavo di spedirtele, queste mi venivano prese e consegnate al Sommo che le nascondeva, tenendomelo segreto. Poco tempo dopo venni a conoscenza di questo fatto e il mio dolore fu ancora più grande.
Fortunatamente, mi ero fatto molte conoscenze dentro al monastero e, tra queste, c’erano diversi ragazzi coetanei che avevano deciso di lasciare il tempio per condurre una vita più libera. Fu grazie a loro che venni a conoscenza della tua morte e della nascita di una splendida bambina.”
Gli occhi della donna si inumidirono, portando entrambe le mani a coprirsi le labbra.
“E’ nata!? Mia figlia è riuscita a nascere?”
Aveva la voce rotta dall’emozione; la stessa che si poteva leggere negli occhi dell’anziano che neanche per un momento si erano staccati da quelli di lei.
“Sì, ed era bellissima quando me la portarono in fasce, con solo un giorno di vita. La chiamai con il nome che mi dicesti un giorno, sulla spiaggia, pensando a quali nomi ti sarebbe piaciuto avere. Ricordi qual’era, mia cara?”
Trattenne un singulto.
“..Ran.. giglio nell’acqua..”
“Esatto.. Ran. Successivamente, la presentai al Sommo come una bambina lasciata ancora in fasce davanti al monastero ed egli acconsentì affinché restasse con il resto dei monaci, crescendola come una Miko. In seguito, per la nuova ordinanza, quando la bambina raggiunse i quattordici anni, le venne vietato di entrare nel tempio. La affidai alla custodia di una famiglia al villaggio. E quella stessa bambina, divenuta grande e sposatasi, è la madre di questo giovane che hai davanti ai tuoi occhi, il cui nome è uguale al mio.”
Se avessero potuto, gli occhi della donna si sarebbero riempiti di lacrime che avrebbero bagnato quelle guance pallide con cui la donna si stava coprendo con le mani.
Se avesse potuto, il suo cuore avrebbe battuto più forte di qualsiasi altro, ricolmo di gioia, di infinita gioia.
Le labbra tremanti, non riuscendo a dire alcuna parola, rimasero dischiuse appena mentre il suo sguardo era puntato solo su un'unica persona, quella che veramente aveva sempre amato.
“Scusate ma.. io non ho mica capito.”
La voce di Rin ruppe quel silenzio che si era creato, perplesso e con il viso reclinato di lato mentre osservava i due di fronte a sé.
“Perché distruggeva il tempio, allora?”
Shiemi sorrise divertita all’intervento del compagno, asciugandosi le ultime lacrime di commozione per quella storia, mentre Izumo lo guardò di sbieco, innervosita.
“Ma dico io, sei stupido o cos-?”
“Calma, calma, giovane Miko.” Principiò l’ansiamo monaco, sorridendo cordiale nella sua direzione. “E’ più che naturale avere ancora un po’ di incomprensioni dopo tutte le parole che vi ho raccontato.”
Poi, rivolgendosi alla donna con tono gentile.
“Vuoi dire tu come sono andate realmente le cose, mia cara?”
Rimase in silenzio, con il viso basso e le labbra serrate in un’espressione neutrale.
Fu Shiemi, con voce dolce, a far finire quel suo silenzio che, a suo dire, parlava molto più che con mille parole.
“So che è dura ammettere le proprie colpe, ma.. non credi che sia più facile dire la verità dei suoi sentimenti, invece di continuare a legarli dentro al cuore e farlo star male?”
Gli occhi della donna, neri, si spostarono verso la ragazza, leggermente dilatati per le sue parole, per poi fare un leggero sorriso, ironico, ritornando in posizione eretta, dallo sguardo fiero.
“Il tuo cuore capisce bene i sentimenti di questa donna, ragazzina, vuol dire che anche tu lo stai provando o desideri provarlo.” A quelle parole, la bionda avvampò da capo a piedi, balbettando parole incomprensibili osservata, in maniera perplessa, da un Rin che continuava a non capirci nulla.
Poi, continuò.
“Comunque sia, ammetterò i miei sbagli. Che lo nascondo a fare? Oramai non posso più rimediare a ciò che ho fatto. E’ vero, non è stato perché era Deisuke a toccarle, bensì voi.” Per un momento, Shiemi e Izumo rabbrividirono nel vedere come la donna le aveva rivolto lo sguardo, per paura che potesse in qualche modo riattaccarle, ma così non fu. “Inizialmente ce l’avevo con il tempio e con Deisuke stesso per il fatto che fosse vivo nonostante quello che mi era stato detto; ma dopo siete arrivati voi e vedendo la persona che amavo stare così tanto a contatto con delle ragazze mi mandava in bestia. Principalmente quando salvò la Maiko vicino al Torii.”
Lo sguardo si posò sulla figura di Izumo che, anche se desiderava non darlo troppo a vedere, la mettevano davvero in soggezione, costringendola ad indietreggiare di un passo per paura che potesse riattaccarla.
Ma, con sua sorpresa, la donna si chinò in avanti in un movimento elegante, per nulla forzate né stentato. Un inchino di scuse.
“Vogliate perdonare il mio egoismo. Avrei potuto farvi davvero del male se solo non avessi saputo.” E mentre rialzava il viso, si potè notare l’espressione accorta e colpevole che gli velava i lineamenti, rendendogli persino quasi gli occhi vagamente lucidi.
Allungò le mani verso l’uomo, con dolcezza, il quale gliele prese e le racchiuse nelle proprie con gesti altrettanto lenti e delicati mentre si guardavano con sguardi illuminati da una luce calda, lontana.
“E’ tutto finito ora. Puoi ritrovare la pace, mia cara.” Disse lui, sotto lo sguardo del nipote, il giovane Daisuke.
Una botta improvvisa alla schiena lo fece sobbalzare dalla sorpresa, guardando stupito il sorriso gioviale di Rin e quello mesto della ragazzina dai corti capelli biondi, che gli si erano avvicinati.
“Allora tu non centri nulla, eh? Ti avevo valutato male, mi dispiace.” Affermò il giovane sotto lo sguardo sorpresa del monaco, che annuì lentamente quasi come per imprimersi bene nella mente quelle parole e stupito dal fatto che qualcuno gli rivolgesse la parola in modo così.. gioviale.
“Non.. fa niente.”
“Izumo-chan!” chiamò Shiemi, con un velo di preoccupazione, correndo verso la ragazza con i codini, notando il suo sguardo rivolto verso il braccio sinistro completamente messo a nudo dallo squarcio che gli era stato fatto pochi minuti prima dalla donna.
“Ti sei fatta male? Siediti, così ti medico.”
“Lascia stare. Non vedi che non ho niente?” rispose mostrando la carne perfettamente intatta. Solo brandelli di camicia si potevano vedere, ma sotto ad essi, nessun tipo di graffio.
“Ma..” La bionda la guardò perplessa, non capendo, raggiunta poco dpo dagli altri due ragazzi. “Nessun.. graffio?”
“Che? Dici davvero!?” esordì Rin, chinandosi sull’arto. “E dire che avevo proprio visto gli altri infilarsi nel tuo braccio. Non è che hai qualche potere sovrannaturale?”
“Stupido, se ce l’avessi l’avrei usato subito per tapparti quella bocca.”
Eppure non riusciva a capirlo nemmeno lei.
Più si osservava il braccio integro, più ripensava al momento in cui aveva chiaramente percepito gli artigli dentro di lei senza provare alcun tipo di dolore né veder scorrere alcuna goccia di sangue.
Com’era possibile ciò?
“E’ stata una protezione a salvarti.”
A quelle parole, tutti i quattro ragazzi si voltarono verso la donna che le aveva pronunciate, principalmente Izumo che rimase perplessa, attendendo che continuasse a spiegarle.
“Io ti ho colpito, ti ho ferita. Ma non pensavo che ci fosse una protezione a vegliare sul tuo corpo.”
“Una.. protezione? Di che sta parlando?”
Era assurdo. Lei non si era protetta con nulla.
“Ti è stato fatto un sortilegio protettivo. Qualunque entità maligna ti tocchi, tu non ne risentiresti né il tuo corpo verrà scalfito. E’ un sutra potente e peraltro assai rischioso per chi lo produce.”
Era dannatamente assurdo. Come aveva potuto non accorgersene prima di quel cambiamento, lei che era una Miko, doveva riuscire a percepirle cose di questo genere.
Allora perché? Perché non l’aveva capito subito?
Non poteva essere che..
“E’ proprio lì, sulla tua fronte.”
Le iridi le si spalancarono e le labbra si socchiusero in una muta espressione di shock e di colpevolezza. Colpevolezza per non essersene accorta subito, per non averlo capito subito, per non aver percepito immediatamente che c’era qualcuno che la stava vegliando.
“Ma.. chi è stato? Daisuke, quand’è che l’hai fatto?”
“Io non ho fatto nulla, sennò l’avrei detto.”
E mentre si sfiorava il centro della fronte, trattenendo il fiato in gola; capì.
Era stato Lui, quello stupido.


