“Un inquietante fruscio”
Minho
correva all’impazzata, doveva assolutamente arrivare primo: essere il campione
consecutivo di tre anni di gare scolastiche dava un gran peso da portare sulle
spalle. Sarà stata la decima prova alla quale partecipava in quella giornata e
la stanchezza cominciava a farsi sentire. I muscoli delle gambe e del torace
imploravano che si fermasse, la bocca necessitava acqua ed il fiato corto
cominciava a mancare.
Mancavano
solo pochi metri, poteva farcela. Con la coda dell’occhio vide gli altri
concorrenti avvicinarsi e, preso dal panico, percorse a grandi falcate gli
ultimi metri che lo separavano dalla vittoria.
Ce
l’aveva fatta, era arrivato primo.
Poi
tutto si fece nero.
Minho
si svegliò nel proprio letto con la testa che doleva ed i muscoli tesi. Sospirando,
allungò la mano verso l’interruttore della lampadina sul comodino, che si
accese. Si coprì gli occhi con una mano, mettendosi seduto. Con le ossa che
scricchiolarono, si alzò in piedi e percorse il tragitto che andava dal letto
alla porta della camera, stando ben attento a non inciampare sugli attrezzi da
palestra sparsi in giro per il pavimento.
Improvvisamente
sentì un fruscio, come se qualcuno fosse in quella stanza assieme a lui. Non
appena si mise in ascolto, quel rumore scomparve, lasciando solamente spazio ad
un silenzio irreale. Minho scrollò le spalle, credendo d’aver sentito male.
«Che
male…» Mormorò, toccandosi con le dita un polpaccio e mordendosi un labbro. Era
andato a sbattere contro un mobiletto basso, il cui spigolo era andato a
conficcarsi nella gamba.
Stropicciandosi
gli occhi e sbadigliando diverse volte, arrivò alla cucina della casa che
divideva con i suoi quattro migliori amici, Taemin, Jonghyun, Kibum e Jinki.
«Buongiorno
hyung!» “Hyung” era un termine coreano che Taemin, il più piccolo del gruppo,
usava spesso tra di loro, e che stava a significare “fratello maggiore”. Minho
gli sorrise, salutandolo con la mano e sedendosi a tavola.
«Dove
sono gli altri?» Domandò il più grande con voce assonnata. Taemin assunse
un’espressione pensierosa: anche se erano solo due anni a dividerli, il più
piccolo sembrava talmente innocente da assomigliare quasi ad un angelo, era
fuori dal tempo, adulto ma allo stesso tempo ancora bambino. Non si stava
parlando d’infantilità, ma di innocenza.
«Credo
che siano usciti per andare a fare compere, almeno così mi ricordo. So solo di
essere stato svegliato dalla loro lite su chi avrebbe dovuto far la spesa!»
Taemin scrollò le spalle, per poi sgranare gli occhi e spegnere i fornelli dove
qualcosa aveva cominciato a sfrigolare. Un odore di bruciato arrivò al naso di
Minho che si ritrovò a sorridere: se c’era una cosa in cui Taemin era impedito,
era il cucinare. Gli occhi gli caddero sull’orologio appeso alla parete e,
sgranando a sua volta gli occhi, guardò Taemin incredulo.
«Quanto
ho dormito? E perché ho dormito? Le gare?» Gli chiese, credendo che l’orologio
avesse qualche guasto, anche se guardando fuori dalla grande finestra
sembravano proprio le nove di mattina. Il pensiero di aver perso le gare
scolastiche lo stava mandano in agitazione.
«Beh,
da quando sei svenuto fino ad adesso. Le gare sono andate benissimo, le hai
vinte tutte e ti sei aggiudicato il primo posto.» Taemin rinunciò a cucinare
quel qualcosa di non identificabile ai fornelli, aprendo poi il frizzer e
tirando fuori una piccola torta.
«Complimenti
hyung!» Gli disse Tae, spostandosi con un ciuffo di capelli color del miele
dagli occhi.
«So
che non è nulla di speciale e mi dispiace di non essere riuscito a cucinare io
qualcosa ma… Spero che ti piaccia!» Abbassando lo sguardo, Taemin tirò fuori
due piatti e delle posate, sedendosi accanto a Minho che lo guardava sorpreso.
