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Autore: Harriet    03/06/2006    31 recensioni
"Amare" riflessioni di Raito sulla "dolce ossessione" di L...
Storiella umoristica senza molte pretese, ambientata durante l'arco dei vol.5 e 6. Un omaggio a L, fondamentalmente.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conoscete “Death Note”? NO? E che aspettate a colmare questa spaventosa e semi-imperdonabile lacuna? E’ uno dei manga più belli che esistano, originale, fuori dai canoni e per niente scontato, con una trama avvincente, dei personaggi geniali e un disegno splendido! E, no, Tsugumi Ohba e Takeshi Obata NON mi pagano!XD Lo dico perché è vero!
Comunque...Questa fic si svolge attorno al 5°-6° volume, nel periodo dell’incatenamento dei nostri adorabili Raito (o Light. Ma io preferisco Raito) e L! Una piccola menzione va a questa fic (e alla sua autrice, che sa di questa menzione speciale!^^), non perché io mi sia ispirata, ma perché è stato leggendola, e sghignazzandoci su, che mi sono resa conto che anch’io volevo scrivere qualcosa di stupido su Raito e L!(e sulle zollette di zucchero, che riescono a sconfiggere Raito!)XD
Questa storia non ha pretese. E’ solo un tentativo di humour, uno scherzo, un omaggio alle lotte mentali tra Raito ed L. E soprattutto un omaggio a L, che adoro, alla sua logica illogica e alla sua passione per i dolci che, secondo me, sconcerta non poco il razionalissimo Raito. Tutto qua. Da leggersi per fare un sorriso, per ripetersi quanto L sia fantastico e quanto sia scema l’autrice.
Il fatto è che io credo che la “stranezza” di L sia una delle sue “armi” nello scontro con Raito, proprio perché è qualcosa che Raito non può prevedere. E spesso mi sono chiesta se L si renda conto di essere un po’ fuori dal mondo, e se magari gli vada bene così. Ecco, la storiella, dietro le scenette (spero) divertenti, parla anche di questo. Non so nemmeno se ho centrato in pieno i personaggi, perché trovo che non sia per niente facile, ma, ripeto, è solo un tentativo di sorridere su DN e i suoi protagonisti. Guardate la storia in quest'ottica. Grazie!
Questa sottospecie di storiella multipla è dedicata al mio personale shinigami, che costruisce spiriti-palletta e vuole scoprire i misteri della Città Dietro il Dosso.
I’m at: yumemi@hotmail.it



