Fanfic su artisti musicali > Britney Spears
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Autore: Nevannah_    26/09/2011    4 recensioni
«Stai bene?» fu la prima cosa che gli chiesi, preoccupata.
«S-sì» rispose lui, tremando.

Long fic sul mio idolo Britney Spears. Non so se riuscirò mai a scrivere altri capitoli/a finirla, ma spero di riuscirci :D
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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A Dominique, quell'essere così importante per me,
E a Marilisa, perchè anche lei è importante.

E ovviamente a quella gran topa di Britney,
perchè in fondo la FF è per lei.
I love you girls, and thanks for all.

 

 

Camminavo silenziosamente per le strade di L.A. da cinquantasei minuti e trentaquattro secondi, secondo il mio orologio, ma poco importava.
Immersa nei miei pensieri, non badavo a dove andavo. L'importante, mi ripetevo, è andare da qualche parte. Così i miei piedi facevano tutto da soli, portandomi dove volevano. Ogni singolo passo scandiva lentamente il tempo che passava inesorabile, mentre il sole cominciava la lenta discesa verso l'orizzonte. Faceva un caldo torrido, quindi non biasimate la mia scelta di saltare da un'ombra all'altra degli immensi alberi che donavano un po' di verde a quella sterminata massa grigia.
Delle limpide risate di bambini mi fecero ritornare in me.
Mi accorsi di essere finita nel quartiere dei ricchi, quello popolato da attori, cantanti e personaggi televisivi vari.
Le differenze tra questo quartiere e gli altri erano sostanziali, e saltavano subito all'occhio.
I giardini, ad esempio, erano immensi, pieni di fiori e alberi rigogliosi, con tanto di fontana e piscina privata. Le risate, infatti, provenivano da una di quelle enormi pozze di acqua disinfettata. Anche sui marciapiedi c'era un verde da fare invidia persino al peggiore dei vicini. Le strade poi, nuove e perfettamente lisce, senza un grumo di catrame in più a minacciarne la superficie. Ma la cosa che saltava più all'occhio, ovviamente, erano le case. Vere e proprie carceri d'oro, dove stare lontani dai paparazzi invadenti tra lusso e comfort. Davanti ad ogni cancello, due guardie del corpo, che comunicavano tra loro con quegli aggeggi resi tanto famosi da film di spionaggio e di agenti segreti vari.
Macchine super-accessoriate parcheggiate sui vari viali perfetti ed ordinati.
Alcune case, quelle dei più ricchi ovviamente, erano dotate persino di una zona d'atterraggio per elicotteri privati.
Le auto che percorrevano quella strada erano poche, ma le poche che passavano si facevano sentire. Eccome se si facevano sentire! Gli impianti subwoofer con il volume al massimo e il rombo dei motori spronati fino all'ultimo cavallo, contribuivano ad animare di rumori quel luogo in cui regnavano incontrastate le risate allegre dei bambini, accompagnate dal costante scatto dei flash dei paparazzi impertinenti, che riempivano le loro giornate andando caccia di scoop tra i vari vip del luogo.

 

f

 

«Sei pronto?» mi chiese Sean, con un sorrisetto furbo stampato sul viso.
«Sì, prontissimo!» gli risposi, e mi misi in posizione, con la mazza stretta saldamente tra le mie mani. Sean saggiò la palla bianca, e poi, senza preavviso, me la lanciò. Si stava avvicinando a gran velocità, quando sentii mamma e zia Jamie ridere, e , voltandomi verso di loro, non presi la palla al volo.
«JJ! La palla!» disse Sean, facendomi tornare con la mente al gioco. Mi girai verso mio fratello e vidi che indicava qualcosa alle mie spalle: la palla si stava allontanando, e procedeva spedita verso la strada; passò attraverso le sbarre del cancello e si fermò in mezzo ad una delle corsie.
«Vai a prenderla! E sbrigati!» mi ordinò Sean, sedendosi a gambe incrociate sull'erba, mentre io buttai la mazza sul prato e mi misi a correre per andare a recuperarla. Aprii il cancello, e mi diressi a gran velocità verso la pallina, che se ne stava lì, immobile, ad aspettarmi.

