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Autore: Semplicemente G    22/09/2011    7 recensioni
Un' intrigante storia con protagonisti la nostra amata Detective Beckett e il nostro scrittore preferito Richard Castle...
Un corpo viene ritrovato in un cantiere vicino ad un Ristotante, con una ferita d'arma da fuoco e una coltellata...
Riusciranno a risolvere l'intricato caso e i loro problemi di cuore?
Per scoprirlo basta leggere.... R&R
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Omicidio Di Un Paparazzo

Omicidio Di Un Paparazzo

Capitolo 1

 

POV Kate

Quella mattina la sveglia trillò alle 7.15.

Mi girai dall’altra parte cercando di ignorare il fastidioso “Beep”

Sbuffai e misi la testa sotto il cuscino.

Purtroppo, mettevo la sveglia sul piccolo mobiletto accanto all’armadio di fronte al mio letto, in modo da costringermi ad alzarmi per spegnerla.

Ma quella mattina avevo sonno. Cercai di sopportare il rumore, sperando di riaddormentarmi.

Dopo l’ennesimo squillo, mi alzai di scatto, mettendomi seduta. Il cuscino cadde sulle mie gambe. Lo scacciai via insieme alle coperte e andai a spegnere quell’oggetto infernale.

Sapevo che non sarei più riuscita a prendere sonno.

Mi stropicciai gli occhi con una mano, sbadigliando.

Mi sembrava quasi surreale. La mattina era consuetudine che mi svegliasse il cellulare, con quella suoneria orrenda che mi ero sempre ripromessa di cambiare, ma che non avevo mai fatto.

Il mio sguardo cadde inavvertitamente sul divano. Mi tornò alla mente quella sera in cui Richard si era presentato alla porta del mio appartamento con una bottiglia di vino e aveva dormito sul sofà.

Nonostante il divano vecchio non ci fosse più, conservavo gelosamente quel ricordo.

Sorrisi tra me e mi diressi verso la mia cucina. Afferrai la caffettiera e tirai fuori il barattolo del caffé.

Presi due tazzine e aspettai. Mi sedetti sul tavolo, facendo dondolare le gambe, rivolta verso la porta.

Alle 7.45 in punto, il campanello trillò.

Scesi velocemente dal tavolo e mi affrettai ad aprire la porta.

Mi sembrava di essere una quindicenne alla sua prima cotta.

Spalancai la porta e gli sorrisi. Richard Castle era sull’uscio di casa mia con un sacchetto bianco tra le mani.

- Ciao Kate. -

- Ciao Richard. –

Mi feci da parte e lui entrò, dirigendosi verso la cucina.

Posò i cornetti caldi sul tavolo e si versò un po’ di caffé.

Sorrisi tra me e chiusi la porta.

Erano passate due settimane da quando avevo rotto con Josh.

Due settimane da quando Richard aveva mollato Gina.

Due settimane che quella scenetta di ripeteva tutti i giorni.

Ricordo come se fosse ieri la prima mattina che Richard si presentò a casa mia con il caffé e i cornetti alla crema. Fu sicuramente uno dei più bei momenti della mia vita. Tornai al presente e mi diressi verso la mia cucina, sedendomi accanto a lui. Richard mi mise una tazzina di caffé tra le mani sorridendomi.

Mi piaceva questo nuovo cameratismo che si era creato tra di noi. Le discussioni di certo non mancavano, ma il rapporto era cambiato.

- Dormito bene? – mi domandò sorseggiando il suo caffé.

- Si. Tu? – Addentai un cornetto e voltai la testa verso di lui.

- Non ho dormito. –

Lo fissai negli occhi, curiosa.

- Non sarai mica rimasto sveglio tutta la notte e scrivere il terzo libro su Nikki Heat? -

Si strinse nelle spalle, accennando un sorrisino.

- E come procede il libro? -

- Non posso parlare del libro. La mia agente mi ha proibito di farne parole con chiunque. –

- Ma Richard... – mormorai. Mi avvicinai lentamente al suo volto. – Sono la tua musa... – continuai in tono suadente. Lo vidi deglutire.

Eravamo vicinissimi. Potevo sentire il suo respiro leggermente accelerato infrangersi sulle mie labbra.

