Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: Vengenz_    23/09/2011    0 recensioni
questa e' la mia prima storia.
Parla dell'incontro tra i cinque ragazzi e della vendetta di Zacky verso il comportamento di altri.
spero vi piaccia davvero
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jimmy camminava a fatica per i corridoi sovraffollati della sua scuola. Era solo.

Tutti gli altri, attorno a lui, formavano gruppetti vicino agli armadietti rossi dove riponevano i libri.

Stavano lì, a parlare fino al suono della campanella che dava inizio alle lezioni.

Lui no. Jimmy era solo.

Ci mise un po’ per arrivare anche lui al suo armadietto, dove lasciò subito quei pesantissimi libri che non avrebbe mai neanche aperto.

Era immerso in un sacco di discorsi altrui, un sacco di stupide parole inutili gli ronzavano nelle orecchie.

Chiuse gli occhi per distaccarsi ancora di più. Per distaccarsi da quel mondo così diverso da lui, così stupido … fino a quando una frase non lo colpì:

-“ sfigato! Che cazzo vieni ancora da queste parti? Non ti avevamo detto di andartene fuori dalle palle?”

Jimmy riaprì gli occhi … quelle parole erano riferite a lui …

-“qui c’è anche il mio armadietto”

No, non erano riferite a lui …

-“la mamma non ti ha detto di non essere arrogante, di non rispondere male alla gente? Devi andartene di qui, sei solo un povero sfigato con una maglietta del cazzo di altri sfigati come te!”

Jimmy si girò, voleva vedere cosa stava succedendo …

 

I soliti tre bulletti se la stavano prendendo con un ragazzo che era la metà di loro.

Il ragazzo non rispose.

-“dimmi, te l’ha insegnato la mamma?” disse il capetto del trio, mentre veniva continuamente spalleggiato dagli altri due.

-“lasciatemi stare” rispose il ragazzo, chiudendo serratamente i pugni.

Gli altri tre fecero per andarsene, quasi non fossero più divertiti a prendersi gioco di quel povero ragazzo che avevano spinto con le spalle contro un muro fatto del ferro rosso degli armadietti, quando il più grosso del trio si rigirò e sferrò un cazzotto in pieno viso al piccolo, facendogli sbattere pesantemente la testa contro l’armadietto, poi se ne andò.

 

Jimmy guardò quel ragazzo, seduto a terra, con gli occhi chiusi e il labbro insanguinato.

‘L’ha colpito proprio bene, cazzo’ pensò guardandolo attentamente.

-“ce la fai ad alzarti?” chiese al ragazzo appena questo aprì gli occhi.

Non l’aveva mai visto in giro, forse perché Jimmy da quando era rimasto solo non usciva più tanto spesso come una volta.

 

Il suo migliore amico si era trasferito ormai da quattro anni, erano stati inseparabili fino a quel momento.

Erano sempre stati insieme, nella stessa classe e avevano sempre frequentato gli stessi amici, fino a quando Matt non venne mandato in un’ altra città, lontano dal suo migliore amico. Jimmy infatti non era mai stato visto di buon occhio dai familiari di Matt che al primo passo falso, avevano allontanato il figlio, spedendolo dai nonni, in un'altra città, lontano da quel suo amico che poteva solo procurargli guai.

Jimmy era solo. Gli altri amici comuni gli avevano dato la colpa del trasferimento dell’altro. Lo avevano emarginato, completamente.

 

-“ehi, stai bene? Riesci a rialzarti?” chiese ancora Jimmy.

-“s-si, sto …”

-“aspetta, ti do una mano”.

Quel ragazzino era cosi piccolo rispetto a Jimmy. Era alto circa 20 centimetri meno di lui, ma non fu questo che colpi subito Jimmy, bensì i suoi occhi verdi, pieni di lacrime.

-“grazie” disse l’altro, incamminandosi a fatica verso il punto in cui il corridoio si diramava nei diversi corridoi.

 

-“cazzo, quegli stronzi” disse sottovoce dopo essersi avviato verso i bagni. Una goccia di sangue gli era caduta sulla maglietta, la sua maglietta preferita.

Quella con la scritta ‘Misfits’ in verde, quella tonalità che richiamava il colore intenso dei suoi occhioni, ora un po’ spaventati e un po’ delusi.

‘Storia’… Jimmy era rimasto immobile anche dopo il suono della campanella.