 

f

 

D'un tratto, una palla da baseball mi tagliò la strada, rotolando lentamente e fermandosi in mezzo alla strada. Dopo pochi secondi, mi passò davanti anche un bambino con un caschetto biondo, che la stava andando a recuperare, probabilmente.
Si stava chinando in avanti per prenderla, quando un lungo suono di clacson fece puntare entrambi i nostri sguardi verso un'auto che procedeva a gran velocità verso di noi, e, inevitabilmente, verso il bambino.
L'avrebbe travolto se non si fosse spostato subito.
«EHI! TOGLITI DA LI'!» gli urlai, ma sembrava come paralizzato dalla paura. Così non ci pensai due volte. Feci uno scatto verso di lui, lo afferrai saldamente tra le braccia e mi tuffai verso l'altro lato della strada, atterrando sull'erba soffice. L'auto passò dopo pochi istanti, proprio dove fino a poco prima c'era il bambino.
«Stai bene?» fu la prima cosa che gli chiesi, preoccupata.
«S-sì» rispose lui, tremando.
Lo abbracciai, cercando di farlo calmare «Come ti chiami, piccolo?»
«Jayden J-ames», tremava ancora «Ma tutti m-mi chi-amano JJ»
Iniziai a cullarlo dolcemente mentre gli accarezzavo i capelli. Con me aveva sempre funzionato, speravo che sarebbe stato lo stesso per lui.
«Dove abiti?»

Mi indicò una villa alle mie spalle.
Raccolsi la pallina da terra e gliela restituii. «Tieni JJ. Ora torniamo a casa, va bene?» il piccolo annuì. Gli afferrai una mano delicatamente e riattraversammo la strada. Tremava ancora, così lo presi in braccio.
Aprii il cancello, che era socchiuso, e cominciai a dirigermi verso il giardino, da dove provenivano delle voci. Ero a pochi metri di distanza dal gruppetto di persone, quando calò un silenzio irreale, mentre tutti mi guardavano.

 

f

 

«Hahaha! Ma dai! E Jason?» Mi chiese Jamie mentre rideva.
«Ha continuato a far finta di niente!»
Scoppiammo a ridere insieme, mentre con la coda dell'occhio vidi JJ andare verso la strada, probabilmente a riprendere la palla, visto che Sean si era seduto imbronciato sul prato.
«Ma il bello è che lui non se n'era accorto!» continuai dopo poco, riprendendo a ridere con Jamie che mi seguiva a ruota.
Stavamo ancora ridendo quando vidi ritornare JJ in braccio ad una ragazza. Mio figlio era visibilmente scosso, così mi zittii all'istante, e Jamie fece lo stesso, notando anche lei la giovane con il biondo tra le braccia. Scattai in piedi, e vidi JJ che scendeva dalle braccia della ragazza e correva verso di me, con le lacrime agli occhi. Preocupata, mi abbassai e lo feci arrivare da me, abbracciandolo. Mentre eravamo fermi così, uno avvinghiato all'altro, mi disse che quella misteriosa ragazza l'aveva salvato dal finire investito da un'auto. Shockata dalla confessione, non riuscii a fare altro che continuarlo ad abbracciare, più forte di prima, mentre sentivo le lacrime pungermi agli angoli degli occhi. Mi alzai, e mi diressi verso quella ragazza. Aveva dei capelli castano-chiari, ed era della mia stessa altezza, più o meno, ma più magra. I suoi occhi verdi risaltavano sulla sua pelle chiara.
Mi avvicinai a lei, e le dissi un solo, sincero «Grazie», abbracciandola. Sentivo le lacrime fare di nuovo capolino agli angoli degli occhi, mentre pensavo che era merito di quella sconosciuta se avevo ancora i miei bambini sani e salvi.
Dopo alcuni secondi, mi staccai da lei, e le porsi la mano, sorridente, e con gli occhi ancora un po' lucidi. «Britney Spears, piacere».
«Rebecca Mitchell, piacere mio!» disse lei stringendomi forte la mano, mentre mi sorrideva cordialmente.

 

 

 

Cik's cornetttt

Ok, non fate caso al titolo, volevo scrivere 'corner' ma avevo voglia di croissant (?), cooomunque, buon salve a tutti. Se siete arrivati fin qui vuol dire che avete letto questo tentativo di long che non so come andrà a finire hahaha :D
Spero di scrivere qualche altro capitolo, o addirittura di finirla, anche se con la scuola è un po' improbabile çwç
Quindi grazie per aver letto/recensito questa roba (che fa pena in realtà :D) che ho scritto.
Con tanto affetto, fiducia e stima (?),

Cik. 

   
 
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