«Non
dire cavolate Tae, questa era la cosa migliore che potessi fare! Grazie mille,
piccolo!» Lo ringraziò il più grande, scompigliandogli i capelli e sorridendo.
La
torta era una meringata con sopra delle scaglie di cioccolato. Un blocco di
cioccolato più grande aveva sopra la scritta “Ti voglio bene” e Minho si sentì
sciogliere. Taemin era veramente il ragazzo migliore del mondo. Prima di
cominciare a mangiare, si alzò e mise a scaldare del latte preso dal frigo,
prendendo poi dalla credenza del miele. Sapeva quanto il più giovane amasse
quella bevanda e voleva in qualche modo ricambiare. Le preoccupazioni per le
gare, per il fatto di essere svenuto e per tutto il resto in quel momento erano
sparite.
Quando
il miele si sciolse all’interno del latte caldo, tornò al tavolo, sussurrando a
Taemin che anche lui gli voleva bene. In quel periodo di tempo la torta aveva
abbandonato il gelo del frizzer ed aveva assunto una consistenza cremosa. Minho
divise in cinque la torta, prendendone una fetta per sé ed una per Taemin, che
non la smetteva di sorridere. Le tre fette che avanzarono vennero messe
nuovamente nel frizzer.
«Ne
lasciamo una fetta anche per gli altri, eh?» Gli chiese e Taemin annuì.
«Grazie
hyung.» Disse allegro il più piccolo, cominciando a mangiare la torta e
sporcandosi il naso di panna. Minho ridacchiò, mangiando a sua volta quel dolce
che per lui valeva molto. Il blocco di cioccolata con scritto “Ti voglio bene”
all’interno del piatto stava cominciando
a sciogliersi e, senza pensarci due volte, lo divise in due, portando una metà
al piatto dell’amico e l’altra alla propria bocca. Taemin mangiò a sua volta la
cioccolata, per poi finire le meringhe rimaste. Minho, che stava sorseggiando
il latte, rise di nuovo all’espressione di pura gioia con la quale il più
giovane stava guardando il bicchiere di latte e miele davanti a sé.
Quando
entrambi ebbero finito di bere, Taemin attirò l’attenzione di Minho
chiedendogli se si fosse sporcato.
«Di
nuovo? E dove stavolta?» Sbuffò il giovane, mettendo un piccolo broncio. Minho
prese un tovagliolo poco distante da sé e lo passò sulla punta del naso di
Taemin che, imbarazzato, si passò una mano sugli occhi.
«E’
sempre così, non ne faccio mai una giusta.» Sussurrò ironicamente, scuotendo il
capo.
«Ma
dai, capita a tutti di sporcarsi!» Rise il più grande, per poi stiracchiarsi e
sbadigliare.
«Io
adesso devo provare la nuova coreografia. Se non dovessi fare sforzi ti
chiederei di provarla con me ma dato che ho ricevuto precisi ordini di non
farti stancare, credo che per questa volta sarebbe meglio che tu stessi fermo.»
Lo informò Taemin, prendendo i piatti e mettendoli nel lavello, e sorridendo al
più grande.
«Te
che farai?»
«Credo
che guarderò un po’ di televisione. Dopo mi raggiungi? Ho registrato su Sky
quel nuovo horror, come si chiama… Beh, comunque prima di vederlo ti chiamo!»
Rispose Minho alzandosi a sua volta e sciacquando i bicchieri.
«Perfetto!
A dopo hyung!» Lo salutò Taemin, non senza prima avergli sorriso un'altra
volta, per poi correre fuori dalla cucina precipitarsi nella grande sala da
ballo al piano superiore.
Minho
scostò i capelli mori dagli occhi, finendo di mettere in ordine ed andando poi
in salotto. Accese l’amplificatore, Sky e la televisione, cliccando poi sul
pulsante “My” e fermandosi sul titolo “Paranormal Activity 2”. Aveva visto
l’uno e non gli aveva fatto minimamente paura, ma sapeva che Taemin era un amante
dei film horror, oltretutto molto impressionabile, e non voleva che lo vedesse
da solo. Il più piccolo l’aveva pregato diverse volte affinché guardasse anche
il secondo film assieme a lui ed alla fine Minho aveva ceduto, registrandolo.
