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Autore: kate95    25/09/2011    7 recensioni
La trovi in fondo ad uno dei tanti con la schiena contro la parete, inginocchiata, quasi seduta per terra, con la testa tra le mani, piange.
Ha gli occhi gonfi e rossi come quelli di chi non dorme da molto tempo, lo sguardo che fissa il vuoto.
Non si è accorta che stai arrivando, è troppo persa nel suo dolore per rendersi conto di quello che le sta succedendo intorno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Heartbeat

Capitolo 1

 

La vita era stata ingiusta con te. Più di una volta.

Non avevi più voglia di lottare.

Ma ancora una volta hai riprovato tutto quel dolore che il tempo aveva nascosto nel profondo del tuo cuore ma che non se ne era andato, era sempre lì, pronto per riaffiorare a galla.

Tu, la bella detective Kate Beckett, non potevi immaginare che da lì a poco la tua vita sarebbe cambiata, che il tuo fragile equilibrio che ti eri costruita in tutti quegli anni rischiasse di rompersi.

Non hai avuto tempo per riflettere. Uno sparo.

Una pallottola diretta proprio verso di te.

Non sei riuscita a reagire. Tutto successe troppo in fretta.

Un uomo spuntò dal nulla senza che nessuno se ne accorgesse.

Poi hai sentito due braccia spingerti verso il basso, cercando di proteggerti.

Sbattesti violentemente sul freddo pavimento di cemento rimanendo per un istante incapace di fare qualsiasi cosa.

Sopra di te giaceva il corpo del tuo salvatore in una pozza di sangue che andava via via allargandosi.

Eri abituata alle sparatorie, ai ferimenti anche mortali provocati da un’arma da fuoco, ma proprio quel giorno rimanesti scioccata di quanto sangue potesse esserci nel corpo di un uomo.

Non ti resi conto che i tuoi colleghi risposero al fuoco, ferendo il colpevole.

Avevi passato la vita intera sperando di poter vivere quel momento, quell’instante in cui finalmente avresti potuto arrestare l’assassino di tua madre, ma ora ti eri resa conto che avresti dato qualsiasi cosa affinché le cose fossero potute andare diversamente.

Lui ti aveva salvato la vita facendoti scudo con il proprio corpo e tu rimanevi lì a fissarlo sperando che non ti lasciasse sola.

A terra accanto a te c’era un uomo sdraiato, in fin di vita: tuo padre.

 

 

Un suono di una sirena in lontananza.

L’ambulanza stava arrivando mentre tu eri ancora sconvolta accanto a tuo padre. Le tue mani erano sporche di sangue e ovunque guardassi vedevi soltanto quel liquido rosso che ti stava dando alla testa.

Il tuo volto era contorto in una smorfia di dolore mentre i tuoi lunghi capelli castani ti ricadevano sul viso bagnandosi al contatto con le tue guance rigate dalle lacrime.

Mentre parlavi a tuo padre cercando di farlo restare sveglio senti qualcuno avvicinarsi e inginocchiarsi al tuo fianco.

Castle avrebbe voluto poterti consolare ma sapeva che non c’erano parole per sollevarti il morale, così si limitò a restarti accanto stringendoti una mano.

Poi una volta che l’uomo fu caricato su una barella tu sei scomparsa insieme ai medici dietro le porte dell’ambulanza.

Ti sentivi in colpa per quello che era successo: tuo padre doveva restare in macchina mentre tu arrestavi l’assassino che aveva spezzato il cuore di entrambi, non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì ma per una serie di circostanze era sul posto.

Quando arrivi in ospedale rimani vicina a lui per tutto il tragitto che c’era a dividervi dalla sala operatoria.

Hai corso insieme ai medici, disperata, senza mai lasciare la sua mano, poi hai dovuto fermarti mentre la barella oltrepassava una grande porta bianca. Di lì in poi non potevi più proseguire, dovevi attendere.

In quel corridoio che sembrava non avere fine c’era solo il silenzio ed un grande vuoto dentro di te a farti compagnia.

