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Autore: fra3    22/09/2011    1 recensioni
Piccola one-shot sull'inizio della 3 stagione. Incentrata soprattutto sulla coppia Damon-Elena ed un pò di Stefan. Ha partecipato al contest What's next? Season three is coming!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Historia magistra vitae
 

Elena se ne stava accovacciata sul divano a leggere un buon libro che aveva scovato nella grande libreria di casa Salvatore. Era stata una settimana tremenda: era passata dall’angoscia di perdere Damon alla speranza di vederlo di nuovo sorridere di gusto, fino a ricadere nell’oblio a causa della scomparsa di Stefan. E adesso cercava di annullare i suoi pensieri affidandosi a quel libro, che infondo non sapeva neanche di cosa parlasse, visto che la sua concentrazione era inesistente. Leggeva solo per distrarsi da tutto quello che aveva vissuto in poco tempo: l’arrivo di Klaus, la morte di Jenna e di John,  Katherine, le false promesse di Elijia, la scomparsa di Stefan e la dichiarazione di Damon. Come poteva una piccola donna come lei farsi carico di così tanti problemi? Poteva sostenere questo peso da sola?  Un rumore la distrasse da suoi pensieri, segno che qualcuno si era finalmente svegliato dal sonno rigeneratore, che l’avrebbe rimesso in forma restituendogli tutta la sua statuaria bellezza e la sua possente forza. Così gli aveva risposto Damon, dopo che Elena gli aveva chiesto come mai non facesse altro che bere sangue e dormire.
Elena non si voltò a guardarlo, non avevo il coraggio, non sapeva come affrontarlo. Dopo quel bacio si erano evitati per tutta la settimana, più che altro avevano evitato di rimanere da soli nella stessa stanza, ma adesso Elena non sapeva cosa fare o cosa dire. Sperava, con tutta se stessa, che Damon non se ne ricordasse, che quel ricordo se ne fosse andato insieme ai sintomi del morso. Aveva deciso di non farne parola con nessuno e di far finta di nulla con Damon, sapeva che qualsiasi sua parola sarebbe stata una possibilità per il vampiro per cantare vittoria, per poter dire “Avevo ragione nel dire che mentivi a te stessa”. Già bastava lei, che cercava di convincersi che quel momento non fosse mai esistito, che lei non aveva provato quello strano tepore alla bocca delle stomaco, ma Elena sapeva che di fronte a quegli occhi non si poteva negare la verità, che tutte le sue false certezze si sarebbero sbriciolate come un castello di sabbia. – “buongiorno” – esclamò con eccessivo entusiasmo Damon, che aveva capito che c’era qualcosa che turbava Elena, ma si era ripromesso che almeno per quel giorno, l’avrebbe distratta da tutto ciò che non gli avrebbe permesso di sorridere il giorno del suo diciottesimo compleanno.

 

Elena era stata tassativa, non ho nulla da festeggiare aveva detto quando aveva beccato Damon e Caroline  a confabulare su come si sarebbe svolta la festa, ma si trattava di Damon e Caroline, l’uomo e la donna, ops scusate, i vampiri più testardi sulla faccia delle terra, quando si mettevano in testa una cosa nessuno riusciva a persuaderli, tanto meno se ci provava Elena. Amava vederla imbronciata perché lui non aveva preso in considerazione le sue decisioni, ma amava ancora di più sorprenderla. Lo sapeva che quando era lui, e nessun altro, a fare qualcosa di bello per lei, quel gesto valeva più di qualsiasi altra cosa, perché una buona azione o una bella idea di Damon Salvatore era qualcosa di raro e prezioso. E per lei ne sarebbe valsa la pena: trasformare villa Salvatore in una discoteca; riempire il salotto, custode di importanti avvenimenti e di innumerevoli segreti, con festoni e palloncini di mille colori; e magari trovare qualche coppia strusciarsi sul suo mega letto; non sarebbe stato poi così tanto tragico se questo sarebbe bastato a fare felice la donna che amava. Avrebbe scalato anche l’Everest se sarebbe servito a riportare a casa Stefan, perché Damon lo sapeva, era la scomparsa di Stefan, e nient’altro, a preoccupare seriamente Elena.
 

