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Autore: xMoonyx    27/09/2011    7 recensioni
Uno spirito curioso e annoiato. Uno strano oggetto tra le mani. Un biglietto con su scritto "fanne buon uso" e tanto, tanto tempo da perdere.
Fu così che Merlin cliccò quel pulsante.
E fu così che Camelot fu preda di una stranissima epidemia.
x.X.x
«Ora tu mi spieghi... COSA ACCIDENTI E' QUESTO OBBROBRIO?»
Merlin fissò la cosa; la cosa fissò Merlin.
E le orecchie del ragazzo assunsero le tonalità di un pomodoro maturo.
[Comico-Parodia, Non-Slash (ma se qualcuno volesse trovarlo è il benvenuto! ;P) ]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dono o Perdono?
 Dedico questa pazzia a Giulia, Roberta e Noemi! :)





Dono o Perdono?



Un dolce odore di zuppa ai ravanelli veleggiò nell'aria fino a raggiungere le narici di un giovane ragazzo dall'aria trasognata.

Il suo nome?

Barbra Streisand.

No, seriamente.
Il suddetto ragazzo, dal nome Emrys più comunemente conosciuto come Merlino, o Merlin nella versione inglese se vi va di fare i fighi vantandovi di aver seguito la serie in lingua originale (l'autrice si schiarisce la gola, sentendosi parte integrante del gruppo), stava seguendo con lo sguardo i movimenti meccanici e dettati dall'abitudine del suo maestro, Gaius.

Il caro medico si era molto affezionato a lui, e per questo ogni sera gli proponeva una vasta gamma di supplementi da aggiungere a quella squisitissima zuppa preparata personalmente dalle sue manine esperte con tanto amore.

Quella sera, un buio giovedì dal cielo incerto, era toccato ai ravanelli, che avevano vanamente implorato pietà. Un attimo dopo si ritrovarono a bollire in un calderone, ma questa è un'altra storia.

Adesso focalizziamoci sul protagonista, il sopraccitato Merlin. Perché, a titolo informativo, Emrys è solo il suo nome d'arte.

Comunque, Merlin stava assaporando quella libertà tanto faticosamente guadagnata dopo una giornata passata a sgobbare per soddisfare gli incontentabili capricci del regal somaro alias Arthur Pendragon, un ragazzo dal cuore d'oro e i muscoli d'acciaio, sempre tanto gentile, dolce e disponibile nei confronti del moro, così pronto a sacrificare la propria vita per lui, così incredibilmente affettuoso, amichevole e...

«MERLIN!»

La porta della stanza venne scardinata da un uragano, mostrando al pubblico (composto da cerusico e allievo) l'alta figura del...
Com'è che avevamo detto?
Ah già… dolce, gentile, disponibile, affettuoso, amichevole e… sì beh, avete capito.

Il malcapitato soggetto della discussione sollevò ingenuamente lo sguardo, battendo le palpebre, come un bambino trovato con le mani nella marmellata.

«Sire, quale buon vento...?»

«SEGUIMI!»

Il volto del principe avrebbe presto raggiunto toni non compresi nella scala dei rossi, e così Merlin decise che non era decisamente una buona idea contraddirlo. Annotando anche che la mascella contratta del tale asino non prometteva niente di buono, il giovane mago si alzò in piedi e lo raggiunse, senza voltarsi a guardare il medico.

Essere sgridato era già imbarazzante di per sé; il non saperne il motivo era ancora più frustrante.

«Sire, se mi permettete, posso chiedervi cosa…?»

«Taci!» replicò imperioso l'altruista Pendragon, conducendolo a strattoni fino alla sua camera.
Spalancò la porta con una spallata, lanciò letteralmente il servo al suo interno, gli afferrò la spalla e... lo violentò a sangue.






Vi sarebbe piaciuto eh? Beh, anche a me ma… non andò così.
Perciò torniamo un po' indietro...






Spalancò la porta con una spallata, lanciò letteralmente il servo al suo interno, gli afferrò la spalla e... gli indicò uno strano oggetto dalla forma familiare che giaceva indisturbato sul tavolo al centro della stanza.

«Ora tu mi spieghi... COSA ACCIDENTI E' QUESTO OBBROBRIO?»

Merlin fissò la cosa; la cosa fissò Merlin.
E le orecchie del ragazzo assunsero le tonalità di un pomodoro maturo.

Come poteva spiegare al principe che quello era stato un dono del temerario Taliesin, correlato ad un biglietto con su scritto "Fanne buon uso"?

Come poteva spiegare, altresì, che quell'oggetto sarebbe stato inventato solo un millennio più tardi?
Quanto valeva provare.