‘Storia’ pensò di nuovo, doveva avviarsi verso la classe e sapeva che, appena entrato, sarebbe subito stato attaccato dal professore.

-“faccia pure con comodo signor Sullivan, se vuole può tornare tra dieci minuti, se la cosa la aggrada”

Jimmy non rispose e si diresse velocemente verso il banco libero più lontano. Ce n’era uno vicino alla finestra, il suo posto preferito. Questa volta aveva avuto ancora più fortuna, il banco davanti al suo era libero e quello di fianco era troppo distante per far si che chiunque potesse infastidirlo.

 

Passarono cinque minuti e bussarono alla porta.

-“mi sono perso, ho dovuto chiedere indicazioni per trovare l’aula giusta”

-“crede di essere in un labirinto, o nel paese delle meraviglie da non riuscire a trovare la porta giusta signor …”

-“Baker”

-“signor Baker?.... si sieda adesso, mi ha fatto perdere troppo tempo” lo congedò il professore.

 

Zacky si diresse verso l’unico banco ancora libero e notò subito che dietro di esso si trovava il ragazzo del corridoio.

-“Hei, grazie ancora per prima”

-“cosa?” chiese Jimmy, il quale non si era neanche accorto dell’arrivo dell’altro.

-“grazie. Per prima”

-“oh, ok”

 

Passò un interminabile ora. Al suono della campanella Zacky corse verso i bagni: aveva assolutamente bisogno di bagnarsi il labbro, che continuava a pulsare per il dolore.

-“cazzo” esclamò senza farci tanto caso.

La ferita si era riaperta, colpa del suo solito vizio di morsicarsi il labbro inferiore.

-“hei, tutto ok?”

Zacky alzò lo sguardo e vide dallo specchio collocato sul muro davanti a lui che due ragazzi lo fissavano.

-“si, credo di si” rispose Zacky, un po’ preso alla sprovvista.

 

Era nuovo di quella zona e non conosceva nessuno, gli sembrava strano che, già per la seconda volta in un giorno, qualcuno gli chiedesse se stava bene. Dove viveva prima, nessuno si interessava a lui.

 

-“perché non sembrerebbe” aggiunse il più alto dei due. Aveva degli strani capelli, tutti scompigliati e sparati in aria, come se avesse preso la scossa. E una traccia di matita nera che contornava i suoi occhi marroni scuro.

-“già cazzo! Hai sporcato tutto il lavandino di sangue” aggiunse il più piccolo, che, invece, aveva una piccola cresta, precisa, al centro della testa. E portava degli strani occhiale con una bandiera americana.

-“merda!” esclamò Zacky.

-“tranquillo dai, ti aiutiamo noi a ripulire … comunque, io sono Brian … e questo nanetto è Johnny”

-“ehi!” fece per reclamare Johnny, che, tuttavia, non se la prese con l’amico … si era ormai abituato alle sue battutine.

-“Zacky” rispose il ragazzo con un sorriso: era davvero grato a quei due sconosciuti per l’aiuto offerto.

-“ti abbiamo visto prima, in corridoio … ci dispiace” disse Brian dopo qualche minuto, quando il lavandino era già più pulito.

Aveva perso davvero tanto sangue Zacky.

-“già” rispose quest’ultimo mentre cercava di tamponare ancora la ferita con un pezzo di carta igienica.

-“sai, è capitato anche a noi, gli anni passati … quelli sono proprio dei figli di puttana” disse Johnny, che per il nervoso iniziò ad avere dei tremolii alle mani.

-“è vero” aggiunse Brian “se la prendono senza motivo con qualcuno a caso e lo tormentano fino a quando non trovano qualcosa di meglio da fare”.

 

Matt provò a chiamare più volte Jimmy sul cellulare, ma quest’ultimo non rispondeva mai ai numeri che non conosceva, per via di suo padre, e Matt era riuscito da poco a comprarsi un cellulare nuovo.

I suoi nonni non gli permettevano di averne uno, ne di chiamare con il telefono fisso, per decisione dei genitori. Era praticamente segregato in casa, usciva solo per andare nella scuola di quella piccola cittadina dove aveva passato gli ultimi quattro anni.

Neanche lui era più riuscito ad avere amici. Nessuno era suo complice quanto Jimmy.

Voleva parlargli di persona, ma alla fine si arrese.

