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Autore: Meme06    27/09/2011    9 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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I raggi del sole filtravano timidi dalla spessa tenda della camera del signor Hotori. L'uomo si alzò di controvoglia dal grande letto a baldacchino che ogni notte lo ospitava, mettendosi a sedere composto, come un vero signore, con la schiena dritta e la testa alta.

Scostò un poco le pesanti coperte color vinaccio per poter stare più comodo. Allungo il braccio fino a sopra il comodino per arrivare a prendere la campanella dorata che vi era posata sopra. La suonò appena, aveva un suono forte e acuto, sarebbe bastato a chiamare la servitù.

Difatti appena posò il campanello si sentì bussare alla porta.

- Avanti. - disse l'uomo con la voce squillante.

La porta si aprì permettendo di entrare ad una ragazza di circa sedici anni con in mano un vassoio per la colazione. Buffi capelli rosa lunghi fino a metà schiena le incorniciavano il volto. Occhi color del miele e dolci quanto esso scrutavano bene la stanza per poi posarsi sugli occhi rossi del suo padrone. Abbassò subito lo sguardo incurvando un poco la figura esile in segno di saluto.

- Buongiorno Signore. - salutò educatamente la ragazza.

- Buongiorno Amu. - rispose sorridente l'uomo dai capelli biondi trattenuti da un nastrino bordò in una coda bassa e poco folta.

- Dormito bene, signor Hotori? - chiese la ragazza posando il vassoio sulle ginocchia dell'uomo che la ringraziò con un sorriso.

- Si, ti ringrazio. - rispose. Erano quasi sei anni ormai che quella ragazza era una domestica della famiglia Hotori. Tutti si erano affezionati ai suoi sorrisi e ai suoi modi di fare talvolta infantili talvolta maturi. Lei era l'unica ragazza che il signor Hotori trattava con più riguardo e a cui rispondeva più dolcemente rispetto alle altre.

- Si figuri… - rispose donandogli uno dei suoi radiosi sorrisi. - Vado a portare la colazione a suo figlio…

Disse la ragazza per poi fare un breve inchino e congedarsi. Appena fuori dalla porta corse in cucina dove prese l'altro vassoio con sopra una quantità inaudita di paste, tè, latte, una tazza in porcellana e una zuccheriera. Con estrema delicatezza si incamminò verso una porta color nocciola. Bussò tenendo il vassoio in una sola mano, anche se era molto pesante ormai ci aveva fatto l'abitudine.

- Vieni pure! - la voce delicata che tendeva al femminile del ragazzo diede ad Amu il permesso di entrare. Era sempre molto amichevole nei suoi confronti. Lei, come faceva con tutti del resto, gli sorrideva gentile, anche se dentro di se pensava tutt'altro.

- Buongiorno! - esclamò Amu.

- Grazie, buongiorno anche a te Amu! - rispose felicissimo il biondino di vederla.

Posò anche a lui il vassoio sulle ginocchia. Inaspettatamente prima che se ne andasse il biondo le prese la mano.

- Grazie. - le disse sorridendo allegro e arrossendo leggermente.

Amu ricambiò il sorriso per poi sfilare la mano dalla presa del ragazzo, non particolarmente ferrea e uscire dalla stanza.

Quel biondino tutte le mattine ripeteva la stessa scena. La stava davvero stancando. Ma che cosa voleva da lei? Se si aspettava il bacio del buongiorno poteva anche toglierselo dalla testa.

Scacciò dalla testa quei pensieri che non facevano altro che disgustarla per poi andare a prendere dal padrone i panni che quel giorno avrebbe dovuto lavare.

Come sempre riuscì nei suoi doveri in sole sei ore dall'inizio dei compiti della mattina.

Si svegliava sempre la mattina presto, le sei, in modo da poter adempiere a tutti i suoi lavori. Lavare, preparare la colazione, pulire le stanze e anche lavorare insieme a Mary in giardino.

- Dici davvero? - fece entusiasta l'amica, con voce squillante, al che Amu fu costretta a tapparle la bocca.

- Shh… - disse all'amica. - Si si, dico davvero, perché dovrei mentire su quello lì…

- Amu, ma ti rendi conto quanto sei fortunata?! - esclamò di nuovo l'amica con gli occhi che le brillavano di quanto era felice.

- No, perché io tutta questa fortuna non la vedo… - rispose la rosa continuando a strappare le erbacce dal terreno.

- Ma come non la vedi? Non fare la finta tonta, quel ragazzo è così affascinante e poi è più grande di te di quattro anni, è perfetto! - Mary era la solita sognatrice. Era cotta persa di Tadase Hotori e ogni volta che le raccontava quelle che per lei erano spiacevoli disavventure con il nostro bel principino la ragazza impazziva e non la finiva più di ripeterle quanto era fortunata.