Deglutì e lo fissò coi suo lapislazzuli luccicanti, ostentando di proposito la posa più carina e coccolosa che riuscì ad assumere, per intenerirlo.
«Quella è una... una... beh, ecco... si chiama techelameta... o letecamera o... insomma, non credo che il nome abbia impor-»

«Per la barba di Merlino!» scattò Arthur artigliando la cosa e agitandola di fronte al naso del ragazzo che per un attimo si chiese perché il suddetto stesse imprecando contro la sua barba. Che poi mica lui aveva una barba...
Ma teniamo i complessi Merliniani per dopo.

«Intendo questo!» sillabò ancora il biondo, enfatizzando le parole con un veloce gesto della mano, a cliccare un bottoncino a lato della cosa.

La telecamera si illuminò, mostrando il volto spensierato di Merlin insieme al suo sempre presente sorriso a trentadue denti.

Al centro dell'immagine vi era una freccietta, che Arthur attivò cliccando di nuovo il pulsante laterale.
Se Merlin aveva avuto dei gran brutti sospetti nel vedere la telecamera, adesso i suoi timori si erano orribilmente tramutati in realtà.

Il ragazzo era indeciso se buttarsi dalla finestra seduta stante -ma la prospettiva di percorrere tre piani in caduta libera non era molto invitante- oppure darsela a gambe, ma si accorse con sgomento che pure quelle si erano pietrificate, rifiutandosi di seguire gli ordini inviati inutilmente dal suo cervello.

Sconvolto, si ritrovò suo malgrado a osservare il video della telecamera, che lo riprendeva mentre saltellava al fianco di un rastrello, canticchiando allegramente una canzoncina idiota (e non risparmiando lo sfortunato attrezzo di giravolte e casquè).


«Ecco sono qui
Merlin Emrys così mi chiamo;
credo proprio che
uno come me non c'è stato mai!

Ogni volta che
devo far qualcosa combino guai,
ma alla fine poi
vedo che son tutti amici miei!

Merlin, Merlin, Merlin
che nome, fa' un po' ridere,
ma voi riderete per quello che farò!

Tutto il giorno sto
con un medico ed i suoi strani intrugli
ed un principe che
tutto il mio tempo vuol occupar!

Forse non lo sai,
ma io qualche volta divento magico:
quello che tu vuoi
dillo a me che, forse, te lo darò!

Merlin, Merlin, Merlin
che nome, fa' un po' ridere,
ma voi riderete per quello che farò!»


Il video terminò, mostrando ancora una volta l'immagine iniziale e la freccietta, e il respiro del regal somaro si era decisamente fatto più pesante.

Il giovane mago, tuttavia, non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, e dal calore delle sue gote fu certo che entro pochi attimi si sarebbe liquefatto, lasciando dietro di sé solamente un laghetto anonimo.

«Ora... tu...» ansimò il nobile biondo, col respiro affannoso. «Mi spieghi... cosa... accidenti... sarebbe!»

«Emh...» le parole morirono in bocca al più piccolo: ogni scusa o replica era semplicemente inutile. Ingoiò l'amarezza, l'imbarazzo e la confusione, e si costrinse a pensare a qualcosa da propinare al Pendragon.

Arthur era semplicemente furioso.
Scandalizzato e furioso, precisiamo.
E Merlin non aveva niente da biasimargli.

«Io... ecco...»

«E' così che trascorri il tuo tempo libero?!»

«Emh...»

«Sai che per questo dovresti finire alla gogna?»

«Ma, io...»

Ancora una volta fu l'apertura della porta a cambiare la vita del giovane moro.
Sebbene prima avesse firmato la sua condanna a morte ed adesso invece la stesse annullando.

«Arthur!» celiò gioiosa lady Morgana, dall'alto del suo lungo abito verde smeraldo. «Hai sentito anche tu il nuovo tormentone della città bassa? La cittadella non fa che cantare una canzoncina simpatica che sembra nominare giusto... Oh Merlin, caschi a fagiuolo! Parlavamo proprio di te, vero Arthur?»

La giubilante ragazza interruppe il suo soliloquio solo per quell'attimo che permise al principe di assimilare quell'ininterrotto fiume di parole. Poi riprese senza aspettare risposta. «Penso proprio che questa canzone abbia riportato l'allegria tra i contadini di Camelot! Hanno ritrovato la motivazione per lavorare, e sono sicura che di questo passo i raccolti si duplicheranno! Per non parlare del fatto che ormai anche gli abitanti di Camelot hanno preso a cantarla... sono tutti così felici!»

Arthur era sconvolto e se possibile Merlin anche più di lui.
Si scambiarono un'occhiata incredula, poi tornarono a guardare Morgana.

«E' una battuta.» dissero all'unisono.

Il sorriso della ragazza si allargò e i suoi occhi ridenti si spostarono con un guizzo alla finestra.
«Oh no! Se non mi credete guardate voi stessi!»

