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Autore: bittersweet Mel    23/09/2011    5 recensioni
Roxas sorrise di rimando – un sorriso alquanto insolente – e abbassò il libro che teneva in mano.
A quanto pareva l’ennesima giornata di tentato- studio andava a farsi benedire, mentre il solito pomeriggio di battibecchi si presentava con estrema puntualità.
Probabilmente erano le quattro di pomeriggio.
[Axel/Roxas]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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fear

« Athazagorafobia. »
La voce pacata di Roxas si espanse per l’intero salone, lasciando dietro di se solamente l’eco di quella parola quasi impronunciabile.
Axel sollevò il capo dal libro di medicina che aveva tra le mani, puntando lo sguardo verso il biondo.
Dopo un breve scambio di occhiate alzò un sopracciglio e arcuò le labbra in un sorriso sbieco, appoggiando il volto sopra la mano aperta.

«Oh, il piccolo Roxas si diverte a imparare parole nuove?»
Come sempre la voce del fulvo suonava canzonatoria, pronta a prendersi gioco delle persone.

Roxas sorrise di rimando – un sorriso alquanto insolente – e abbassò il libro che teneva in mano.
A quanto pareva l’ennesima giornata di tentato- studio andava a farsi benedire, mentre il solito pomeriggio di battibecchi si presentava con estrema puntualità.
Probabilmente erano le quattro di pomeriggio.
Axel e Roxas litigavano sempre alle quattro di pomeriggio e, se non lo facevano, trovavano comunque un modo per indispettirsi.

«Diciamo che hai ragione: è una parola che prima non conoscevo.»
«Ma dai? Hai scelto di impararne una facile facile eh?» ridacchiò Axel passandosi una mano tra i capelli e stendendo le gambe sopra quelle di Roxas, prendendoci gusto nell’infastidirlo maggiormente.
Il biondo assottigliò lievemente gli occhi, cercando di scalciare via l’amico.
«Se tu sei ignorante non è colpa mia.»
«Dai allora, dimmi che cosa vuol dire» chiede Axel, la nuca poggiata contro le mani a coppa e il solito ghigno stampato in faccia.
«Significa paura di venire dimenticati .» spiega Roxas, scocciato dall’ignoranza e dalla voce dell’altro.
Perché non riusciva mai a fargli perdere la calma?Perché Axel non si complimentava con lui perché sapeva qualcosa di nuovo di cui prima ignorava l’esistenza?
Avere le attenzioni del rosso, per Roxas, era tutto. Adorava sentire lo sguardo acceso di Axel su di lui, che si trattasse di una discussione oppure di un’occhiata eccitata.
Lo stesso valeva per Axel, infondo.

«Come mai questo interesse per le fobie?» domandò dopo qualche secondo Axel, giusto il tempo per metabolizzare il significato di quella strana parola impronunciabile.
Roxas si scrollò le spalle, indifferente. Abbandonò la testa all’indietro e socchiuse gli occhi, un live sospiro gli uscì dalla bocca.
«Perché vicino a quella definizione dovrebbe esserci la tua foto, Axel.»
Il rosso soppesò una per una le parole e infine si lasciò scappare una risata fragorosa, che subito investì in pieno Roxas e l’intero salotto.
«Beh, direi che hai proprio ragione.» si sporse verso il biondo e si lasciò cadere al suo fianco, passando un braccio intorno alle esili spalle di Roxas «Ammetto di avere una lieve fissazione su questo argomento.»
«Lieve?»
«Dammi tregua, bamboccio» borbottò Axel, scuotendo la testa per poi appoggiarla sopra la spalla del biondo.
Roxas rimase in silenzio e dondolò la testa un paio di volte, indeciso se farla cadere sopra quella dell’altro ragazzo oppure tenerla ben eretta.
Alla fine decise di accostarla sopra quella di Axel, lasciando ai capelli rossi dell’amico la possibilità di pizzicargli il naso.

«Non corri alcun pericolo con me, sai?» mormorò di punto in bianco Roxas, lasciando così cadere il dolce silenzio che si era creato. Forse no, quel pomeriggio non ci sarebbe stata nessuna litigata.
Axel sollevò di qualche centimetro la testa, giusto per riuscire a guardare il volto chino del biondo e le sue gote imporporate.
«In che senso?» domandò allora, allungando una mano verso i capelli biondi del ragazzo per poterne sfiorare qualche ciocca.
«Non mi dimentico di te, quindi stai tranquillo»
Il rosso sgranò lievemente gli occhi, mentre la sua bocca si aprì per dire qualcosa.
Eppure non disse nulla. Serro le labbra e si lasciò ricadere sopra la spalla di Roxas, chiudendo gli occhi e stirando la bocca in un piccolo sorriso.
Non aveva mai avuto dubbi a riguardo. Roxas non si sarebbe mai dimenticato di lui e lui non si sarebbe mai dimenticato di Roxas.
Come avrebbero potuto, infondo? Quando due persone si legano a tal punto dal cercarsi anche in capo al mondo, non c’è oblio che tenga.

«In ogni caso solo uno stupido come te poteva non conoscere il significato di Atlhazangorafobia. » sbottò il biondo, gonfiando le guance e cercando di smorzare l’atmosfera. 
Non riusciva a sopportare tutto quel silenzio imbarazzato che si era andato a creare. Anche se l’unico imbarazzato dalle sue parole era Roxas, mentre Axel si limitava a gongolare mentalmente.
«
Mica si diceva Athazagorafobia?»
«Ah!»
Il biondo afferrò nuovamente il libro tra le mani e ricontrollò la parola, arrossendo ancora sulle gote ma per un motivo totalmente differente da prima.
«A-Affatto. Sei tu che hai sentito male» borbottò chiudendo il testo di scatto, posandolo poi con cura a terra vicino a tavolino.
«Oh davvero?» domandò Axel, sogghignando «Quindi se adesso prendo quel libro li e cerco la parola 
Athazagorafobia, trovo quella che mi hai appena detto tu?»
Nel dire quelle parole il rosso si sporge verso il pavimento, allungandosi sopra alle gambe di Roxas per riuscire a raggiungere  il libro posato a terra.
Il biondo lo afferrò per i capelli, cercando di trattenerlo.
No, no e assolutamente no. Non aveva alcuna voglia di rendersi ridicolo, specialmente dopo essersi lasciato scappare la frase di poco primo.
Uhm, forse il termine "scappato" non era propriamente quello giusto.

«Fidati di me»
«Se lo dici con quella voce come posso crederti?»
«Ah, vuoi dire che non ti fidi? Ma che razza di amico sei?»
«Per lo meno io non ti do del nevrotico con fobie compulsive»
«Mai detto questo!»
«Però lo intendevi, piccolo nanerottolo»
No, anche quel pomeriggio passò tra varie litigate ma, infondo, erano pur sempre le quattro di pomeriggio.

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-
M e l '  s

Bene, eccomi nuovamente qui. Ho in ballo tante altre storie tra cui una long e una one-shot talmente lunga da far venire i brividi, eppure eccomi qui. Sono giorni che avevo voglia di scrivere una piccola storiella AkuRoku e, ieri sera, ho avuto una mini illuminazione. Il mio libro di metodologia mi è caduto in testa e ho visto che avevo lasciato un foglietto sulla pagina delle fobie quiiiiiindi, ecco a voi l' Athazagorafobia.
E no, non doveva uscire questa specie di storia fluff e nonsense ma non importa. Spero vi piaccia, perché io la trovo dolce. Forse fin troppo ewe

   
 
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