 

‘Torno domani. Matt’

Era il primo messaggio che Jimmy apriva di cui non sapeva subito il mittente, ma qualcosa gli aveva detto che quel messaggio doveva essere letto, un sesto senso o forse era solo il destino.

Erano le 23.30 quando gli arrivò il messaggio.

Jimmy non aveva mai avuto problemi di sonno, ma quella sera era troppo eccitato per riuscire ad addormentarsi. Ogni suo muscolo era teso, non riusciva a rilassarsi, non riusciva a pensare a nient’altro al di fuori del ritorno del suo migliore amico.

Finalmente dopo quattro lunghi anni poteva riaverlo come suo compagno di stronzate.

 

Era da circa un anno ormai che viveva da solo. I litigi tra Jimmy e suo padre non erano mai finiti e lui si era ormai stancato di vivere assieme ad uno sconosciuto. Aveva messo da parte dei soldi e con l’aiuto della madre se era comprato una casa tutta per lui. Era una casa modesta, ma almeno era solo.

 

Quella notte dormì poco più di tre ore.

Alle 5 e 30 iniziò a suonare il campanello di casa. Suonò per dieci minuti, insistentemente, prima che Jimmy si svegliasse. Quando fu in piedi corse subito ad aprire la porta.

-“è cosi che ti presenti al tuo migliore amico, in pigiama?! Dopo una vita che non ci vediamo! Cazzo, volevo vederti almeno per una volta vestito in smoking!”

In effetti Jimmy non era proprio vestito in modo adeguato per una visita, ma era solo l’alba.

-“Matt! Cazzo dai, entra!”

 

Matt non se lo fece ripetere due volte. Aveva fatto un viaggio di sette ore in treno per scappare da quel buco dove i suoi genitori l’avevano sbattuto quando aveva 14 anni .. ora, a 18 anni, i suoi genitori non voleva neanche andare a trovarli.

‘Mi hanno rovinato una grande amicizia’ pensava sempre. Ma invece no.

Il loro intento era andato bellamente a fanculo. I due ragazzi sembrava non si vedessero dal giorno prima.

In un’ ora avevano già riacquistato la loro confidenza.

 

-“hei, che vuoi fare oggi?” chiese Jimmy

- “voglio andare a scuola”

Jimmy pensò di non aver capito bene, questa era una risposta insolita visto che stava parlando con Matt e che quest’ultimo era appena tornato da un luogo di merda … perché voleva tornare in un posto altrettanto schifoso?

-“tranquilla bellezza, non voglio andare a scuola, voglio fare un po’ di casino fuori da quel fottuto edificio!” disse Matt, orgoglioso della sua idea.

-“cazzo, ci sto” confermò Jimmy “abbiamo perso 4 anni, ora dobbiamo recuperare”

-“non c’è fretta, andiamo li quando sta per finire la scuola…ora dormiamo un po’, ho sonno … hai un posto per me?”

-“si Matt, ma dimmi una cosa…andrai a salutare i tuoi genitori?”

-“no, ora no … poi, forse più avanti”

 

Finalmente anche l’ultima campanella suonò, l’ultima campanella che dava via libero al weekend e all’inizio tanto atteso delle vacanze natalizie.

Zacky corse fuori dall’aula: si era fato appuntamento fuori da scuola con Brian e Johnny e non voleva assolutamente arrivare in ritardo.

Era riuscito finalmente a conoscere qualcuno e non voleva farsi scappare l’opportunità di diventare loro amico.

 

-“ehi Bri! Ecco li Zacky, sta arrivando … vedi che non ci avrebbe dato buca?” esclamò Johnny, entusiasta dell’arrivo di Zack. “andiamoli incontro!”

-“aspetta Johnny! Cazzo, no!”

Zacky era stato avvicinato ancora da quei bulletti che lo avevano infastidito già la mattina prima.

 

-“ehi! Guardate chi c’è ancora in giro!”

Sentendo quelle voci Zacky iniziò a camminare più velocemente.

-“non correre, peggiori solo la situazione, noi vogliamo solo parlarti”

Continuò ad urlare il capetto del trio mentre gli altri ridevano.

-“ è inutile, tanto ti prendiamo!” esclamò l’altro, e tutti e tre iniziarono a correre verso il povero Zacky che, sfortunatamente, era ancora troppo lontano dai suoi due nuovi amici per chiedere aiuto.

Dopo pochi secondi fu raggiunto dal gruppetto che lo prese per la maglietta e lo fece cadere a terra.