Ancora una volta l'asino e il servo si scrutarono nelle pupille, poi decisero di seguire il consiglio della figliastra di Uther, si affacciarono alla finestra e per poco non scivolarono giù dalla sorpresa.

Nel cortiletto interno del castello sia i lavoratori di passaggio, sia le dame coi fazzoletti in testa che perfino i soldati del re, volteggiavano senza sosta accompagnati da persone o oggetti inanimati, tutti intonando come una sola voce la filastrocca che ritraeva un mago di nostra conoscenza come soggetto indiscusso.

Merlin guardò Arthur, che ricambiò l'occhiata con un'espressione quasi esasperata, e il primo sorrise.
«Avete visto, sire? Non è poi così male, no?»

«Merlin.» cantilenò lui con la vena della fronte che pulsava. «Ti conviene iniziare a scappare se non vuoi essere strangolato.»

«Ma sire, non potete!» si schermì il moro già pronto alla fuga: cercò aiuto nell'esterno, fin quando il suo sguardo non fu attratto da quell'unico personaggio lì sotto tra i tanti, che aveva notato subito per la corona che gli brillava in testa.

«C'è perfino vostro padre!»

Arthur sbiancò all'improvviso, gli occhi colmi di paura, poi seguì la traiettoria dello sguardo del primo e sulle sue guance passò un mix di colori sempre più tendenti alla sfumatura bordeaux.

Ma ad uno sguardo più attento -e ad orecchie più attente, aggiungiamo- si sarebbe notato che l'onorevole Re Uther Pendragon, affiancato dall'inseparabile Gaius, osservava la marmaglia di corpi folleggianti con gli occhi grigi sgranati e le mani frementi come se volessero menare qualcuno di invisibile.

Guardando lo sfacelo che si stava consumando nella piazza e quel ben poco soave suono che si levava unanime dalle labbra di tutti -perfino degli animali, tra un po'-, un solo commento ben ponderato e sicuramente logico, uscì dalla sua mente.

Commento che, per inciso, si affrettò a condividere con l'amico.

«Gaius.»

«Sì, sire?»

«Questa è...»

«Sparta?»

«No.»

«Ah.»

«Questa è sicuramente opera della magia!»





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Angolo Autrice.


Ooooh sì, so benissimo che non ci sono parole per esprimere ciò che state leggendo. Cosa posso dirvi? Due domeniche fa, mentre andavo a mare a piedi pensavo alla sigla idiota di Pippi Calzelunghe e invece del nome "Pippi" non so per quale umana legge della fisica, mi è sorto sulle labbra il nome Merlin.
E fu così che l'autrice perse definitivamente il senno.
In ogni caso sono più che consapevole delle assurdità presenti in questa fic, che è, per inciso, totalmente ed incondizionatamente priva di senso, e lo dico qualora si pensasse di cercare un qualcosa tra le righe. Non c'è nulla, solo tanta tanta follia ed un pizzico di... ho già detto follia? Molto bene v.v
E' la seconda shot parodico-demenziale che scrivo, la prima è qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=813466&i=1
Essì, qualcuno di voi penserà: ma questa non c'ha nient'altro da fare eh? Ha proprio tempo da perdere con 'ste storie-passatempo!
Beh no, in realtà avrei da studiare greco, latino e fisica e... perché non lo sto facendo? D: Volevo pubblicare e poi andare a studiare ma comunque... in ogni caso in quanto a fic, avrei altri programmi. Avevo acceso il computer con tre buoni propositi: il primo, scrivere il quinto capitolo di Changing, la mia long Merthur, poi di finire la Brolin (Brad-Colin) che avevo iniziato qualche giorno fa, e terzo, scrivere quell'accidenti di One-shot su Gwaine per il contest! D:
Riuscirò mai a fare tutto? Massì, dai! xD

Note: le parole in corsivo, se notate, sono anche in neretto, mentre il resto della storia è in una specie di grigio scuro. Questo perché? Ve lo spiegherò subito... quando ho cercato la canzone originale di Pippi Calzelunghe per poi poterla modificare in Merlin-version il testo era di quel colore (grigio-topo appunto) e non so per quale assurdo motivo ogni volta che rendevo la parola in corsivo la cambiava in nero invece di lasciarla nel colore originale. Ma siccome il risultato ottenuto mi è piaciuto ho deciso di riproporlo anche qui, giocando molto anche sul titolo con il contrasto nero-grigio. Non so ma mi sembrava figo *-* Avrete capito che tendo molto a copiare il testo in cui ho scritto la storia, perché è come se quel testo gli appartenesse, non so... e sì, sto sclerando!

Tornando a noi, mi auguro vivamente che questa fesseria (giusto per non sfociare nel turpiloquio) sia di vostro gradimento, un bacio e a presto! :)



   
 
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