Salve a tutti, spero che questa one-Shot vi piaccia.
Ringrazio moltissimo Altariah per tutto il suo sostegno!
Black*Star
La
giornata era passata più veloce di quanto si aspettasse,
quasi senza che si
accorgesse dell’andare del tempo. Aveva cercato di essere il
più naturale
possibile, di non dare troppo nell’occhio, anche se, forse,
il fatto che fosse
stato zitto e isolato per quasi tutto il tempo aveva preoccupato
– o forse
infastidito, non ne era certo perché non l’aveva
mai vista contrariata con lui
– Tsubaki.
Da
quando si era alzati quella mattina aveva un’espressione
quasi vuota, sembrava
lo ascoltasse, ma fissava nel vuoto, e, quando era in qualche modo
costretta a
girarsi verso di lui abbassava lo sguardo e stringeva i pugni, come per
trattenersi. Alla Shibusen non si erano quasi rivolti la parola, forse
a causa
sua perché se ne era rimasto in disparte a fare esercizi o
forse perché Maka
continuava a trascinare Tsubaki di qua e di là, mentre
parlavano a bassa voce
tra di loro, ogni tanto gli era sembrato che anche Liz e Patty
entrassero nella
conversazione, ma non ci aveva fatto caso più di tanto.
Pensava fossero solo coincidenze,
che forse quella mattina Tsubaki fosse nervosa per i fatti suoi, oppure
perché insomma, le era
venuto il ciclo, però,
se ben ricordava, erano
solo due settimane che le erano finite, perciò era
tecnicamente impossibile.
Arrossì
al pensiero che si era pure ridotto a contare i giorni del ciclo di
Tsubaki, ma
vivendo tutti i giorni con lei era inevitabile no?Come faceva a non
contare i
giorni in cui non poteva toccarla? O avvicinarsi troppo
perché lei si bloccava
automaticamente?Ad ogni modo, la sua Buki era tornata a casa prima, e
lui
l’aveva lasciata andare senza dirle niente, desiderando stare
un po’ solo, assieme
al piccolo pacchetto che gli aveva consegnato Shinigami –Sama
appena arrivato a
scuola. Era avvolto da carta marrone piuttosto leggera, e semplicemente
toccandolo si capiva che la consistenza era morbida, si era scervellato
per
capire quale regalo di compleanno
potesse mai essere. Ma niente.
Prese
un profondo respiro, e guardò con determinazione il
pacchetto prima di
cominciare a strapparlo senza altri indugi. L’unica cosa che
sapeva, era che
apparteneva al clan della Stella.
Tsubaki
Era una
serata fresca, dalle finestre usciva un tiepido venticello che le
faceva venire
i brividi lungo la schiena, scoperta per metà. La camicia da
notte che
indossava, di un panna forse più tendente al gallino non la
copriva granché,
essendo lunga fino a metà coscia e di seta non la riscaldava
per niente. Ma,
nonostante avesse pigiami decisamente più caldi, quello le
era sembrato
sicuramente più adatto ad attirare l’attenzione di
Black*Star. Non che avesse
intenzioni … impure, voleva solo che si rendesse conto di
lei, perché per tutta
la giornata non l’aveva neanche guardata, perso a pensare
chissà cosa. E lei
era Arrabbiata, Delusa.
Perché?
Perché
non gliel’ aveva detto che era il suo compleanno?Al solo
pensiero le veniva da
piangere per l’angoscia. Forse non si fidava di lei?Eppure
dopo quasi tre anni
che abitavano assieme, che erano Buki e Shokunin e sei mesi che stavano
insieme
pensava che tra loro ci fosse una sintonia perfetta, una fiducia
reciproca, invece
lui non le aveva mai confessato che il 21 marzo fosse il suo
compleanno. Lei lo
sapeva da quando era diventata la sua arma, glielo aveva detto
Shinigami-Sama,
perché si era sentito quasi in dovere di metterla al
corrente del travagliato
passato di Black*Star, dei suoi antenati, e anche quella data faceva
parte
delle tante cose che era venuta a sapere. Gli altri anni si era
limitata a far
finta di nulla, aspettando che lui fosse pronto per dirglielo da se. Ma
questa
volta non ci riusciva a lasciar correre.
Sentì
la
porta principale aprirsi e il cuore le sobbalzò in gola,
sfregò il braccio
sugli occhi cacciando le lacrime di risentimento, non doveva notare che
aveva
pianto. Si voltò piano nascondendo metà volto
sotto le coperte aspettando che
lui facesse il suo ingresso nella camera.
A
pensarci bene mettersi quella camicia da notte non era stata
un’idea geniale,
per niente. Se lui l’avesse vista così sicuramente
non sarebbe riuscita a fare
un discorso serio a lungo perciò si strinse ancora di
più le coperte attorno,
fino al punto che il palmo delle mani le faceva addirittura male.
La luce
della lampada rischiarò in un attimo la stanza, e nonostante
lo attendesse si
spaventò comunque e sobbalzò leggermente.
<<
Tsubaki sei sveglia?
>>,
Mormorò, con una voce atona, quasi
speranzosa mentre le si avvicinava e le spostava una ciocca di capelli
che le
copriva il viso.
