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Autore: Geneviev    07/06/2006    13 recensioni
Non avrebbe mai creduto di poter fare quelle cose. Mai avrebbe immaginato di essere in grado di fare azioni tanto atroci. Eppure... Il suo dolce viso elfico, la sua voce, la sua anima... erano svaniti... e ora rimaneva solo la malvagità dell'Anello del Potere.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Legolas
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Innanzi tutto devo chiedere scusa al mitico J

Innanzi tutto devo chiedere scusa al mitico J.R.R.Tolkien, per aver abusato della sua magnifica opera. Spero mi voglia perdonare.

Premetto che l’idea di iniziare a scrivere è frutto dell’ispirazione che ho avuto leggendo un racconto che ho trovato nel web, quindi devo ringraziare l’autrice che non sono riuscita a ritrovare e mi scuso per aver preso consiglio dalla sua idea. In ogni modo la storia ha preso la sua piega senza che me ne accorgessi anche perche non seguivo uno schema preciso ed è venuta da sé.

È doveroso infine ringraziare la mia migliore amica che mi ha seguito e consigliato nell’evolversi della vicenda e devo chiederle perdono per aver abusato dei suoi pensieri.

Un ultimo e importantissimo grazie al grande scrittore che ha regalato meravigliosi momenti e la capacità di immaginare un mondo diverso.

Geneviev

a b

× b × Il Destino di un Elfo × a ×

Non avrebbe mai creduto di poter fare quelle cose. Mai avrebbe immaginato di essere in grado di fare azioni tanto atroci.

Sentiva il cuore battere flebilmente nel suo petto, non perché fosse debole, bensì perché non riusciva ad comprendere lo scopo di quel palpito.

Nella sua testa si accalcavano i ricordi di quel pomeriggio terribile. La festa… Le grida felici degli invitati, le luci colorate e soffuse delle lanterne che riempivano l’atmosfera di serenità, il dolce sapore del vino che scorreva a fiumi e il profumo della primavera nascente. Il palazzo degli Elfi era attraversato dalle sensazioni gioiose di tutti.

Lui se n’era stato in disparte, mentre rigirava nella mente l’immagine del sorriso di Henmenel. Aveva visto l’Elfa parlare amabilmente con Rùmil e aveva sentito una punta di gelosia ferirlo. Cominciava ad odiare tutti. I suoi amici, i suoi parenti… suo padre. Lo trattava sempre come un bambino. Nelle mani soppesava il fardello del potere e in lui si materializzava il pensiero di sfruttarlo.

Poi, tutta l’allegria della festa si tramutò in orrore. L’odore acre del sangue e della cenere riempì l’aria in pochi attimi. Le voci felici si trasformarono in urla disperate. I corpi degli Uomini caddero al suolo, sotto i colpi di spada. Le belle e solenni vesti strappate, le carni lacerate con brutalità. Il fumo, alzato dalle fiamme ardenti, annebbiava lo spazio e si addensava in crudeli spirali.

Erano arrivati gli orchi, richiamati dal potere dell’Unico. Ora ubbidivano ai suoi ordini. La battaglia era andata avanti per interminabili ore e, ad ogni minuto che passava, quel luogo si riempiva sempre più di odio e di dolore. L’oscurità avvolgeva ogni cosa con il suo nero manto.

La morte lo circondava. Il gelido spiffero mortale ricopriva ogni cosa. Il sangue. Si guardò le mani coperte di rossa linfa vitale. Per un attimo avvertì un fremito di terrore percorrergli la schiena. Aveva fatto tutto lui…

Percepì l’immenso potere del male pervaderlo nelle membra. Fremeva di malvagità, desideroso di vedere la paura sul volto di chi osava stare al suo cospetto. Era felice.

Un Anello brillava al suo dito. La luce diabolica e malvagia dell’inferno si rispecchiava nel suo sguardo gelido. Finalmente, si sentiva forte, potente.

Dominati dal potere dell’Unico, i custodi dei tre anelli elfici, fissavano il nuovo padrone della Terra di Mezzo con occhi pieni di ammirazione, e con loro i popoli elfici.

Lui, dall’alto della sua superba potenza, osservava i suoi sudditi pronti ad eseguire ogni suo ordine. Fermò il suo sguardo su Elrond di Imladris, detentore di Vilya, l’Anello di zaffiro degli Elfi.

"Fai portare i prigionieri". Il Mezzelfo chinò il capo e fece cenno ad una delle guardie. Orophin, una delle guardie del Bosco d'Oro Lothlorien, si avvicinò trascinando un Hobbit e gettò il malcapitato ai suoi piedi. Il Mezzuomo trattenne dentro di sé i gemiti di dolore. Il suo viso era sporco di terra e di sangue.

"Frodo… sono proprio felice che tu sia qui". C’era qualcosa di terribile nelle sua voce oscura.

"Ma che cosa ti è preso?! Ti è dato di volta il cervello?!" esclamò lui. Orophin tirò un calcio a Frodo per far tacere la sua insolenza.

"Non credo che tu sia nella posizione adatta per rivolgerti così a me. Non è divertente amico mio, il vecchio e il nuovo possessore dell’Anello" disse, indicando prima il Periain e poi se stesso. "È stato molto sciocco da parte tua non distruggerlo quando ne hai avuto la possibilità. Dimmi, ti senti un po’ in colpa ora? Dev’essere orribile portare un simile fardello… il peso della morte di tutte quelle persone innocenti". Frodo rimase basito di fronte a quelle affermazioni. L’Oscuro Sire si mise a ridere, divertito e compiaciuto.

"In ogni modo non ti dispiacerà rivelarmi dove sono rifugiati i tuoi insulsi amici…" riprese, calmo.

"Questo mai!" esclamò Frodo.

Non permetterti mai più di obbiettare il nostro Signore. Orophin schiacciò Frodo a terra con veemenza. Il Mezzuomo rimase accasciato, mentre un rivolo di sangue gli sporcava le labbra.

"Non ti permetterò di far loro del male".

Credi che il tuo patetico atto di coraggio consentirà ai tuoi amici di salvarsi da me? Povero ingenuo… Non ti servirà a nulla. Vediamo se con le cattive funziona… Elrond prepara una legione. Che marci sulla Contea e renda quel luogo fonte di dolore per tutti gli Hobbit".

No!. Un altro colpo percosse la schiena di Frodo, facendolo soffrire.

"Allora, ti decidi a parlare?". Il Mezzuomo abbassò lo sguardo, con il cuore pieno di pena, e rimase in silenzio.

"Benissimo…" affermò l’Oscuro "Orophin, occupati tu di lui e riportatemelo qualora dovesse cambiare idea. Devo sapere dove si trovano i ribelli…”.

Orophin prese Frodo per il collo e lo fece rialzare, strattonandolo con forza. Il Mezzuomo non riuscì ad opporsi all’energia del soldato e quando la sua presa si face più energica gridò per il dolore.

Il Signore Oscuro osservò l’Elfo mentre trascinava via il piccolo Hobbit. Un’ombra maligna riempiva il suo sguardo di ghiaccio.

"Mio Signore…" disse Gandalf, vedendo arrivare Rùmil, fratello di Orophin. Si girò e vide Henmenel tra le braccia del soldato. Si avvicinò a lei che lo guardava incredula e spaventata. Le mise un braccio dietro la schiena e la trasse a sé, stringendola con impeto. La giovane abbassò lo sguardo per non incontrare quello dellOscuro Signore.

Le alzò il viso e la baciò. Sentì la ragazza rabbrividire di paura al tocco delle sue labbra e ne rimase estasiato. Si fermò a fissarla con i suoi occhi impenetrabili e freddi, mentre lei deglutiva il timore che aveva nel cuore. L’Elfa alzò lo sguardo celeste che si incrociò con quello dell’Oscuro.

"Legolas…".

Il suono della voce tremante di Henmenel non sfiorò nemmeno l’animo del Principe.

"Cosa ti è successo? Non può essere…". L’Elfo strinse le mani intorno alle braccia della ragazza, facendole male. "Non posso credere che tu…".

"Zitta" le ordinò all’orecchio. Quella parola ferì l’Elfa come una lama affilata.

"Elrond, porta Henmenel nel Bosco. Sono sicuro che suo fratello farà di tutto per liberarla. Cadrà nella nostra trappola". Spinse la ragazza verso il Mezzelfo. "Sarai la mia esca, principessa".

"Non ti lascerò catturare mio fratello! Farò di tutto per impedirtelo" dichiarò la giovane, imprigionata tra le braccia del Mezzelfo.

"Credi che ti abbandonerà qui tra le mie mani?" chiese maligno "Pensavo che lo conoscessi…". La ragazza non seppe cosa replicare. "Portala via".

"Legolas! Non puoi farlo. Ti prego…". Il Sovrano di Imladris portò via l’Elfa e la sua voce si perse nell’aria, senza essere ascoltata.

Il Principe entrò nel palazzo. Camminò lento per i corridoi, sul suo volto regnava uno strano ghigno di realizzazione. Tutti erano ai suoi piedi. Esaudivano ogni suo desiderio, spinti dal rispetto, o più probabilmente dalla paura , che incuteva il suo nuovo, sconfinato, potere. Tutti… o quasi.

La sua stanza era immensa, celata dall’ombra del nuovo male che sorgeva in quel regno. Tutti i tessuti che addobbavano la camera erano neri. Gli piaceva quel colore buio e malvagio, sentore di odio e profondità.

Voleva rimanere solo, voleva non pensare alla rabbia che gli causava linutile ricerca dei traditori. Voleva godersi gli immensi poteri che ora percepiva scorrere fluidi lungo il suo corpo, in pace. Voleva complimentarsi con se stesso di quello che era diventato, lontano dai suoi inutili, nuovi servitori.

a b

Aragorn trovò Henmenel nella foresta. L’Elfa era in preda al panico, aveva cercato d’avvertirlo era una trappola. Lui labbracciò e le disse di calmarsi, sapeva cosa era successo e doveva accompagnarla ai Porti Grigi. Per proteggerla. Per difenderla da lui, da colui il quale si era fidato ciecamente, come di un fratello. Gli altri erano già al sicuro.

Henmenel era sua sorella, non di sangue, ma laveva adottata come tale. Suo padre era stato ucciso quando era ancora bambina e sua madre si era lasciata morire dal dolore. Aveva trascorso molti anni in un’inospitale casa di Uomini fino a che non aveva conosciuto Gandalf, egli laveva aiutata, portata via da quel luogo orribile e affidata alle cure degli Elfi di Lorien. Lady Galadriel, Dama del Bosco d’Oro, detentrice di Nenya, l’Anello di diamante degli Elfi, laveva cresciuta come una figlia, laveva aiutata a potenziare la magia e insegnato tutte le sue arti. Poi aveva lasciato Lorien e incontrato Aragorn, da lì era nata la loro amicizia e più il tempo passava più diventava fraterna. Sovente viaggiavano insieme e si divertivano a scoprire nuove cose luno dallaltra. Allincoronazione era al suo fianco ed aveva vissuto a Minas Tirith con lui e la sua famiglia.

"Aragorn, tu non capisci! Sono un’esca! Vattene via, ti prego. Fa veloce" lo esortò l’Elfa con enfasi, mentre lui cercava di liberarle i polsi dalle corde.