Bittersweet


I
- Uhm...Eppure c’è qualcosa che non torna.-
Il detective si sollevò appena sui talloni, e senza abbandonare la sua buffa posizione impossibile, si voltò verso Yagami, seduto poco distante.
- Può venire un attimo qua?-
Nella sedia accanto a quella del detective, sedeva Raito, con gli occhi fissi sulle mani scarne di L che andavano, con movimento costante e regolare, dalla zuccheriera alla tazzina piena di caffè posta lì vicino.
“Non si può dire che il caffè non gli piaccia ben zuccherato.”
- Qualcosa non va, Ryuuzaki?- chiese Yagami, avvicinandosi ad L.
- Guardi un attimo questi dati, Yagami–san.-
“Io sarei già morto, a bere un caffè con tutto quello zucchero."
- In effetti sembra che qualcuno abbia messo le mani in questo file. Non ci si capisce più niente! Raito, sai cos’è successo?-
“Ma quante zollette ha messo?”
- Raito?-
- Eh? Ah. Papà. Scusami. Dicevi?-
- Hai controllato questo file di recente? Sembra che qualcuno abbia fatto un po’ di confusione.-
- Oh, sì. In realtà ho aggiunto alcune informazioni, come concordato con Ryuuzaki. Non è vero?-
L fece cenno di sì, fissando il ragazzo con la sua solita aria un po’ assente.
- Sì, ma devi aver commesso qualche errore, mentre lo facevi. Non torna niente.-
Raito dette un’occhiata ai record degli omicidi di Kira, per la milionesima volta da quando era iniziata quella storia, e si accorse subito dove aveva sbagliato a registrare alcune date.
- Hai ragione! Adesso correggo subito. Scusatemi!-
- Non preoccuparti, un errore può capitare.- lo giustificò il padre, sorridendo. – Sarai stato stanco. Lavori così tanto e sei così coinvolto in questa faccenda!-
“O magari sarò stato distratto dalle zollette di zucchero.”
Raito corresse in un attimo il record, e poi sprofondò di nuovo nella poltroncina accanto a quella di L, che continuava a fissare lo schermo, infilando mattoncini bianchi di zucchero nella tazzina, già piena.
“Ma è scemo o lo fa apposta?”
- Ecco, adesso ci siamo. Ho notato una cosa interessante, Yagami–san.-
“Non si è accorto che le zollette hanno riempito la tazzina e che il caffè è straboccato?”
- Sì, in effetti potrebbe essere...-
- Questo ci porterebbe ad un’altra conclusione...-
- Hai ragione, Ryuuzaki!-
“Cos’ha intenzione di farci, ora, con quella tazzina?”
- A questo non avevamo pensato!-
“Non ditemi che adesso si mette di nuovo a mangiare le sue zollette? No, per favore...”
- Beh, Ryuuzaki, non potrebbe essere un’ipotesi da prendere in considerazione?-
- Uhm, sì, potremmo fare un’indagine in quella direzione, ma a dire il vero...-
“Oh, no...Non di nuovo...Se le sta mangiando! Una per una! E sembra che non se ne stia nemmeno accorgendo!”
- In fondo non sarebbe né difficile né rischioso, non trovi?-
“Va in automatico! Pazzesco!”
- Ma sarebbe una perdita di tempo.-
- Raito potrebbe aiutarci!-
- E sono certo che lo farebbe. Temo però che servirebbe a poco.-
“Ho perso il conto. Quante ne ha mandate giù? Cielo, fa un rumore odioso, quando le morde! Ma come si fa?”
- Proviamo, Ryuuzaki!-
- Va bene. Chissà, magari troveremo qualche informazione interessante.-
“E’ terribile. Se lo fa di nuovo, potrei morire.”
- Mi organizzerò al meglio con i miei uomini.-
“Non ce la faccio più. Voglio morire.”
- Va bene, Yagami–san.-
“Voglio ucciderlo.”
- Sarà relativamente sicuro, e...-
“Voglio che Kira lo uccida.”
- Prepariamo bene i dettagli, però!-
“Voglio essere Kira.”
- Raito, pensi che quest’idea sia valida?-
- ASSOLUTAMENTE NO!-
La violenza con cui il ragazzo gridò quelle parole lasciò senza parole il detective e suo padre. Yagami lo fissò con gli occhi sgranati per lo sconcerto, L ebbe una leggera increspatura di stupore nella sua perenne espressione persa.
- I-insomma, mi sembra una cosa senza senso né logica, fuori dal mondo, che la persona più folle di questa terra non farebbe mai! Una cosa pazzesca che ha come unico risultato quello di mettere alla prova i miei nervi e che non porta proprio a niente!-
“Sì, ma di cosa cavolo stavano parlando?”
- Se...se la pensi così...- balbettò il padre del ragazzo, ancora scosso da quella reazione inconsulta di Raito.
- Ecco!- concluse il ragazzo, vagamente fuori di sé.
- Raito, sei sicuro di stare bene?- rantolò il povero padre, fissando sgomento gli occhi spiritati del figlio.
- Io...io...beh, vado in bagno e torno!- affermò il ragazzo, con lo stesso tono esasperato di prima. Si alzò di scatto, si voltò e prese a camminare con foga verso il bagno...senza accorgersi del grido soffocato dietro di lui e soprattutto del danno che aveva causato. Si fermò solo quando un tonfo inquietante e un peso inaspettato al braccio sinistro attirarono la sua attenzione.
Si ricordò solo in quel momento della catena che lo legava al detective. E soprattutto si accorse che il detective era disteso a terra.
Lo aveva trascinato giù dalla sua sedia solo con uno strattone?
“Cavolo...Dovevo essere davvero infuriato...”
- Raito, ma che ti succede?- Il tono di Yagami era implorante e rasentava la disperazione.
- Io non...non mi sentivo molto bene...-
- Forse è un po’ di pressione bassa.- suggerì L, risollevandosi e mettendosi seduto sui talloni. – Vuoi una zolletta di zucchero?-