- V-va bene. D-domani te li porto. – balbettò.

Solo in quel momento di accorsi veramente della situazione in cui ci trovavamo. Le mie guance si imporporarono leggermente e mi allontanai da lui, concentrando la mia attenzione sulla tazzina che avevo davanti.

Lo vidi sorridere, ma non disse niente.

- P-per quando hanno fissato il matrimonio Ryan e Jenny? – domandò.

- Estate. Credo tra la fine di giugno e i primi di luglio. – risposi senza alzare lo sguardo.

Rimanemmo qualche altro minuti senza dire nulla. In perfetto silenzio.

- Oh. Quasi dimenticavo. Alexis mi manda a dirti che questa sera devi essere assolutamente libera perchè sei invitata a cena da noi. – Richard infilò una mano nel taschino della camicia che indossava e ne estrasse un piccolo figlio ripiegato. Lo aprii e lesse. – “Deve assolutamente conoscere il mio Ash. Voglio conoscere il parere di Kate su di lui.” Parole testuali. –

- Girò il bigliettino per dimostrarmi che ciò che aveva detto era vero. Sorrisi e lo guardai finalmente negli occhi. Ero un po’ imbarazzata, non mi aspettavo minimamente una cosa del genere.

- Castle, io... non so che dire. –

- Ha già provveduto Alexis. – Mi prese dalle mani il foglietto e lo girò. Me lo restituì e lessi un’altra scritta.

“Dì di sì!! Ti prego, Kate! <3 Alexis.”

Scoppiai a ridere come non facevo da molto, molto tempo. Adoravo Alexis. Richard era fortunato ad averla come figlia.

- Mi vedo costretta ad accettare... – sorrisi.

- Perfetto. – esclamò Richard con un sorriso. A casa mia alle 18.30? – propose.

- Ok. – ricambiai il sorriso e rimanemmo a fissarci per alcuni secondi. Solo il trillo acuto del mio cellulare interruppe il nostro contatto visivo.

Distolsi lo sguardo dagli occhi di Richard e risposi al telefono.

- Beckett. -

- Ciao, Beckett. Omicidio sulla 77th. Lanie è già sul posto e sta dando un’occhiata al corpo. “Scaletta Ristorante” –

- Ok. Arrivo. 77th. –

Chiusi velocemente la comunicazione e gettai il telefono sul divano.

- Cosa succede? -

- C’è stato un omicidio. Andiamo. – scesi dalla sedia e mi affrettai a indossare le scarpe.

- Kate? Non vorrai mica andare al lavoro in pigiama? –

Mi girai versi Rick e poi spostai lo sguardo sui vestiti che indossavo. Dei leggins neri e una maglia rosa di una taglia nettamente superiore alla mia.

- Giusto. Vado a cambiarmi. – mormorai avviandomi verso il bagno.

- Puoi farlo anche qui. Non mi scandalizzo. – il sussurro suadente di Castle arrivò fino alle mie orecchie attente.

Mi voltai a fissarlo con un sorriso malizioso.

- Ti piacerebbe, Castle! -

- Preferisco quando mi chiami Richard. –

Soffocai le sue parole chiudendo la porta della mia camera da letto. Afferrai ciò che mi serviva per lavarmi e filai in bagno.

 

Ero sotto la doccia. Sentivo l’acqua calda percorrere il mio corpo.

Appena entrata del mio piccolo bagno avevo subito chiuso la porta a chiave. Ci mancava solo che entrasse Castle.

Il trillo acuto del mio cellulare sovrastò il rumore della doccia.

- Dannazione!” – mormorai.

Mi passai le mani tra i capelli, scuotendoli e cercando di sciacquare via il sapone.

Chiusi velocemente la manopola dell’acqua calda e fredda.

Afferrai l’accappatoio e misi l’asciugamano sui capelli, per evitare di bagnare il pavimento del salotto.

In punta di piedi mi avvicinai alla porta e girai la chiave. Misi fuori la testa.

Ormai il telefono aveva smesso di squillare; controllai che Richard non fosse nei paraggi.

“Magari è andato via.” Pensai. Stavo per tornare in bagno quando sentii la voce di Castle.

- Mi spiace, signor Beckett, Kate sta facendo la doccia. Certo... no, no... sicuramente. -

Mio padre!!