-“non vi ho fatto nulla, lasciatemi stare!” disse Baker impaurito.

-“ti avevo detto di non correre e tu non mi hai ascoltato. Non mi hai ubbidito, mi hai mancato di rispetto ragazzino”.

 

Jimmy e Matt erano appena arrivati davanti a scuola, quando si accorsero delle urla di qualcuno.

-“ ehi Jim, che succede là?” chiese Matt incuriosito dalle grida

-“dove?”

-“ cazzo Jimmy! Là, davanti all’entrata della scuola!”

-“credo si stiano pestando”

Matt non aggiunse altro, voleva andare a vedere cosa stava succedendo più da vicino.

 

Aveva sempre odiato chi se la prendeva con i più piccoli, o affrontava una singola persona quando era spalleggiato da altri.

Anche se era finito in varie risse, non era mai stato lui il primo a cominciare, al contrario di Jimmy, e non sopportava chi lo faceva. Questo a volte causava forti litigi tra i due, soprattutto agli inizi, ma poi, col tempo, anche Jimmy iniziò a non cercare più rissa. Ma questa era come l’ombra: era sempre dove erano loro.

 

-“ehi! Che cazzo fate? Lasciatelo stare!” urlò Matt correndo verso il gruppetto, subito seguito da Jimmy che nel frattempo aveva riconosciuto i tre.

-“e tu da dove arrivi? Vattene! Non ti impicciare” rispose uno dei tre, senza neanche voltarsi per vedere a ci si stava rivolgendo.

Se si fosse voltato, magari avrebbe risposto in maniera differente.

 

Per chi non lo conosceva, Matt poteva sembrare molto aggressivo. Madre Natura lo aveva aiutato a costruire questo suo aspetto, donandogli l’altezza.

In oltre, aveva passato gli ultimi quattro anni ad allenarsi costantemente, in mancanza di qualsiasi altro diversivo per trascorrere le sue giornate. Le sue spalle erano enormi e le braccia già ricoperte da parecchi tatuaggi, tra cui il primo, di cui andava più orgoglioso, fatto con Jimmy a tredici anni, non erano da meno.

 

Il più alto dei tre stava per sferrare un cazzotto all’altezza dello stomaco di Zacky, ma venne bloccato. Qualcosa riuscì a fermare in tempo quel suo gesto che sarebbe costato molto alla salute di Zacky.

Una mano lo aveva fermato. Era Matt, arrivato appena in tempo.

-“che cazzo stavi per fare?” gli chiese Matt mentre lo catapultò a più di mezzo metro di distanza, lussandogli la spalla sinistra. “ti conviene andartene o le prendi da me adesso” esclamò Matt, in difesa del ragazzino a terra.

“fanculo” esclamò il capetto, tra grugniti di dolore e rabbia. Questo venne alzato dagli atri due membri della banda, che si allontanò “te ne pentirai, cazzo” aggiunse poi quando era già abbastanza lontano da Matt.

 

Zacky era stato raggiunto da Brian e Johnny che lo stavano aiutando a rialzarsi.

-“ancora tu?” esclamò Jimmy “che cosa gli avrai fatto a quei deficienti?”

-“non lo so” rispose Zacky, tenendo lo sguardo basso. Ora, oltre alla ferita al labbro che si era riaperta, si trovava anche con un po’ di lividi sparsi per tutto il corpo.

 

Matt e Jimmy si girarono. Stavano per andarsene, quando sentirono un tonfo ed un urlo di dolore provenire da dietro di loro. Era Zacky. Probabilmente durante la colluttazione con gli altri tre, in cui aveva avuto sicuramente la peggio, si era stortato anche una caviglia e, senza sostegno, non riusciva a camminare.

 

-“cazzo, dai Haner, aiutami a ritirarlo su” esclamò Johnny.

“fanculo. Se torno a casa in questo modo mia madre mi spara. Ci siamo trasferiti per me e, se mi trova cosi, non mi farà più uscire.”

 

Sentendo le parole disperate del ragazzo, Jimmy ebbe un’ idea.

-“ehi, hai sicuramente bisogno di una mano. Andiamo tutti a casa mia e cerchiamo di risolvere sto cazzo di problema, ok?”

 

Brian si meravigliò delle parole di quel ragazzo cosi alto che tutti definivano essere un gran bastardo. Non conosceva neanche quel ragazzino ed era già la seconda volta che aveva voluto aiutarlo.

