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Autore: visbs88    26/09/2011    7 recensioni
[…]- Io non dico mai bugie, dico solo non bugie. Ma tu non sai se sono bugie o non bugie, quindi per forza devi pensare che sono non bugie. Comprendi?[…]
Dialogo tra due bambini molto diversi. E uno dei due lo conosciamo bene.
[Terza classificata al contest Sotto un cielo così azzurro indetto da My Pride e Kuruccha sul forum di Efp]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BUGIE E NON BUGIE

 
Contest: Terza classifica al contest Sotto un cielo così azzurro indetto da My Pride e Kuruccha sul forum di Efp.
Citazione scelta: C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo. (Victor Hugo)
Titolo: Bugie e non bugie.
Introduzione: […]-Io non dico mai bugie, dico solo non bugie. Ma tu non sai se sono bugie o non bugie, quindi per forza devi pensare che sono non bugie. Comprendi?[…]
Dialogo tra due bambini molto diversi. E uno dei due lo conosciamo bene.
Personaggi: baby!Jack Sparrow, Nuovo personaggio.
Rating: Verde.
Generi: Comico (più che altro nel senso che questa cosina dovrebbe farvi sorridere), Generale.
Avvertimenti: One-shot, Missing Moment, Slices of Life.
Pairing: Nessuno.
Numero parole (Contatore Word): 1.193.
Disclaimer: il personaggio di Jack Sparrow non è mio (magari), ma di chi ne detiene i diritti. Quello di Tim invece è completamente di mia invenzione. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 
Buona lettura.
 
