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Autore: Yusaki e Oz    25/09/2011    7 recensioni
Quando due nazioni litigano non è mai facile. Soprattutto quando si parla di due nazioni importanti come la Moldavia e il Burkina faso... ma non è questo il caso. Il litigio c'è stato, e anche brutto, per motivi importanti... molto importanti...
Riuscirà Germania a riconquistare il suo Italia?
No.
Cioé, forse.
Genere: Demenziale, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rieccoci… con nuove idee e vecchie promesse. Dio, che introduzione faiga, infatti scrivendo questo la sto rovinando… oh, dannazione, fermati… perché sto continuando a scrivere?!
Comunque, diciamo le cose come stanno: il tasto “D” della tastiera di Yusaki non fuziona. Io volevo dirlo, volevo che la corte sapesse.
Yusaki: ma quale corte?

Oz: Quella che mi processerà per crimini contro l’umanità per questa fanfiction.

Yusaki: tutto questo non ha senso… comunque, passiamo a qualche spiegazione.

 

Quella che leggerete è una fanfiction interattiva… cioè, non è che Oz viene lì a farvi l’accento francese per imitare Francia. Diciamo che vi sfidiamo a capire chi ha scritto cosa… infatti io e Oz abbiamo scritto ciascuna un pezzo a cui l’altra ha dato un seguito.
Questo perché ci annoiavamo. E io non avevo voglia di continuare Star Wars.

Oz: quando io ve lo dico che è colpa sua...

Naturalmente abbiamo cercato di confondere le idee imitando l’una lo stile dell’altra… quindi, fate attenzione e… Buona lettura!

 

 

 

 

 

Bastoncini di zucchero

 

 

 

<< HIIIIII G8! Benvenuti a bordo del mio splendido pullman!! >>

Germania si riprese di soprassalto. Si era quasi addormentato, ma quell'esagitato di America aveva deciso di intervenire proprio in quel momento...

Per essere chiari, l'americano non aveva preso prima la parola perché era a sua volta scivolato nel sonno; come del resto era capitato a quasi tutti loro, per cui il suo benvenuto giungeva decisamente in ritardo.

Quella mattina si erano svegliati molto presto, molto presto, un'abitudine che pareva sconosciuta a tutti quanti e che li aveva lasciati un bel po' intontiti... nessuno degli 8 aveva evidentemente gradito l'improvviso scoppio della voce squillante di Alfred, tanto meno Germania sebbene per motivi diversi dall'avere sonno. Germania si svegliava sempre presto, con accanto Italia, di solito...

Di solito...

Eppure quella mattina non era andata così, no... affatto. Era andato tutto fuori dai piani e già questo lo avrebbe innervosito...se poi si parlava di Italia...

Sentire il sedile vuoto accanto a sè lo deprimeva. Non era tanto una questione di presenza... quanto di... assenza. L’italiano era riuscito a dormire, lo dimostrava fin troppo bene il segno della tendina sulla sua guancia. Lo cercò con lo sguardo e lo vide assorto, a guardare il paesaggio fuori dal finestrino...

Quel paesaggio... è davvero più interessante di me? 

Molto spesso si lamentava con lui perché la sua voce era troppo squillante o che faceva un po' troppa confusione. Adesso, osservando il sedile vuoto accanto a lui... avrebbe pagato per sentirsi urlare nelle orecchie e ricevere il più dolce dei suoi sorrisi.

Ma il sedile accanto a lui era vuoto...

E Italia non sorrideva...

<< Germania-san, vuole un sacchettino? >>

Giappone gli si era avvicinato, e la sua voce gentile l'aveva nuovamente distratto da quei pensieri.

<< Mi è sembrato che avesse mal d'auto >> continuò Giappone, offrendo il piccolo sacchetto. << Nel caso si sentisse male... >>

<< Grazie >>, disse solo Germania. << Non è... per il pullman >>.

Kiku parve esitare un attimo, poi parlò ancora.