 

Dopo quasi mezz’ora di cammino, arrivarono tutti e cinque davanti a casa Sullivan.

-“sdraiati un po’ sul divano Zacky” disse Jimmy al ragazzo mentre indicava il bellissimo divanetto bianco in mezzo alla sala.

Zacky ci mise un po’ prima di arrivare al divanetto con l’aiuto di Brian … tutti rimasero in silenzio fino a quando lui non diede l’ok sedendosi e tirando un lungo sospiro.

 

-“hei, avete fame?” Chiese Jimmy agli altri quattro.

Stavano ormai parlando da diverse ore, ininterrottamente. Quei ragazzi sembravano cosi diversi gli uni dagli altri e invece erano più simili di quanto Dio potesse pensare.

 

Jimmy si precipitò in cucina a prendere un po’ di provviste, ma oltre a patatine e popcorn, non aveva molto da mangiare…preferiva piatti preconfezionati, ma era da qualche giorno che non comprava niente e usciva a mangiare …

Tornò un po’ sconsolato dagli altri con le poche provviste trovate.

-“ scusate ragazzi … questo è tutto quello che ho, ma di là ci sono le birre, Shads, vai a prenderle tu?”

Dopo poco Matt tornò con una serie di lattine della Heineken in mano, la birra preferita di Jimmy.

 

Tra bere e mangiare schifezze arrivarono le otto di sera e il telefono di Zacky iniziò a squillare.

-“ Zack, ma dove sei finito?” era sua madre, strapreoccupata perché non lo sentiva dalla mattina.

-“Ma…scusa, mi sono dimenticato di chiamarti … sono a casa di un amico … stavamo studiando e…”

-“ ok, ok, torni a casa?”

-“ ti dispiace se per stasera dormo da lui?”

-“no Zack, tranquillo … se ci sono problemi chiama però”

-“ok.”

Zacky riappese … gli altri erano tutti in silenzio, quando Jimmy iniziò a emanare una sonora risata che trasportò gli altri tre.

Il piccolo Baker era rimasto perplesso

-“perché ridete?” chiese sconcertato

- “niente Zacky … è che ci conosciamo da poco e già ti autoinviti senza farti problemi … io potrei anche essere uno psicopatico e tu vuoi restare a casa mia tranquillamente” disse Jimmy ghignandosela.

Zacky abbassò lo sguardo. Gli altri quattro smisero di ridere.

-“tranquillo, non sono uno psicopatico … e, tranquillo, non mi da fastidio che tu rimanga qui a dormire” lo rassicurò Jimmy.

-“sicuro? Se no me ne vado …”

-“e dove te ne vuoi andare conciato cosi, con quei lividi? No mio caro, tu resti qui finché non ti riprendi del tutto, anzi, Matt vai in bagno e prendi la cassetta dei medicinali, dobbiamo ancora sistemargli quella caviglia”. Matt ubbidì.

-“grazie Jim” rispose Zacky

-“ehi Jim!” intervenne Johnny “ non è che stasera io e Bri …”

-“si nanetto! Restate qui anche voi se volete.”

I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e chiamarono subito a casa.

 

-“cazzo Baker! Che versi fa il tuo stomaco?” chiese Matt, saltando dal divano.

-“scusate è che …”

-“hai fame?” chiese Jimmy.

Il ragazzo annui.

-“sei piccolo ma mangi un sacco tesoro, ti sei finito tutto un pacchetto di popcorn da solo!” disse scherzando il ragazzo.

-“in effetti, anch’io avrei un po’ di fame” aggiunse Matt mentre si accarezzava la pancia che iniziava a gorgogliare.

-“ ok, ho capito … per oggi vi nutro e vi do una casa … ci faccio portare cinque pizze, vi va?” chiese il proprietario di casa.

-“ok!” rispose contento Matt “ e anche qualche birra perché … sono vuote!”

 

Continuarono a parlare per altre ore: avevano un sacco di cose da raccontarsi anche se si conoscevano da poco, come il perché del trasferimento di Zacky, o il numero di volte che Jimmy e Matt avevano passato la notte in carcere per risse, o delle avventure di Johnny e Brian con i delinquenti che adesso infastidivano il loro nuovo amico.

Quando si addormentarono erano le 4.30. Si erano addormentati li dov’erano, sui divanetti del salotto, a parte Johnny che venne ribaltato da Matt e finì a dormire per terra.