Note dell'Autrice:
Scusatescusatescusatescusate >A<
So di aver ritardato troppo tempo per questo nuovo capitolo ma ho avuto davvero troppo da fare, aggiungeteci anche la mancanza di idee ed eccolo lì che son passati quasi due mesi.
Perdonatemi davvero ç_ç
Spero che, anche se scritto un pò frettolosamente, risulti comunque leggibile.
Per quanto riguarda la coppia predominante, non temete, nell'ultimo capitolo (ovvero il prossimo D:) ritorneranno più focosi che mai quindi pazientate ;3 E no, non ci metterò altri due mesi.. si spera ^^''
Ooora, passiamo ai commentini:

@MikuFregapane: Grazie ancora cara, son davvero davvero felice ti continui a piacere :3 Sì, li ho sentiti i nomi e.. son morta quando ho sentito che uno dei due l'hanno chiamato Uke. UKE. No scusate, ma perchè? x°°D Spero sinceramente che la Kato non li chiami così sennò davvero è troppo assurda la cosa xD

@xLadyDamonUrsulax: Grazie tantissimo per i tanti commenti ad ogni capitolo, sono contenta che ti sia piaciuto così tanto e spero che questo capitolo - leggermente insignificante ai fini della coppia - non ti faccia così tanto schifo >.< Si, quell'espisodio mi ha fatto esultare peggio di una fangirl; vedere Izumo che si ingelosiva è stato sensazionale e così rmantico *w* Lo sappiamo tutti che intanto si metteranno insieme quei due, è scontato u.u

Ed infini grazie davvero di cuore a chi ha messo la storia tra i preferiti, chi la sta seguendo e ai moltissimi che son passati soltanto per dargli una leggiuchiata. Grazie infinte *inchino* u.u
Al prossimo ed ultimo -Gnoo T.T- capitolo.
See ya :3
  
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