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Autore: BellaCullenita    26/09/2011    1 recensioni
"A un tratto dentro di me crollò un muro dopo aver saputo quella notizia, un muro che avevo costruito io mattone per mattone piano piano per sedici anni. Alla fine crollò. Avevo vissuto anni piene di menzogne, inutili bugie che pensato mi avrebbero aiutato a dimenticare, ma non fu così."
Jane, una ragazza sedicenne, che si ritrova senza nessuno al mondo. Deve scoprire il suo passato per poter vivere il suo futuro. Ma come fa se è sola?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.
A un tratto dentro di me crollò un muro dopo aver saputo quella notizia, un muro che avevo costruito io mattone per mattone piano piano per sedici anni. Alla fine crollò. Avevo vissuto anni piene di menzogne, inutili bugie che pensato mi avrebbero aiutato a dimenticare, ma non fu così.
Ho sempre cercato di non ricordare più quelle urla, quel fumo e quella voce che mi diceva “Ti proteggo io”. La mia infanzia era passata veloce e con un unico scopo: dimenticare quel giorno ! Il giorno in cui, a causa di un incendio, i miei genitori erano morti nel vano tentativo di proteggermi. Ero stata accudita a un’amica di mia madre, una persona taciturna che non raccontava mai niente di com’erano i miei genitori, poi quel giorno morì, l’unica persona che aveva un collegamento con i miei genitori era morta proprio quel giorno e il vano tentativo di scoprire cosa era successo a loro svanì in quello stesso momento e crollò così anche il mio muro pieno di speranze inutili.
La casa era vuota, pareti gialle che ormai per me non avevano più senso che mi stringevano e soffocavano.
Arrivò chi dieci anni prima mi aveva affidato ad Anita, l’amica di mia madre, e mi disse che per quella notte avrei dormito lì poi sarei stata affidata a una famiglia adottiva.
Quella notte sognai Anita che mi donava una lettera e mi diceva di non preoccuparmi, che sarebbe andato tutto bene. Sognai anche mia madre che mi continuava a dire “Ti proteggo io” “Ti proteggo io”.
Al risveglio arrivò il notaio che mi diede una lettera, la stessa che avevo sognato quella notte, era per me, l’aveva scritta Anita. Diceva:
 
Cara Jane,
Quando leggerai questa lettera, io sarò morta, forse non piangerai neanche per la mia morte poiché non ho mai dimostrato molto affetto nei tuoi confronti, ma voglio che tu sappia che per me tu sei stata come una figlia e ora è giunto il momento di dichiararti la verità.
I tuoi genitori ti hanno sempre amata e, oltre a te, hanno sempre amato anche tuo fratello, però l’hanno dovuto dividere da te per volere di Carl Sarte. I tuoi genitori conoscevano Carl e, in un momento di pericolo loro, Carl li aiutò, ma in cambio dovevano donargli il loro figlio primogenito. Non seppi mai il motivo di questa richiesta comunque i tuoi genitori accettarono, ignari delle conseguenze di quella scelta. Appena ebbero Jason, tuo fratello, cercarono di nasconderlo, ma contro il potere di Carl non ci riuscirono. Infatti, due giorni dopo Carl li scoprì e prese con sé Jason. I tuoi genitori allora fecero un altro figlio, te Jane. Carl, però, venne a saperlo e, invidioso, fece provocare l’incendio in cui tuo padre e tua madre morirono, i tuoi genitori si sacrificarono per te e per questo devi a loro la tua vita e la tua riconoscenza. Tua madre era una persona molto speciale e con il suo sacrificio ti donò la forza di amare incondizionatamente, questo ti servirà molto quando sarai grande.
La missione che ti affido è quella di vendicarti dei tuoi genitori e uccidere chi diede inizio a tutto questo, Carl Sarte, e di riuscire a conoscere tuo fratello.
Spero che riuscirai nel tuo intento. io ti starò sempre accanto e ti aiuterò in ogni momento.
La tua mamma avrebbe voluto vederti crescere così bene, avrebbe voluto partecipare al giorno del tuo compleanno.
Sarebbe stata molto felice di quello che sei diventata adesso, una giovane donna determinata e piena di coraggio che sa affrontare le situazioni più difficili.
Addio,
Anita.
 
Non potevo credere che per tutto questo tempo Anita mi aveva mentito e non potevo credere che per tutto questo tempo io avevo un fratello. Un fratello che mi amava, Jason. La cosa più straordinaria però è che sono sempre stata amata dai mie genitori, mia madre si era sacrificata per me. Per me.
Anita mi aveva chiesto di vendicare la morte dei miei genitori,ma non sapevo cosa fare, dove andare.
A un tratto la mia pancia iniziò a brontolare e mi accorsi che era già mezzogiorno. Era meglio risolvere questa situazione a pancia piena, ma non avevo voglia di cucinare così andai al Mc Donald's.