"Cosa?". Ma ormai era troppo tardi.

Ma guarda un po’… che coincidenza Aragorn, anche tu qui?. Aragorn si voltò e vide Legolas, appoggiato con la spalla ad un tronco e con le braccia conserte, che lo guardava con odio. I suoi occhi sorridevano malvagi, animati da una minacciosa oscurità. Cosa avevi intenzione di fare?. Dietro a lui comparve Elrond vestito della sua armatura Elfica, sorrideva con sguardo maligno.

Legolas, che cosa ti è successo? disse l’Uomo, anche se sapeva benissimo la risposta.

Il Principe fece un cenno con il capo. Due soldati presero Aragorn per le spalle, immobilizzandolo.

"Aragorn…". Il Dunedain si voltò e vide il triste volto della sorella, capì che sentiva tutta la colpa della sua cattura su di sé. Rumil si avvicinò alla ragazza e tagliò le corde che la imprigionavano, per poi prenderla per le braccia.

"Lasciami andare, Legolas sussurrò il Dunedain.

Lasciarti andare? No. Credo che ti sia sfuggito qualcosa, Aragorn rispose Forse non hai notato a chi ti stai rivolgendo. Finalmente ti ho tra le mie mani, non sai quanto piacere mi da questo momento. E ora pagherai per quello che mi hai fatto. Aragorn cercò di liberarsi dalla stretta dei soldati, ma la voce di sua sorella lo bloccò. Riuscì a girarsi quel tanto che bastava per vedere Rùmil puntare un coltello alla gola di Henmenel.

"Non ti azzardare a muoverti, altrimenti…". Il tono del guardiano era minaccioso.

Cosa ho fatto per meritarmi questo comportamento da parte tua? chiese Aragorn, con sguardo interrogativo, guardando verso l’Oscuro.

Non fare l’ingenuo. Sai benissimo quello che mi hai fatto. Eri convinto che sarei stato inerte mentre mi sporcavi con i tuoi insulsi atteggiamenti da Sovrano? Pensavi che un povero Elfo come me permettesse a tutti di mettergli i piedi in testa, facendosi schernire come uno schiavo? Credevi che fossi uno stupido?! Hai approfittato di me e dalla nostra amicizia! urlò lElfo.

Non è vero. Non avrei mai fatto una cosa del genere. Tu eri mio amico. Non avrei mai umiliato la tua persona, e nemmeno la nostra amicizia. Ti ho persino aiutato a conquistare il cuore di mia sorella ma tu hai preferito seguire unaltra strada e io ho solo cercato di proteggerla rispose il Numenoreano.

Taci! gridò l’Elfo con rabbia. Legolas sferrò uno schiaffo allUomo. Dalla bocca di Aragorn scese un rivolo di sangue. LOscuro osservò appagato il volto del Ramingo sporcarsi di sangue. Amava quel colore vermiglio, tempestato di dolore.

Lascia almeno andare Henmenel supplicò l’Uomo, fissandolo negli occhi.

No, mi spiace riprese lui, voltandosi a guardare la ragazza.

Non ti ha fatto nulla. Liberala".

Non mi ha fatto nulla dici tu… Eppure, non è innamorata di me.

"Cosa stai dicendo, Legolas? Come puoi pensare una cosa del genere?" disse piano Henmenel, con voce incredula, fissando il Principe.

Non è vero. Ti prego lasciala Sfogati su di me, ma lei….

Lei, cosa? sussurrò l’Oscuro, avvicinandosi a lui.

Lasciala andare. Senza farle nulla lo implorò.

È appagante, sai, vederti pregare… tuttavia temo proprio di doverti deludere. Henmenel è mia ora e non ho alcuna intenzione da lasciarmela scappare. Aragorn non sapeva cosa rispondere per risolvere la situazione. Osservò l’Elfo e notò l’Anello brillare al duo dito. .

È proprio lui. LUnico lo so che ti sembra incredibile, Aragorn. Invece ora mi sento più forte. Quella forza che non ho mai provato, ma ora ora posso fare qualsiasi cosa. Sono potente.

Come hai potuto farlo? Non riesco a concepirlo. Non riesco a comprendere come tu abbia potuto lasciarti sedurre dallAnello. Perché? chiese Aragorn, incredulo a tutto quello che stava succedendo.

Non fare il melodrammatico. Sei tu che stai facendo la cosa sbagliata. Perché non sei dalla mia parte?.

"Se stare dalla tua parte significa uccidere vite innocenti allora non…" iniziò il Numenoreano, alzando la voce. Ma la stretta delle guardie si fece più forte e l’urlo di sua sorella lo bloccò.

"Legolas, per favore…".

L’Elfo si avvicinò alla ragazza. Fece cenno a Rumil di liberarla. La prese per le mani e sorrise. Lei chinò il capo, non per riverenza, ma per non mostrare la sua paura. La paura che le incuteva ora il suo sguardo. Il ragazzo la poteva percepire comunque.

Non sentirti in colpa, Henmenel… anche se devo ammettere che questo tuo atteggiamento colpevole ti rende ancora più splendida. La ragazza non replicò.

Henmenel sussurrò Aragorn.

La principessa si voltò verso il fratello. Legolas la lasciò avvicinarsi al Dunedain. L’Elfa l’osservò negli occhi per un lungo istante. Gli accarezzò la fronte dolcemente. Riusciva a riconoscere le sue sensazioni, il dolore e la paura, strana in lui, che provava in quel momento. Non riuscì a dire nulla, ma il suo sguardo parlava da sé non sopportava lodio che era sorto tra le persone a lei più care. Non avrebbe mai voluto che succedesse tutto quello.

Non capiva… Con quale coraggio Legolas avrebbe fatto del male alle persone di cui era stato amico?

Come puoi fare una cosa del genere? chiese la giovane, voltandosi verso l’Oscuro Signore. Il suo sguardo era velato di lacrime. Guardò il Principe negli occhi, e rimase immobile alcuni istanti.

Non vedo il motivo per cui dovrei comportarmi diversamente. So solo che sono stato schernito troppe volte in vita mia, e ora mi sto vendicando per i torti subiti, comè giusto che sia rispose Legolas, con un ghigno beffardo sulle labbra.

Aragorn guardò Henmenel. Con quale coraggio Legolas avrebbe osato farle del male? Dopo tutto quello che aveva fatto e detto. Sapeva che lamico voleva bene a sua sorella, ma ora che aveva lAnello al dito non riusciva ad immaginare cosa avrebbe potuto fare. Guardò lElfo negli occhi, sperava che fosse tutto uno scherzo e che ora si sarebbero messi a ridere amichevolmente, ma ciò non accadde. Quella era la triste e crudele realtà

Henmenel, desidero che mi aspetti nelle mie stanze. Non voglio che tu assista alla sua punizione.

Non lascerò mio fratello qui a morire sotto le tue torture! Perché fai questo dopo tutto quello che è successo? Io ti conosco Legolas, tu non sei così. Tu sei lElfo dolce e gentile che aveva rapito il mio cuore. Non sei un assassino.

Io non sono più lElfo che hai conosciuto, non più. Ora io sono potente. Adesso smettila, Rumil e Orophin ti accompagneranno.

NON MI PIEGHERÒ ALLA VOLONTÀ DELLANELLO!. Legolas fissò lo sguardo in quello della ragazza, in silenzio. Non puoi obbligarmi ad obbedirti. L’Oscuro Signore sorrise. La sua ostinazione la rendeva ancora più desiderabile. Fece cenno alle guardie Elfiche di portarla via. Henmenel si voltò e guardò il fratello negli occhi. I due Elfi la presero per le braccia.

No, Aragorn…esclamò la ragazza spaurita. Il Ramingo abbassò lo sguardo, non voleva vedere il bel volto di Henmenel così disperato.

Legolas ti prego disse Henmenel, cercando di divincolarsi non fargli del maleti prego…”. Il Principe la guardò silenzioso, scuotendo lievemente la testa.

Ti prego ti supplico farò tutto ciò che vorrai ma ti prego…” continuò, dibattendosi tra le braccia delle guardie. LElfo si avvicinò alla giovane. Le mise le braccia intorno alla vita e la strinse a sé.

Farai veramente tutto ciò che ti chiederò? Ti piegherai alla mia volontà senza obbiettare?. Legolas non avrebbe voluto altro che vedere Henmenel alla sua completa mercé.

"Sì…” fu il sussurro della ragazza. Ma, ti prego lascia andare Aragorn. L’Oscuro Sire sorrise e la strinse ancora più forte, avvicinando il volto al suo.

Come vuoi principessa.

Henmenel no! Non farlo per me! gridò Aragorn, lontano da loro. La ragazza si voltò e guardò il fratello, poco prima che le guardie la trascinassero via. Non sapeva se Legolas avrebbe mantenuto la parola ma in cuor suo pregava che Aragorn rimanesse vivo.

Il Signore del male attese che le due guardie condussero Henmenel verso il palazzo e poi si avvicinò al prigioniero.

Non posso credere che si sia concessa a te dopo quello che ti sei permesso di fare! Quali menzogne le hai messo in testa? Cosa le hai fatto? chiese il Ramingo, con tono duro.

Io? Nulla. Non ancora disse il Principe, sorridendo maligno.

Dannato.

L’Elfo sfoderò la spada e si avvicinò minaccioso al Gondoriano. Avvicinò la lama al suo collo e l’Uomo incrinò indietro la testa.

Non ti posso lasciare andare così, capisci? Del resto ho promesso a Henmenel che ti avrei liberato, non che non ti avrei fatto nulla di male. Ora capirai cosa vuol dire soffrire" disse Legolas.

a b

Aragorn si risvegliò stordito. Cercò di mettersi seduto, ma un acuto dolore al fianco gli mozzò il fiato in gola, paralizzandolo.

Estel disse una voce flebile, sopra il viso dellUomo. Per fortuna siete vivo, temevo che…”.

"Nenredhel… cosa…?" cominciò l’Uomo confuso, portandosi una mano alla fronte. Gli girava la testa, riconobbe il ramato sapore del sangue in bocca. La ragazza non sapeva come rispondere, si sentiva un po’ imbarazzata.

Come hai fatto a trovarmi?" chiese il Re, portandosi la mano sul fianco.

Sono tornata indietro. Non vedendovi arrivare mi sono preoccupata e quando vi ho visto al suolo in fin di vita… mi sono sentita morire".

"Non avresti dovuto correre un pericolo tanto grande solo per me".

"Tu sei il Re degli Uomini, loro contano su di te. E anche io…" replicò timida "In realtà volevo tornare per Henmenel, non sopporto l’idea di saperla prigioniera… ma quando vi ho trovato…". Il Numenoreano cercò nuovamente di alzarsi, ma il dolore era troppo forte e la giovane lo fermò.

"Non muovetevi, Estel. La ferita potrebbe riaprirsi… tenete, prendete questo". Così dicendo porse all’Uomo una tazza ricolma di un profumato infuso fumante. Aiutò il Ramingo ad alzare le spalle.

"Cos’è?".

"È una pozione che dovrebbe aiutarvi a riprendervi. Non preoccupatevi, Sire. Non cercherò di avvelenarvi". La ragazza sorrise, cordiale.