II
Raito gettò uno sguardo fuggevole fuori dalla finestra. Il cielo era tutto nero. Come un’ora fa. Aveva perso il conto del tempo: tutto il mondo era ridotto a file di lettere sullo schermo, e gli unici rumori che riempivano questo mondo erano la voce quieta di Ryuuzaki e il debole suono della sua bocca che faceva scomparire a velocità prodigiosa una cibaria dolce dopo l’altra.
L espose l’ennesimo dubbio, Raito propose la sua soluzione. Il detective si passò la mano in quel groviglio inestricabile che erano i suoi capelli, producendo un lieve tintinnio della catena che lo legava a Raito. Il ragazzo sospirò, mentre osservava L cadere in una sorta di trance riflessiva silenziosa. Tra poco sarebbe saltato fuori con un’altra idea da esaminare. Raito era felice di fare la sua parte in quell’indagine, ma a volte la noia diventava veramente insostenibile.
L fissava lo schermo, mentre riusciva in contemporanea a scrivere un appunto con la destra e ad afferrare un bignè con la sinistra.
Sorprendente.
Raito si fermò a metà di uno sbadiglio, notando quel piccolo numero circense. Un pensiero insolito gli attraversò la mente. Prese un foglio ed una penna, estraendoli dal caos che regnava sovrano in tutti i luoghi dove L passava, e fece un appunto.
Ore 23,14: un bignè al cioccolato.
- Dai un’occhiata qui, Raito–kun.-
L girò lo schermo verso l’altro, mentre metteva in bocca tre biscotti tutti insieme. Raito scribacchiò qualcos’altro, prima di dedicarsi al lavoro.
Ore 23,21: tre biscotti.
Fin quando andarono a letto, due ore dopo, Raito si alternò tra il pc, Ryuuzaki e la sua bizzarra lista.

