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Autore: Girl_in_Blu    26/09/2011    4 recensioni
One-shot introspettiva su Freezer e su cosa abbia provato vedendo esplodere il pianeta Vegeta e sul perchè lo abbia fatto, tutto narrato dal suo punto di vista.
Estratto:
"Non poteva non ridere felice della morte di quelli che erano gli animali domestici peggiori che avesse mai avuto e al tempo stesso godette, anche, per quello spettacolo.
Dopo il boato si avvertiva soltanto il silenzio e l’eco di un regno scomparso..."
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Freezer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Enemies'
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One shot introspettiva su Freezer che io ho sempre visto come un calcolatore, un tiranno spietato che centellina ogni decisione. Il titolo richiama all'esplosione del pianeta Vegeta, per lui 'un'esplosione di felicità'. È molto vecchia come fan fiction, avrà minimo due anni, era una di quelle chiuse in una cartella, ma sinceramente rileggendola ho deciso di pubblicarla, sperando che vi piaccia.

Buona lettura.
 

 
 
 
 
 



 
 

Explosion of happiness





 
 

Una luce abbagliante prodotta dal suo esile dito cominciò ad ingrandirsi.
La sfera, simile a un sole, fu scagliata verso quel pianeta che tanto aveva sfruttato.
Era giunta l’ora della fine dei saiyan, aveva così deciso il potente Freezer che ormai aveva abusato fin troppo di quegli scimmioni.
Li aveva spremuti, aveva ottenuto dalla loro smania di combattere ciò che voleva, aveva raggiunto il suo scopo e adesso quel prospero regno insanguinato stava morendo, lacerato già dagli ordini impartiti dal tiranno che, come piccole ferite grondandi di rosso carmino, avevano presagito un'ingloriosa fine.
Non avrebbe mai ammesso a voce alta di temerli, mai; ma non poteva negare che uniti fossero realmente temibili.
Li uccise tutti in un solo colpo, li aveva fatti saltare in aria divertendosi come un bambino con un nuovo giocattolo, ma i saiyan erano vecchie conoscenze che, nella loro fine, lo avrebbero salvaguardato da una stupida leggenda, alla quale nel profondo credeva e temeva, come un presagio nefasto del quale aveva il sentore, ma che negava poiché era soltanto una sensazione, un istinto inspiegabile per la ragione.


Aveva poi, semplicemente, evitato che si diffondesse la notizia dello sterminio che, come una malattia infettiva, si sarebbe propagata in proporzione geometrica, così la nuova sarebbe sopraggiunta agli angoli estremi del suo regno e questo non avrebbe portato a nulla di positivo.
Il terrore dell’essere usati, gettati via e uccisi, di soffrire per non ricevere nulla in cambio era, per il tiranno, la pandemia peggiore che potesse scoppiare. Questa poteva donare una scarica di adrenalina capace di animare un moribondo che tanto, sempre, sarebbe defunto; i timorosi non avrebbero avuto nulla da perdere, avrebbero lottato per l’ultimo anelito, per un ultimo e unico respiro, ma almeno lo avrebbero emesso in libertà.
Non temeva le rivoluzioni, non ne aveva bisogno, era fin troppo potente, ma avrebbe evitato la perdita di armi, navi, guerrieri e, soprattutto, di tempo.
La sua era pura diplomazia…
Era un freddo calcolatore Freezer, elaborava ogni mossa e contromossa, scegliendo attentamente.
Così scagliò il suo colpo, ripulendo i suoi ranghi dagli scarti che insozzavano il suo regno.
La sola esistenza di quegli esseri lo infastidiva, erano fango, come quello in cui si rotolavano combattendo e, per questo, dovevano morire.
I saiyan, nel giorno stesso in cui decisero di ribellarsi, furono eliminati, schiacciati come il più piccolo, sudicio e fastidioso insetto.
Ormai non servivano, Freezer aveva animali ben più fedeli e meglio addestrati ai suoi piedi, pronti a leccarlo, a lusingarlo ad adorarlo solo per essere così sfrontatamente se stesso.
Mentre i saiyan no, loro erano testardamente stupidi e sarebbero morti crogiolandosi nel velleitario tentativo di riconquistare sia l’orgoglio leso che la dignità e la fierezza perse sottomettendosi.
 
Era così bello adesso quel pianeta, che nella sua esplosione emanava luce e detriti.
Scoppiò illuminando lo spazio e il volto del tiranno, anch’esso splendente di gioia, perché in fondo ciò che più amava era vedere il terrore, la morte e la distruzione.
Così, sorrise soddisfatto…
Era stupendo guardare la paura dipinta sui volti dei prescelti, vedere il suo colpo travolgerli, osservare la sfera d’energia penetrare la superficie fino a giungere al nucleo e guardare, dalla fenditura creata, come questo collassasse. La luce pian piano usciva dalla spaccatura della crosta, prima intermittente e poi sempre più luminosa fino ad abbagliare nella sua magnificenza.
La morte di un pianeta era la più bella esplosione dopo quella di una stella, quante ne aveva viste morire e quante ne aveva distrutte solo per diletto.

Non poteva non ridere felice della morte di quelli che erano gli animali domestici peggiori che avesse mai avuto e al tempo stesso godette, anche, per quello spettacolo.
Dopo il boato si avvertiva soltanto il silenzio e l’eco di un regno scomparso.
Continuava a ghignare soddisfatto finché ricordò di possedere ancora un cucciolo da addomesticare, il suo piccolo feticcio in ricordo di quel massacro.





















 
  






 

   
 
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