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Autore: Black_Hole_    25/09/2011    1 recensioni
“Cosa?” Antonio si convinse di non aver capito bene.
“Voglio l’indipendenza, bastardo. E l’avrò” Lovino era serio, serissimo. Antonio deglutì a vuoto.
“Lovi...te ne vuoi andare?” L’altro si passò una mano tra i capelli, a disagio.
“Non rendere la cosa più difficile. Si, voglio tornare a casa”
(Spamano)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma salve a tutti! ci rivediamo eh? questa è una one shot scritta qualche settimana fa, sul mio pairing preferito, SpagnaXRomano. Li trovo dolcissimi assieme e spero di averli resi al meglio. Be, detto ciò, buona lettura!:)
Black_Hole_




Wish You Were Here

 

“Cosa?” Antonio si convinse di non  aver capito bene.

“Voglio l’indipendenza, bastardo. E l’avrò” Lovino era serio, serissimo. Antonio deglutì a vuoto.

“Lovi...te ne vuoi andare?” L’altro si passò una mano tra i capelli, a disagio.

“Non rendere la cosa più difficile. Si, voglio tornare a casa” Antonio gli si avvicinò guardandolo negli occhi.

“Mi vuoi lasciare?” l’altro non rispose. Accidenti... quel maledetto di uno spagnolo stava facendo vacillare la sua sicurezza. Ma questa volta... no, doveva farcela.

“Si, voglio tornare a casa, da mio fratello”

Ecco. Antonio ebbe la bruttissima impressione che qualche cosa dentro di lui si fosse rotto e che non sarebbe mai più tornato come prima.

Intanto le lacrime, silenziose, avevano iniziato a scendere dai suoi occhi e non volevano fermarsi.

Lo spagnolo si portò una mano al petto, stringendo la camicia con forza, per trattenersi dall’urlare.

“Perché Lovi?” chiese solo. L’altro distolse lo sguardo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma detestava vederlo in quelle condizioni.

“Te l’ho detto, voglio tornare da Feliciano” stranamente non gli riuscì di chiamarlo bastardo. No, non era il momento.

Infatti l’altro sembrava sul punto di crollare a terra e sicuramente sarebbe successo, se Lovino non  lo avesse preso per un braccio e fatto sedere sul divano.

“Antonio...” iniziò ma subito dopo ci rinunciò. Non sapeva cosa dire, nessuna delle parole che aveva intenzione di usare gli sembrava adatta.

Lo spagnolo sospirò, ricacciando indietro un po’ delle lacrime e asciugando le altre con la manica della camicia. Poi prese un respiro profondo.

“Scusami Lovino, hai ragione” quello sgranò gli occhi “Che?” chiese piuttosto sorpreso. Antonio sorrise, un po’ forzatamente.

“Sei cresciuto e non ho più in diritto di tenerti qui con me... Se tu non lo vuoi” Maledetto spagnolo, ora provava a farlo sentire in colpa? Il bello è che ci riusciva perfettamente.

“No, non è... oh... a la mierda Antonio! Smettile di farmi sentire un traditore... lo sai anche tu che non lo sono!”

Antonio annuì.

“Si lo so... non è quello che voglio. Io voglio che tu sia felice...e se per esserlo dovrai lasciarmi... va bene” Lovino abbassò la testa.

Aveva pensato a tutto. Che lo picchiasse, che gli urlasse contro. Ma mai che reagisse così. Lo faceva sentire male, il pensiero di lasciarlo. Aspetta, cosa? Il lasciare quel bastardo lo faceva sentire

male? No, no, no! Lui doveva tornare a casa, da Feliciano... gliel’aveva promesso...

Alzò il viso, vedendo quello distrutto e in lacrime dello spagnolo e deglutì. Una lacrima, una sola gli rigò il viso.

“Perdoname” fu l’unica cosa che riuscì a dire prima di alzarsi in piedi e prendere le sue valigie, che aveva lasciato accanto al divano.

“Adios Lovi, ti prego... non mi dimenticare” Quello ricacciò indietro le lacrime e aprì la porta costringendosi a non girarsi.