Non
aveva per niente voglia di guardare la televisione, aveva solamente mentito a
Taemin perché, conoscendolo, se gli avesse detto che non aveva nulla da fare,
avrebbe insistito per fargli compagnia ed avrebbe rinunciato così alla sua
grande passione, ovvero ballare. Non conosceva nessuno che amasse la danza quanto la amasse lui:
tutti i giorni li passava ad esercitarsi e ad imparare nuove coreografie.
Inoltre lui, Taemin, Jonghyun, Kibum e Jinki avevano formato un gruppo, ancora
sconosciuto da tutti se non da loro cinque, ed il più giovane voleva essere
perfetto per un loro possibile debutto.
Minho
si mise il cuore in pace, aspettando il ritorno di Taemin.
«Hyung?
Hyung, svegliati!» Minho aprì pigramente un occhio e poi l’altro, sbattendo le
assonnate palpebre dalle lunghe ciglia.
«Taemin?»
«Se
non avevi nulla da fare potevi dirmelo, sarei rimasto con te!» Minho si tirò a
sedere, guardando l’amico con la faccia di uno che stava per dire “Sei sempre
il solito!”.
«Beh,
ho dormito!» Il più grande rise, per poi portarsi una mano agli addominali.
Quella dormita sembrava avergli portato addosso altri dolori anziché averglieli
affievoliti.
«Hyung…»
Taemin sorrise, scuotendo il capo, per poi sedersi accanto a Minho. I vestiti
freschi di bucato ed i capelli ancora per metà bagnati volevano dire che si era
appena finito di fare una doccia. Ma quanto tempo aveva dormito?
«Che
ore sono?» Domandò Minho, guardandosi attorno.
«Le
tre di pomeriggio. Oddio, scusa, tu non hai mangiato!» Taemin si era alzato in
piedi alla velocità della luce e stava per andare in cucina, quando si sentì
prendere per mano da Minho con lo
sguardo serio.
«Tu
hai mangiato, vero?»
«Ecco,
io…»
«Taemin,
devi mangiare qualcosa!» Minho si passò una mano sugli occhi, sospirando.
Ultimamente il più giovane aveva preso l’abitudine di saltare i pasti e di
mangiare solo qualcosa nel pomeriggio ed alla mattina.
«Non
ho particolarmente fame» Tae abbassò lo sguardo, torturandosi un labbro e Minho
gli lasciò la mano, per poi sorridere.
«Dai,
fallo per me. Mangiamo un panino davanti alla televisione, va bene?» Minho
sapeva che quello non era il massimo della salute ma avrebbe rimediato facendo
ingurgitare al più piccolo della verdura nella serata.
«Va
bene, ma li prepari tu. Io ti aspetto qui!» Taemin saltellò fino al divano,
buttandocisi sopra e canticchiando il ritornello di una canzone che avevano
scritto da poco, Lucifer.
«Agli
ordini!» Minho si diresse in cucina e preparò dei tramezzini. Non aveva voglia
di panini, ma di tramezzini, per
quanta differenza potesse esserci. Ne preparò alcuni con maionese, prosciutto e
mozzarella, altri con mozzarella, maionese, insalata e pomodori.
Una
volta tornato in salotto, trovò Taemin mezzo sdraiato sul divano che guardava
con attenzione un particolare sulla propria mano che sembrava vedere solamente
lui, perso in chissà quali pensieri.
«Eccomi!»
Annunciò Minho, sedendosi accanto al corpo sdraiato di Taemin e depositando il
vassoio con sopra dodici tramezzini sul tavolino di fronte al divano. Non erano
molto grandi quindi gli era sembrato che esagerare un po’ col numero non fosse
poi così grave, al massimo ne avrebbero avanzato qualcuno. Lui di sicuro no,
aveva una fame da lupi!
«Grande
hyung! Io vado a prendere qualcosa da bere!» Dopo qualche secondo, Taemin tornò
con in mano due bottiglie di Lemon Soda.
«Hyung,
grazie ancora.» Taemin gli si sedette accanto, appoggiando la testa contro lo
schienale del divano ed aprendo la bottiglietta.