 

Erano le 11.30 quando Jimmy sentì dei passi. Aprì gli occhi … Zacky si stava muovendo meglio che potesse per non svegliare gli altri.

-“dove stai andando, Baker?” chiese Jim ancora un po’ assonnato, facendo sobbalzare l’altro.

-“che spavento, cazzo! Sto andando in bagno”. Jimmy richiuse gli occhi, fino a quando l’amico non tornò.

-“ ti fa ancora male la caviglia, Zacky?”

-“no, ora va un po’ meglio” rispose il più piccolo. “ ehi Jim, guarda quei tre come stanno dormendo!”

Il ragazzo si svegliò dallo stato comatoso in cui era rimasto e vide la scena che lo circondava:

Johnny era sdraiato per terra, a pancia all’aria; Brian era rimasto seduto sul divano, con la bocca aperta, ma era riuscito ad appoggiare un piede sullo stomaco di Johnny; mentre Matt occupava metà divano, appoggiando una gamba su Brian e un piede in faccia al più piccolo sdraiato per terra.

-“ho un’idea!” disse Jimmy con un sorriso a 32 denti. Prese fiato e fece un urlo che fece sobbalzare i tre ragazzi che iniziarono a gridare per lo spavento, mentre gli altri due ridevano compiaciuti.

 

-“stronzo!” esclamò Matt ancora assonnato. Johnny si era rizzato in piedi, con gli occhi spalancati. Ci mise un attimo per capire bene cos’era successo, trattenendo il forte sbadiglio che cercava a tutti i costi di uscire dalla sua bocca. Brian si rimise accoccolato sul divano, come se nulla fosse successo. Poteva scoppiare anche una bombola in casa Sullivan, ma lui da quel posto non si sarebbe più mosso.

 

Arrivarono le tre del pomeriggio e la fame saziata della sera prima si rifece sentire, ma in casa non c’era più nulla da mangiare.

-“senti Sullivan, che ne dici se vado a fare un po’ di spesa?” propose Matt quando il suo stomaco iniziò a brontolare più forte. “tu, Zacky e Johnny state qui, Brian mi accompagna, cosi prendiamo qualcosa da mangiare” aggiunse.

-“ok ragazzi … prendete un po’ di cose, restiamo qui fino a quando Zack non si rimette quasi del tutto”

Jimmy sfilò il portafogli dalla tasca e lo diede a Brian, che iniziò ad incamminarsi verso l’uscita, seguendo Matt.

 

-“Bri, chiama i tuoi genitori, digli che stai con noi ancora per qualche giorno, che dobbiamo studiare e fare i compiti di Natale … ci crederanno?” disse Matt.

-“certo” rispose Brian “ci crederanno se non ti vedono in faccia! Appena hai parlato di studio e compiti, sei sbiancato, come se ti avessero detto di arruolarti per la guerra”

-“ allora farò si che non mi vedano tanto presto, mio caro” disse Matt ridendo.

 

Mentre Matt e Brian camminavano verso il centro commerciale più vicino, a casa Sullivan gli altri due nuovi coinquilini di Jimmy avevano già avvisato le rispettive famiglie con la stessa scusa.

 

-“ehi, forse dovevamo fare una lista delle cose da comprare, sarebbe stato più semplice” esclamò Brian guardandosi attorno, tra gli scaffali del supermercato.

-“tranquillo Bri, conosco abbastanza bene Jim da saper cosa comprare. Prendiamo solo cose già preparate … lui odia cucinare e io non sono proprio capace” disse Matt sorridendo, mentre si stava dirigendo verso le birre, la cosa principale che non poteva mancare a casa Sullivan.

 

Stava afferrando il secondo pacchetto di Heineken quando da dietro di lui sentì provenire un urlo e poi un rumore di vetro rotto.

Fece appena in tempo a girarsi e vedere Brian immobilizzato da due ragazzi e accorgersi che un terzo gli si era scagliato contro, infilzandogli una cosa appuntita nel torace.

Riconobbe quegli occhi, quello sguardo da perfetto bastardo. Era lo stesso ragazzo che il giorno prima aveva fermato mentre voleva picchiare Zack.

Lo aveva colpito con una bottiglia rotta, in mezzo al torace, facendolo poi cadere e sbattere la testa contro lo scaffale di birre.