Arrivata lì presi un cheeseburger e mi sedetti vicino alla finestra, all’improvviso incrociai lo sguardo di un ragazzo. Quel ragazzo era alto, moro con degli occhi verdi quasi gialli,  e da quegli occhi non riuscii a distogliere lo sguardo. Mi ritrovai appesa a un filo e quel filo era legato al ragazzo occhi-gialli … forse non avrei mai dovuto alzarmi da quella sedia e andare incontro a lui, ma lo feci e nell’istante in cui mi vide, sparì.
Sparì nel nulla e al suo posto ritrovai una polverina gialla, era come se non fosse mai stato lì, come se io mi fossi sognata tutto … Ma ero sicura che quello non fosse un sogno, ma la realtà. Ormai i sogni nella nostra famiglia non esistevano da un pezzo, era tutta realtà: la morte dei miei genitori, la morte di Anita, la speranza di avere un fratello, la vendetta verso Carl, la gioia di sapere che quel ragazzo occhi-gialli esiste.
Ritornando a casa vidi una famiglia che giocava insieme all’aperto, in quel momento mi sentii sola in un mondo che mi inghiottiva in quella solitudine giorno dopo giorno, ormai non avevo nessuno su cui fare affidamento, solo a me stessa. Anche Anita mi dava la forza di continuare a vivere, se quella era vita. Ora invece c’è solo una lettera che mi dice che ho un fratello, mi chi mi garantiva che fosse la verità ? Nessuno. Chi mi garantiva che era solo una menzogna inventata da Anita solo per farmi avere una speranza nella mia inutile vita ? Nessuno.
Allora perché dentro il mio cuore c’era una debole fiammella nata dopo la lettura della lettera che mi diceva di continuare a sperare ? Perché il mio istinto diceva che quel ragazzo occhi-gialli era legato a me indissolubilmente ? Perché la storia di Anita mi sembrava la soluzione di quei sedici anni passati a dimenticare ? Perché la vendetta di Anita verso Ian piano piano si stava propagando in me portandomi sempre più a credere nella possibilità di avere un fratello ? Tutte domande e nessuna risposta.
Ormai ero abituata a tutte queste incognite, mi ero abituata a restare da sola senza nessuno che mi potesse consolare. Forse la mia vita era fatta così: appena ritrovata una persona cara, mi ritrovo alla fine da sola a piangere in silenzio.
Ero di nuovo in quella casa vuota che non mi apparteneva più, arrivò poi il notaio che mi disse che sarei stata affidata a una famiglia di nome Seety. Mi diede anche l’indirizzo e aggiunse di portare via le mie cose e di andare subito nella mia nuova casa.
Preso quel poco che avevo mi diressi per l’ultima volta verso il garage per recuperare il mio motorino.
Schiacciare sull’acceleratore mi faceva bene, mi piaceva andare a quella velocità perché riuscivo a riflettere meglio, mi sentivo libera. Libera da quel mondo che era, libera di vagare nel mio mondo perfetto e senza nessun errore dove tutti erano felici.
Riuscii con facilità a trovare la casa, anzi villa. Non potei che rimanere affascinata dalla mia nuova abitazione. Il prato era immenso e pieno di querce e salici piangenti sparsi qua e là che si potevano raggiungere con dei sentierelli. La villa era sul rosa antico, scolorito probabilmente dagli anni passati, c’era anche un gelsomino pieno di fiori profumati. Quella vita sembrava proprio uscita da un libro di fiabe.
Arrivai davanti al portone fatto di legno con due grandi maniglioni che si usavano nell’antichità.  Quel portone era fatto da increspature delicate che davano quel senso di innaturalezza. Di fianco a quella porta c’era un campanello che stonava con il tutto. Lo premetti. Dopo non meno di cinque minuti arrivò un signore che mi disse che mi stavano aspettando e mi portò dentro alla villa. Appena entrai vidi davanti a me un’enorme scalinata fatta interamente di cristallo dove in alto si divideva in altre due scale laterali per far spazio a un’enorme finestra che dava sul prato. Ai lati si potevano vedere altre finestre che illuminava la scalinata rendendola magica. In fondo notai una piccola porticina, probabilmente era la piccola abitazione della servitù. Il signore che ormai avevo capito si trattasse del maggiordomo mi portò su per la scalinata pronto a farmi visitare la mia nuova stanza. Anche il corridoio aveva un che di fiabesco infatti di fianco a ogni porta c’era un quadro. Mi portò verso l’ultima porta e di fianco a quest’ultima notai un quadro particolare, c’erano raffigurati due occhi verdi tendenti al giallo molto intriganti dove ti potevi perdere per ore lì dentro.
Ma quello non era il momento di pensare a quel quadro.