Elena non rispose, continuò a fissare il libro che ormai teneva aperto sulla stessa pagina da almeno mezz’ora. – “vedo che sei contenta di rivedermi nella mia forma perfetta” – infierì Damon, cercando di avere l’attenzione della ragazza su di se. In realtà, Elena, era molto felice di poter sentire le battute irritanti di Damon, come si dice: solo quando perdi qualcuno ti accorgi del suo valore; e per lei era stato così. Aveva avuto una fottuta paura, come mai nella sua vita. Aveva stretto  forte Damon a sé, su quel letto, solo per paura che se ne sarebbe andato anche lui per sempre, come se tenendolo legato a sé non avrebbe permesso alla morte di portarselo via da lei. Ma non poteva far trasparire niente di tutto questo, Damon era un uomo orgoglioso e pieno di sé, in quel momento lei non poteva dimostrare qualcosa di cui ancora non era sicura, ma che sentiva cresce di minuto in minuto dentro di se.
 

“non dovevi essere già da Bonnie?”- continuò Damon, visto che non riceveva risposta. Aveva chiesto, stranamente, a Bonnie di portar fuori Elena, in modo che lui e Caroline, potessero preparare tutto per la festa. – “ancora non si è fatta viva”- rispose disinteressata Elena – “allora ancora parli! Pensavo che la paura di perdermi, t’avesse portato via la voce”- continuò con il suo solito giochetto il vampiro, che in risposta dovette schivare un cuscino.
 

Colpita ed affondata! C’era un fondo di verità nelle parole di Damon, al contrario di quello che il vampiro pensava, non era solo la scomparsa di Stefan ad occupare i pensieri di Elena. Qualcuno finalmente suonò al campanello. Damon ringraziò mentalmente Bonnie di essersi fatta viva prima che lui avesse avuto, ancora una volta, la collera di tutte le streghe del mondo contro. Le due ragazze uscirono accennando un ciao ciao e Damon fu finalmente libero di dare sfogo alla sua fantasia e alla sua indole festaiola. Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, poi quando a dirigere i lavori ed a progettare tutto era stata una super vampira bionda, niente sarebbe stato lasciato alla casualità. Sarebbero arrivati ragazzi schiamazzanti e moderni, quindi dovevano cercare di rendere casa Salvatore  un luogo meno lugubre di quello che effettivamente era.
 

Ormai era tutto pronto, i ragazzi erano arrivati, mancava solo la festeggiata. Damon si trovò a provare una forte ansia nell’attendere l’arrivo di Elena, se gli fosse successo qualcosa, avrebbe provveduto subito a strappare il cuore della mezza streghetta. Ma si rese conto che l’ansia non era dovuta al suo ritardo, ma bensì alla paura di poterla deludere ancora una volta. Lui non era Stefan, se lo ripeteva ogni secondo, non lo sarebbe mai stato, ma in quel momento desiderava con tutto il cuore di sparire in cambio del ritorno del suo amato fratello, si perché ormai lo sapeva, amava suo fratello, era la sua famiglia e non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male, infondo anche per lui valeva la legge del perdere qualcuno per accorgersi del suo valore. Damon si risvegliò dai suoi pensieri, lo sentiva, Elena stava arrivando, avrebbe riconosciuto quel odore a distanza di chilometri. Si avvicinò alla porta e la aprì facendo attenzione a non far trapelare niente. – “bentornate signore”- disse assumendo il suo solito sorriso sghembo, Elena accennò un mezzo sorriso e disse un flebile “grazie”, cercando di entrare in casa. Damon e Bonnie si scambiarono un sguardo d’intesa – “perché non andiamo a posare in camere le buste?”- chiese Bonnie, che tirò l’amica senza aspettare una sua risposta. Arrivate su, Bonnie lasciò da sola Elena a contemplare il bellissimo vestito, che qualcuno aveva adagiato sul letto di Stefan – “Bonnie tu ne sai qualcosa?”- chiese Elena che non si era ancora accorta che l’amica non c’era più – “io si”- rispose qualcuno al suo posto, Elena si voltò sapendo già a chi apparteneva la voce – “Damon ti avevo detto che questo giorno era come gli altri”- lo rimproverò ma senza essere severa come si sarebbe aspettato Damon – “indossalo, io aspetto fuori”- risuonò quasi come un ordine a cui Elena non riuscì a rispondere. Quando finalmente fu pronta Damon ritornò in camera. La trovò a guardarsi allo specchio, sfiorando il lembo del vestito – “sei bellissima”- il suono di quelle parole, prodotte delle corde vocali di Damon, fecero fermare il cuore di Elena. Grazie ai suoi poteri, Damon si accorse che il cuore della ragazza iniziò a pompare più sangue, ma lo ignorò e continuò a camminare verso di lei, che lo guardava tramite lo specchio. – “Ho qualcosa per te”- il vampiro tirò dalla tasca dei pantaloni una scatolina – “Damon ti avevo chiesto di non comprare nulla”- disse imbronciata la ragazza, ma lo sapeva che Damon avrebbe sempre fatto di testa sua – “infatti non l’ho comprato”- la canzonò il ragazzo. Elena non rispose e lasciò fare al ragazzo. Damon tirò fuori dalla scatolina una collana, quella collana: la collana di Stefan, ma infondo era anche la collana di Damon, cosa di cui Elena non era a conoscenza. Chissà quanti ricordi riaffiorarono nella mente del vampiro? Chissà quanto dolore ritornò a tormentare il cuore morto di Damon?
 