<< Mi dispiace per quello che è successo >> Germania si chiese se Italia l'avesse raccontato a Giappone o se quest'ultimo non si fosse semplicemente accorto che qualcosa non andava. << Italia-kun è molto triste >>.

Dopodiché se ne andò piuttosto di fretta.

So che è triste, pensò il tedesco. Era sempre triste quando Germania lo sgridava, e quella volta forse aveva esagerato... erano tutti così tesi per la situazione economica che i suoi nervi erano saltati molto in fretta.

E ora si sentiva tremendamente in colpa.

<< Germania-san, non vorrei intromettermi, ma dovrebbe fare qualcosa >>.

Germania quasi sobbalzò: era di nuovo Giappone che si era seduto dietro di lui e si sporgeva rigidamente dal suo sedile.

<< A causa vostra c'è un'atmosfera deprimente >> un borbottio nuovo, e Ludwig si accorse che anche Inghilterra gli si era avvicinato.

<< Fatti perdonare, mostragli il tuo amore! >> Francia lo fece davvero sobbalzare, comparendo da sotto il suo sedile.

Germania era allibito. Ma lo sapevano tutti?! D'accordo, doveva fare qualcosa, d'accordo!

<< Se posso darti un consiglio... io... che di uomini me ne intendo... >> disse America, sedendosi accanto a lui.

<< Infatti stai con sopracciglia incolte... >> lo ammonì Francia << io starei zitto... >>

Oh... santo cielo. No, la loro lite non sarebbe diventata un pretesto per l'ennesimo conflitto internazionale. Per una volta non si preoccupò di apparire cortese e si alzò dal suo seggiolino, bofonchiando  qualcosa. Voleva rimanere solo. Aveva sempre amato i posti vicino al finestrino, perciò si appoggiò contro il vetro di uno dei posti in fondo, sperando di non essere disturbato.  Eppure sentiva gli altri schiamazzare e la sua pazienza aveva un limite a cui si stavano avvicinando pericolosamente. Sospirò. Detestava avere affari in sospeso, e che la cosa fosse di dominio pubblico. Osservò il panorama. La campagna scorreva veloce, lasciando poco spazio per osservarne appieno ogni sfumatura. Aveva trovato ridicolo non prendere l'autostrada, ma ora era felice di non essere stato ascoltato. Campi coltivati... un cielo cristallino, in cui le nuvole non erano che comparse. Uno spettacolo meraviglioso. Sentì gli altri schiamazzare non appena oltrepassarono un  vasto allevamento di bestiame. Per un attimo ebbe l'impressione che una mucca lo stesse guardando in malo modo. Ma probabilmente era una sua stupida impressione.

<< Germania... >> una vocina flebile quanto facilmente trascurabile lo fece voltare. Il piccolo Canada era in piedi accanto a lui e lo guardava; Germania non poté fare a meno di ricambiare quello sguardo. In fondo non gli aveva chiesto niente quindi che avrebbe dovuto dirgli?

<< A me fanno passare sempre il malumore... >> sorrise, porgendogli dei bastoncini di zucchero caramellati.

<< Grazie... >> in fondo era un gesto gentile, perciò prese un bastoncino e lo portò alla bocca.

Uno sguardo ad Italia che ancora era rannicchiato contro il finestrino.

Un sospiro...

Perché Italia... perché non sei tu... a prenderti ancora una volta cura di me?

<< Io pensavo che fossi tu a prenderti cura di Italia, Germania... >> intervenne Canada.

Il tedesco lo guardò con stupore: << Sai leggere nel pensiero? >> domandò.

<< No, sei tu che non ti sei accorto che ero ancora qui e hai parlato ad alta voce... >>

Dopo che Canada se ne fu andato Germania guardò il bastoncino di zucchero. E il bastoncino di zucchero guardò lui. Da quell'inquietante scambio di sguardi Germania capì che non voleva realmente un bastoncino di zucchero... non gli piacevano neanche... ma forse era un buon pretesto per parlare con Italia: poteva regalarlo a lui!