«Basta
ringraziarmi!» Minho lo imitò, poi si ricordò che Taemin amava avere
un’atmosfera speciale quando guardava i film horror, amava terrorizzarsi da
solo, insomma. Si alzò ed abbassò le tapparelle della sala, chiudendo poi la
porta che dava sul corridoio illuminato, tornando quindi a sedersi sul divano e
allungandosi a prendere un tramezzino. Taemin lo imitò, poi fece partire il
film, portandosi le gambe al petto.
«Mangia
almeno quattro tramezzini.» Gli intimò Minho, guardandolo ironicamente.
«Certo
papà!» Taemin scrollò le spalle e si
portò il primo tramezzino alle labbra, accompagnato poi da un sorso di Lemon
Soda.
L’inizio
del film era abbastanza tranquillo, anzi, una vera noia. Per Minho era così,
Taemin invece sembrava divertirsi un mondo: continuava ad stringersi le gambe
al petto, a mollarle, a sistemarsi, a cambiare posizione, a insultare i
protagonisti del film dicendo quello che secondo lui avrebbero dovuto fare e
secondo il più grande era quello il vero film. Era fantastico guardare quel
ragazzino entusiasmarsi per così poco, lo faceva in qualche modo star bene.
Beh, in tutta sincerità qualsiasi cosa sarebbe andata bene piuttosto che quel
film, ma aveva promesso di guardarlo, quindi si costrinse a portare gli occhi
sullo schermo della televisione ed a seguire la trama.
Taemin
aveva finito la sua porzione di tramezzini, li aveva mangiati tutti e sei, a
Minho invece ne mancava uno. Era proprio vero: mangiare davanti alla
televisione è una brutta abitudine, ma perfetta quando devi far mangiare
qualcuno che non ha costantemente fame.
In
pratica quello era una specie di episodio precedente al primo film: i
protagonisti erano un uomo, la figlia, la nuova moglie dell’uomo ed il bambino
della coppia e nella loro casa cominciavano a verificarsi strani eventi, un
classico insomma, ma nulla di speciale.
Erano
arrivati a circa metà film: la donna, Kristi, era in cucina e c’era un silenzio
di quelli che precedono l’arrivo di qualcosa. Minho si era incuriosito, i
secondi passavano e non succedeva niente. Nulla. Zero. Notò un piccolo
movimento di alcune pentole appese sopra ad un tavolo, allora i suoi occhi
rimasero puntati su quelle stoviglie. Per Taemin era lo stesso.
Sentirono
un fruscio dietro di loro, come un qualcosa che strisciasse proprio dall’altra
parte del divano, qualcosa di inumano. Minho sentì improvvisamente il gelo
calare nella stanza.
Nello
stesso istante le pentole, i cassetti, le ante delle credenze, tutto nella
cucina del film si spostò, cadendo, sbattendo, aprendosi! L’urlo agghiacciante
della donna non tardò a farsi sentire, un urlo disperato, esasperato, di una
paura arrivata al limite della pazzia. Taemin si buttò sopra a Minho, mugolando
di paura. Lo stesso Minho si era spaventato, non si aspettava affatto che in
quella cucina accadesse qualcosa del genere. Ma, oltre a quello, la sensazione
che nella stanza con loro ci fosse qualcun altro non accennava ad andarsene.
Non sapeva quando, ma gli sembrava che gli fosse già successa una cosa simile.
Che stupido! Certo! Quella mattina, appena sveglio, ricordava chiaramente di
aver sentito una cosa simile al fruscio di prima! Quindi non proveniva dal
film.
«Minho
hyung!» Taemin aveva la testa nascosta nell’incavo della sua spalla e gli stava
tirando una manica per attirare la sua attenzione.
«E’
solo un film Taemin, tranquillo!» Lo rassicurò, rimanendo comunque rigido per
la paura. Era sicuro che quel sibilo non provenisse dalla televisione.
«No,
ho sentito un rumore appena prima che succedesse quella cosa nel film.»
Sussurrò il più piccolo, stringendosi a lui.
«Sarà
successo dentro al film allora, che dici?» Gli disse, carezzandogli i capelli.
«No.
Hyung, non sto scherzando, sono sicuro d’averlo sentito dietro di noi.»
