fear
«
Athazagorafobia.
»
La voce pacata di Roxas si espanse per l’intero salone,
lasciando dietro di se solamente l’eco di quella parola quasi
impronunciabile.
Axel sollevò il capo dal libro di medicina che aveva tra
le mani, puntando lo sguardo verso il biondo.
Dopo un breve scambio di occhiate alzò un sopracciglio e
arcuò le labbra in un sorriso sbieco, appoggiando il volto
sopra la mano
aperta.
«Oh, il
piccolo Roxas si diverte a imparare parole
nuove?»
Come sempre la voce del fulvo suonava canzonatoria,
pronta a prendersi gioco delle persone.
Roxas sorrise di
rimando – un sorriso alquanto insolente
– e abbassò il libro che teneva in mano.
A quanto pareva l’ennesima giornata di tentato- studio andava
a farsi benedire,
mentre il solito pomeriggio di battibecchi si presentava con estrema
puntualità.
Probabilmente erano le quattro di pomeriggio.
Axel e Roxas litigavano sempre
alle quattro di pomeriggio
e, se non lo facevano, trovavano comunque un modo per indispettirsi.
«Diciamo che
hai ragione: è una parola che prima non
conoscevo.»
«Ma dai? Hai scelto di impararne una facile facile
eh?»
ridacchiò Axel passandosi una mano tra i capelli e stendendo
le gambe sopra
quelle di Roxas, prendendoci gusto nell’infastidirlo
maggiormente.
Il biondo assottigliò lievemente gli occhi, cercando di
scalciare via l’amico.
«Se tu sei ignorante non è colpa mia.»
«Dai allora, dimmi che cosa vuol dire»
chiede Axel, la nuca poggiata contro le mani a coppa e il solito ghigno
stampato in faccia.
«Significa paura
di venire dimenticati .» spiega Roxas, scocciato
dall’ignoranza e dalla voce dell’altro.
Perché non riusciva mai a fargli perdere la
calma?Perché Axel non si
complimentava con lui perché sapeva qualcosa di nuovo di cui
prima ignorava
l’esistenza?
Avere le attenzioni del rosso, per Roxas,
era tutto. Adorava sentire lo sguardo acceso di Axel su di lui, che si
trattasse di una discussione oppure di un’occhiata eccitata.
Lo stesso valeva per Axel, infondo.
«Come
mai questo interesse per le fobie?»
domandò dopo qualche secondo Axel, giusto il tempo per
metabolizzare il
significato di quella strana parola impronunciabile.
Roxas si scrollò le spalle, indifferente.
Abbandonò la testa all’indietro e socchiuse gli
occhi, un live sospiro gli uscì
dalla bocca.
«Perché vicino a quella definizione
dovrebbe esserci la tua foto, Axel.»
Il rosso soppesò una per una le parole e
infine si lasciò scappare una risata fragorosa, che subito
investì in pieno
Roxas e l’intero salotto.
«Beh, direi che hai proprio ragione.» si
sporse verso il biondo e si lasciò cadere al suo fianco,
passando un braccio
intorno alle esili spalle di Roxas «Ammetto di avere una lieve fissazione su questo
argomento.»
«Lieve?»
«Dammi tregua, bamboccio» borbottò Axel,
scuotendo la testa per poi appoggiarla sopra la spalla del biondo.
Roxas rimase in silenzio e dondolò la
testa un paio di volte, indeciso se farla cadere sopra quella
dell’altro
ragazzo oppure tenerla ben eretta.
Alla fine decise di accostarla sopra quella di Axel, lasciando ai
capelli rossi
dell’amico la possibilità di pizzicargli il naso.
«Non
corri alcun pericolo con me, sai?»
mormorò di punto in bianco Roxas, lasciando così
cadere il dolce silenzio che
si era creato. Forse no, quel pomeriggio non ci sarebbe stata nessuna
litigata.
Axel sollevò di qualche centimetro la
testa, giusto per riuscire a guardare il volto chino del biondo e le
sue gote
imporporate.
«In che senso?» domandò allora,
allungando una mano verso i capelli biondi del ragazzo per poterne
sfiorare
qualche ciocca.
«Non mi dimentico di te, quindi stai
tranquillo»
Il rosso sgranò lievemente gli occhi,
mentre la sua bocca si aprì per dire qualcosa.
Eppure non disse nulla. Serro le labbra e
si lasciò ricadere sopra la spalla di Roxas, chiudendo gli
occhi e stirando la
bocca in un piccolo sorriso.
Non aveva mai avuto dubbi a riguardo.
Roxas non si sarebbe mai dimenticato di lui e lui non si sarebbe mai
dimenticato di Roxas.
Come avrebbero potuto, infondo? Quando
due persone si legano a tal punto dal cercarsi anche in capo al mondo,
non c’è
oblio che tenga.
«In
ogni caso solo uno stupido come te
poteva non conoscere il significato di Atlhazangorafobia.
»
sbottò il biondo, gonfiando le guance e
cercando di smorzare l’atmosfera.
Non riusciva a sopportare tutto quel silenzio
imbarazzato che si era andato a creare. Anche se l’unico
imbarazzato dalle sue
parole era Roxas, mentre Axel si limitava a gongolare mentalmente.
«
Mica si diceva Athazagorafobia?»
«Ah!»
Il biondo afferrò nuovamente il libro tra le mani e
ricontrollò
la parola, arrossendo ancora sulle gote ma per un motivo totalmente
differente da prima.
«A-Affatto. Sei tu che hai sentito male»
borbottò chiudendo il testo di scatto, posandolo poi con
cura a terra vicino a
tavolino.
«Oh davvero?» domandò Axel, sogghignando
«Quindi se adesso prendo quel libro li e cerco la
parola Athazagorafobia, trovo quella che
mi hai appena detto tu?»
Nel dire quelle parole il rosso si
sporge verso il pavimento, allungandosi sopra alle gambe di Roxas per
riuscire a raggiungere il libro posato a terra.
Il biondo lo afferrò per i capelli,
cercando di trattenerlo.
No, no e assolutamente no. Non aveva alcuna voglia di rendersi
ridicolo, specialmente dopo essersi lasciato scappare la frase di poco
primo.
Uhm, forse il termine "scappato" non era propriamente quello giusto.
«Fidati
di me»
«Se lo dici con quella voce come posso
crederti?»
«Ah, vuoi dire che non ti fidi? Ma che
razza di amico sei?»
«Per lo meno io non ti do del nevrotico
con fobie compulsive»
«Mai detto questo!»
«Però lo intendevi, piccolo nanerottolo»
No, anche quel pomeriggio passò tra varie
litigate ma, infondo, erano pur sempre le quattro di pomeriggio.
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M e l '
s
Bene,
eccomi nuovamente qui. Ho in ballo tante altre storie tra cui una long
e una one-shot talmente lunga da far venire i brividi, eppure eccomi
qui. Sono giorni che avevo voglia di scrivere una piccola storiella
AkuRoku e, ieri sera, ho avuto una mini illuminazione. Il mio libro di
metodologia mi è caduto in testa e ho visto che avevo
lasciato un foglietto sulla pagina delle fobie quiiiiiindi, ecco a voi
l' Athazagorafobia.
E no, non doveva uscire questa specie di storia fluff e nonsense ma non
importa. Spero vi piaccia, perché io la trovo dolce. Forse
fin troppo ewe