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- Ehi, tu, cosa fai?
Un ragazzino di circa undici anni si girò, guardando incuriosito un altro bambino avvicinarsi. Doveva essere un po’ più piccolo di lui. Camminava goffamente sugli scogli scivolosi, tentando di raggiungere l’altro, appollaiato con le gambe a penzoloni proprio nel punto più alto.
- Ti… ti ho chiesto cosa fai! – insistette, quando fu a circa cinque passi dall’altro ragazzino, che si limitò a lanciargli un’occhiata strafottente e a fargli un sorrisino beffardo, prima di tornare a guardare davanti a sé.
- Come ti chiami? – ritentò, il fiato corto per la fatica di arrampicarsi fin lassù. Finalmente l’altro, con un piccolo sbuffo, si degnò di rispondere.
- Sono il capitano Jack Sparrow – disse lento e solenne, con il mento alto e un’aria terribilmente piena di sé – Non ti hanno mai detto che non si disturbano le persone importanti, moccioso?
- Tu sei una persona importante? – il bambino lo guardava con gli occhi sgranati. Con quell’espressione da tonto e le guance paffute arrossate, a Jack ricordava un pesce appena pescato.
- Certo – rispose con aria di superiorità – Ho detto che sono un capitano, non mi hai sentito?
- Io mi chiamo Tim. E non è vero che sei un capitano!
- Ah no, mozzo? – domandò Jack con un ghigno. Quel Tim sembrava un piccolo sciocco: si sarebbe divertito da morire a prenderlo in giro.
- No, sei troppo piccolo – affermò Tim arrossendo. Non sembrava in realtà molto sicuro di quello che stava dicendo.
- Mio padre è un grande capitano, quindi lo sono anche io – continuò Jack, altezzoso – E ho già vissuto molte avventure.
- Davvero?
Jack dovette trattenersi per non mettersi a ridere. Alla fine il pesce aveva abboccato, come avrebbe detto papà.
- Io non dico mai bugie, dico solo non bugie. Ma tu non sai se sono bugie o non bugie, quindi per forza devi pensare che sono non bugie. Comprendi?
“Evidentemente no” pensò poi divertito Jack, guardando la bocca ancora più spalancata di Tim. Quando incontrava sciocchi come quello era quanto mai facile incantarli raccontando bugie – raramente non bugie. Bastava dire la  parola “avventura”, oppure “tesoro”, o anche solo “nave” perché quelli cadessero nella sua piccola trappola. E ora poteva ricoprirsi di gloria raccontando le sue fantastiche imprese, per passare un po’ il tempo. Provò a sistemare alcuni ciuffi di capelli scuri che era sfuggiti alla sua bandana rossa per sembrare più che mai elegante e importante, ma decise di rinunciare, sia perché il vento glieli scompigliava in continuazione, sia perché almeno così aveva un’aria da vero viaggiatore. Da vero pirata.
- Quindi tu… dici o non dici bugie? – farfugliò impacciato Tim, osservando ormai con una certa ammirazione quel ragazzino strambo dagli occhi scuri e vispi.
- Dico non bugie – sentenziò di nuovo Jack, tentando di darsi un’aria seria e solenne.
- E allora dimmi perché sei qui, e non dirmi una non bugia!
Stava facendo confusione, pensò Jack. Doveva dire una bugia, per accontentarlo. Ma la verità probabilmente avrebbe affascinato Tim. Bastava gonfiarla un po’.
- Ascoltavo cosa mi diceva il mare – proclamò, lo sguardo perso sull’immensa distesa blu davanti a sé. In realtà anche poco prima lo stava solo guardando; le onde non gli dicevano proprio nulla, facevano solo rumore. Ma era sicuro che comunque prima o poi avrebbe imparato, come ogni capitano che si rispetti, a parlare con il mare: papà lo faceva di sicuro, perché capiva quando sarebbero arrivate le tempeste.
- Non puoi farlo qui! Lì c’è la mia casa, quindi questi scogli sono miei – esclamò Tim, le guance più rosse che mai, in un impeto di orgoglio. Jack si accigliò: le sue parole non lo avevano affascinato? Era un moccioso davvero stupido, allora, se non capiva la bellezza che si nascondeva nelle acque dell’oceano.
- Gli scogli non sono tuoi. Io sono più grande e sono un capitano, moccioso, quindi posso stare qui – lo aggredì, arrogante – E ora lasciami in pace con il mio mare.
- Il mare non è speciale.
Jack strabuzzò gli occhi, rischiando di scivolare giù dallo scoglio bagnato. Il mare… il mare che suo papà gli diceva essere bellissimo, non era speciale?
- Non dire stupidaggini, mozzo! – esclamò con una smorfia – Io so che il mare sarà l’unica cosa di cui mi innamorerò.
- E’ bello – ammise Tim. Però poi i suoi occhi scintillarono mentre aggiungeva: - La mamma dice però che c’è uno spettacolo ancora più grandioso del mare.
- E cosa, moccioso?
- Il cielo.
Jack alzò un sopracciglio. Lanciò una rapida occhiata al cielo sopra di loro: era solo un manto azzurro chiaro. Cos’aveva di fantastico?
- Stupidaggini – disse altezzoso – Il mare è unico. Lo attraverserò con le mie navi e conquisterò i suoi tesori.
- Ma avrai bisogno del cielo. Mamma mi ha detto i marinai guardano le stelle per capire dove andare – ribatté Tim, contento di riuscire a tenere testa a quel ragazzino tanto arrogante e presuntuoso.
- A me basterà una bussola – replicò Jack stizzito – Una bussola che mi porti dove voglio andare.
- Nel cielo volano gli uccellini – tentò Tim.
- Nel mare nuotano i pesci e viaggiano i pirati. Il mare è meglio del cielo!
- Ma si può fantasticare tanto guardando il cielo. Io gioco a guardare le nuvole: hanno tante forme e…
- Anche le onde sono tutte diverse – sbottò Jack. Quella discussione cominciava ad innervosirlo. Il mare era il mare, lui sarebbe diventato un capitano famoso e un pirata temuto e il mare sarebbe stato suo.
- Le nuvole sono più belle delle onde – Tim intanto continuava a parlare – E poi mamma dice che i mari sono tanti e dividono gli uomini, mentre il cielo è uno solo e ci rende tutti uguali.
- Io sono il capitano Jack Sparrow – ripeté Jack – Io sarò un grande pirata, il terrore di Tortuga e dei Caraibi. Non sono uguale a te!
- Ma la mamma intende…
- Mamma, mamma, mamma, gne gne gne! – lo prese in giro Jack, alzando gli occhi al cielo – Parli sempre della mamma!
- Perché, tu non hai una mamma? – chiese Tim, confuso.
- Sì che ce l’ho. Ma non ha nessun potere su di me. Io sono un capitano e nessuna donna…
- Jack! Jack, tesoro! JACK!
- Oh, mannaggia – esclamò il ragazzino, balzando in piedi. Una donna era comparsa sulla spiaggia, e sembrava cercare qualcuno.
- Jack, caro, è pronto il pranzo!
- Arrivo, mamma! – gridò Jack. Lanciò un’occhiata a Tim, che era rimasto immobile e borbottò un “Ti saluto, amico”, prima di correre verso la donna. Tim osservò che sembrava stare in piedi per miracolo sugli scogli: si muoveva in un modo strampalatissimo, come se fosse stato troppe ore sotto il sole. Il sole, il bellissimo sole che era nel cielo. Tim si sedette sullo scoglio, ma non si mise a fissare le onde scintillanti, bensì il manto azzurro sopra di lui. A lui sembrava davvero uno spettacolo, anche se non poteva trovare la forma fantastica delle nuvole perché non ce n’erano. Quel Jack era uno stupido, si disse. Il cielo, con tutte le sue sfumature, era più affascinante del mare.
“Tu diventerai un capitano, Jack” pensò Tim “Io invece volerò”.
 

Spazio autrice:
*si affaccia* buonsalve gente! *viene cacciata con tanto di lancio di pomodori* suvvia, lo so che è da tanto che non mi faccio sentire, ma non siate così indisponenti nei miei confronti ù_ù
Era in effetti davvero da parecchio che non scrivevo su questo fandom, anche per questo non mi aspettavo di arrivare terza a quel contest, visto appunto il mio essermi arrugginita x° sono stata però piacevolmente sorpresa, davvero. E beh, non chiedetemi come diavolo mi sia venuta in mente un’idea così strampalata come quella di un bambino Jack che attacca briga con un altro LoL ultimamente scrivo cose di cui mi vergogno parecchio ._. (sono però felice, era da un sacco di tempo che non postavo qualcosa di un po’ comico, mi ero data al deprimente/drammatico/splatter/violento XD)
Spero che questo mio piccolo sclero vi sia piaciuto e che mi lasciate un commento ^^
Un bacio, visbs88.

P.S.: trovate i giudizi delle due giudici del contest nei commenti =)
   
 
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