“l’avevo data per persa!”- disse Elena guardando meglio l’oggetto. Una pugnalata in pieno petto fermò il respiro di Damon, aveva già sentito quella frase, aveva già visto quel espressione e non voleva che tutto sarebbe andato a finire come la volta precedente. Ormai non aveva più niente da nascondere, l’aveva detto, senza cancellare nessun ricordo, pure se lei si continuava a comportare come se non l’avesse mai sentito, come se non l’avesse mai baciato. Damon cercò di non dare importanza alle parole appena sentite e continuò nel suo intento. Spostò i capelli di Elena e con estrema lentezza adagiò la collana al collo della ragazza e la chiuse. Furono così lenti e delicati i movimenti del vampiro che Elena avrebbe voluto rimanere li che per chissà quanto tempo, aveva troppo bisogno di carezze in quel momento, di qualcuno che la consolasse e la proteggesse dal mondo. – “lo so è difficile da sopportare ma Stefan se ne è andato, Elena. Dimenticati di lui. Non ritornerà!”- cercò di essere il meno crudo possibile, sapeva che la stava ferendo ancora ed ancora, ma lo stava dicendo anche a se stesso, stava mettendo al corrente entrambi della realtà dei fatti. Si continuarono a fissare tramite lo specchio, scambiandosi frasi silenziose, che solo loro due potevano comprendere. Ad un tratto Elena tirò un forte respiro – “Damon è vero, è e sarà difficile ma non posso dimenticarmi di lui come non posso dimenticare te” – a quelle parole Damon cadde in uno stato di confusione, cosa centrava lui con tutto questo, stavano parlando di Stefan, lei era disperata perché Stefan se n’era andato, solo per quello e lui voleva aiutarla, voleva solo proteggerla da qualsiasi cosa avesse potuto farle del male, anche da Stefan se sarebbe servito, ma non l’avrebbe mai messa contro suo fratello, lei amava lui e basta.
 

“non posso dimenticare quello che è successo l’altra sera, non posso dimenticare di averti baciato, non posso dimenticare quello che mi hai detto”- Damon rimase a bocca aperta non si sarebbe mai aspettato quelle parole da Elena, non riusciva a credere che lei avesse dato così tanto importanza alle parole di un moribondo. Adesso che lui era salvo e Stefan lontano, avrebbe preferito non averle dette mai quelle parole, avrebbe preferito non creare altri problemi a lei, avrebbe preferito morire piuttosto che vedere lei soffrire per l’assenza di suo fratello. Ma adesso erano li loro due e nessun altro, Damon ed Elena, per la prima volta soli, dopo quella notte. – “ se vuoi ti posso aiutare a dimenticare?”- chiese a quel punto il vampiro, pensando che il desiderio della giovane fosse quello – “non voglio dimenticare Damon, questa volta voglio ricordare!” – cosa significava questa volta? Damon nella arco di un secondo si pose centinai di volte quella domanda, a cui non riusciva a trovare una risposta, o forse la risposta ce l’aveva ma si rifiutava di credere che fosse quella. Cercò di nascondere il suo turbamento ad Elena. “ Vorresti ballare con me?”- chiese il vampiro allungando la mano verso di lei, lei l’afferrò regalandogli un grande sorriso. Forse avevano ragione gli antichi: la storia si ripete..ma come sarebbe stato questa volta il finale? 
 

  
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