Carini & coccolosi!
Il paesaggio
arido dell’isola di Creta scorreva veloce sotto gli occhi spalancati di un
bambino di otto anni.
I capelli
arruffati erano di un biondo chiarissimo ed anche gli occhi tendevano ad una
strana sfumatura dorata, che si adattava perfettamente alla sua pelle chiara. Tutto
in Radhamantys Heintze-Weissenrode
dichiarava che discendeva dai popoli scandinavi.
:-Papà, mi
racconti di nuovo la legenda del giudice Radamante?-:
Il padre di Radhamantys abbassò lo sguardo sul figlio che si agitava
impaziente sul sedile del pullman accanto a lui.
:-Va bene,
però siediti composto adesso-:
Ed il Leinsgreve* cominciò a raccontare tutta la storia
dall’inizio, da quando Zeus si era innamorato di Europa, la principessa dai
begli occhi, e l’aveva rapita portandola a Creta, l’isola dove lui stesso era
nato e cresciuto.
:-Papà, ma Radamante, Minosse e Sarpedonte
sono nati davvero sotto quel platano che abbiamo visto stamattina a Gortyna?-:
:-Hem… certo-:
Disse il
padre convinto.
Sapeva per
esperienza che era meglio assecondare la fantasia di suo figlio, anche perché
era più facile convincere l’intera assemblea del Legting** che smuovere quel
bambino dalle sue convinzioni.
:-Ne sei
sicuro? Guarda che non devi dire le bugie! E poi io lo capisco subito perché ho
lo stesso nome del giudice degli inferi Radamante!-:
:-Ah, giusto… non vorrei mai scatenare contro di me l’ira di un
giudice infernale-:
Il bambino
si gonfiò di orgoglio come un galletto e tornò ad appollaiarsi con lo sguardo
fisso fuori dal finestrino.
Il paesaggio
scorreva veloce mentre il pullman si arrampicava tornante dopo tornante fino al
palazzo di Festo.
Finalmente
si fermò in un parcheggio e l’intera comitiva poté scendere.
Radhamantys era già
stato abbondantemente cosparso di protezione solare da sua madre fin dalla
stanza dell’albergo, e prima di farlo scendere suo padre gli calcò in testa un
berrettino da baseball per evitare che si scottasse.
A vederlo
vestito con jeans, maglietta e scarpe da tennis sembrava un normalissimo
ragazzino di otto anni e nessuno avrebbe potuto immaginare che appartenesse
all’alta nobiltà delle isole Faer Oer
e che suo padre fosse un membro del parlamento.
L’unica cosa
un po’ insolita era un pendente d’acciaio a forma di drago che spiccava sulla
maglietta arancione.
:-Ora
dobbiamo fare il biglietto, non è vero, papà?-:
:-Certo che
dobbiamo-:
:-Ma se io
gli dico che mi chiamo Radhamantys devo pagare lo
stesso?-:
:-Credo
proprio di sì-:
:-Ma non è
giusto! Questo è il mio palazzo!-:
Il Lensgreve sorrise alla beata ingenuità del figlio.
:-I soldi
dei biglietti servono a fare i restauri, quindi se questo è il tuo palazzo devi
contribuire a mantenerlo, non credi?-:
:-Ah… allora va bene!-:
Radhamantys si mise in
fila in mezzo ai genitori.
La
biglietteria era sotto un pergolato e tra una trave e l’altra spuntavano
grappoli d’uva nera quasi matura.
:-Non la
voglio!-:
Questo
strillo fece trasalire il bambino, anche perché era proprio alle sue spalle.
Si girò e
vide un ragazzino più o meno della sua età che si dimenava e gridava come
un’aquila mentre la madre lo tratteneva per un braccio.
I suoi
capelli erano stranamente bianchi ed erano raccolti a coda, ed una frangia
disordinata gli copriva gli occhi.
:-Smettila
di fare i capricci! Devi mettere la protezione se no ti ustioni!-:
:-NO!-:
Radhamantys tirò per
l’ennesima volta la manica del padre.
:-Papà, ma
perché quel bambino ha già i capelli bianchi?-:
:-Perché è
albino. Ora smettila di fissarlo, lo sai che è da maleducati-:
Intanto gli
strilli di protesta erano stati sostituiti da un frignare irritante.
Tutto merito
di un ceffone.
La guida li
portò all’interno dell’area archeologica e cominciò a spiegare un sacco di cose
sulla storia dell’isola e di Festo, solo che Radhamantys non vedeva nulla in mezzo a tutte quelle
persone e decise di sgattaiolare a fare un giro per conto suo.