Il maggiordomo mi fece entrare in camera e mi lasciò dicendomi di vestirmi visto che avrei partecipato alla cena con la mia nuova famiglia. La mia stanza era bellissima. La pareti erano dipinte di quell’azzurro chiaro che a me piace tantissimo e davanti a me c’è un’enorme porta-finestra e il mio nuovo letto a baldacchino fatto con coperte rosate con ghirigori. Dall’altra parte del letto c’era un enorme armadio con di fianco uno specchio antico e poi nella parte più oscura della stanza c’era una porticina. La aprii e mi ritrovai in un enorme bagno fatto di piastrelle sul verde chiaro con una vasca a dir poco enorme che faceva partire da ogni parte getti d’acqua. Ritornai nell’altra stanza e aprii l’armadio. Dentro trovai vestiti di tutti i tipi e costosissimi che per giunta erano tutti della mia taglia, decisi di indossarne uno per quella serata. Era color azzurro e mi arriva fino alle ginocchia. Appena lo indossai mi sentii subito una principessa venuta da chissà quale paese straniero, pronta da affrontare la sua nuova vita. Chissà perché ma quel posto mi dava un senso di sicurezza che mai avevo sentito prima, è come si mi volesse proteggere.
Per tutto quel tempo pensavo alla mia nuova casa, ma poi mi ripresi un attimo e il dolore provato quella mattina riaffiorò e non potei fare a meno di rattristarmi perché anche se ora avevo una nuova casa, una nuova famiglia e una nuova stanza tutto questo non potevo però essere abbastanza per colmare il vuoto che il mio cuore ogni giorno si portava dentro sé.
Arrivò il maggiordomo e mi accorsi che non sapevo neanche il suo nome. Glielo chiesi e mi rispose di essere il signor Berter, il mio nuovo maggiordomo. Mi portò in un’altra ala della villa dove probabilmente c’erano tutte le sale dove si poteva passare il tempo in compagnia. Dopo la terza sala mi portò in un enorme sala da pranzo con un lungo tavolo al centro già apparecchiato per tre e in fondo alla stanza un caminetto che apparteneva al secolo scorso.
Appena entrai un forte odore di vaniglia e lillà mi avvolse e mi fece sentire bene. Il mio nuovo padre si girò verso l’entrata e mi fissò. Era un uomo di media statura, calvo, ma con un paio di folti baffi. Dall’apparenza sembrava un uomo ingenuo, ma nei suoi occhi blu si vedeva che era un uomo astuto e molto intelligente. Si presentò come Charlie Seety. Affianco a lui c’era un ragazzo affascinante con i capelli sul biondo, alto e snello, tutto il contrario del padre. Appena alzò lo sguardo lo riconobbi, era il ragazzo dagli occhi verdi quasi gialli. Era il ragazzo che al Mc Donald’s era sparito. Era il ragazzo, ma proprio quel ragazzo. Forse il filo che avevo sentito il giorno prima era la sensazione che ci saremmo rivisti … o forse no.
Si presentò anche lui. Il ragazzo occhi-gialli si chiamava Jake Seety.
Mi sedetti accanto a Charlie e davanti a Jake. Di fronte a me come cibo c’era un banchetto regale: il tavolo lungo un paio di metri era imbandito con antipasti di tutti i tipi, con primi abbondanti, secondi sfiziosi e dessert deliziosi.
Il primo a prendere parola fu Jake: “ Questa è una delle poche volte che usiamo questa sala e che ceniamo con così tanto, sono felice che tu sia arrivata Jane. Finalmente abbiamo la scusa di usare un paio di queste stanze.” E si mise a ridere. La sua risata era molto dolce da sentire, sembravano delle campane il giorno della domenica, squillanti e bellissime. Continuò a parlare: “ A parte gli scherzi, sono veramente entusiasta di averti qui, spero tanto che diventeremo ottimi amici”.
“ Anche io sono felice di essere qui e di conoscervi tutte e due e spero tanto che noi tre diventeremo una famiglia, visto che è da molto che non faccio parte di una vera famiglia. Grazie !”.
E anche Charlie parlò dicendo: “ Grazie a te. Sono anche io contento di conoscerti e anche io spero tanto di formare una famiglia insieme a te e a Jake”. Ci fu un attimo di silenzio. Iniziavo a pensare che forse l’idea di farmi una nuova famiglia, di diventare felice come una volta, era realizzabile. Jake, per spezzare il silenzio, disse: “ Bando alle ciance, iniziamo a mangiare questo splendido cibo”. E subito si mise a mangiare l’antipasto fatto di mazzancolle, vongole e cozze. Io, invece, che non avevo molta fame mangiai una bruschetta col pomodoro, mentre Charlie preferì iniziare a mangiare il primo. Quella serata fu davvero divertente, ormai non riuscivo a divertirmi così da troppo tempo ed era arrivato il tempo di svoltare definitivamente. Finita la cena preferii andare a dormire e appena mi sdraiai sul mio nuovo letto a baldacchino mi addormentai felice addormentata da una ninna nanna che non avevo mai sentito prima d’ora. Quella notte per la prima volta non feci incubi.
  
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