Era contento nel vedere i suoi occhi felici, nonostante il male che ora correva ora per le strade della Terra di Mezzo. Il suo sguardo era magnetico eppure misterioso, come il crepuscolo. Non aveva mai visto degli occhi come i suoi. Verde smeraldo… ricordavano gemme preziose dei tempi antichi.

Nenredhel ti prego dammi del tu. E chiamami Aragorn se ti fa piacere disse il Dunedain, con sguardo lieto.

Nenredhel annuì con un cenno del capo e con un sorriso sincero. Il nome Estel mi piace moltissimo. Calò il silenzio. Il Dunedain bevve l’infuso in piccoli sorsi, constatando che non era poi così sgradevole come se lo era immaginato.

"Da quanto tempo...?".

"Ieri. Vi ho trovato privo di sensi e, quella orribile ferita… com’è possibile che siate ridotto così? Mi stupisco che voi…”.

Non sono invincibile". Ci fu una lunga pausa. "Sei stata al mio fianco per tutto questo tempo? E mi hai medicato?.

Sì, mio Sire rispose Nenredhel, sorridendo. Cercò di non far trapelare la forte emozione che provava dentro, nellessere stata accanto ad un Uomo così nobile ed averlo potuto aiutare. Non voleva sembrare volubile ed emotiva. Voleva mostrare la sua razionalità e la sua ardente serietà. Laveva in parte curato con erbe medicamentose trovate nel sotto bosco. Era in apprensione, temeva che le sue cure non fossero abbastanza potenti.

Ti ringrazio Nenredhel per quello che hai fatto, non credo sarei sopravvissuto se tu non mi avessi soccorso ammise poi.

Non ringraziarmi, Sire è stato un dovere e un piacere disse la ragazza. Dopo un breve silenzio aggiunse: Non essere così modesto, sei un Uomo molto forte, il più forte che abbia mai conosciuto, avresti resistito comunque.

Sei molto gentile. Ma i tuoi medicamenti sono stati essenziali.

Non sono perfetti. Me la cavo con impacchi e fasciature ma non sono una grande esperta si scusò Nenredhel Se ci fosse stata Henmenel avrebbe potuto curarti con i suoi poteri…. Sul volto dellUomo calò un’ombra preoccupata. Chi sa come stava sua sorella, cosa le stavano facendo. La giovane si accorse della sua preoccupazione e percepì i suoi pensieri, anche lei era preoccupata. Si sedette accanto al Ramingo.

Non ti preoccupare Nenredhel, va benissimo disse Aragorn, dopo una pausa. Elessar si chiese cosa provasse la ragazza ora che Legolas era cambiato così drasticamente. Avrebbe voluto trovare le parole meno dolorose per spiegare a Nenredhel quello che gli era successo, ma quando richiamava alla mente i ricordi il cuore gli si riempiva di angoscia e la ferita gli faceva un po’ più male.

Non… non importa… non parlare, cerca di non sforzarti…”. La ragazza interruppe i suoi pensieri.

Nenredhel aveva scorto troppo dolore nell’animo dell’Uomo. Lei aveva la capacità di leggere nelle menti delle persone. Aveva visto cosa era successo, laveva capito scrutando involontariamente nella testa del Re. Aveva cercato di resistere. Ma era stato più forte di lei. Unespressione cupa invase il viso della ragazza, anche lei non capiva come poteva essere successo a suo fratello.

Nenredhel era una Mezzelfa. Sua madre era una splendida Elfa di nobile famiglia e suo padre un Uomo. Aveva trascorso uninfanzia felice ma quando era diventata adolescente, la sua vita le era sembrata trasformarsi in un inferno. I suoi genitori, e le loro famiglie, dai caratteri tanto diversi e forti, discutevano animatamente ogni giorno. Lei si sentiva lunica responsabile di tutto quel dissapore. Pretendevano troppo da lei, non andava bene nulla di quello che faceva. Stanca di tutto quello se nera andata, era scappata. Era cresciuta nelle terre Selvagge, imparando a cavarsela da sola. Era stata in molti luoghi della Terra di Mezzo. Aveva conosciuto Sire Elrond e Gandalf. Lord Celeborn e Lady Galadriel. A Edoras, aveva incontrato Lady Eowyn ed era diventata la sua dama di compagnia. Tra loro si era instaurato una magnifica amicizia. Ma non poteva fare a meno di viaggiare. Finché non aveva incontrato Legolas. Lui l’aveva salvata dai ragni giganti che vagavano per i boschi. Poi laveva portata a casa sua e laveva medicata. Thranduil, il padre del Principe, laveva adottata. Con Legolas aveva un rapporto speciale, era sempre così dolce con lei e sapeva anche essere affettuosamente dispettoso come un vero e proprio fratello.

È stato Legolas a farti questo…". Nenredhel pronunciò quella frase, con fatica.

Sì… mi dispiace ammise lUomo Ha mantenuto la sua parola, non credevo. Ha promesso a Henmenel che mi avrebbe lasciato andare ma prima ha cercato di…” Aragorn non voleva parlar male del suo amico, non era rabbia quella che aveva in corpo. Era preoccupato per la sorella. Nenredhel non volevo dire quello che ho detto scusami sussurrò, notando la tristezza negli occhi della ragazza.

Non importa, Estel. Hai detto solamente la verità… non capisco cosa sia passato per la testa di quell’Elfo mormorò lei, fissando un punto impreciso davanti a sé.

La giovane percepì i pensieri del Ramingo. Sentì la sua immensa preoccupazione per Henmenel, era ansiosa anche lei. Era la sua migliore amica. E sapeva che il fratellastro con lUnico al dito era pericolosissimo.

Estel, si risolverà tutto, non è vero?".

"Non lo so, Nenredhel… ma spero di si".

"Non posso accettare l’idea che le persone a cui sono legata soffrino o facciano soffrire altra gente… Legolas deve recuperare il senno, altrimenti potrebbero succedere delle cose orribili sostenne la giovane, guardandolo negli occhi.

Aragorn annuì, con un pensiero triste negli occhi. La Mezzelfa sorrise piena di determinazione, per non cedere allo sconforto. Voleva salvare le persone che amava e sapeva, o almeno sperava, che ci sarebbe riuscita.

Il Numenoreano ricambiò il sorriso con gentilezza. La ferita gli doleva parecchio, ma dovevano andarsene da quel luogo. Cercò di alzarsi.

No, Estel sei ferito…” esclamò la ragazza, mettendogli le mani sulle spalle.

Non possiamo stare fermi qui. Ci staranno sicuramente cercando e potrebbe essere pericoloso rimanere. Non voglio farti correre rischi inutili. Dobbiamo andarcene subito. Anche la Mezzelfa lo aveva pensato, ma far muovere il Ramingo poteva essere rischioso.

"Dimenticavo…" aggiunse la ragazza "…questa è tua". La giovane porse al Sovrano degli Uomini la sua spada, Anduril, Fiamma dell’Occidente. "Era poco distante da te quando ti ho trovato".

"Grazie. Nenredhel…”. La ragazza porse una mano al Dunedain per aiutarlo ad rialzarsi. Quando fu in piedi provò un senso di mancamento e Nenredhel lo sorresse.

"Estel, sei ancora molto debole. Sei sicuro di non voler rimanere ancora". Aragorn la fissò negli occhi e la giovane seppe che non ci sarebbe stato nulla che avrebbe potuto fargli cambiare idea. Appoggiò il braccio sulle spalle della Mezzelfa. Era molto più grande e robusto di lei. La ragazza sentì il peso dellUomo su di sé, ma non provò troppa fatica. Fu colpita dal fatto che Aragorn si fidasse di ciò che faceva. La faceva sentire felice.

Nenredhel prese per le briglie il cavallo. Aiutò Aragorn a salire, poi si sistemò di fronte a lui. Sentì le sue braccia cingerle il busto. La Mezzelfa arrossì, ma cercò di non pensarci.

Cavalcarono in silenzio per molte miglia.

Nonostante Aragorn cercasse di scacciare il pensiero, la sua mente tornava sempre a quello che era successo il giorno prima… Gli si stringeva il cuore. Ripensò a quando trascorreva lunghe giornate in compagnia di Legolas, quando cavalcavano insieme per i campi incolti o si sfidavano con le armi. Mentre il suo amico pensava alla dolce Henmenel e non trovava il coraggio di dichiararsi. Perché aveva deciso di cambiare? Cosa lo aveva spinto a farlo? Era in pensiero per Henmenel. Quando laveva guardato con lo sguardo pieno d’infelicità e sofferenza, aveva impresso quell’istante nella mente dell’Uomo come un indelebile ricordo perseguitante.

Nenredhel osservò il Ramingo, notò il suo volto contratto dal dolore. Leggeva nei suoi pensieri, era unazione quasi involontaria, ma il dolore sul viso di quellUomo la spingevano a sapere. Sapere cosa rendeva i suoi occhi così carichi d’apprensione.

Si ritrovò a cercare una soluzione. Voleva capire cosa aveva condotto suo fratello a farsi soggiogare dellAnello. Si sentiva sottomesso al potere degli altri? Aveva paura di perdere Henmenel senza averla mai avuta? Era stanco di essere trattato come un bambino?

Eppure, fino a qualche settimana prima, era parso sempre lo stesso dolce ragazzo che la trattava sempre con affetto. Si erano promessi di proteggersi a vicenda, anche se Legolas diceva che lei non avrebbe fatto molta fatica, lui si sapeva difendere benissimo da solo. Ma cosa poteva essergli successo? Si sentiva distrutta.

La notte era ormai alle porte, ma già da ore il cielo si era oscurato di nubi cariche di pioggia e di presagi. Quella cupa atmosfera non faceva altro che deprime il cuore della ragazza. Nel firmamento buio non c’era nemmeno una stella, nemmeno una piccola luce di speranza.

Nenredhel sentì il peso di Aragorn su di sé e con quello anche i suoi timori. Girò la testa per poterlo guardare. Sentiva il suo respiro difficoltoso e notò il suo viso imperlato di sudore freddo. Gli mise una mano sulla fronte. Scottava. Si stupì di essere stata così sciocca da dare ascolto alle sue parole. Era terribilmente preoccupate per la salute del Re.

"Non ti preoccupare, Nenredhel… sto bene".

"Estel, hai la febbre altissima. Non possiamo andare avanti. Devo medicarti la ferita". Sapeva che gli inseguitori erano alle loro spalle, non avrebbe voluto fermarsi, ma non poteva permettere che Aragorn soffrisse in quel modo.

"No…" disse il Dunedain, prendendola per le braccia, ma quel gesto impulsivo lo fece fremere dal dolore. Sentì il respiro abbandonarlo per un secondo e strinse i denti. Aprì gli occhi, vedeva tutto offuscato. Si sentiva terribilmente debole. Avrebbe voluto che Nenredhel lo lasciasse lì, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Era una ragazza troppo decisa e sensibile.

"Mi dispiace, mio Sire. Devo disubbidirti". Un crudele rombo scese dal cielo, araldo della pioggia imminente. Si guardò intorno tormentata. Notò un incavo in unenorme masso, una piccola caverna, avrebbero potuto ripararsi lì.