Spalancai la porta e corsi in salotto.

- Richard! Dammi quel telefono! – gli ordinai tendendo la mano.

Chissà cosa avrà pensato mio padre! Telefono la mattina alle 8 e invece che sua figlia gli risponde un uomo, dicendogli che è sotto la doccia!! Gli sarà venuto un infarto...

Castle spalancò gli occhi e rimase a fissarmi come un pesce lesso.

- Richard! – esclamai. Lentamente mi diedi il cellulare, continuando a guardami come incantato. Gli strappai l’apparecchio dalle mani e lo portai all’orecchio.

- Papà? Ciao... si. No, no... non preoccuparti... non è successo niente! Ti spiego dopo...devo andare al lavoro! Si. Ti chiamo questa sera. Ti voglio bene anche io. Ciao. –

Chiusi la comunicazione e mi voltai verso Richard.

- Perchè hai risposto? -

- Perchè di sì...-

Mi avvicinai a lui con uno sguardo minaccioso.

- Ho risposto perchè... eri sotto la doccia e non potevo mica entrare in bagno! Sarebbe stato peggio! E poi ho visto che era tuo padre e... -

- Va bene, va bene. – lo interruppi. Non volevo ascoltare l’intera storia.

Rimasi a guardarlo storto per alcuni minuti.

Richard, invece mi fissava con gli occhi che ardevano di desiderio.

Castle deglutì.

- F-forse è... meglio che vai a cambiarti. -

Arrossi e mie strinsi nell’accappatoio.

- Si. – mormorai. Mi voltai e entrai in bagno, lasciando Richard a fissarmi incantato.

 

Io e Richard  arrivammo sulla scena del crimine mezz’ora dopo.

La 77th era una bella strada, pulita con alcuni palazzi rossi e macchine parcheggiate in seconda fila. Era essere il centro di New York, non era molto trafficata.

Esposito ci venne incontro. Teneva tra le mani il suo blocchetto degli appunti.

- Ciao, Beckett. Castle. - salutò.

- Ciao, Esposito. Chi abbiamo qui? – dissi mentre Richard batteva una mano sulla spalla di Javier.

Spostai lo sguardo sul locale, immaginando che potesse essere la vittima.

- Alcuni operai hanno trovato il corpo di un uomo. Sui trenta/quarant’anni. Nessuna carta d’identità o patente. Non sappiamo chi sia. -

Attraversai il nastro giallo con scritto: “POLICE LINE – DO NOT CROSS” e seguì Esposito.

“Probabilmente stanno ampliando il locale.” Pensai tra me.

Seminati sul pavimento c’erano dei contenitori sporchi con della calcestruzzo, alcune scale erano piegate e accatastate malamente in un angolo e dappertutto erano appesi dei teli quasi trasparenti.

Infine, c’era il corpo di un uomo disteso supino. Feci un profondo respiro e mi avvicinai.

Lanie, la mia migliore amica, protesa verso il cadavere annotava qualcosa tra i suoi appunti. 

- Ciao, Lanie. Cosa puoi dirmi su di lui? -

- Ciao, Beckett. È stato ferito alla gamba da un colpo di pistola da una notevole distanza. Non ci sono tracce di polvere da sparo sui suoi abiti. Ma non è stata questa la causa del decesso. –

Mi fece segno di avvicinarmi e indicò una ferita all’altezza dello stomaco. Anche Richard si fece più vicino, fermandosi dietro di me. Mi inginocchiai accanto al cadavere, osservandolo attentamente.

- È stata una coltellata all’altezza dello stomaco la causa della sua morte. Non ha avuto di certo una morta tranquilla. *È riuscito a sopravvivere per una quindicina di minuti. Nel frattempo i suoi succhi gastrici sono filtrati nella cavità toracica e l’hanno avvelenato.* -

- Non è decisamente il modo in cui vorrei morire... – mormorò Castle. Alzai lo sguardo su di lui.

Sul suo volto era dipinta un’espressione disgustata.

- Beckett! – mi chiamò Esposito.

Mi alzai in piedi e avanzai verso di lui. Era a qualche metro dal cadavere e stava raccogliendo un oggetto. – Ho trovato una macchinetta fotografica. – la sollevò delicatamente, rigirandosela tra le mani.