Riciclare regali è un ottimo modo per fare pace, è risaputo.

Si alzò piano, risistemandosi i pantaloni e la divisa. Aspettò che il pullman superasse una curva stretta, prima di affiancarsi al sedile di Italia.

<< Italia... >> disse, cercando di apparire meno stupido di quanto non si sentisse lui stesso. L'italiano non gli rispose e iniziò a sconfortarsi. Era davvero così arrabbiato?

L'essere lì, di fronte a lui, l'essere ignorato visibilmente lo infastidiva e lo feriva...

Lo feriva davvero...

<< Dieci dollari che sono picche... >> dice America, tirando fuori dal proprio portafoglio la cifra scommessa.

<< Io credo nel potere dell'amore... venti che si mollano... >> ribatté Francia, continuando ad assistere alla scena.

<< Meno male che credi nel potere dell'amore... altrimenti ti vendevi pure tua nonna... >> replicò Inghilterra stizzito, cercando di mantenere un tono di voce basso

<< L'ho già venduta per un paio di stivali scamosciati... >>

Prese un profondo respiro per imporsi di non commettere atti di violenza gratuita, mentre si portava accanto al giovane italiano. Un altro respiro e quelle parole che non gli aveva mai detto...

<< Amo il modo in cui mi svegli la mattina... amo il modo in cui ti aggrappi a me per ogni sciocchezza... amo il suono della tua voce, e i tuoi sorrisi. Amo i tuoi occhi, il tocco caldo delle tue carezze, il modo in cui gemi il mio nome... e mi dispiace... di averti deluso, anche solo per un istante... puoi perdonarmi Italia? >>  Si sentì un'idiota. Si sentì un ragazzino alle prese con la prima cotta e cercò di evitare di ascoltare i commenti, e i gridolini isterici dei suoi compagni di viaggio che sì... lo stavano ascoltando senza nessuna vergogna ad ammetterlo.

<< Italia? >> forse aveva esagerato... forse non doveva dire certe cose. Gli accarezzò un braccio, per voltarlo verso di lui, a scoprire l'espressione del suo viso. Forse aveva esagerato, forse l'aveva turbato... forse l'italiano non era pronto... forse...

Dormiva...

<< KOL KOL KOL KOL KOL KOL KOL... >>

La risata di Russia risuonò per tutto l'autobus.

<< Che ti prende? >> sibilò Inghilterra, a cui quel suono aveva fatto venire i brividi freddi.

<< Odio quando la gente dorme durante le dichiarazioni d'amore... >> commentò il russo.

<< Perché, ti è personalmente successo? >> chiese Francia, ammiccando.

Italia nel frattempo si era svegliato. << Cos'è questo suono...? >> domandò, assonnato.

<< Niente, è Russia che prende a rubinettate Francia >>, rispose Germania, con tono molto depresso.

<< Oh... >> forse Feliciano avrebbe aggiunto qualcos'altro, ma si era accorto di star parlando con Germania.

A Ludwig si strinse il cuore nel vedere l'italiano abbassare lo sguardo come un cucciolo bastonato. Gli fece male sapere quanto ancora Italia fosse scosso... e gli fece male anche ricordarsi che era l'unico a non aver sentito un tubo della sua dichiarazione.

<< Italia... io... >>

<< No Germania... scusami ma...voglio...rimanere solo... mi hai... ferito... >> abbassò lo sguardo, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e una musica straziante di violino percorreva l'autobus.

Un coro di “oooooooh” si elevò dal gruppo di spettatori non graditi.

Germania era scosso. La loro lite era stata così violenta? Avevano davvero litigato in modo irreversibile? Non sapeva cosa dire, perciò non disse nulla. Si alzò, mesto, appoggiandosi ai sedili dell'autobus come un guerriero ferito. Era finita... in fondo, riflettendoci quella era stata la peggiore delle loro litigate... se solo ci pensava ancora era adirato...