Nenredhel avvertì il corpo di Aragorn abbandonarsi contro il suo. Per un attimo il panico l’accolse, ma poi, cercò di recuperare tutto il suo coraggio. Si avvicinò alla piccola grotte e fermò il cavallo. Aiutò luomo a scendere, raggiungere il riparo. Quando furono dentro lo fece sdraiare e gli mise la sua sacca sotto la testa. Singinocchiò accanto a lui. Guardò gli occhi chiusi del Ramingo. Sentiva, il suo respiro molto debole, difficoltoso.

Non sapeva cosa fare. Si sentì cedere allo sconforto. Sarebbe dovuta uscire a cercare i medicamenti per curarlo, ma non se la sentiva di lasciarlo solo. La sua luce si stava lentamente spegnendo.

"Estel…" lo chiamò piano. L’Uomo avrebbe voluto rispondere per rassicurarla, ma non ci riuscì.

La pioggia aveva cominciato a martellare con il suo monotono ritmo tutto ciò che bagnava. Il temporale si accaniva su ogni cosa con fare arrogante e minaccioso, quasi crudele. Nenredhel decide di accendere il fuoco. Vicino alla parete cera del pagliericcio secco e alcuni rametti. Li pose al centro del rifugio e usò il suo potere per far scoccare la scintilla. Il suo potere. Quello pericoloso e terribile, ma anche caldo e appagante, del fuoco. Fece scorrere la magia attraverso le sue braccia e la espanse con le mani. Divampò unalta e calda fiamma, esagerata forse per quel poco combustibile, ma cominciò subito a riscaldare quel luogo e i loro animi. Era un fuoco magico, veniva dal primordiale avvento del mondo. Ma Nenredhel non avrebbe potuto alimentarlo tutto da sola o sarebbe sfinita per lo sforzo.

Aragorn, resta qui tranquillo vado a cercare della legna e le erbe per medicarti". La Mezzelfa lo guardò e sorrise. Voleva rassicurarlo.

Fa molta attenzione mi raccomando. E torna presto, ti pregocontinuo lui.

Farò più in fretta possibile sussurrò la ragazza.

La giovane uscì con discrezione, mettendosi il cappuccio del mantello sulla testa. Camminò furtiva nella foresta, cercando di essere il più silenziosa e veloce possibile, districandosi attraverso gli alberi, mente la pioggia bagnava il suo corpo. Tastò il terreno, sotto i cespugli, per cercare la legna più utilizzabile. Raccolse un piccolo fascio di rami secchi abbastanza asciutti.

Aveva camminato molto e cominciò a preoccuparsi. Non trovò nessun’erba medicamentosa. Temeva di non riuscire a tornare in dietro in tempo. Era passato parecchio tempo da quando era uscita dalla grotta. Rifece la strada che aveva percorso correndo. Voleva sapere come stava Aragorn. Riusciva già a vedere lentrata del rifugio quando una piantina attirò la sua attenzione. Era Athelas, Foglia di Re, per fortuna.

Tornò da Estel. Raccolse lacqua piovana e preparò un impacco con le foglie curative appena trovate. Poi slacciò la tunica ad Aragorn e tolse la fasciatura. Il tessuto si era attaccato alla ferita che si era riaperta e ora sanguinava spaventosamente. Aragorn chiuse gli occhi per il dolore. Una fitta sul fianco gli spezzò il fiato. Strinse la mano della ragazza con forza.

Nenredhel tamponò la ferita cercando di interrompere il flusso. Le mani gli tremavano e non sapeva cosa fare per calmarsi. Respirò a fondo, riempiendo a pieno i polmoni per poi liberarli lentamente. Notò lespressione sofferente del Re.

Perdonami si scusò piano, timorosa di essere poco prudente.

Non ti preoccupare… va tutto bene la rassicurò lui.

La giovane medicò lUomo con mani delicate. Rifece la medicazione il più resistente e sicura possibile, cercando di non fargli del male. Sembrava che il sangue si fosse fermato, ma Aragorn scottava ancora. Il Re tremava di freddo. Non dava segni di miglioramento. Nenredhel rimase accanto a lui, tamponandogli la fronte e tenendogli la mano. Aveva usato il suo mantello per coprirlo.

La notte era passata e lalba spuntava allorizzonte, spruzzando di luce il cielo ad est, sopra gli alberi fitti. La pioggia era finalmente cessata. Il dolce tepore del giorno profumato di rugiada destarono il Ramingo con grazia. Nenredhel era coricata al suo fianco, stava ancora riposando e stringeva la sua mano.

LUomo sorrise, si tastò il costato e il fianco. La ferita gli doleva ancora ma era certamente migliorata, le cure di Nenredhel erano stare preziose. Doveva svegliare la ragazza, dovevano ripartire e trovare un luogo più sicuro. Gli dispiaceva scuoterla dal torpore dei suoi sogni… magari stava immaginando che fosse tornato tutto a posto, che avrebbe riabbracciato suo fratello e la sua amica ridendo di felicità. Rimase ancora qualche minuto ad osservarla respirare al calmo ritmo del sonno, cercando di recuperare le forze. Poi la mosse piano.

Nenredhel svegliati le sussurrò vicino allorecchio.

a b

Henmenel era seduta sul letto dellOscuro Signore. Aveva le mani legate alla testata, da una corda allentata che le dava la possibilità di muoversi, ma non di scappare. I polsi le facevano male, la irritava la ruvida stretta che li cingeva. Legolas entrò nella stanza.

Si avvicinò al tavolo vicino alla parete. Su di esso vi era una bottiglia di vino rosso e qualche calice di cristallo. Legolas versò la bevanda in un bicchiere e ne inalò il profumo. Si avvicinò al letto. Henmenel si mise in ginocchio e guardò lElfo con occhi intimoriti. Non poteva credere che quello era lElfo a cui voleva tanto bene. Legolas le porse il calice sorridendo con occhi sottili.

Non mi piace il sapore del vino disse lElfa.

Questo è ottimo sei sicura di non volerne?. Henmenel abbassò il capo dopo aver annuito.

Dovè Aragorn? chiese la ragazza, con voce tremante.

L ho lasciato andare, come ti avevo detto.

Non so se posso crederti. Perché avresti dovuto lasciarlo fuggire?.

Hai ragione. Non ti dovresti fidare di me. Sul volto di Henmenel passò unombra di terrore.

Legolas bevve solo un piccolo sorso continuando a fissarla maligno, poi tornò al tavolo e poggiò il bicchiere. Si voltò a guardare la giovane Elfa. Camminò lentamente verso di lei cominciando a slacciarsi la tunica blu notte. Arrivato al fianco del letto si mise in ginocchio davanti lei e la prese per i fianchi. Lavvicinò a lui sorridendo maliziosamente. I loro visi erano molto vicini, quasi si toccavano. Henmenel era a disagio.

Hai promesso che avresti fatto tutto ciò che ti avessi chiesto…” sussurrò, sfiorandole lorecchio.

Henmenel non riuscì a rispondere. Era tormentata dal pensiero di suo fratello, come stava? Tuttavia la vicinanza di quel corpo, la metteva in terribile imbarazzo.

Legolas la strinse forte per la vita. La ragazza non sapeva cosa fare, sentiva il suo respiro sulla bocca.

Baciami le ordinò a bassa voce.

Henmenel non voleva cedere hai suoi ordini. Non voleva che lui la trattasse così. Ma quelle sue provocazioni le facevano girare la testa. Le sue labbra socchiuse ora le facevano paura. Ma le aveva desiderate a lungo

Henmenel si lasciò andare agli istinti. Baciò le sue labbra.

Legolas sorrise. Era piacevolmente compiaciuto. Con un pugnale tagliò la corda che legava i polsi della ragazza e lei gli mise le mani dietro il collo.

LElfo la fece stendere sul letto mentre la baciava con trasporto. Si sdraiò sopra di lei e le accarezzò i fianchi. Iniziò a baciarle il collo, sfiorandole la pelle. La sentì rabbrividire al tocco delle sue labbra, sapeva che quella meravigliosa tortura la faceva impazzire.

Henmenel sentì quel corpo sopra il suo, i sospiri sul collo, le mani le toccavano la schiena. Avvertì le sue carezze sfiorarle velocemente la pelle. Aveva le mani fredde come il ghiaccio e come il suo nuovo animo.

LElfo cominciò a muoversi sopra di lei. La sensuale sensazione che inizialmente provava la ragazza si trasformò in terrore. Non voleva. Sapeva che Legolas non era in sé, non era il vero Legolas. Lui non lavrebbe mai trattata in quel modo. Henmenel cercò di allontanarlo da lei, spingendo via la sua spalla. Lui le strine i polsi e li premé contro il cuscino. Aveva la possibilità di farle tutto ciò che voleva, e lElfa lo sapeva. Anche volendo non sarebbe stata capace di respingerlo, nemmeno usando la magia, era troppo debole. Legolas era oltremodo forte per lei e ora era anche più potente. Queste sue paure, lui, poteva percepirle benissimo, e ciò lo faceva sentire ancora più appagato. La osservò mentre tremava con gli occhi serrati. Sorrise deliziato. Ricominciò a baciarla. Prima le spalle, poi il collo, il mento e infine ritornò alla bocca. Cominciò nuovamente a muoversi contro il suo corpo, mentre la stuzzicava con il tocco delle sue labbra.

LElfa si risvegliò avvolta dal lenzuolo, nel letto dellOscuro Signore. Aveva il volto rivolto verso la stanza. Sentì il respiro profondo di Legolas. Lui era supino con le mani incrociate dietro le testa, la coperta lo copriva fino al ventre e gli lasciava il petto scoperto. Henmenel si chiese a cosa stesse pensando, ma in realtà erano molti dubbi che le turbinavano in testa. Ricordò lo sguardo di suo fratello. Chissà se stava bene. Se Legolas lo aveva veramente lasciato andare. Si sentiva una stupida, aveva soddisfatto i desideri del Signore dellAnello e non sapeva nemmeno se Aragorn era salvo.

Legolas…” lo chiamò in un sussurro. LElfo le fece capire che era sveglio con un mormorio.

Posso farti una domanda?

"Sì rispose freddo. La ragazza sentì quel gelo spezzarle il cuore. Lui continuò a fissare il soffitto.

Perché hai scelto me per? Ci sono molte ragazze che avrebbero voluto passare con te la notte, senza opporsi né lamentarsi. Anzi, avrebbe fatto loro piacere.

È proprio per questo principessa tu hai paura di me" le disse lui, mettendosi sul fianco "Lo sento quando ti tocco le altre posso averle ai miei piedi con un soffio. Tu vorresti respingermi…”. Si avvicinò a lei e cominciò ad accarezzargli il braccio nudo con le dita. Le sfiorò la spalla, baciandola lievemente. Lei rabbrividì. E poi sei tu che desidero le sussurrò piano allorecchio.

Legolas si alzò e iniziò a vestirsi. Andò a sciacquarsi la faccia. Poi s’infilò una tunica e aprì la porta per uscire.

Mi lasci qui da sola? lo richiamò lElfa. Il Principe si avvicinò al letto, la ragazza si era messa in ginocchio. Le prese le mani e le baciò.

Non preoccuparti qui non ti succederà nulla.

Ma io non voglio, non posso, rimanere chiusa in questa stanza tutto il giorno. L’Elfo sorrise insensibile e labbracciò. Poi uscì dalla camera lasciando la giovane sola, mente una timida lacrima le solcava il volto.

