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Autore: Daisy95    23/09/2011    0 recensioni
Spesso arriva il momento il cui il tempo delle parole finisce, ed i gesti invece ci sorridono al cuore.
Per chi crede che un abbraccio valga più di mille parole.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei, Francesca. E lui, Alessandro.

E’ un semplice dialogo, concepito col cuore, e nato dalle labbra.





Dedicato a chi crede che nella vita, ogni momento possa riserbare una sorpresa.
 
    E ad una persona che sta ancora aspettando il sole di maggio per uscire dal suo bozzolo.

 
  

 

Detto tutto, nient’altro più da dire, nient’altro che abbia importanza.
 
 




 
In silenzio, stava seduta su una panchina di cemento, circondata da alberi di ciliegio, con quei fiori dal profumo così intenso, e la terra umida. Aspettava, nel momento in cui proprio non te l’ aspetti, che accadesse qualcosa. Così, si allenava a non rimanere in attesa.

D’ un tratto, sentì avvicinarsi qualcuno, e dal rumore delle foglie che scricchiolavano sotto il peso dei passi,  capì che si trattava un amico.

Perché a lungo tempo si impara a riconoscere i passi di chi vogliamo bene.

Chiunque fosse, si era seduto accanto a lei, e un soffice dito le aveva appena sfiorato una guancia.

Così aprì gli occhi, e lo vide. Era lui, ma lo sapeva. Avrebbe riconosciuto un suo sospiro in una bufera di neve.

A: «Che fai, mediti?» sembrava quasi una presa in giro.

F: «Si: ascoltavo il vento tra le foglie, mi godevo il sole sul viso, ed ero in una pace beata finché non sei arrivato tu.»

Allora lui, fintamente offeso, fece per andarsene.

F: «Perché te ne vai? Non ho mica detto che te ne devi andare.»

A: «Ma lo hai fatto intendere.»

F: «Ognuno intende ciò che vuole. Tu vuoi proprio andar via?»

A: «No, vabbè..»

F: «E allora resta qui con me. Perché dovresti fare qualcosa che non vuoi se non sei costretto?»

Lui sbuffò divertito. Chissà perché alle domande più semplici non si sa mai cosa rispondere.

Passa un po’ di tempo.

F: «Perché non parli?»

A: «Non so che dire..»

F: «E’ così difficile trovare qualcosa da dire? Eppure ne esistono così tante di parole…»

A: «Ma è difficile trovare quelle giuste.»

F: «Non se sai dove cercare! »

Ma continuava a stare zitto. Forse lui non sapeva proprio dove cercare.

F: «Prova infondo al cuore.» gli suggerì.

A: «Casomai “frugati il cervello”!» mi disse.

F: «Io non credo.. ti direi piuttosto di cercare verso la pancia, quelle sono le più sincere..»

Passa lesto un minuto di silenzio. Forse stava ancora cercando nel posto sbagliato.

A: «Tu non mi abbracci mai.»

F: «Le hai trovate in fondo al cuore o dentro la pancia?»

A: «Lascia perdere dove le ho trovate! E rispondimi, per favore.»

Chissà perché alla gente piace tanto “lasciar perdere” le cose. A me non piacerebbe perdere qualcosa di mio.

F: «Tu non mi hai fatto nessuna domanda.»

A: «Vabbè, ma hai capito!»

F: «E tu che ne sai che io ho capito?»

La gente da sempre tutto per scontato.

A: «Non mi dimostri mai il tuo affetto davvero.. dici solo tante parole dolci.»

F: «Perché non sono belle le parole dolci?»

A: «Si, sono belle.. ma alla fine non bastano più.»

E non diamo mai il vero valore alle cose che abbiamo, e vorremmo sempre qualcosa di più.

F: «Perché cosa ci devi fare che ti devono bastare? »

A: «.. ci devo riempire il cuore. »

Se proprio dovessi, io il mio lo riempirei di baci.

F: «Ah.. ecco perché prima non le hai trovate lì, se non l’ hai ancora riempito..»

A: «Dai dico sul serio!»

F: «Ma anche io dico sul serio!»

Si crede sempre che ciò che abbiamo da dire noi, sia più importante di ciò che hanno da dire gli altri… quand’è stata l’ ultima volta che davanti a una persona che parlava sei stato veramente zitto ad ascoltare?

F: «Io credevo di dimostrartelo davvero..»

Davvero… perché, com’è che si ama per finta?

A: «Si, ma non è abbastanza..»

F: «E quand’è che ti basta?»

Lui tacque.

La timidezza mangia le parole, e pennella le guance di un rosso cremisi.

Forse è per colpa sua che alle domande più semplici non si sa mai cosa rispondere.

F: «Neanche tu mi hai mai abbracciato. »

A: «Aspettavo che lo facessi tu, non sapevo se ti avrebbe dato fastidio oppure no.»

Non sarebbe stato lo stesso dire, “ non sapevo se ti avrebbe fatto piacere oppure no”?

 Ma gli uomini guardano sempre l’ aspetto negativo delle cose, ecco perché poi cadono in depressione e hanno bisogno di altre persone per capire cos’è che non va in loro.

Ma se io sono pessimista è solo perché così tu possa consolarmi.

F: «E cosa ti fa pensare che io sapessi se ti avrebbe fatto piacere oppure no? »

Ognuno pensa che sia l’ altro a dover agire per primo, ma così quand’è che si inizia? Perché tutti pensano che a cominciare per primi ci si perda qualcosa.

Non mi rispondeva.

F: «Non dovevamo parlarne…» dissi.

A: «Perché?»

F: «Adesso è tutto rovinato!» 

A: «Che cosa??» Non capiva.

F: «La bellezza di quando non sai qualcosa e tiri a indovinare.»

Lui stava zitto, così  proseguì.

F: «La consapevolezza di quando sai che qualcosa è stato detto, ed è davvero difficile da cancellare..»

 Ma lui non parlava. Stava zitto e guardava per terra, come a cercare tra le foglie secche degli alberi qualcosa di un’ importanza vitale.

Spesso arriva il momento in cui il tempo delle parole finisce, ed i gesti invece ci sorridono al cuore.

Così, lei circondò la vita di lui con le sue braccia, e lo tenne stretto per un po’ di tempo che parve infinito.

Gli attimi più belli sono destinati a durare per l’ eternità.

Quante parole dolci si riescono a dire così..

In effetti, non è che il tempo delle parole finisca, forse semplicemente diventa muto.

Allora lei gli diede un bacio lieve come un soffio sulla guancia, gliela carezzò, guardandolo dolcemente, e si allontanò.

F: «Ora è pieno il tuo cuore?»
 
 
 
 
 
 
 
 

Questa è la fine.

Ma non è bello dire che una storia è finita.

Piuttosto, ti direi: ”Ne è appena iniziata un’ altra”.

 

  
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