“Adios, Antonio”

Lo spagnolo vide la sua schiena sparire attraverso la soglia, accompagnata dalla chiusura della stessa e dai passi di Lovino che risuonavano sul vialetto.

Era di nuovo solo.

 

“Ve? Lovino? Ci sei?” Feliciano scuoteva il fratello, cercando di svegliarlo inutilmente.

Quello continuava a agitarsi nel sonno, farfugliando frasi sconnesse. Infine, all’ennesimo “Svegliati fratellone!” di Feliciano, il maggiore aprì gli occhi saltando a sedere di scatto e respirando

pesantemente.

“Lovino! Che succede? Hai avuto un incubo?” Feliciano premuroso prese le mani del fratello che scosse la testa, ancora troppo sconvolto per parlare.

“Dai è tutto a posto!” gli disse e quello finalmente, dopo qualche minuto si calmò.

Poi si stese poggiando la testa sul cuscino, fissando il soffitto.

“Ve? Fratellone... che cosa stavi sognando? Sembravi così spaventato” L’altro guardò il fratello minore, che aveva già una lacrimuccia al lato dell’occhio. Sospirò.

“Un maledetto incubo...uno stupido bastardo incubo” tentò di tagliare corto anche perché non gli andava proprio di raccontare a Feliciano quel suo sogno.

Ma quello non demordeva e alla fine Lovino si decise a spiegare.

“Uff e va bene! Che palle... ho sognato... ho sognato che tornavo da....Antonio...per salutarlo... e lui mi odiava, perché l’avevo lasciato...quel bastardo...”

“Ve! Ma no fratellone! Antonio non è cattivo! Lui non lo farebbe mai, lui ti vuol bene!” a quelle parole il viso di Lovino si imporporò leggermente.

“E tu che ne sai?” gli chiese irritato e l’altro sorrise.

“Ma è ovvio! Si vede! Altrimenti non ti avrebbe lasciato tornare da me! Sai, si dice ‘Se vuoi bene a qualcuno, lascialo libero, se ci tiene veramente tornerà da te’ capito?”

Lovino arrossì nuovamente. Poi si schiarì la voce, cercando in tutti i modi di non guardare negli occhi il fratello.

“Quindi secondo te... dovrei tornare da lui? Dopo tutto questo tempo?” Feliciano annuì contento “Ve! Certo! Non  è quello che vorresti anche tu? Io me la posso cavare per un po’ da solo... magari vado

a fare visita a Lud!”

Lovino guardò fuori dalla finestra.

Vedeva la sua bellissima Roma, la sua città, ancora addormentata... L’avrebbe lasciata, pur di tornare dallo spagnolo bastardo?

La capitale gli dava un senso di sicurezza, di tranquillità.

Lovino sospirò amaramente.

Purtroppo per dargli la felicità... ci voleva ben altro.

Si alzò in piedi e andò verso l’armadio, tirando fuori i vestiti e cambiandosi.

“Ve fratellone, che cosa fai?” Quello sorrise, dirigendosi verso il bagno.

“Torno da quel coglione, cretino, bastardo, di uno spagnolo”

 

Antonio sospirò, sedendosi su di una sedia nel giardino della sua villa.

Era una giornata di sole stupenda, simile a molte altre nel suo paese, la Spagna.

Sorrise. Lui amava la sua casa, amava il sole che gli scaldava il viso, il profumo dei fiori... tutto amava tutto di quella terra.

Eppure sentiva sempre, che quello non era abbastanza a colmarlo completamente. C’era sempre quella fastidiosa sensazione di vuoto che lo coglieva soprattutto in quei momenti in cui non aveva

altro da fare che sedersi li, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dai ricordi.

Da quando Lovino se n’era andato, sentiva sempre che c’era qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa che non era al posto giusto.

Anche quando usciva con gli amici, quando si divertiva, nel profondo niente gli faceva veramente piacere.

Gli mancava, il suo Lovinito. Gli mancava da morire.