Dopo qualche ora sentì bussare alla porta. La soglia si socchiuse e una voce la chiamò flebile.

Principessa Henmenel…” era la voce di Rùmil.

"Sì rispose asciugandosi le guance.

Il mio Signore ha ordinato di portarvi questo e di scortarvi qual ora voleste uscire le disse, porgendogli un vestito dalla stoffa delicata e chiara, verde acqua.

Henmenel era ancora sul letto, coperta dal lenzuolo. Guardò Rùmil diffidente. Anche lui si era fatto corrompere. Perché?

LElfa abbassò lo sguardo, imbarazzata. Rùmil capì che la sua presenza la metteva a disagio e uscì dalla stanza. La ragazza si alzò, indossò il vestito e si guardò allo specchio. Notò che aveva gli occhi arrossati. Cercò di respirare profondamente per calmarsi. Ora non sapeva cosa fare.

Rùmil…” disse, aprendo la porta.

Sono qui, principessa rispose lui, cercando il suo viso.

Vorrei andare a vedere le prigioni.

Non credo che il mio Signore sia daccordo.

Suvvia, non ha dato alcun ordine in contrariocercò di convincerlo con occhi supplichevoli.

Principessa, se volete sapere dovè Elessar vi assicuro che non è qui. Credetemi

Ti prego…” lo supplicò.

Rùmil non sapeva cosa dire. Se fosse successo qualcosa a Henmenel non sarebbe stato perdonato, perdonare non è una caratteristica dei possessori dellUnico. Ma lo sguardo della ragazza gli faceva compassione. E poi non avrebbe trovato suo fratello nelle prigioni e lavrebbe scortata in un altro luogo. La guardò sospirando, poi sorrise. LElfa comprese che era riuscita nel suo intento.

Camminarono attraverso i lunghi corridoi. Le pareti erano spoglie e desolate. Svoltarono molte volte a destra e a sinistra. Incontrarono delle scale e ne scesero alcune rampe.

Siete sicura? le chiese quando giunsero davanti ad una grande porta in legno, illuminata dalla luce delle torce appese alle pareti. Al di là della porta Henmenel sentiva provenire delle flebili urla e tremò raccapricciata. Guardò la guardia negli occhi e rispose.

"Sì. LElfo esalò un lungo respiro e aprì il passaggio con le chiavi.

Quando furono entrati, lElfa percepì lintenso odore di sangue e il dolore delle persone, che erano passate da quella soglia. Arrivarono due orchi con delle particolari armi in mano. Ghignarono qualcosa nella loro lingua ma quando videro Rùmil con la sua armatura se ne andarono velocemente.

LElfo guardò la ragazza. Sperò che gli chiedesse di portarla via ma, nello sguardo, vide la sua ostinazione. Camminarono ancora per qualche metro. Ad ogni passo Henmenel sentiva che quel luogo era oscuro e ripugnante. Giunsero ad una stanza dove alcuni Elfi stavano parlando, sorseggiando boccali di birra. Rùmil li salutò. Le guardie Elfiche videro la ragazza e sorrisero stranamente. Rùmil la presentò come la principessa del loro Signore.

È un vero piacere fare la vostra conoscenza Lady Henmenel disse uno di essi. La ragazza abbassò il capo in segno di saluto.

Si può sapere cosa state aspettando manica di stupidi Elfi? sbraitò una malevole voce di orco.

Arriviamo sudice creature urlò una delle guardie, maledicendoli poi a bassa voce.

Nella stanza rimasero in tre. Vi erano Rùmil, Henmenel e Orophin, a lui era stata affidata la custodia delle carceri.

Volete sedervi? chiese Rùmil alla ragazza. Henmenel rifiutò. Poi osservò i due Elfi gustare la bevanda e ne approfittò per fare un incantesimo. Fece calare nella stanza una dolce sonnolenza e in pochi minuti le due guardie si addormentarono.

Sfruttò loccasione per uscire della stanza. Si mise a correre per i corridoi cercando qualcuno dal viso familiare. Vide camere per le torture, dal pavimento coperto di sangue. Prigionieri doloranti e sfigurati le cui mani uscivano dalle fessure delle celle. Catene insanguinate e fruste. Cercò di essere il più discreta possibile per non farsi notare da nessuno. Si ritrovò in una parte delle segrete stranamente silenziosa e debolmente illuminata dalle torce. Si avvicinava agli spiragli delle porte, ma vedeva solamente uomini e donne deboli, rannicchiati su loro stessi. Allimprovviso una mano afferrò il suo braccio.

Henmenel…”. Una voce conosciuta. La ragazza non riuscì subito a riconoscerla e si spaventò a morte.

Eomer…” disse con voce felice e infelice allo stesso tempo. Il ragazzo, Re del Regno degli Uomini di Rohan, era rinchiuso in una piccola cella dalla porta in legno e ferro.

Cosa ci fai qui? È pericoloso devi andartene! la supplicò lui, con occhi allarmati.

Come state? continuò senza rispondere.

Io sto bene, ma tu devi scappare. È pericoloso stare qui.

Henmenel avrebbe voluto liberarlo ma sapeva che non sarebbe uscito vivo dal palazzo. Il suo cuore sapeva che lo spirito delluomo era forte e fiero, non le avrebbe mai permesso di renderlo libero, mettendo ulteriormente il pericolo la sua vita.

Ad un tratto arrivò un gruppo d’orchetti. Henmenel sentì un tuffo al cuore. Nonostante le preghiere dei due, uno di essi notò un individuo fuori dalle celle. Si avviò deciso verso Henmenel digrignando i denti ed emettendo versi tremendi. Quella sudicia creatura cercò di ferirla, ma lElfa lo scaraventò verso il fondo del corridoio, stordendolo, con i suoi poteri. Quellazione innescò un’orribile reazione nei suoi nemici che si avventarono su di lei con furia omicida. Non ce lavrebbe mai fatta a respingerli tutti. Sembrava finita, quando una luce accecante inondò l’intero posto. Henmenel si accasciò a terra coprendosi il viso con il braccio.

Cosa sta succedono? urlò, seria, la voce di Legolas.

Gli orchetti erano tutti al suolo, probabilmente morti. Le guardie Elfiche arrivarono di corsa. Quando Legolas vide Rùmil lo osservò minaccioso con i suoi occhi gelidi. La guardia abbassò il capo, non sapeva cosa fare e come scusarsi. Il Principe tirò un forte schiaffo a Rùmil e lo fece quasi cadere.

Ti avevo ordinato di non lasciarla o sbaglio? gridò lui, avvicinandosi poi allElfa, per prenderla in braccio.

Mi dispiace mio Signore, è stata colpa mia disse Rùmil. Legolas lo superò con Henmenel tra le braccia, senza degnarlo di uno sguardo.

Portate via quei cadaveri ordinò A te penserò più tardi dichiarò poi, rivolgendosi a Rùmil.

LElfo percorse velocemente i corridoi delle prigioni. La ragazza stava ancora tremando.

Rùmil non ha fatto nulla di male. Sono stata io a farli addormentare.

Perché lo hai fatto? le chiese lui, posandola. Ci fu un lungo attimo di silenzio.

Non lo so volevo sapere dovè mio fratello. LElfo la guardò taciturno. Poi Labbracciò.

Credimi, tuo fratello non è qui lo ho lasciato nella foresta le sussurrò piano.

Come? Come sta? implorò la ragazza, speranzosa.

È ferito ora va nella mia stanza Henmenel, per favore.

Non punire Rùmil, te ne prego. Lui non ha fatto nulla continuò, ignorando la richiesta.

Ho rischiato di perderti per una sua indulgenza…”

No! Sono stata io a farli addormentare è stata colpa mia, prenditela con me lo fermò.

Preferisci che punisca te?. Legolas sorrise.

Io Sono io che l ho fatto addormentare…” disse l’Elfa, tremante.

Sai qual è la tua debolezza Henmenel…” le chiese, avvicinandola a lui Sei troppo buona ora va nella mia stanza. Il modo in cui parlò il Principe, fece gelare il sangue nelle vene di Henmenel.

LElfo fece accompagnare la ragazza da una guardia. Quando fu chiusa nella stanza, la giovane Elfa sentì l’immensa desolazione che la riempiva. Era rimesta sola, in piedi, mentre guardava il paesaggio fuori dalla finestra. Stava pensando alle persone a cui voleva bene ad Aragorn, a Nenredhel S'accorse che stava tremando.

Legolas aveva fatto portare del cibo alla ragazza. Arrivò dopo molte ore. Aveva le mani coperte di sangue, andò a lavarsele. Henmenel era seduta sul letto, spaventata.

Stai tremando Henmenel? le chiese, mente si asciugava le mani con un panno. La ragazza lo guardò per un istante negli occhi e abbassò subito lo sguardo.

Cosa…” non riuscì a finire la frase.

Non devi preoccupartene. Dovevo dargli una lezione le disse, prendendole le mani.

Ma…”.

Sei bellissima, così sensibile e gentile…”.

Come sta Rùmil? chiese lElfa.

Rùmil bene, lui sta benissimo…” rispose.

E di chi era quel sangue? domandò disgustata. Legolas le fissò il viso e sorrise. Cominciò a baciarla sul collo.

TI HO FATTO UNA DOMANDA! RISPONDIMI! gridò la ragazza, allontanandolo di scatto.

Mi fai diventare matto quando fai così…”.

Il ragazzo si sedette di fianco a lei, osservando un punto indefinito della stanza. Henmenel lo fissava, in attesa di una risposta.

Orophin lo ho ucciso disse, voltandosi verso di lei. LElfa stentava a crederci. Non riusciva a capire. Sentì quellaffermazione rimbombarle dentro, squarciandole lanima.

Perché? volle sapere.

Dovevo far capire a quello sciocco di Rùmil, cosa si prova a perdere una persona cara. Ora lo sa. Lo ha provato sulla sua pelle.

Sei orribile! esclamò lei, alzandosi dal letto. Henmenel non poteva accettarlo. Era tutta colpa sua. Era stata lei a provocare tutto. Ora Rùmil lavrebbe odiata per leternità.

Tornerò più tardi. Cerca di calmarti nel frattempo disse Legolas severo, avviandosi verso luscita.

La ragazza lo guardò con disprezzo. Non poteva fare nulla, ma non poteva nemmeno accettare. Non appena lOscuro Signore fu uscito dalla camera, sbattendo la porta, sentì le lacrime rigarle il viso. Si sentì solamente un’inutile ragazzina.

a b

Aragorn e Nenredhel stavano cavalcando veloci. Lontani dal sentiero, protetti dallombra degli alberi. Nenredhel si chiese se non si sarebbero persi, se Elessar sapesse dove stessero andando. In cuor suo sapeva che poteva fidarsi ciecamente di lui, era un Uomo intelligente e astuto, non avrebbe mai fatto nulla di stupido. Si sentiva bene con lui. Si appoggiò al suo petto, preoccupandosi di non fargli del male.

Aragorn avvertiva ancora un dolore lancinante al fianco e si sentiva estremamente debole. Voleva raggiungere gli altri, le persone che si erano opposte al potere dellAnello. Cavalcava fiero, nonostante il male che provava, con quella giovane e promettente ragazza tra le braccia. Sentiva il peso della sua testa sul petto e non poté evitare di sorridere. Era contento d’averla al suo fianco.

