Rannicchiata in un angolo del bagno della scuola, Rachel stava piangendo, coperta di granita.
All'uva, la peggiore. Appiccicosa, fastidiosa ed irritante.
Cercava di pulirsi gli occhi con un fazzolettino, e le lacrime sembravano aiutare a spazzare via le tracce dell’ennesimo atto di bullismo.
Il McKinley non era un posto sicuro per lei. Così diversa, così speciale, così unica.
Aveva dato anima e corpo al canto e al Glee Club, e ne aveva accettate le conseguenze stoicamente.
Ma ogni volta faceva sempre più male, e non sapeva con chi sfogarsi, su chi contare.
Una figura snella le apparve davanti, cominciando a guardarla.
“Rachel, che succede?” si chinò su di lei e catturò la sua attenzione con i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo.
La mora si alzò e arrossì lievemente. “Granita… Di nuovo. È già la seconda volta oggi… Non ne posso più.” Una lacrima rigò il suo volto e l’altra la asciugò prontamente con un Kleenex.
“Non piangere, ti prego… Sono solo degli idioti…”
“Saranno anche degli idioti, ma ogni volta è sempre la stessa storia… Non è colpa mia se io un domani sarò una star di Broadway e loro saranno miseri impegati statali sottopagati!”
La bionda le prese la mano e la intrecciò con la propria.
“Ammiro il tuo modo di essere… Niente ti distrugge, niente ti allontana dai tuoi obiettivi. Vorrei essere come te…”
Rachel cercò lo sguardo dell’altra e le sorrise. “Tu sei molto più forte di me, Quinn… Io non ho passato nemmeno la metà delle cose che hai dovuto affrontare tu e sono qui a piangere… Mentre tu… Tu mi consoli.”
L’altra prontamente ricambiò il sorriso dolcemente.
“In fondo, tra amiche si fa così, giusto?”
“Già, amiche…”
Quinn notò l’espressione di disappunto sul viso di Rachel. “Che succede?”
“Quinn… Io…”
La bionda le mise il dito indice sulla bocca per zittirla, per poi passarlo lentamente sulle sue labbra. Le guance della mora diventarono improvvisamente rosse, e il cuore cominciò a scoppiarle in petto.
“Zitta, un istante.”
Per un minuto si fissarono nelle iridi, cercando di carpire il più possibile l’una dell’altra. Volevano capire. Capire cosa stesse succedendo in quel momento.
Quinn, la più audace delle due, si avvicinò all’altra e si fermò a pochi millimetri dalla sua bocca.
“C-che fai?” chiese l’altra, smarrita.
“Oh, zitta, Berry.”
La baciò dolcemente sulle labbra, assaporando ogni singolo istante di quel bacio tanto agognato da entrambe.
Rimasero in quella posizione per qualche minuto, poi la mora si allontanò disorientata e guardò l’altra in cerca di risposte alle sue mille domande.
“G-grazie.”
“Quando vuoi, Rachel” e uscì dal bagno sorridendo, sicura che quella era stata l’azione più istintiva ma appagante della sua intera vita.