 

-“ti avevo avvisato che te l’avrei fatta pagare, figlio di puttana” urlò il ragazzo mentre scappava seguito dai suoi due scagnozzi che avevano lasciato libero Brian, rimasto fermo dov’era.

 

-“Bri .. Bri, ti prego” sussurrò Matt, ma Brian rimase immobile, spaventato, con lo sguardo fisso sul petto dell’amico. “Bri, chiama Jimmy, chiama un’ambulanza, ti prego, fa male!”

La bottiglia di vetro, insanguinata, fredda, era vicino al braccio di Matt, che chiuse gli occhi.

Stava perdendo molto sangue, ma ci volle ancora qualche secondo prima che Brian si riprese dal colpo e chiamò un’ambulanza.

 

-“ehi Haner, ma quanto ci mettete ad arrivare?” era Jimmy al telefono. Brian si era dimenticato di avvisarlo.

-“Jim … scusa, mi sono dimenticato di …” il ragazzo non riuscì a completare la frase. Un nodo alla gola gli fermò le parole e le lacrime iniziarono a bagnarli le guance.

-“Oh, ma che c’hai, è successo qualcosa?”

Brian non rispose

-“Brian? Dov’è Matt? Dove cazzo è Matt?” Jimmy iniziava ad essere davvero preoccupato, l’ansia della risposta gli strinse lo stomaco. Aveva capito dal respiro affannato e dalle parole di Brian che era successo qualcosa di grave al suo amico.

-“ Jim, siamo in ospedale … quei bastardi … hanno colpito Matt con una bottiglia di vetro … ora lo stanno operando”

Silenzio.

“Jimmy … ti prego. Raggiungici. Sono preoccupato … io non …”

-“ok Brian. Tranquillo. Arriviamo.”

Mezz’ora dopo i tre ragazzi avevano raggiunto Brian all’ospedale, appena in tempo per farsi dare la buona notizia: l’operazione era andata bene. I medici erano riusciti ad estrarre tutti i piccolo frammenti di vetro conficcati nel torace di Matt e a ricucirlo. Gli sarebbe rimasta solo una cicatrice, e il brutto ricordo di quell’incontro.

 

Passarono altre nove interminabili ore prima che Matt si risvegliasse. Ora potevano finalmente fargli visita.

Erano restati tutto quel tempo tra la sala d’ attesa e il bar dell’ospedale a riempirsi di caffè disgustoso. Ora potevano rivedere il loro amico.

-“ehi” esclamò Matt appena vide la mano di Jimmy aprire la porta rimasta socchiusa dopo l’uscita del dottore.

-“ragazzo, ci hai fatto spaventare, lo sai?” lo rimproverò con dolcezza il suo migliore amico.

Tutti sorrisero, tranne Zacky.

 

-“Zack, guardami” sussurrò Matt.

Zacky aveva lo sguardo rivolto verso il pavimento, la testa bassa. Non perché non gli interessasse quello che era successo, ma perché si vergognava. Il grande Matthew Sanders era sdraiato in un letto di ospedale, di una camera del terzo piano, che odorava fin troppo di disinfettante.

-“Matt … scusa, io mi …” Zacky non riuscì a concludere la frase. Iniziò a piangere a dirotto.

-“ehi Baker. Non dirlo neanche per scherzo ok?” lo rimproverò Matt.

Zack alzò lo sguardo. I suoi occhioni verdi affogavano in troppe lacrime.

-“Matt … è colpa mia se … se tu sei qui. È colpa mia perché non sono riuscito a cavarmela da solo!” disse tutto d’un fiato Zacky, per non essere interrotto dai singhiozzi di pianto che facevano rabbrividire il suo piccolo corpo ancora livido per le botte del giorno precedente.

-“Zack, no.” Esclamò Matt “tu non centri nulla con questo. Sono io che sono intervenuto tra te e quei ragazzi.

Sono intervenuto senza che tu me lo chiedessi … e se non lo avessi fatto, adesso al mio posto ci saresti stato tu, e io non me lo sarei mai permesso”.

 

Passarono due minuti di assoluto silenzio in quella stanza. Due minuti in cui i cinque ragazzi riuscirono a calmarsi. Poi arrivò l’infermiera.

-“ragazzi, mi dispiace. L’orario di visita è finito da un pezzo. Dovete lasciare la stana, il vostro amico deve riposare.”