 

 

Perché doveva esserci sempre così tanto traffico a New York?

Cerchi di fare il più in fretta possibile, vuoi andare da Kate subito. Vuoi che lei sappia che potrà sempre contare su di te.

Finalmente raggiungi l’ospedale, parcheggi l’auto e corri dentro.

Nel pronto soccorso ci sono parecchie infermiere che lavoravano indaffarate, ne fermi una chiedendo informazioni.

Come sempre quando si ha fretta nessuno sa mai niente di quello che stai cercando.

Odi quei grandi ospedali che sembrano dei labirinti senza uscita.

Dopo qualche minuto riesci ad ottenere le informazioni che ti occorrevano.

Corri come un pazzo, sfrecciando per i lunghi corridoi che si assomigliano tutti l’uno all’altro in cerca della tua detective.

La trovi in fondo ad uno dei tanti con la schiena contro la parete, inginocchiata, quasi seduta per terra, con la testa tra le mani, piange.

Ha gli occhi gonfi e rossi come quelli di chi non dorme da molto tempo, lo sguardo che fissa il vuoto.

Non si è accorta che stai arrivando, è troppo persa nel suo dolore per rendersi conto di quello che le sta succedendo intorno.

"Beckett" la chiami.

Lei alza un poco la testa nella direzione della tua voce, incrocia i tuoi occhi e rimane a fissarti mentre ti avvicini.

Nel frattempo si alza a fatica, reggendosi su quelle gambe stanche che gridano pietà.

Non l’ hai mai vista così sconvolta, non ha mai pianto di fronte a te.

Qualunque cosa accadesse lei si era dimostrata sempre forte senza mai lasciare che una lacrima facesse trasparire le sue emozioni.

Ma ora non più,non le importa, sembra che la sua maschera dietro la quale si cela sia caduta, almeno per qualche istante.

"Castle …" la sua voce è poco più di un debole sussurro, che trema come la minuscola fiamma di una candela in balia del vento.

Arrivi di fronte a lei, non sai bene cosa fare: vorresti stringerla tra le braccia, tenerla stretta a te senza darle possibilità di liberarsi dal tuo abbraccio, ma hai paura che lei non accetti quel tuo gesto, che lei non voglia lasciarsi consolare.

Mentre rimani un istante spiazzato ti si avvicina guardandoti negli occhi che ti chiedono silenziosamente un po’ di conforto.

Non hai più dubbi: aprì le tue braccia e l’accogli in una salda presa mentre lei scoppia a piangere di nuovo, questa volta più forte, il silenzio di quel corridoio deserto è rotto solo dai suoi singhiozzi.

 

Avevi paura di rimanere sola, che il mondo ti abbandonasse di nuovo senza nemmeno accorgersi che esisti. Ma non è così. Castle è qui con te e sai che è lì solo per te.

Questo pensiero ti fa sentire po’ meglio, è come una piccola luce in fondo ad un tunnel buio, la tua luce.

Ti offre un po’ di conforto abbracciandoti.

Hai sempre pensato che lui parlasse troppo, che fosse un bambino rinchiuso nel corpo di un adulto, irresponsabile ed irritante come a volte solo i bambini sanno esserlo, perché non hanno paura di chiederti quello che pensi e tu non hai mai accettato che un "semplice collega" si impicciasse della tua vita.

Ora però rimane in silenzio rispettando il tuo dolore e non puoi fare a meno di lasciarti consolare dalla sua dolcezza.

Lasci che ti abbracci, che ti stringa a sé avvicinandoti a lui più di quanto tu abbia mai osato fare.

Appoggi la testa contro il suo petto mentre il profilo del tuo naso quasi sfiora l’inizio del suo collo: puoi sentire il suo profumo di agrumi così come lui può percepire il tuo alla ciliegia.

Non avresti mai pensato che un suo abbraccio potesse essere così piacevole né immaginavi che un giorno lui ci sarebbe stato per tirarti su il morale.