«Taemin,
ti ricordo che con tutte le casse che quel fanatico di Jonghyun ha comprato e
l’amplificatore, è normale sentire i rumori dietro di noi. E’ fatto così di
proposito.» Insistette Minho, abbracciando Taemin. Oltre che confortare il più
piccolo, aveva bisogno di tranquillizzare anche sé stesso. Quel fruscio, quel
sibilo era proprio dietro di lui, la sensazione di essere osservato, di una qualche
presenza era troppo vera, troppo tangibile, troppo… Diversa. Non era quel
genere di paura che attanagliava le viscere e che ti faceva credere che una
bambola assassina potesse spuntare da un momento all’altro da dietro l’angolo,
oppure quella che ti prende quando devi scendere in cantina da solo, magari
convincendoti che lì sotto potrebbe esserci qualche zombie affamato, pronto a
divorarti ed a farti diventare un suo simile. Assolutamente no. Era una cosa
che non aveva mai sperimentato prima, una cosa terribilmente vera.
«Hyung,
non voglio vedere il film.» Mormorò Taemin, abbracciandosi le gambe per
l’ennesima volta, però con l’intenzione di non mollarle questa volta. Con la
testa ancora nascosta nell’incavo del suo collo, Taemin cominciò a tremare. Non
l’aveva mai visto così spaventato, così decise di stoppare il film e di girare
su un altro canale. Il primo che gli venne in mente fu Disney Channel.
Minho
fece per alzarsi ma Taemin gli si ancorò ad un braccio.
«Dove
vai?»
«Devo
accendere la luce, no?» Rispose Minho, vedendo poi Taemin alzarsi a sua volta,
ancora aggrappato a lui.
«Vengo
con te.» Minho cercava di mostrarsi forte e coraggioso, ma dentro aveva una
lotta interiore. Si considerava uno stupido a pensare così insistentemente ad
una cosa paranormale, eppure non riusciva a togliersela dalla mente.
Quando
finalmente raggiunsero l’interruttore, Minho scoprì che non accennava ad
accendersi. Accanto a sé, sentì Taemin fremere e gli passò un braccio attorno
al busto, cercando di calmarlo in qualche maniera.
«Si
sarà fulminata la lampadina.» Disse, per poi dirigersi verso la porta e
provando ad aprirla. La maniglia non si muoveva. Si diressero verso le
tapparelle: non avevano intenzione di muoversi nemmeno quelle.
«Taemin,
stai tranquillo. Non succederà niente. Ora apriamo la porta, va bene?» Gli
sussurrò Minho per poi raggiungere nuovamente la porta e muovere di nuovo la
maniglia. Sembrava bloccata da qualche cosa, ma cosa? Perdendo la pazienza, il
più grande diede più spallate a quella porta che sembrava quasi stregata, che
alla fine cedette e si aprì. Dei raggi di sole arrivarono ai loro occhi, ed
entrambi corsero fuori da quella stanza, raggiungendo velocemente la cucina e
trovando gli altri tre intenti a mangiare le fette di meringata avanzata.
«Finalmente
siete usciti di lì! Non riuscivamo ad aprire la porta! Vi abbiamo chiamato ma
non avete risposto!» Jinki, il più grande del gruppo, aveva un’aria
preoccupata, mentre Jonghyun sembrava distrutto. Kibum, invece, era più
raggiante che mai. Nessuno di loro sembrava aver notato le loro facce
terrorizzate.
«Sareste
dovuti venire anche voi, c’erano dei negozi da paura!» Disse loro Kibum, per
poi immergersi nella quantità industriale di buste che aveva sotto al naso.
«Non
vi siete persi niente. Jinki, la prossima volta ci andrai tu con Kibum a fare
shopping, io andrò a fare la spesa.» La voce di Jonghyun era molto flebile,
quasi non la si riusciva a sentire.
«Ma
smettila, che se non fosse per me indossereste sempre le stesse cose!» Sbuffò
contrariato Kibum, facendogli una linguaccia, ricevendo in risposta una smorfia
tra l’arrabbiato, lo stanco ed il divertito.
«Ragazzi,
cosa sono quelle espressioni spaventate?» Domandò Jinki, accorgendosi solo
allora che i due non avevano ancora aperto bocca.
«Hyung…
Venite con noi, dovete controllare una cosa.» Mugolò Taemin, guardandosi
attorno ed accorgendosi solo in quel momento di essere ancora aggrappato a
Minho, che lo teneva ancora stretto.
Scrollando
le spalle, i tre ragazzi seguirono Taemin e Minho all’interno del salotto.