Notte, di nuovo. Noia, di nuovo. Nessuna novità, nessuna notizia, nessun passo avanti nelle immagini. Accidenti, avrebbe davvero voluto avere la sicurezza di essere Kira...Si sarebbe costituito e quella faccenda sarebbe finita!
Un’occhiata alla macchina distruggi–calorie, accanto a lui, e Raito ebbe una nuova voce da aggiungere alla lista che ormai andava avanti da un giorno intero.
Ore 22,47: un budino alla crema.
Non aveva idea di cosa avrebbe fatto di quella lista, né quando l’avrebbe chiusa. Probabilmente avrebbe continuato a segnare i dolci consumati da L per una settimana, e poi si sarebbe divertito a tirare le conclusioni: la media giornaliera di calorie, il tipo di dolci più consumato, il potenziale distruttivo di quella roba sull’organismo del detective, il motivo per il quale L non aumentava di un grammo, nonostante la sua alimentazione...
- Riguardo alla faccenda di cui discutevamo ieri, Raito–kun...-
Ore 22,59: una manciata di caramelle gommose. Almeno otto, ingoiate una dopo l’altra ad intervalli regolari di dodici-quindici secondi tra l’una e l’altra. - Dimmi, Ryuuzaki...-
Ancora niente di nuovo, se non il tipo di nutrimento scelto dal detective.
Ore 23,17: una mousse al cioccolato con panna. - Raito, si può sapere cosa stai scrivendo?-
- Cosa?-
Si era distratto un attimo e ora...
- Ehi, rendimelo!-
- Vediamo cos’è...-
L gli aveva strappato di mano la lista e ora la teneva con tre dita sospesa a mezz’aria, leggendola con la stessa aria interessata ed intenta di quando studiava i dati relativi al caso Kira.
- Nessuno ti dà il diritto di spiarmi!-
- Invece sì, dal momento che sei il mio sorvegliato speciale.-
- Comunque quello non era niente!- protestò ancora il ragazzo, arrossendo all’idea che il detective avesse scoperto di essere stato lui una sorta di sorvegliato speciale per Raito.
L fissava intensamente la lista. Raito sospettò che stesse meditando di mangiare anche quella. Era bianca, magari sapeva di zucchero.
- Trovi sconveniente che io mangi davanti a te?-
- Beh, no...-
- E allora come mai hai messo su questa lista?-
- Io...non lo so, era per passare il tempo!- sbottò Raito, che si stava per l’appunto chiedendo la stessa cosa.
- Ah.-
L rimase per un po’ in silenzio, come per ponderare la situazione. Al solito, l’immediatezza nei rapporti umani non era la sua dote principale, notò Raito. Era un genio, ma le questioni più semplici e banali degli esseri umani sembravano metterlo a dura prova.
Ammesso che si potesse considerare una questione semplice e banale il fatto che il tuo collaboratore si metta a schedare i tuoi spuntini...
In quel momento, con tutta la spontaneità dell’universo L inforcò una cucchiaiata di mousse e porse il cucchiaino colmo a Raito.
- Favorisci pure.-
- Cos...Ma no!- Raito fissò il cucchiaino come se fosse stato un’arma pericolosa, e L inclinò un po’ la testa, con aria interrogativa.
- Ah, aspetta, un cucchiaino pulito...-
Infilò in bocca la cucchiaiata di mousse, mentre frugava tra fogli e scartoffie di ogni tipo. Finalmente estrasse un cucchiaio pulito, lo riempì e lo porse nuovamente all’altro.
Raito rimase immobile, a chiedersi perché quella persona riuscisse ad essere così assurda. Si domandò cosa lo tratteneva dal gettarlo giù da una finestra, a parte la catena che li teneva congiunti.
Si rispose che quella catena era l’unico motivo, per quanto fosse senza dubbio un motivo abbastanza convincente.
Sembra che io sia una persona senza pazienza!
Ma non era vero! Era una persona razionale, era ovvio che fosse anche dotato di calma e pazienza!
E allora perché trovava così difficile sopportare quella sorta di relitto umano con le sue occhiaie e le sue strane abitudini?
Forse sono una persona con poca pietà.
Beh, questo spiegherebbe molte cose. Il fatto che io potrei essere Kira, per esempio.
NO!

Si ribellò a quell’idea, e cercò disperatamente di trovare dentro di sé la più vaga traccia di un sentimento umano...Dannazione, lui sapeva di essere una persona normale, ma a quell’ora, di fronte a un computer e a un detective schizoide, era difficile averne la coscienza!
Guardò L, guardò le sue manine esili, la sua espressione così idiota e il cucchiaino colmo di sostanza gelatinosa che gli veniva porto.
Un flusso di simpatia per lo strano tipo con cui era incatenato gli germogliò dentro, da qualche parte. Senza pensarci molto prese il cucchiaino e lo mise in bocca.
L fece una specie di sorriso. Raito alzò gli occhi al cielo e si rassegnò. Insieme mossero i cucchiaini verso la vaschetta della mousse, e si dedicarono all’operazione di svuotarla completamente.
Quando finalmente fu il momento di andare a dormire, Raito fece sparire il suo cucchiaino tra i fogli. Meglio nascondere certi segreti.
Per un attimo incrociò lo sguardo di L, e rabbrividì, senza motivo. Era stato un attimo, ma l’espressione nei suoi occhi era cambiata.
Seria. Consapevole.
Ma allora...
Allora lo sapeva?
Era perfettamente conscio di come tutti lo consideravano, di come Raito lo considerava? Sapeva che le sue strane manie avevano fatto nascere in tutti l’idea che fosse geniale, sì, ma anche un po’ stupido?
Forse.
Evidentemente, però, non può fare altro che comportarsi così.

- Buonanotte, Raito-kun!-
O forse no.
Diventerò pazzo.
Ci rinuncio.
Spense la luce, certo che non sarebbe mai venuto a capo del mistero.


Owari


(Vieni a trovarmi al Worlds Hotel?)
   
 
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