Fai passare le mani intorno al suo collo e lasci che lui continui a stringerti tra le sue muscolose e protettive braccia.

Non ti rendi conto di quanto tempo esattamente rimani lì, in quella posizione, l’unica cosa che non smetti di fare è piangere singhiozzando.

Senti le lacrime cadere dai tuoi occhi, incontrollabili, piangi fino ad avere male agli occhi per lo sforzo mentre il colletto della sua camicia azzurra si inzuppa lentamente, ma lui non se ne cura.

Qualche tempo dopo a poco a poco sciogli l’abbraccio e ti fermi un istante a guardarlo negli occhi: "Grazie per essere venuto …" sussurri.

La tua voce trema più di quanto pensassi, fa trasparire la tua disperazione, il tuo bisogno di conforto e di qualcuno che ti stia accanto nei momenti più difficili.

"Non devi ringraziarmi, Kate. Sono contento di poterti essere d’aiuto" ti risponde.

Poi ti consiglia di andarti a lavare le mani ancora sporche di sangue e di sciacquarti la faccia dove le lacrime hanno sciolto il tuo trucco facendolo sbavare.

Quando ti dirigi in bagno non hai la forza di fare nulla, vedi la tua immagine riflessa nel grosso specchio che ti sta di fronte, cerchi di darti una ripulita ma quando torni a specchiarti di nuovo non riesci a trattenere il tuo dolore che ancora una volta esplode in un pianto affannato, tra i singhiozzi cerchi disperatamente più aria come se quella stanza fosse diventata d’un tratto troppo piccola e l’ossigeno presente troppo poco.

Rimani lì impalata mentre senti le tue gambe farsi sempre più deboli, più stanche e quasi incapaci di sorreggere il tuo peso.

Ti aggrappi saldamente al bordo del lavandino cercando di calmarti, con la testa china rivolta verso il basso, e non ti accorgi che Castle era appena entrato nel bagno, allarmato dal tuo pianto che non riesci a fermare.

Senti le sue mani sui tuoi fianchi e le sue braccia cingerti dolcemente la vita mentre di sussurra all’orecchio cercando di tranquillizzarti: "Andrà tutto bene, vedrai"

Ti sembra impossibile che soltanto quelle poche parole ti riescano a calmare per qualche istante, ogni volta che senti la sua voce morbida e suadente ti senti un po’ meno sola.

Ti giri per poterlo guardare meglio mentre lui continua a tenerti le braccia intorno alla vita con fare protettivo.

"Come fai ad esserne sicuro?" gli chiedi.

"Tuo padre è forte, ce la farà"

"Come fai a saperlo? Lo conosci a malapena"

"Come si dice: tale padre tale figlia, no? E tu sei la donna più forte che io conosca. L’unica che non si arrende mai di fronte a nulla, che mi ha insegnato a combattere per ciò che si vuole, che dopotutto quello che le è successo ha ancora la forza per regalare un sorriso dopo una giornata stressante, l’unica che è veramente straordinaria" e mentre ti risponde sorride, quel sorriso che ti fa sciogliere ogni volta.

In quei momenti hai solo voglia di piangere, piangere per il dolore che ti corrode e ti consuma, piangere per la felicità che quelle parole fanno esplodere in te, piangere perché commossa dal fatto che lui ci sarà sempre per te.

Non sai cosa rispondere, rimani in silenzio per alcuni secondi che ti sembrano anni, persa nei suo occhi stupendi e ti rendi conto che vorresti ringraziarlo per tutti i complimenti, ma non ci riesci.

Poi lui ti prende una mano e ti conduce di nuovo fuori nel corridoio.

Capisci che lui non pretende di avere una risposta e che a volte un solo sguardo, un solo gesto può valere più di mille parole.

Quelle parole che ti frullano in testa senza che tu riesca a combinarle per fare una frase di senso compiuto, quelle parole che escono dalla tua bocca incomprensibili e che rimangono nell’aria, sospese, in silenzio, quel silenzio che le porta via con sé come se non fossero mai esistite.