Provava una profonda stima nei confronti di Nenredhel, come lei nei suoi daltronde. Oltre al fatto che fosse una delle più potenti creature dotate di magia e che i suoi poteri erano tra i più pericolosi e difficili da controllare, la ammirava per il coraggio, la forza e la tenacia. Era una ragazza testarda. Alcuni considerano la testardaggine come un difetto. Lui preferiva definirla una forma più accentuata della determinazione. Questo era certamente un pregio, per lui. Era intelligente, colta, e questo non si rimprovera, indubbiamente, a nessuno. Sapeva essere tremendamente aggressiva e ostinata, una guerriera formidabile, eppure dolce e tenera, come una bambina. Amava la libertà e la sincerità, come sua sorella Henmenel.

Estel, stai bene? domandò Nenredhel.

"Sì, grazie rispose lui.

Sei sicuro? Non vuoi che ci fermiamo un momento?.

No, sto bene non preoccuparti.

Invece mi preoccupo, saresti capace di fare tutto il viaggio dolorante…”.

Sei molto perspicace! Comunque ci fermeremo più tardi se ce ne sarà bisogno sorrise il Ramingo.

Va bene disse la ragazza, con la rassegnazione nel cuore. Non poteva mettersi contro di lui.

Continuarono a viaggiare per molte ore. A volte in silenzio, a volte intonando dolci canzoni Elfiche, altre parlando per tirarsi su il morale. Si fermarono solo una volta, per dissetarsi sulle sponde di un fiumiciattolo e per cibarsi delle poche scorte che avevano. Al crepuscolo avevano già coperto molta strada ed entrambi desideravano riposarsi, anche se non lo davano molto a vedere.

Finalmente, avevo proprio bisogno di sgranchirmi le gambe esclamò la ragazza.

Già.

Ora ti devo rifare la medicazione, abbiamo ancora dellAthelas.

Sei molto gentile Nenredhel sorrise Aragorn, guardandola negli occhi.

I due accesero un fuoco e prepararono la cena. Fecero scaldare le provviste e prepararono limpacco per Aragorn. Nenredhel tolse la bendatura e tamponò la lesione, come aveva fatto la sera precedente. Il Ramingo sentì le mani leggere della ragazza muoversi accortamente sulla sua pelle. Quando la medicazione sfiorò appena la ferita, sentì un dolore tremendo bruciargli il fianco. Strinse il braccio della Mezzelfa ma, subito, cercò di calmarsi per non scoraggiarla.

Ti ho fatto male Estel?.

No, non è colpa tua. È normale rispose Aragorn.

Mi dispiace non volevo....

Nenredhel non ti preoccupare le disse prendendola per le braccia e fissandola intensamente con i suoi profondi occhi grigi. La giovane sentì il suo cuore battere allimpazzata, non sapeva cosa le stesse prendendo. Quello sguardo su di lei la metteva in imbarazzo, ma non le dispiaceva più di tanto. Sarebbe rimasta così ancora per molto tempo.

L’Uomo labbracciò piano senza curarsi della sofferenza che avrebbe potuto provocare il suo gesto. Avvertì lagitazione del cuore della ragazza e si stupì, non credeva di farle questo effetto. Voleva solo dimostrare la sua riconoscenza e il suo affetto.

Nenredhel finì di fasciare il torace del Re di Gondor ancora piena d’emozione. Poi cenarono e si accovacciarono avvolti nei mantelli. Cercavano di scacciare i cattivi pensieri.

"Nenredhel, dormi ora. Sarai stanca. Starò io di turno disse Aragorn.

Non è meglio che riposi tu? Sei ancora ferito.

No. Hai già fatto molto. Ti sveglierò quando sarà il tuo turno.

Ma…”.

La ragazza notò lespressione del Ramingo e non riuscì ad opporsi. Era una delle pochissime persone al mondo che riuscivano a domare il suo carattere. Attraverso queglocchi e quel volto scorgeva la nobiltà, la regalità che scorreva nel sangue dellUomo. Un Uomo che aveva vissuto una lunga vita in esilio, vagando per le terre Selvagge, era questo che ammirava di più in lui. Nonostante avesse scelto di vivere la sua vita in disparte, lontano da obblighi e doveri, aveva accettato di salire sul trono per il bene degli Uomini. Inoltre la sua esperienza era formidabile in qualsiasi campo ed era unottima guida.

Nenredhel stava sognando. Era circondata da alberi altissimi, in una foresta fitta e scura. Sentiva strani rumori provenire da ogni direzione. Qualche strana bestia strisciava sotto le foglie cadute, oscure creature sui rami che la minacciavano con i loro versi, passi, sussurri, ombre irriconoscibili. Stava tremendo dalla paura, non sapeva più cosa fare, dove andare. Poi, allimprovviso, una luce. Un bagliore accennato apparì da dietro i tronchi, vide qualcuno avvicinarsi. Questi protese le mani verso di lei e la Mezzelfa sentiva che poteva fidarsi. Labbracciò. Era Legolas. Era tra le braccia del suo fratellone.

Aragorn non aveva il coraggio di svegliala. Le mise una mano sulla spalla sorridendo. La ragazza socchiuse gli occhi. Percepiva il grande e protettivo palmo del Ramingo avvolgere la sua piccola spalla.

Nenredhel…” la chiamò.

Mmm si, sono sveglia. La giovane si strofinò gli occhi e notò lalbore che colorava il cielo. Estel, ma perché non mi hai chiamato prima? Sei rimasto sveglio tutta la notte.

Non ti preoccupare. Sto bene, tu avevi bisogno di riposo.

Ma non è giusto. Avresti dovuto svegliarmi!.

Sei così carina quando dormi, non ne ho avuto il coraggio. Sembri tranquilla disse sorridendo e alzandosi. Nel farlo sentì un forte dolore alla ferita e si tastò il fianco.

Estel, stai bene? chiese la Mezzelfa, avvicinandosi a lui per aiutarlo a sorreggersi.

"Sì dobbiamo sbrigarci. Siamo quasi vicini. Quando arriveremo…” si interruppe respirando a fatica “…ti prometto che mi sottoporrò a una dettagliata e spossante cura.

I due sorrisero e si prepararono a riprendere il viaggio. Nenredhel aveva un gran timore nel cuore, la ferita di Aragorn era profonda, le sue cure non erano bastate. Pregò di arrivare il prima possibile in un luogo ospitale e di poter aiutare Re Elessar in qualsiasi modo possibile.

Ripresero a cavalcare in sella al cavallo della ragazza. Lei era davanti e teneva le redini, guidata dalla voce profonda di Aragorn che la teneva dai fianchi. Passò molto tempo. Nenredhel percepiva il dolore che provava il Ramingo ma lui insisteva per andare avanti.

Il sole già cominciava la sua lenta discesa verso lorizzonte, i due cavalieri non si erano ancora fermati della mattina.

Siamo arrivati sussurrò Aragorn.

La Mezzelfa si guardò intorno. Non si ricordava di aver mai visto quel posto. Cerano molto cespugli, fitti e alti, i cui fiori erano appassiti. Più si addentavano in quel labirinto verde scuro, più la ragazza intuiva che non sarebbe stata capace di tornare indietro. Arrivarono ad una siepe e la seguirono per un po, finché non trovarono un piccolo passaggio attraverso di esso. Lo oltrepassarono. Nenredhel scorse da lontano unalta recinzione il legno poco prima di sentire il corpo di Aragorn piegarsi addosso al suo. Spaventata ma decisa, colpì i fianchi del cavallo, che aumentò nettamente il passo. Giunta alle imponenti mura chiese a gran voce aiuto, non le importava chi le avesse aperto, limportante era che qualcuno li aiutasse.

Lenorme portone si aprì lentamente. Nenredhel si avvicinò piano e vide un gigantesco orso dal manto nero annusare laria. La ragazza respirava piano, era timorosa. Dietro alla bestia apparve un Uomo, più o meno della stessa stazza.

Aiuto! Vi prego aiutatemi!.

Chi è là? chiese lUomo.

Sono Nenredhel! Sono insieme a Re Elessar, è ferito! Abbiamo bisogno di aiuto! rispose.

Avvicinatevi…”.

La ragazza superò il passaggio e lOmone vide Aragorn.

Grampasso lo chiamò, riconoscendolo.

Beorn…” sussurrò lui, appoggiandosi alle spalle di Nenredhel.

Presto seguitemi. Qui siete al sicuro. I miei animali sorvegliano tutta la zona disse Beorn.

LUomo li guidò attraverso il suo giardino. Allinterno delle cinta la vegetazione era più rigogliosa, si potevano notare i fiori di mille colori, nonostante loscurità. Finalmente arrivarono alla casa di Beorn, che fece preparare i loro letti e le medicazioni per Aragorn.

Nenredhel rimase al fianco del Re mentre veniva curato e anche dopo. Gli era tornata la febbre e sudava freddo. Lei accarezzava la sua mano con delicatezza, cercando di confortarlo. Spesso gli rinfrescava la fronte con una pezza bagnata. Era preoccupata, sentiva il Re di Gondor star male e perdere piano le forze.

Nenredhel, è meglio che ora riposi un pochino sarai stanchissima dopo tutta la strada che hai percorso e dopo tutto quello che hai passato le disse Beorn.

No, non sono stanca e poi… voglio rimanergli accanto.

Sei veramente una ragazza doro. Forte e tenace sorrise, appoggiando la grossa mano sulla sua spalla. Nenredhel ricambiò il sorriso e poi continuò a fissare Aragorn.

a b

Legolas camminava velocemente, diretto alla sala del trono. Arrivato, si sedette, ascoltando le parole dei suoi consiglieri.

Mio Signore, i traditori non sono stati ancora trovati ma siamo sulle loro tracce.

Aragorn è ancora vivo? chiese Legolas.

Non lo abbiamo ritrovato, mio Signore, deve essere riuscito a fuggire disse Galadriel.

SIETE UN BRANCO DI IDIOTI! COME AVETE FATTO A FARVELO SFUGGIRE?! È UN UOMO PRATICAMENTE MORTO! La ferita che gli ho fatto non gli può aver permesso di sparire così facilmente da sotto il vostro naso! Vi avevo dato l’ordine di seguirlo!".

"Mio Sire, deve sicuramente averlo aiutato qualcuno, come dite voi, la ferita era troppo profonda. Lo abbiamo sottovalutato. Il Principe sembrò montare su tutte le furie, ma fece un profondo respiro che colmò il suo sguardo d’odio silenzioso.

"Quella stupida… è stata lei!". Nessuno aveva il coraggio di parlare, per paura di incorrere nelle ire dell’Oscuro Sire.

Saruman ha dato tutta la sua disponibilità nel rafforzare gli eserciti, mio Signore lo informò Gandalf, dopo una lunghissima pausa.

Non ne avevo dubbi disse sorridendo. Voglio che una parte dellesercito avanzi su Rohan, Edoras deve essere rasa al suolo. Manda un messaggio ad Isengard, gli Uruk-hai devono attaccare da ovest. Cominceremo a cercare i ribelli dalla dimora dei Signori dei Cavalli.

Sarà fatto rispose Gandalf.

Benissimo. Tenetemi informato su tutto.