I ragazzi salutarono Matt e uscirono dalla porta.

-“infermiera” … era Johnny “ quando potranno dimettere il nostro amico?”

-“il medico ha detto che domani potrà già uscire, dopo aver fatto vari controlli e accertamenti. È stato fortunato, se l’è cavata davvero con poco” rispose gentilmente l’infermiera.

 

I ragazzi erano tornati a casa Sullivan, tanto sarebbe stato inutile restare in ospedale e, se ci fossero state complicazioni, i medici avevano a disposizione il numero di tutti e quattro. Parlarono per un po’, ma erano tutti troppo stanchi per star svegli tutta la notte. Si addormentarono quasi subito, in salotto, sui divanetti.

Si addormentarono tutti tranne Zack. Lui non riusciva proprio a prendere sonno. Doveva fare qualcosa. Doveva farla pagare a quei tre bastardi che avevano fatto del male al suo amico. Dovevano pagare.

 

Uscì di casa che erano circa le 2.30 di notte. Era inutile restare in casa se non riusciva a dormire. Meglio fare una passeggiata in solitudine per schiarirsi un po’ le idee.

Da casa di Jimmy arrivò in un bar, nel primo bar che gli capitò di trovare sul suo percorso senza una meta precisa. Si sedette al bancone e ordinò una birra. Dopo qualche sorso, notò dallo specchio dietro al bancone tre ragazzi che ridevano, seduti ad un tavolo. I tre ridevano mentre parlavano del pomeriggio passato insieme. Zacky era all’erta. Stava ascoltando il discorso dei tre, riusciva a percepire ogni singola parola e riconobbe i ragazzi. Erano quei bastardi che se l’erano presa con lui a scuola, gli stessi bastardi che avevano fatto del male a Matt.

Zacky era pronto a fargliela pagare.

Era lucidissimo. L’adrenalina lo faceva ragionare di più. Sapeva che non doveva agire senza prudenza, attaccando subito il gruppo. Avrebbe perso un’altra volta.

 

Ordinò un’altra birra, ma questa volta se la fece dare in una bottiglia, per poterla portare via tranquillamente. Decise di aspettare che i tre se ne andassero dal bar e che si dividessero per andare ognuno a casa sua. Indossò il cappuccio del grosso felpone che aveva preso dalla camera di Jimmy e iniziò a seguire il capetto della banda. Voleva seguire lui. Voleva fargliela pagare.

Arrivò davanti a casa del ragazzo. Era a pochi metri di distanza da lui, ma nonostante questo, nessuno lo aveva notato. Il ragazzo stava per aprire il portone di casa quando Zacky lo chiamò.

-“ehi, figlio di puttana” esclamò, mentre con un gesto rompeva la bottiglia di birra ancora piena.

Non si preoccupò della probabilità che qualcun altro potesse sentirlo.

Non gliene fregava altamente. Nessuno poteva fermarlo ora.

Il ragazzo cercò di aprire più veloce che poté la porta di casa, ma la paura lo faceva tremare.

Non fece in tempo ad entrare che Zacky lo prese dalla giacca e lo riportò sul vialetto di casa, facendolo cadere.

Non sapeva neanche lui da dove avesse preso tutta quella forza. Dalla rabbia, dall’adrenalina,… sapeva solo che si sentiva invincibile e che quella notte avrebbe vinto lui.

-“figlio di puttana, hai fatto male al mio amico, lo sai? L’hai mandato in ospedale!” urlò Zack.

Il ragazzo non rispose. La paura lo aveva pietrificato. Non era forte come credeva Zacky. Senza i suoi amici non valeva un granché. Anzi, non valeva nulla neanche con i suoi amici.

-“adesso ripaghi con la stessa moneta, brutto bastardo” sussurrò Zack nell’orecchio di quello che il giorno prima era stato il suo incubo. Ora non aveva più paura, il piccolo ragazzo dai grandi occhi verdi. Ora era lui il più forte.

Con un movimento lento infilzò la bottiglia di vetro rotta nel ventre del ragazzo.

-“vedi, la stessa arma” gli sussurrò ancora Zack.

Il ragazzo non riusciva a parlare. Tremava. L’unica cosa che poteva fare era tremare.

-“vedi. La mia è Vendetta” aggiunse il piccolo Baker alzandosi dal corpo inerme e senza vita di quello che i giorni precedenti era stato il suo persecutore.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Vengenz_