<< Ma qualcuno ha capito perché hanno litigato? >> chiese senza contegno America, ricevendo una rubinettata in testa da Russia << Ma ci stai zitto??? >> Si voltò di 180 gradi per non far vedere che si era commosso << Non vedi che soffre? >> additò a sua volta Germania, senza alcun pudore...

<< Io non ve lo vorrei far notare così, ma Russia-san sta abbattendo tutto il G8 a forza di rubinettate >>, commentò Giappone, parando il successivo colpo del russo con una qualche mossa ninja.

Germania non sapeva più cosa fare...

<< Prova a regalargli dei biscotti >> suggerì Inghilterra, a voce piuttosto alta. << No ho alcuni fatti da me se per caso ti occorressero... >>

<< Inghilterra >> disse Germania, << Sono arrabbiato con Italia, ma non tanto da volerlo uccidere...  >>

Inghilterra si ritrasse sul proprio sedile, a piangere. Tuttavia in qualche modo quel consiglio era stato utile a Germania, perché gli aveva ricordato del bastoncino di zucchero che ancora teneva con sé...

Dopotutto Italia era sempre stato sensibile al cibo, valeva la pena tentare.

Si affiancò di nuovo a quel sedile, lo sguardo delle potenti nazioni fisso e concentrato su di lui.

Tranne quello di America, che sembrava quello di un pesce lesso. Probabilmente Russia aveva colpito il sistema nervoso centrale. Prese il bastoncino di zucchero dalla tasca e lo porse all'italiano. L'italiano sporse la mano ad accarezzare la punta dura del bastoncino.

(Chi sta pensando male alzi la mano)

<< Doitsu... >>

<< Italia... >>

<< Doitsu... >>

<< Oh Italia... >> il tedesco era commosso nel sentirgli pronunciare il suo nome in quel modo.

<< Germania... io sono diabetico... >> Il pullman tacque. Nel senso che si fermò di colpo, con un'inchiodata. Non era possibile. Germania non poteva avere così tanta sfiga!!!

Un silenzio glaciale cadde tra loro. Germania, ancora a metà di quel gesto, era rimasto ghiacciato. Non era possibile...

Non voleva sentire niente...

Non ce ne era bisogno...

Niente... voleva andarsene con quel poco di dignità che gli rimaneva...

<< EPIC FAIL!!! >> gridò America, riprendendosi dalla paresi temporanea donategli da Russia.

<< Ma non lo sapeva? >> sussurrò imbarazzato Francia << Poveraccio...rivelare così di non conoscerlo poi così bene... >>

No... neanche quello gli era concesso...

In fondo... se lo meritava...

<< Me lo merito... >> Germania non riusciva più a guardare Italia, e Italia non riusciva più a guardare Germania. L'aria era talmente tesa che il bastoncino di zucchero scelse il suicidio e si spezzò di colpo in due, da solo.

<< MA INSOMMA! >> alla fine Inghilterra, che si era ripreso, perse la pazienza, << SI PUÒ SAPERE PERCHÈ DIAMINE AVETE LITIGATO?!?! >>

<< Perché... perché... >> Germania, abbassò lo sguardo, ritirandolo su,in un gesto teatrale << perché io gli ho detto che la pasta che prepara è insipida... >>

Rimasero tutti in silenzio. Italia scoppiò di nuovo a piangere.

<< Ma allora sei deficiente!!! >> gridò Francia

<< Che dovevo fare? Dovevo mentirgli???!!! >> disse tra le lacrime, Germania

Francia espresse teatralmente quanto la cosa fosse ovvia << Si mente sempre in amore... Germania >>

Quanto romanticismo, quanto pathos, quante belle parole...

Eh sì.. quella gita era stata proprio utile... sì, senza dubbio...

A cosa non ci è ancora molto chiaro...

 

   
 
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