Poi vedi comparire varie persone all’inizio del corridoio: Ryan con Jenny, Esposito e Lanie, Montgomery con la moglie, Martha ed infine Alexis che appena ti vede ti corre incontro e ti abbraccia.

È sempre stata così gentile ed affettuosa nei tuoi confronti anche se non capisci perché, ma sai che le vuoi bene, è una ragazza meravigliosa e lo è grazie a Castle, che è, senza dubbio, il padre migliore del mondo.

Dopo aver sciolto l’abbraccio con l’adolescente saluti e ringrazi tutti quanti per essere venuti.

Passano qualche ora lì con te poi li mandi a casa: non vuoi che passino tutta la notte insonne, il giorno dopo li attendeva una lunga giornata di lavoro e avevano bisogno di riposo.

Il capitano ti ordina che per due giorni non vuole vederti in centrale poi se ne vanno insieme ad Alexis e Martha mentre Rick rimane a farti compagnia.

"Castle. Alexis ha bisogno di te, vai a casa, non c’è il caso che tu resti" gli dici anche se, dentro di te, speri che non se ne vada.

"No, rimango. Un po’ di compagnia ti farà sicuramente bene"

Ti siedi accanto a lui su una delle tante scomode sedie nel corridoio: tuo padre è ancora sotto i ferri e tu non ne puoi più di quella attesa snervate, continui a fissare quella porta bianca sperando che un medico venga a dirti che è andato tutto bene.

Il tempo passa lentamente, ormai erano quasi le tre del mattino e non si sapeva ancora nulla.

"Dovresti riposare un po’. È tardi, Kate" ti guarda negli occhi mentre ti parla.

"Non ci riesco, quando chiudo gli occhi rivedo tutto quanto e mi sento così in colpa. Quella pallottola era per me non per lui" gli rispondi cercando di non piangere.

"Beckett, un padre farebbe qualsiasi cosa per la propria figlia, io lo so. Se dovesse succedere qualcosa ad Alexis non me lo perdonerei, sono sicuro che tuo padre lo rifarebbe altre cento volte senza pentirsene"

Annuisci, sai che anche Castle si sacrificherebbe per Alexis ma questo non ti fa sentire meglio né meno in colpa.

Ti accorgi che Rick ti si è avvicinato e ti dice che è meglio se dormi per un po’, ti fa appoggiare contro il suo petto, con la tua testa sulla sua spalla per farti stare meglio mentre tu chiudi gli occhi cercando di riposare.

Hai paura e come pensavi rivedi tutto il sangue intorno a te.

Apri gli occhi e lui lo nota subito: "Chiudi gli occhi, andrà tutto bene" ti dice.

Ci riprovi ma rivivi sempre quei momenti, istintivamente cerchi le sue mani, non le trovi subito e più i secondi passano più la paura ti assale e le cerchi sempre di più, quasi disperatamente, senza aprire gli occhi.

Poi con le dita sfiori la sua pelle morbida e capisci di aver trovato quello che cercavi: allunghi un po’ il braccio e afferri la sua mano che subito stringe la tua per consolarti.

Senti che non vuoi più lasciarla perché è l’unica tua ancora di salvezza in quell’oblio che ti sta divorando, muovi la tua mano e quasi lo costringi ad aprire il suo palmo, poi la stringi nuovamente incrociando le tue dita con le sue.

D’improvviso tutta la tua stanchezza ti assale e in meno di quanto ti aspettassi ti addormenti, cullata dalle sue braccia.

 

Note: Eccomi qui con un'altra storia che avevo scritto moltissimo tempo fa e che avevo completamente scordato xD

Spero che vi piaccia =) Penso che aggiornerò una volta alla settimana in attesa che io finisca di scrivere la prossima ff.... Grazie a tutti coloro che leggeranno e che recensiranno =D

Alla prossima settimana!






 

   
 
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