Mmm… forse dovrei smetterla di raccontarle certe cose… si ripeteva ogni volta. Ma era più forte di lei, doveva per forza raccontare qualcosa a qualcuno, non sopportava tenersi tutto dentro. E Mary le aveva dimostrato fiducia molte volte. Non aveva mai detto niente a nessuno di quello che le aveva raccontato e questo di certo era un aspetto importante dell'amicizia fra due persone. D'altro canto infatti la rosa non aveva mai detto niente al signorino Tadase della cotta che aveva l'amica per lui. Come cavolo faceva Mary non lo sapeva. Ogni volta che lo vedeva i suoi occhi nocciola si illuminavano, le gote si colorivano di un leggero color scarlatto e non faceva altro che riavviarsi i ricci biondi dietro le orecchie.

Si vedeva che era nervosa e che cercava di nasconderlo. Amu a quella scena che si ripeteva con la frequenza minima di dieci volte al giorno, rideva sotto i baffi.

- Perfetto. - disse Amu con scherno. - Più grande lo è solo di età. Il fisico e il cervello sono di un bambino di dieci anni.

Le disse sorridendo divertita nel vedere l'espressione dell'amica farsi sempre più scocciata.

- Spero che tu stia scherzando Amu! - le disse.

- Speralo pure Mary… - le rispose la ragazza. - Qui abbiamo finito con le erbacce, forza andiamo dall'altra parte...

Disse la rosa prendendo il secchio in legno dove aveva depositato i ciuffi d'erba e dirigendosi dall'altro lato della casa, con dietro una Mary che ancora la guardava sbalordita.

Iniziarono di nuovo il lavoro. Mary restò un attimo lì impalata a fissare la ragazza.

- Ehm… grazie dell'aiuto Mary! - le disse sarcastica Amu.

- Scusa ripensavo a quello che hai detto… - le rispose per poi mettersi anche lei a strappare le erbacee. Amu scosse il capo come per dire 'Non ci sono speranze'. Era impossibile ragionare con lei. Mary aveva tutti i pregi. Era dolce, servizievole, gentile, educata, generosa… Era quel tipo però che manteneva sempre e solo i suoi ideali. I tuoi li ascoltava ma non li capiva e non voleva capirli. Per questo alla fine Amu ci aveva rinunciato a dirle per più di mille volte: Tadase non mi piace. Per quel quel biondo dagli occhi rossi, unica sua parte carina, era il massimo dei massimi come ragazzo. Sarebbe svenuta ai suoi piedi pronta a fargli da tappeto, Amu ne era convinta. E la sfortuna ha voluto che a Tadase Mary non piacesse neanche un po'. Ora qualcuno mi spieghi se non è vero quello che dico, cioè che la vita è la cosa più brutta che ci sia mai capitata. È ingiusta e scorretta nei confronti di tutti. A lei che non piaceva Tadase se lo trovava sempre alle calcagna, neanche rappresentasse la sua ombra. Mary che era stracotta di quel ragazzo non riusciva a fare altro che arrossire in sua presenza. E infine lui si ritrovava con la ragazza che gli piaceva nella stessa casa e non era contraccambiato.

- Senti una cosa Amu… - disse d'un tratto l'amica facendo voltare la rosa nella sua direzione. - Qual'è allora secondo te il ragazzo perfetto visto che non ti piace l'Adone in persona.

Amu alzò un sopracciglio mostrando tutta la sua derisione per la frase appena detta dall'amica. Ma rispose ugualmente.

- Beh, il ragazzo ideale per me non è nessuno di questi che conosciamo. - le spiegò un po' evasiva la rosa.

- Spiegati meglio. - tipica frase di Mary, la qualche chiedeva spiegazioni ma non ci capiva niente uguale.

- Nel senso a me servirebbe un ragazzo più, come dire… misterioso. - tentò di spiegarle. Mission impossible. La bionda le rivolse lo sguardo più ricco di incomprensione del secolo. - Lasciamo stare…

Fece allora la ragazza. Mary non ribatté niente. Finirono il lavoro in un silenzio tombale. Dopo di che andarono a gettare le erbacce e Amu annunciò alla ragazza di dover andare a preparare il pranzo.

Mary annuì e si dileguò per finire i suoi compiti.

Amu andò in cucina. Prese qualche verdura e un po' di formaggio fresco. Preparò una buonissima zuppa che servì in tavola a mezzogiorno e mezzo preciso.

- Ecco a voi il pranzo! - annunciò allegra la ragazza portando in tavola un pentolone con dentro la minestra.

Riempì i piatti e si congedò per andare in cucina a lavare posate e piatti sporchi.

- Le tue zuppe piacciono sempre Amu! - esclamò Eiji, un ragazzo che lavorava come cameriere in casa Hotori.