La
ragazza si disse di stare calma e fare finta di niente,
perché se avesse
parlato con lui in quel momento, probabilmente si sarebbe sfogata
urlandogli
dietro di tutto, oppure, forse era l’ipotesi la più probabile,
avrebbe finito per fare
l’amore con lui, e in poco si sarebbe dimenticata dei
problemi che avevano. E
questa volta voleva parlargli, ma non sicuramente a letto, dove lui
avrebbe
potuto sviare l’argomento in qualsiasi momento.
Cercò
di
ignorare il suo respiro caldo sul collo e le sue dita che scorrevano
sulla sua
guancia in una tenera carezza. Ma era difficile. Kami se lo era!
Lo
sentì
sospirare pesantemente e abbandonare il suo volto, semiaprì
l’occhio sinistro
per spiarlo, si stava cambiando, probabilmente voleva mettersi i
pantaloni del
pigiama, ma si impose di non guardare, perché i suoi ormoni
impazziti non
aiutavano di certo. Non riusciva mai a resistergli, ma non era sicura
che lui
lo sapesse.
Aspettò
con il cuore in tumulto che si stendesse mentre mugugnando qualcosa si
voltava
dall’altra parte, sperando di sembrare davvero addormentata.
Quando Black*Star
alzò le coperte sentì solo un leggerlo brivido,
ma si rese conto che, per
qualche attimo, il ragazzo rimase fermo, prima di stendersi.
Ingoiò
pesantemente, si era sicuramente accorto del suo vestiario. Si
accaldò
improvvisamente. Se prima qualche brivido
l’aveva scossa ora voleva solo scoprirsi
per trovare sollievo dal caldo.
Quando lui
spense la luce l’unico chiarore che rimase fu quello dei
palazzi e dei lampioni
fuori dalla finestra, e sospirò di sollievo, notando che non
si era mosso da
quando si era sdraiato. Ma prima di poter chiudere gli occhi aveva
percepito,
al quanto chiaramente, la mano del suo Partner sfiorarle le cosce e
risalire
lentamente. Inutile dire che trasalì dalla sorpresa, e si
mosse di scatto.
<<
Tsubaki?
>>, La richiamò
Black*Star, avvicinandosi al suo orecchio, prima di posarle umidi baci
sul
collo, aderendo il più possibile a lei, mentre la sua mano
intrufolatasi sotto
la vestaglia le sfiorava il ventre.
Tsubaki
si impose di rimanere zitta, ferma, anche se era più che
sicura che lui si
fosse accorto che era sveglia, perché continuava a tremare.
Ma quando scese con
le dita vicino al basso ventre non riuscì a trattenere un
sospiro, stridulo a
causa della tensione. Basta, era ora di finirla.
<<
Smettila Black*Star!
>>, Più che
con rabbia quella frase le uscì come una supplica, e
pensò immediatamente che
lo Shokunin potesse fraintenderla, perciò si mise seduta,
facendo una lieve
pressione perché lui la lasciasse.
Lo
fissò
in volto, sembrava non comprendere, aveva le sopracciglia aggrottate e
la bocca
aperta, come per protestare. Ed infatti era quello che aveva in mente
di fare,
solo che, non appena aveva incontrato gli occhi tormentati della Buki
le parole
gli erano morte in gola.
Perché
lo
rifiutava?Che cosa aveva fatto?
Più
ci
pensava e meno capiva; Tsubaki era sempre stata una ragazza semplice da
decifrare, almeno per lui, e in tutta onestà, non capiva
perché lo fissava
delusa, incerta quasi con … con Rabbia.
<<
Cos’hai Tsubaki? >>, Le chiese.
La vide
stringere i pugni, così forte da mettere in risalto le vene
bluastre; Lo stava
spaventando.
<<
Perché
non me l’hai detto? >>, Domandò
di rimando la ragazza, con un filo di voce, senza nemmeno fissarlo
negli occhi,
mentre cominciava a piangere.
Detto cosa?
<<
Tsubaki… Non capisco .. >>.
<<
Perché? .. Perché non mi hai detto. .. non mi hai
detto che era il tuo
compleanno? ..>>, Finì singhiozzando, non
c’è la faceva più a tenersi
tutto dentro.
Black*Star
rimase impietrito, raggelato, sia dal vederla piangere in quel modo sia
da
quella domanda.
Lei come
sapeva?
<<
Non piangere Tsubaki .. >>, Fu l’unica cosa che
riuscì a dire. Allungò un
braccio verso di lei, con l’intento di appoggiarglielo sulla
spalla, ma lei lo
scacciò in malo modo, continuando a fissare le coperte
candide.
<< Non mi toccare ..
>> Sibilò, piano.
Black*Star
allora parlò, disperato, Tsubaki non si era mai comportata
così.
<<
Non te l’ho detto perché …
perché non mi sembrava importante .. >>.
La
ragazza smise di piangere poco a poco, e lo fissò,
finalmente, ma questa volta
era lui ad avere il capo chino.
Perché
non mi sembrava importante.
Forse
era impazzito.
<<
Cosa ci
può essere di più importante
della nascita di un Dio? >>, Domandò, quasi
cantilenando. Si Sentiva
meglio, molto meglio.
Black*Star
alzò lo sguardo stranito, non l’aveva mai vista da
quel punto di vista. Aveva
sempre pensato che il 21 Marzo fosse il giorno della nascita di un
Assassino,
di una stella scura.
Tsubaki prese il suo viso tra le mani e lo baciò appena, velocemente prima di urlargli << Buon compleanno Black*Star! >>. Ridendo, come una bambina. Una bambina bellissima.
Cosa ve ne pare?
Kisskiss.
Ellenweiss.