Come volete.

Dopo una fugace discussine, Legolas si alzò dal trono. Procedeva a passo spedito incurante di quelli che incontrava. Arrivò nella sua stanza. Prima di andarsene aveva fatto chiudere la porta a chiave e laveva fatta sorvegliare da due guardie, Henmenel avrebbe potuto scappare.

Sei ancora arrabbiata con me? chiese, avvicinandosi alla ragazza. Henmenel rimase in silenzio, sentì le mani fredde di Legolas sfiorare delicatamente le sue. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare che quel tocco non fosse quello dellOscuro Signore, ma quello del suo Elfo. LElfo che aveva sempre scatenato nel suo cuore strane emozioni, sensazioni che non riusciva a riconoscere. Purtroppo non era così.

Henmenel…”.

Non riesco a capire come tu abbia potuto fare una cosa del genere disse lei, alzando il volto. Gli occhi del Principe erano freddi come il ghiaccio.

Non ho mai sopportato Orophin. Credeva di essere il migliore di tutti gli Elfi, ma in realtà non sapeva fare nulla. Era unincapace. E poi non ha nemmeno sofferto molto.

Ma…”.

Henmenel non continuare a darti pena. Tu non hai colpa. Lo avrei fatto comunque, un giorno le confessò, prendendo il suo viso tra le mani.

LElfa non riuscì a reggere quello sguardo gelido. Deglutì piano, cercando di calmarsi. Sentì il dito del ragazzo passare lentamente sulle sue labbra, non riuscì ad ignorarlo. Poi avvertì il suo respiro sulla pelle del viso. No, ci stava cadendo di nuovo. Stava rotolando nellabisso delle sue emozioni, trasportata dagli istinti che si accendevano in lei, ogni volta che lui la toccava. No, non voleva. Non questa volta.

Legolas la baciò appassionatamente avvicinandola a lui. Henmenel prese i polsi dellElfo tra le mani e allontanò il suo tocco. Poi lo fissò negli occhi per qualche istante e lui la fece sdraiare sul letto. Si stese di fianco a lei, accarezzandola mentre respirava profondamente. La ragazza si addormentò cullata dalle sue delicate mani.

Nel sonno la ragazza vide suo fratello. Era ferito e cavalcava dolorante verso una meta sconosciuta. Accanto a lui cera una figura familiare. Era una creatura luminosa e pareva splendere come una fiamma innocua. Non riusciva a scorgerne i lineamenti ma aveva intuito chi potesse essere, solo lei poteva presentarsi nei suoi sogni sotto quelle sembianze. Poi vide una casa enorme nelloscurità. Un gigantesco orso. Un orso? Che potesse trattarsi di

Henmenel si svegliò alle prime luci dellalba. Vide le affascinanti forme dellElfo nella penombra, accanto al suo corpo. Quella notte non le aveva chiesto di fare nulla per lui, si era limitato a sfiorarla lievemente. Osservò i lineamenti del suo volto, dolci e delicati, rammentò che per molto tempo avrebbe desiderato mirarli.

Si chiese se ora che aveva lAnello, dopo tutto il dolore e il male che aveva provocato, non avrebbe fatto del male anche a lei. E se la facesse dormire accanto a lui solo perché desiderava la sua compagnia? Allora perché quella notte non le aveva fatto nulla?

Il Principe girò il volto verso di lei. Era sdraiata sul fianco e la fissò negli occhi. LElfa si sentì debole di fronte al suo sguardo, aveva limpressione che solo guardandola negli occhi, avesse capito tutti i suoi pensieri.

Non devi avere paura di me, io non ti farò mai nulla di male…” disse, accarezzando la sua guancia che poggiava sul cuscino.

La ragazza si avvicinò a lui e appoggiò la testa al suo petto. Si sentiva protetta tra le sua braccia, nessuno avrebbe mai osato farle del male ora che era con lui. Ma nel suo cuore aveva paura. Quello non era Legolas. Non avrebbe mai avuto paura del vero Legolas. Si sentiva al sicuro, era vero, ma era spaventata. Aveva paura che avesse intuito anche del sogno, e cercò di non pensarci. Tuttavia era sempre più agitata.

Il ragazzo si alzò dopo un po e la lasciò sola, unaltra volta. La mattinata trascorse lentamente, la ragazza rimase chiusa nella camera dellOscuro Signore, come il giorno precedente. Era stanca di aspettare qualcosa che non arrivava. Stanca di riflettere su quello che aveva e che doveva fare. Il sogno di quella notte continuava a tormentarle i pensieri. Quando il sole era già alto nel cielo, coperto delle nuvole, arrivò una guardia e scortò la ragazza nella sala del trono. Legolas la stava aspettando, con lui cerano anche Lady Galadriel e Gandalf.

Mia cara Henmenel, spero tu non sia in collera con me per averti lasciato sola.

No non importa.

Mi dispiace vederti così triste. Se mi prometti di fare la brava, ti permetterò di trascorrere il tempo come preferisci.

Mi permetterai? Devo chiedere il tuo permesso? azzardò lei. LElfo sorrise e la guardò con occhi sottili. Tutti erano cambiati da quando aveva lAnello al dito, ma lei no. Era per questo che la privilegiava.

Henmenel chiese di uscire dal palazzo, di andare nei giardini. Lì non avrebbe dovuto creare danni. Osservava quel poco che rimaneva della rigogliosa flora che regnava in quel posto quando tutto era normale. Passò molto tempo a sfiorare le piante con le dita, cercando di farle rifiorire ma i suoi poteri non erano abbastanza forti di fronte a quel terrore. Durante il giorno non riuscì a non pensare al sogno che aveva fatto quella notte. A quello che voleva significare. Al fatto che Legolas avrebbe potuto percepire e interpretare i suoi pensieri. E lei gli avesse, involontariamente, suggerito qualcosa riguardo ai traditori.

Era piuttosto stanca e il cielo abbastanza scuro, quando decise di rientrare.

Puoi andare, tornerò da sola disse alla guardia.

Ma principessa, non cenerete con il nostro Signore?.

Non ho fame. Digli che lo attenderò nelle sue stanze.

Ma, mia signora…” cercò di convincerla, però notò lo sguardo sicuro dellElfa Come volete.

La ragazza camminò per il corridoio avviandosi verso la camera. Ad un tratto si fermò davanti ad una porta di legno scuro e la socchiuse.

Rùmil…” chiamò lElfa.

Principessa Henmenel, siete voi rispose lui.

Volevo…” disse piano la ragazza, cercando di trovare le parole più adatte.

Non dovete scusarvi di nulla principessa la fermò il guardiano di Lorien.

Io…”.

No. Ormai non potete fare nulla. LElfo lafferrò per le spalle, fissandola negli occhi.

Mi dispiace. Io non volevo che accadesse tutto questo disse Henmenel, mentre il suo sguardo si gonfiava di lucide lacrime.

Rùmil continuò a guardare il suo volto rigato dal pianto, quei lineamenti delicati e teneri, la sua espressione di sincero dolore nel chiedergli perdono. Erano così vicini che poteva sentire le sue scuse sprigionarsi dal cuore. Non riusciva ad essere arrabbiato con lei, non riusciva a lasciarla andare. Era stato il suo Signore, in fondo, a provocargli quel dolore.

Qualcuno si schiarì la voce, appoggiato alla porta. I due si voltarono e non appena Rùmil vide di chi si trattava, lasciò la ragazza abbassando il capo.

Legolas, stavo andando nella tua stanza disse lElfa.

E ti sei fermata un momento fece notare il Principe, osservando lElfo.

Dovevo dire una cosa a Rùmil.

Bene, gliel hai detta?.

"Sì sussurrò voltandosi verso il guardiano.

E dimmi perché ti teneva per le braccia? chiese curioso, incrociando le braccia sul petto.

Rùmil stava per parlare ma la ragazza lo bloccò.

Era un gesto come un altro per dimostrarmi la sua amicizia. Legolas rimase serio, continuando a guardare lElfo. Henmenel si avvicinò all’Oscuro Sire per poi uscire dalla stanza.

Cercherò di crederle non posso rischiare di uccidere anche te. Sei una delle mie guardie migliori confidò al guardiano continuando a fissarlo con occhi minacciosi.

LElfo abbassò il capo in segno di riverenza. Non appena il suo Signore fu uscito dalla stanza, pensò a quello che gli aveva detto e il suo volto si velò di tristezza. Era ancora in vita, con lunico merito di essere più bravo, e suo fratello non cera più.

Henmenel entrò nella stanza. Legolas arrivò subito dopo di lei e labbracciò senza farla voltare. Sentiva il cuore della ragazza battere forte, sorrise compiaciuto. Non riusciva a capire se era più paura o emozione quella che provava, ma era certo che le nutriva entrambe. Poi le baciò il collo. LElfa si scostò da lui e si avvicinò al letto. Si girò e guardò negli occhi lOscuro Signore che laveva seguita e presa per la vita.

Mio Signore…”. Henmenel pronunciò quelle parole con voce tremante. LElfo si deliziò nel sentirle.

"Sì, mia dolce Henmenel. Tuo Signore così dicendo la baciò stringendola forte a sé.

La ragazza sentì le braccia forti e decise avvolgerle il corpo. Le mani gelide sfiorarle la schiena, facendola rabbrividire. La bocca, sensuale e terribile, lambire le sue labbra con delicata prepotenza. Era vero aveva timore, ma era anche estasiata. Non era sicura che fosse una cosa giusta, però si lasciò trasportare delle sue sensazioni. Lasciò che lui continuasse quel dolce supplizio. Strinse il tessuto della tunica dellElfo, quando lui si sdraiò su di lei senza smettere di baciarla. Poi slacciò il vestito e fece scorrere le mani sul suo petto. Cosa le stava succedendo? Non riusciva a capire. Non riusciva a fermarsi. Non riusciva a smettere di assecondarlo.

Il cielo diveniva sempre più scuro e lElfa non smise di accontentare le richieste del ragazzo. Finché ogni cosa non fu avvolta dal buio della notte. Henmenel, prima di addormentarsi, appoggiò la testa alla sua spalla e osservò il suo petto salire e scendere con il lento ritmo del sonno.

Dopo qualche ora una figura uscì dalla stanza. Era avvolta da un mantello che la confondeva nelloscurità. Camminò velocemente per i corridoi del palazzo avviandosi alle stalle. Dava limpressione di avere molta fretta.

Ad un tratto incontrò Lady Galadriel in piedi nel buio, si salutarono con un inchino. LElfa sapeva dove stava andando, non chiese alcuna spiegazione e lasciò che si allontanasse.

La persona che si apprestava ad intraprendere il viaggio, prese un cavallo nero, come la notte che celava il mondo. Brigliò velocemente lanimale e partì verso una meta apparentemente sconosciuta ma, in realtà, precisa. Cavalcò per giorni, senza fermarsi, solo qualche sosta per riposare il destriero. Proseguì accanto al margine del bosco, addentrandosi quanto bastava durante il giorno, per nascondersi da occhi indiscreti.