- Scommetto che l'hai assaggiata, vero Eiji? - domandò Amu guardandolo con gli occhi chiusi in due fessure.

- Lo ammetto. - rispose il moro sorridendogli sia con le labbra che con i suoi occhi verdi. Era un ragazzo molto allegro, questo era sicuro. Amu rideva sempre in sua compagnia. Gli unici momenti della giornata in ci si incontravano erano in cucina. Traduzione, molto poco. Amu era quella che aveva più compiti di tutti e di certo in cucina non ci passava molto tempo, intenta com'era a correre di qua e di là per le altre stanze della villa.

Anche di pomeriggio infatti aveva il suo bel dal fare. E non solo con il salotto grande della villa, che doveva essere sempre pulito e spolverato, ma anche con uno dei suoi proprietari.

- Amu? - eccolo qua. Il biondino odioso per lei che però sembrava tutti amassero in casa.

- Ditemi signorino Tadase! - rispose la ragazza con un falso sorriso.

Il ragazzo le si avvicinò e le prese la mano.

- Ascoltami bene, è importante… - le disse. Amu fece una faccia confusa. - Questa sera è meglio se non esci da sola.

Che cosa? Adesso voleva perseguitarla anche nelle sue pulizie? Ma che ossessione stancante!

- E perché mai? Se posso chiederlo ovvio… - fece la ragazza.

Tadase sorride bonario:

- Certo che puoi chiederlo… si dia il caso che nei giorni recenti siano stati ritrovati corpi senza vita nei pressi del nostro piccolo paesino.

- Cosa? - chiese Amu stupita.

- Purtroppo è così. La maggioranza sono ragazze, per questo vorrei che stessi molto attenta e per non rischiare ti accompagnerò io. - le rispose tutto contento.

- Vi ringrazio, ma non credo ce ne sia bisogno, insomma non vorrei che vi disturbiate…

- Nessun disturbo Amu!

- Si ma…

Per grazia del cielo in quel momento il ragazzo venne richiamato dal padre.

- Dovete andare. - gli disse sorridente la ragazza lasciando la mano del ragazzo e mettendo giunte le proprie.

- Si, spero che mio padre mi lasci in tempo per venirti ad accompagnare… - le rispose prima di dileguarsi.

Amu tirò un sospiro di sollievo non appena sentì la porta chiudersi. Pericoloso stare fuori… infatti un assassino prenderebbe proprio lei come bersaglio! Che cavolate… si disse Amu.

Finì di fare i suoi doveri e arrivata la sera uscì di fuori all'aria aperta.

Il giardino della famiglia Hotori finiva nella parte davanti con un folto bosco dove si andavano a raccogliere spesso le more per la marmellata. Amu non era mai andata in quel posto, le avevano categoricamente proibito di entrarvi.

- Chissà per cosa poi… - si disse Amu mentre si sedeva davanti a quell'ammasso di alberi e iniziava a riflettere come faceva sempre. Tutte le sere dopo il lavoro, che elle finiva di solito alle dieci della sera, si appostava là fuori e pensava. Rifletteva su tutto. Talvolta le capitava persino di immaginare come sarebbero potuti essere i suoi genitori, quelli che non aveva mai conosciuto, o almeno questo era quello che diceva sempre a tutti. Preferiva sempre raccontare la fine della storia. Aveva abitato sempre in strada, insieme ad una donna che veniva ricercata per un omicidio commesso tramite avvelenamento. Quella persona, una donna dai folti capelli biondi, di nome Emiko, era riuscita a rifugiarsi in quel paesino per cinque anni. Durante quel tempo si era affezionata ad Amu e l'aveva presa sotto la sua tutela, trovando lavoro nella villa Hotori. Amu era troppo piccola per lavorare a quel tempo. Poi, quando sua 'madre' venne portata in carcere il signor Hotori decise di prenderla con se al posto di Emiko, così all'età di dieci anni Amu iniziò a lavorare. Fin da subito notava che il biondino le lanciava sguardi particolari, ma non ci aveva fatto toppo caso fino all'età di dodici anni, quando lo sorprendeva dappertutto ed iniziava a capire che non era solo per caso.

L'aria fresca attraversò i capelli della ragazza facendole chiudere gli occhi e rilassandola. Per quell'attimo riuscì persino a svuotare la mente. Le succedeva sempre con il vento e più viveva queste esperienze con questo elemento più si convinceva che lei non era nata per essere in forma umana, ma per essere una leggera brezza che attraversa valli, monti e prati. Un sogno irraggiungibile, uno dei tanti che aveva che però le permettevano di passare un'ora in tranquillità sfruttando la sua mente non per fare le faccende di casa, ma per far prendere vita alla sua fantasia.

  
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