Ma ormai era passato tanto tempo, ci aveva fatto l’abitudine. E poi lasciarlo andare era stata la cosa giusta.

Eppure, lo avrebbe voluto li. Già.

“Ok, basta!” esclamò alzandosi in piedi, facendo per rientrare in casa “Pensare al passato non serve a niente!”

“Che fai bastardo? Parli da solo?” Antonio si bloccò davanti alla soglia. No, non era possibile.

Si voltò immediatamente e i suoi occhi verdi incontrarono quelli ambrati di Lovino.

“Lovi...” sussurrò, ancora incredulo.

“Hola bastardo” disse Lovino, cercando di ostentare una certa tranquillità, mentre l’unica cosa che voleva fare in quel momento era buttarsi tra le braccia dello spagnolo e dirgli quanto gli era mancato

in tutti quegli anni.

“Perché sei qui?” gli domandò Antonio avvicinandosi. L’altro sbuffò.

“Sono passato a salutare, coglione” gli disse, facendo una smorfia per mascherare il sorriso che gli era spuntato sul viso, alla vista dell’altro.

Antonio ridacchiò.

“Solo a salutare? E perché hai la valigia?” Lovino colpito in pieno, arrossì violentemente, abbassando lo sguardo.

“N... non sono affari tuoi bastardo!” L’altro sorrise e gli si avvicinò, abbracciandolo stretto. Lovino sobbalzò.

“Anche tu mi sei mancato, mi Lovinito, tantissimo” Gli sussurrò Antonio all’orecchio.

A quel punto l’italiano non si sforzò di resistere oltre, mollò a terra la valigia, e abbracciò l’altro a sua volta, cominciando a singhiozzare, le lacrime che scendevano, inzuppando la camicia dello

spagnolo.

“Non dire... cavolate...bastardo” tentò inutilmente Lovino, continuando a stringere Antonio, e strusciando il viso contro il suo petto.

Quello sorrise, e cominciò a carezzargli la schiena. Per poi risalire, prendendolo per le spalle e separandolo leggermente da se.

Lo osservò sorridendo dolcemente, come si guarderebbe un bambino. Lovino sbuffò, asciugandosi le lacrime.

“Che c’è? Cosa guardi?” L’altro gli carezzò una guancia.

“Guardo quanto sei cresciuto in tutti questi anni... quanto sei diventato bello” Lovino sobbalzò.

“Pervertito...” gli disse e Antonio gli prese il viso tra le mani, poggiando la fronte sulla sua.

“Sai Lovi” i loro sguardi si incrociarono “Yo te quiero”

A Lovino mancò il respiro. Ecco, ora sarebbe morto per colpa di quel maledetto spagnolo. Lo sapeva che sarebbe finita così.

Antonio ridacchiò osservando il viso rosso del ragazzo.

“Oh ma lo sai cosa sembri?” Lovino la guardò male “Prova a dirlo e ti spacco tutti i denti” Antonio rise di gusto, sempre rimanendo poggiato con la fronte a quella del ragazzo e facendo scorrere le sue

braccia fino ai suoi fianchi.

“Parece un pequeño tomate... mi viene voglia di mangiarti” e detto ciò, le sue labbra si poggiarono su quelle di Lovino che sgranò gli occhi.

Quando pochi secondi dopo si separarono Antonio sorrise e carezzò il viso del ragazzo.

“Qunto mi farai aspettare? Quanto ci vorrà perchè il tuo cuore riesca ad ammettere ciò che prova?” Lovino abbassò lo sguardo. Poi si avvicinò ad Antonio, passandogli le braccia dietro alla schiena e

stringendolo a se.

“Uff... quanto sei insistente... Te quiero, Antonio”

A quelle parole il cuore dello spagnolo si ricompose, ora era finalmente completo. Lovino era il suo pezzo mancante e ora l’aveva ritrovato.

I due si guardarono negli occhi. Lo spagnolo sorrideva felice.

Lovino sbuffò, sorridendo a sua volta.

“Sei proprio un bastardo” disse, per poi prendergli il viso tra le mani e baciarlo.

 

FINE
 
 
 
  
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