Era ormai tornato il crepuscolo, avrebbe voluto riposarsi, ma doveva andare avanti.

a b

Nenredhel stava passeggiando per il giardino, circondata dalle piante rigogliose del giardino di Beorn, celate dalle ombre della sera. Pensava a tutto quello che era accaduto. Aveva chiesto allUomo di poter ergere una barriera protettiva intorno alla sua dimora. Beorn aveva detto che era già ben protetta ma in questo modo sarebbero stati più sicuri. Rimuginava su ogni azione fatta, ogni parola detta era immersa nei suoi pensieri quando notò qualcosa muoversi tra le foglie. Cosa poteva essere? Immaginò fosse unanimale che viveva con Beorn, ma il suo cuore era incerto. Percepiva la magia nellaria. Cominciò a preoccuparsi.

Chi va la? esclamò, sfoderando i suoi pugnali.

La figura misteriosa si fece avanti. Era avvolta in un lungo mantello nero. Il cuore di Nenredhel cominciò a palpitare forte e ansioso. Quella, non era certamente una bestiolina. Come aveva fatto ad entrare? Beorn aveva detto che nessuno poteva entrare senza che lui lo sapesse. Chi era? Chi avanzava contro di lei? Scorse qualche ciocca di capelli biondi uscire dal cappuccio, un sacco d’idee e domande affollavano la sua testa. Realizzò che doveva fare qualcosa per fermarla. Con un rapido movimento delle braccia cercò di colpire, o almeno, di immobilizzare quella creatura, ma essa alzò il suo pugnale e bloccò il colpo.

Il cappuccio era caduto e aveva mostrato, agli occhi della ragazza, i morbidi e lunghi capelli biondi in parte raccolti dietro la nuca da una coda. I luminosi occhi azzurri che brillavano nella notte. I dolci lineamenti del viso e le orecchie a punta. Il mantello si era scostato e lasciava vedere la tunica nera, i pantaloni chiari e quelli stivali lei li conosceva bene, erano quelli di suo fratello.

Nenredhel…”.

Non ci posso credere disse la Mezzelfa, gettandosi tra le sue braccia. Era sorpresa ma enormemente felice, la paura che prima le annebbiava lanimo si era diradata.

Come hai fatto a trovarci?. Non ebbe nessuna risposta, solo un dolce sorriso che le riscaldò il cuore. Ma lei aveva capito, era troppo brava a leggere i pensieri altrui.

Nenredhel, cosa sta succedendo?. Beorn arrivò alle spalle della ragazza e la scena lo aveva sorpreso moltissimo.

Aragorn era disteso nel suo letto. Gli era tornata la febbre e la ferita gli faceva sempre più male. Avrebbe voluto alzarsi e andare da sua sorella per salvarla dalle grinfie dellOscuro Signore, ma il dolore era troppo forte e distraeva i suoi pensieri. Ad un tratto tre persone entrarono nella sua stanza. Tre? Chi era la terza persona? Non riusciva a vedere bene, il dolore che provava ostacolava tutti i suoi sensi. Riconobbe, però, che si trattava di una creatura Elfica. Questa si avvicinò a lui e s’inginocchiò a fianco al letto, guardandolo teneramente negli occhi.

Henmenel.

LElfa sorrise, mettendo una mano sul fianco dellUomo. Da essa si sprigionò una forte luce e la ferita si rimarginò.

Henmenel Grazie. Mi hai salvato. Credevo di morire Sei un angelo disse Aragorn, colmo di gioia.

Ho percorso miglia e miglia solo per venirti a curare scherzò la ragazza.

Ora torni in dietro? la punzecchiò Nenredhel, pentendosi immediatamente del suo sarcasmo poco appropriato. LElfa la guardò con occhi severi, che celavano inutilmente la felicità che aveva nel cuore e lallegria che provava nel vedere lamica spiritosa come al solito.

Non ci posso credere come hai fatto? chiese lUomo, ancora esterrefatto.

Ehi! Sono tua sorella. Credevi che non ce lavrei fatta? rispose lElfa, ridendo.

"Sì ma pensavo che…”.

Grazie per la fiducia, mio Re.

A dir la verità, anchio ho avuto qualche esitazione ma…” s’intromise Nenredhel fissando il soffitto.

Belle persone che mi sono trovata alluse Henmenel, facendo finta di essersi offesa, ovviamente con scarso successo.

Cosa hai capito? Ho sempre avuto nel cuore la speranza di vederti salva continuò la Mezzelfa.

E perché mai avresti avuto delle perplessità?.

Beh, perché tu e mio fratello…”. Dopo che Nenredhel ebbe pronunciato quelle parole, sul volto di tutti apparì un velo di tristezza.

Beorn era rimasto accanto alla porta ed era il più sbalordito di tutti. Ruppe il silenzio cercando di scacciare la malinconia.

Sarete affamati, venite di là con me, i miei servitori hanno preparato unottima cena. Gli altri sorrisero lievemente.

Ce la fai Estel? domandò preoccupata, Nenredhel.

Certo, sto molto meglio disse alzandosi e seguendo Beorn.

Lo hai guarito completamente, sarai stanchissima! disse la ragazza, rivolgendosi allamica.

Un po’…”. Nenredhel la guardò con aria dura. Era la solita testarda, anche se, dopo tutto, era colpa della Mezzelfa se lo era. Mentre s’incamminavano verso la sala dove poter cenare, lElfa si appoggiò alla spalla dellamica. Le girava la testa.

Un pò? Un pò tanto volevi dire…” ironizzò Nenredhel.

Ma no, sto bene.

La vuoi piantare di fare la modesta? Guarda che con me non serve. Non ci casco mica! disse la Mezzelfa, mettendo un braccio dellamica intorno al suo collo.

Sei sempre la solita, grazie.

Appena arrivati davanti al tavolo imbandito, si accomodarono e mangiarono con gusto. Henmenel non avrebbe mai creduto di poter avere così fame.

Non ci hai ancora raccontato come hai fatto a scappare iniziò Aragorn, rivolgendosi allElfa.

Beh, ecco in realtà non lo so bene nemmeno io. I presenti la fissarono tutti con occhi stupiti.

Come sarebbe a dire? chiese Nenredhel.

Ecco, dopo il sogno che avevo fatto, credevo che la cosa migliore da fare fosse darsi da fare. Ero stanca di continuare a chiedermi se fosse una semplice e stupida allucinazione oppure un messaggio.

Un sogno? s’intromise Beorn.

"Sì. Ho visto Aragorn ferito e Nenredhel. La tua casa e poi un orso fece un profondo respiro.

E dopo? Cos hai fatto?.

La sera dopo…” alla mente di Henmenel tornarono tutti i fatti accaduti quella sera. Tutto quello che Legolas le aveva chiesto e il modo in cui aveva accontentato le sue richieste. Si sentiva una sciocca. Aveva usato la magia per farlo addormentare profondamente e lui, fortunatamente, non se n’era accorto. Aveva desiderato toglierli lAnello dal dito, ma sapeva che se ci avesse anche solo provato, lui si sarebbe svegliato. I suoi poteri non erano così forti da poter superare quelli dellOscuro Signore. Aveva indossato i suoi vestiti, sperando di passare inosservata. Aveva preso un cavallo ed era partita. Senza saperselo spiegare, il suo cuore si riempì di tristezza e di dolore, che accentuarono la sensazione di stanchezza.

La ragazza sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

Va tutto bene Henmenel, non ti preoccupare. Nenredhel era la sua migliore amica, la conosceva troppo bene. Non le serviva neanche usare la magia per leggere i suoi pensieri. Riusciva a percepire le sue emozioni e sensazioni, e comprendeva perché fosse così afflitta.

Non è giusto. Nenredhel riesce a leggere nei pensieri, ma noi no! Come facciamo a sapere comè andata? esclamò Beorn.

Scusatemi…” si giustificò lElfa.

Non ti devi scusare, limportante è che lo sappia io! E che tu stia bene disse Nenredhel, ridendo.

Appunto, quindi ora vai a riposare aggiunse Aragorn.

Prima che tu ci svenga qui continuò La Mezzelfa.

Come posso riposare? Mi sembra tutto così strano. Non riesco a capacitarmene sospirò Henmenel malinconica.

Nessuno di noi ci riesce, cara. Cerca di pensare ad altro, anche se è difficile. Ma hanno ragione Grampasso e la tua amica, devi riposare. Vieni con me, ti accompagno nella tua stanza disse Beorn, porgendole una mano.

Henmenel sospirò e seguì lomone. Nellalzarsi sentì veramente molta spossatezza appesantirle il corpo. Aveva proprio bisogno di distendersi e dormire un po. Cera solo una cosa che non capiva. Quando era scappata, nei corridoi, aveva incontrato Lady Galadriel. Era sicura che lavesse riconosciuta e non si raccapezzava del fatto che lavesse lasciata partire. Perché lo aveva fatto? Aveva visto forse nei suoi occhi quellaffetto che le legava

Nella stanza rimasero solo Aragorn e Nenredhel.

Cosa le è successo Nenredhel?.

Ha sofferto, e soffre ancora. Ma credo che se vorrà che tu venga a sapere quello che le è successo, sarà lei la prima a raccontartelo.

Aragorn trasse un profondo sospiro. Nenredhel cercò in tutti i modi di evitare di incrociare gli occhi del Re. I suoi erano tristi e vuoti, non voleva che la vedesse così. Aveva visto tutto quello che era successo alla amica. Non riusciva a riconoscere i sentimenti che si svegliavano dentro di lei. Erano troppi, troppe sfumature di una vera e propria emozione. E soprattutto, erano oltremisura forti perché lei potesse riconoscerli.

Quando Beorn tornò, la Mezzelfa decise di andare a fare un po compagnia a Henmenel per controllare che stesse riposando serenamente. Entrò piano nella camera, socchiudendo silenziosamente la porta. Si avvicinò allamica, cercando di capire se stesse dormendo. Ma notò che aveva gli occhi aperti e lucidi.

Ehi iniziò Nenredhel.

Ehi, sei venuta a sorvegliarmi?.

Questo ed altro per te…” disse sorridendo. Non ebbe alcuna risposta. Henmenel si sedette sul letto asciugandosi gli occhi.

Perché stai piangendo? Non dovresti farlo, tu sei forte.

Lo so, ma non credevo di soffrire così tanto rispose l’Elfa, votandosi verso di lei. Nenredhel si sedette di fianco alla ragazza cercando di trovare le parole giuste.

Henmenel, lo sai che non sono mai stata brava a parole. Non sono un gran che come consolatrice. Ma lo so che stai male, ed è più che giusto poi prese le mani della ragazza tra le sue Vedrai che andrà tutto bene. Riusciremo a risolvere anche questo, insieme. Lo so che è una frase fatta ma dobbiamo aver fede.

Oh, Nenredhel. Mi auguro proprio che tu abbia ragione.

Ma certo concluse la Mezzelfa, ricambiando il suo sguardo speranzoso. Nenredhel pensò a suo fratello, cera sicuramente un modo per fargli recuperare il senno. E lei lo doveva trovare, prima che lui combinasse altre disgrazie e spezzasse completamente il cuore della sua migliore amica. Lo avrebbe preso a sculacciate. Ma perché diavolo di ragione aveva preso lUnico? Perché si era fatto corrompere? Perché aveva scelto di cambiare?

a b

Vi prego, ditemi cosa ne pensate. Ho bisogno di sapere i vostri pareri! A me sembra sempre più brutta ogni volta che la rileggo… recensitemi!

   
 
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