Andò a
sedersi all’ombra di un albero, su una base di colonna ad osservare il suo
palazzo.
Se teneva
gli occhi bene aperti vedeva le rovine inondate di sole, se invece li
socchiudeva vedeva gli ambienti perfettamente interi: le sale, le porte a
scomparsa, gli affreschi.
:-Spostati-:
A parlare
era stato il ragazzino dai capelli bianchi, quel piccolo piantagrane che faceva
i capricci alla biglietteria.
:-E
perché?-:
:-Perché mi
voglio sedere-:
Radhamantys lo guardò
male.
:-Vai a
sederti da un’altra parte, no?-:
:-Qui c’è
l’ombra e io mi voglio sedere qui, quindi sloggia-:
:-Non
provare a darmi ordini nel mio palazzo!-:
Saltò su Radhamantys.
:-Il tuo
palazzo? Questa è bella! E perché questo sarebbe il tuo palazzo?-:
:-Perché io
mi chiamo Radhamantys come il giudice degli inferi, tiè!-:
Con questo Radhamantys credeva di aver zittito quel rompiscatole,
invece lui non sembrava per niente intimorito.
:-Se fossi
in te non mi darei tante arie, sai? Io mi chiamo Minos
e so che il mio palazzo a Cnossos è molto più grande
e bello di questo-:
:-Come hai
detto, scusa?-:
Chiese il
piccolo conte accigliato.
:-Hai
sentito bene: il mio palazzo è più grande, più importante e più bello del tuo-:
Ripeté Minos.
:-Il tuo
palazzo è spocchioso come te-:
:-Come hai detto,
scusa?-:
:-Hai
sentito bene-:
Gli rispose Radhamantys con una scrollata di spalle.
:-Il mio
palazzo non è spocchioso! Sei tu che sei geloso, ecco! Comunque sia il mio
simbolo è il grifone, quello dipinto nella sala del trono di Cnosso, che è un animale mitologico fortissimo!
E il tuo
simbolo quale sarebbe? Quella specie di lucertola che porti al collo?-:
:-Questa non
è una lucertola, è una Viverna, razza di ignorante!-:
Strillò Radhamantys paonazzo di rabbia.
Nessuno
poteva permettersi di prendere in giro il simbolo degli Heintze-Weissenrode!
:-Ed io che
ho detto? Una lucertola!-:
:-No! Le Viverne
sono creature fortissime e sono sullo stemma dei miei antenati da più di
ottocento anni!-:
:-Bè, se sono davvero così forti non possono proprio essere
il tuo simbolo… e comunque secondo me è una
lucertola!-:
Fece Minos per niente impressionato.
Una voce
interruppe il battibecco dei due. Davanti a loro un bambino più o meno della
loro età li guardava un po’ imbarazzato, un lungo ciuffo di capelli scuri che
gli copriva la fronte.
:-Scusate… posso sedermi qui?-:
:-NO!-:
dissero Radhamantys e Minos in coro,
guardandosi subito dopo con odio.
:-Ma guarda,
finalmente siamo d’accordo su qualcosa!-:
:-Già, e se
io sono d’accordo con te è una cosa preoccupante! Sentite, sloggiate tutti e
due, qui c’ero prima io!-:
Radhamantys incrociò le
braccia al petto ed alzò il mento con aria di superiorità, ma prima che avesse
il tempo di abbassarsi per potersi finalmente sedere, Minos
si era già disteso comodamente con la schiena appoggiata contro il grande
albero conteso dai bambini.
Il piccolo
emise un sospiro beato, stroncato da un verso di protesta quando Radhamantys lo afferrò per un braccio e lo trascinò di peso
lontano dal prezioso spazio all’ombra.
Quando tornò
al suo posto d’origine però, il nuovo arrivato sedeva già nel suo legittimo
spazio d’ombra rigirandosi un filo d’erba tra i denti.
:-E tu che
vuoi? Fila via, questo è il mio posto!-:
:-E chi lo
dice?-:
:-Se ancora
non lo sai io mi chiamo Radhamantys, come il giudice
infernale, e questo che vedi è il mio palazzo! Quindi faresti meglio a
sloggiare dalla mia proprietà!-:
Quello per
tutta risposta alzò una mano per sistemarsi il ciuffo che gli pendeva
sull’occhio destro.
Radhamantys si imbronciò;
essendo abituato ad avere tutto solo ad una semplice richiesta, il
comportamento dei due coetanei lo lasciava spiazzato.