- Non c’è la Memory Card. -

- L’avrà presa il killer, - intervenne Richard avvicinandosi. – dopo aver ucciso quest’uomo. –

- Probabile. Esposito, parla con il proprietario del ristorante qui accanto. Voglio sapere se ieri ha notato qualcosa di strano e parla anche con i camerieri e i cuochi. Se vuoi sapere cosa succede, parla con chi lavora in cucina; Ryan, fatti dare le impronte della vittima dai ragazzi della scientifica e confrontale con quelle del Database. – ordinai ai due, che annuirono e si allontanarono.

- Castle. – lo chiamai. – Andiamo a parlare con gli operai che hanno trovato il corpo. Grazie Lanie. Ci sentiamo per l’autopsia. –

La mia migliora amica sorrise e coprì il cadavere con un telo bianco.

Castle mi seguì come un cagnolino senza dire una parola. Mi voltai verso di lui e lo osservai, aspettando che parlasse.

- Richard? – lo chiamai. – Tutto bene? -

- Certo. Sto solo pensando al caso. –

Rimanemmo in silenzio fino a quando non incontrammo i tre operai che avevano trovato il cadavere.

Due uomini erano sui cinquant’ anni, ma c’era un ragazzo molto giovane, che avrà avuto trent’anni.

- Buon giorno. Sono la Detective Kate Beckett. Questo è Richard Castle. Siete stati voi a trovare il corpo, esatto? -

- Si, signora. – rispose uno mettendosi diritto con le mani lungo i fianchi. Di sicuro era stato un militare. – Siamo arrivati qui alle otto e un quarto per finire i lavori di ristrutturazione del ristorante qui accanto, “Scaletta Ristorante”. –

Presi un appunto veloce sul mio blocchetto e alzai di nuovo lo sguardo sui tre uomini.

- Avete toccato il corpo? Lo avete spostato? -

- No, Detective. – rispose il ragazzo più giovane. Guardò i due accanto a se e poi spostò lo sguardo di nuovo su di me. – Come ha detto il Signor Williams siamo arrivati qui e l’abbiamo trovato nella stessa posizione in cui è ora. Abbiamo capito subito che era morto e abbiamo chiamato la polizia. –

- Avete notato qualcosa di strano? Qualcuno che nel giorni scorsi di aggirava nei paraggi? – domandò Richard, attirando l’attenzione su di se.

I tre operai si guardarono e poi fecero un cenno negativo con il capo.

- Grazie della collaborazione. Abbiamo finito. – li salutai stringendo ad ognuno le mani.

Sorrisi un’ultima volta agli uomini e mi avviai verso la macchina.

Richard fece altrettanto, ma dopo pochi passi si fermo e aggiunse, con un’espressione da “poliziotto cattivo”:

- Non lasciate la città. -

- Castle!! – lo richiamai, mentre quei poveretti lo guardarono con le sopracciglia aggrottate.

 

Mentre guidavo veloce verso il Dodicesimo Distretto, Richard non fece altro che parlare.

Come al solito tirò fuori le sue teorie assurde che coinvolgevano CIA, FBI, Mafia Russa e Alieni.

- Cosa ne pensi di questo caso, Detective? -

- È intrigante. Speriamo solo di riuscire a sapere chi era quel pover uomo. –

Detto questo, parcheggiai l’auto e io e Richard scendemmo, avviandoci insieme verso il mio ufficio.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!

Sono tornata con una nuova FanFiction a capitoli!! È la prima che scrivo con più capitoli su questo Fandom, quindi spero di riuscire a farmi appassionare alla storia.

Che dire... Ah, sì... Il ristorante esiste veramente... Ho fatto un po' di ricerche su Internet e l'ho trovato.

Inserisco qui sotto il link del sito:

http://www.scalettaristorante.com/

Ha già scritto interamente la storia, devo solo sistemare alcuni punti, quindi... rullo di tamburi... cercherò di postarla ogni settimana.

Se state leggendo queste note vuol dire che siete abbastanza matti da essere arrivati proprio alla fine del capitolo...

In ogni caso...  spero che vi piaccia!!

con tantissimo affetto,

Semplicemente G

 

 

  
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