«Ehi,
come mai è così buio? E perché Sky è sintonizzato su… Esattamente, che canale è
quello?» Kibum si avvicinò alla televisione, vedendo un pozzo in lontananza. Taemin
trattenne un grido, per poi precipitarsi verso Kibum e allontanarlo dalla
televisione.
«Non
avvicinatevi!»
«Che
razza di scherzo è questo?» Saltò su Jonghyun, guardando arrabbiato Minho. Lo
schermo del televisore aveva cominciato a tremare ed il pozzo a farsi sempre
più vicino.
«Io…
Io non lo so!» La voce di Minho era stridula.
Improvvisamente
la porta alle loro spalle sbatté, chiudendosi. Jinki si precipitò a cercare
d’aprirla, senza nessun risultato. Ci si buttò contro, fece di tutto, ma non
riuscì più ad aprirla. Dei colpi violenti provenivano dalle pareti, dal
soffitto, dal pavimento, dalle finestre, dalla porta… Poi tutto tacque. I
ragazzi si strinsero l’uno contro l’altro, spaventati a morte. Per la seconda
volta, terza per Minho, Taemin sentì quel fruscio innaturale, poi sentì
qualcosa alitargli sul collo. Senza più riuscire a trattenersi, scoppiò a
piangere e raggiunse Minho, che lo guardò e l’abbracciò, nascondendosi nei
capelli color miele dell’altro.
Il
sibilo si fece sempre più forte, fino a quando non si sentì prendere da una
forza inesistente e trascinare lontano dagli altri.
«Hyung?
Hyung, svegliati!» Minho si sentì agitare di qua e di là, così aprì gli occhi,
facendo un salto all’indietro e cadendo dal divano.
«Taemin,
sei tu? Sei vivo? E gli altri?» Nella sua voce si poteva distinguere benissimo
il terrore ed il più piccolo di affrettò a raggiungerlo ed a farlo alzare.
«Stavi
dormendo, avrai fatto un brutto sogno. Stiamo tutti bene, almeno credo. Gli
altri sono ancora fuori.» Gli spiegò Taemin e Minho si guardò attorno. I suoi
occhi caddero sulla televisione, che aspettava solamente di far cominciare il
film. Preso dalla paura, si affrettò a spegnere tutto, televisore, Sky ed amplificatore,
guardando poi Taemin che lo fissava confuso, cercando di darsi un contegno.
«Guarda
che bella giornata fuori! Ti va se andiamo a prendere un gelato?» Gli propose e
Taemin, che non se l’era di certo bevuta, gli chiese spiegazioni.
«Ho
solo voglia di prendere una boccata d’aria. Dai, andiamo!» Minho prese per mano
Taemin e lo trascinò fuori di casa, prendendo portafoglio ed ombrello.
Aveva
intenzione di passare una bel pomeriggio assieme a Taemin e nulla glielo
avrebbe impedito, nemmeno quel fruscio che aveva sentito, ne era sicuro, quella
mattina. Se non avesse forzato la cosa, tutto sarebbe rimasto un brutto incubo.
Taemin
ridacchiò per il comportamento di Minho, che però si fece improvvisamente
serio.
«Non
mi abbandonerai mai, vero?» Di certo il più piccolo non si aspettava una
domanda del genere ma poi sorrise con dolcezza.
«Ovviamente,
rimarrò sempre al tuo fianco.» Minho sorrise a sua volta ed insieme si
incamminarono verso la gelateria più vicina, gustandosi il gelato migliore che
avessero mai mangiato.
Sì,
quello sarebbe rimasto solo un inquietante fruscio mattutino.
Salve a tutti!
Questa
fanfiction è nata come tema scolastico. Non ci crederete ma è così. Per questo
lo Yaoi non è molto evidente…
Detto questo,
spero che vi piaccia e ci tengo a farvi sapere che probabilmente scriverò un
seguito sull’appuntamento tra Taemin e Minho in gelateria! **
Bene, alla
prossima ragazzi! :D
Chu! <3
P.S.
Questa
fanfiction la dedico a Stefania, Barbara e Laura, che sono delle persone molto
importanti per me. Ho già in mente qualcos’altro di specifico per ognuna di
voi, ma ci vorrà un po’ perché io riesca a finirle!
Un bacio! ;*