Tentò
un’altra via.
:-Hei, tu, lo sai che io sono Radhamantys
Heintze-Weissenrode, e che mio padre è un importante
membro del parlamento? Quindi se non ti alzi io…-
:-Che cosa?
Mi fai fare a pezzi dalla lucertola che porti al collo?-:
:-E’ una Viverna!-:
Minos si
intromise di nuovo, spazzolandosi i pantaloni dalla polvere degli scavi.
:-E’ una
lucertola!-:
:-Viverna!-:
:-Lucertola!-:
Questa volta
il bambino biondo rispose con un sonoro ceffone, e Minos
gli rifilò una ginocchiata nello stomaco.
Intanto il
nuovo arrivato si era alzato ed allontanato prudentemente dall’improvvisato
campo di battaglia, guardando i due ragazzini con aria leggermente preoccupata
:-Hei, non fate così! Allora, ricominciamo tutto da capo:
piacere, io sono Aiacos, e son…-:
:-ZITTO!-:
Aiacos guardò Minos a bocca spalancata.
:-Tu hai detto zitto a me?! Questa non la passi liscia!-:
Fece per colpire ma venne prontamente atterrato da un
calcio di Radhamantys, indirizzato inizialmente a Minos.
Allora iniziò un combattimento tutti contro tutti degno
di un torneo di wrestling dove ognuno cercava di accaparrarsi il posto
all’ombra e gli altri cercavano di tirarlo via.
Quell’epico scontro sarebbe durato ancora per molto, ma i
tre contendenti furono interrotti da una voce di donna con un forte accento
tedesco.
:-Scusate, potete andare a giocare un po’ più in là? Ho
bisogno di trovare un po’ d’ombra per mia figlia-:
Infatti dietro la gonna della signora spuntava un
grazioso cappellino rosa posato su un caschetto di capelli nerissimi.
Radhamantys guardò con
astio quella specie di bomboniera rosa e bianca di due anni che rappresentava
un ostacolo in più tra lui ed il suo posto all’ombra, ma essendo un piccolo
conte non poteva ignorare le regole base della cavalleria, vale a dire
precedenza alle donne, così si spostò e lasciò campo libero alla bomboniera e a
sua madre.
Visto che era stato il primo a cedere il posto fu lui
l’unico oggetto dei ringraziamenti della bionda tedesca, che poi si rivolse
alla figlia.
:-Komm,
Pandora, sie mussen etwas abkuhlen ***-:
Trascinò la piccola all’ombra e cominciò a spruzzarla con
l’acqua di una borraccia.
A quel punto Radhamantys decise
di andarsene e, sudato e pieno di polvere oltre che accaldato, si ripresentò da
suo padre con aria avvilita.
:-Ma che ti è successo, figliolo?!-:
Chiese vedendoselo spuntare davanti in quelle condizioni.
:-Niente, papà… cercavo un po’
d’ombra-:
Il Leinsgreve, reputando quella
una situazione in cui è meglio rimanere nell’ignoranza si accontentò di quella
risposta.
Non andò altrettanto bene invece a Minos,
perché quando poco dopo tornò anche lui al gruppo sua madre lo spolverò per
bene a scapaccioni.
Radhamantys sorrise di
un sorrisetto perfido e si godette tutta la scena.
Forse in fondo la giornata non era andata tanto male.
*
Anni dopo Minos, Aiacos e Radhamantys indossavano
le Surplici violacee dei tre generali degli inferi.
Radhamantys era
particolarmente orgoglioso che a lui fosse toccata quella della Viverna, tuttavia c’era ancora una cosa che lo crucciava:
il palazzo di Minos negli inferi era un po’ più ampio
del suo ed a questo non poteva porre rimedio con qualche lavoro di ampliamento
perché Pandora, quella stessa Pandora che vestiva ancora da bomboniera pur
avendo adattato il colore al contesto infernale, gli aveva detto che quei
palazzi erano in quel modo dai tempi del mito e così dovevano rimanere.
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Lensgreve* titolo
nobiliare danese
Legting** è
il parlamento delle isole Fær Øer
*** In tedesco vuol dire “Vieni, Pandora, devi rinfrescarti un poco”
Sempre se vi fidate del traduttore di Google.
Ringraziamenti:
Alla mia cara so(r)cia che
mi ha aiutato a sbloccare un punto della fiction che non sapevo proprio come
continuare
A tutti quelli che hanno letto
Ai giudici infernali che si sono gentilmente
prestati a svelare particolari imbarazzanti sulla loro infanzia.