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Autore: Claudia Ponto    28/09/2011    2 recensioni
One shotcon protagonista il capo del Team Galassia Cyrus. Attenzione, questa one shot si basa sulla trama di pokemon Platino, non di perla/diamante o del cartone animato: realizzato per un contest GDR, il breve capitolo narra cosa prova il capo di questa banda criminale dopo essere stato sconfitto nel Mondo Distorto, dopo che esso scompare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Silenzio.
Oscurità.
Vuoto

Quel mondo distorto privo di regole, avvolto dalle tenebre eterne che come il gelido inverno avvolge nel suo freddo manto ogni cosa facendola cadere in un sonno profondo, si era trasformato nel sentiero dell’inaccettabile ed eterna sconfitta.

Syrus procedeva senza meta, tra alberi contorti e cascate inverse, tormentato dall’incubo di aver visto frantumarsi di fronte ai suoi occhi la realizzazione di un nuovo mondo, dove poter ricominciare da capo un’esistenza senza guerre, malattie e male.
E soprattutto senza sentimenti.
L’umanità sarebbe stata libera da questa piaga che per prima era la causa scatenante dei problemi che per secoli la deterioravano; nessun essere umano avrebbe più provato desideri dettati dal cuore fragile ed ingannatore, più nessuno avrebbe potuto provare desideri che li avrebbero condotti in strade sbagliate decise solo dall’amore, dal dolore, dalla felicità e altre emozioni…
Ma ora tutto ciò era svanito.
Dissipatosi come nebbia dai caldi raggi dorati generati da questi ultimi.
Come poteva qualcosa di così astrale riuscire a demolire un progetto così ambizioso? Che cosa rendeva i sentimenti così potenti ed in grado di spezzare la catena della forza?
Nonostante questo dilemma, ormai a Syrus non importava più nulla, era finita, la fiamma della vita si stava spegnendo e perdendo vivacità, ricoperta da bianca neve cristallina, pungente e dolorosa.

Bisbigli...Parole...Silenzio...Pensieri...Pareri...Nulla.

L’uomo sembrava udire qualcosa tra le ombre del regno contorno mentre vagava nell’oblio; in realtà si trattava solo di un’illusione generata dalla follia, parole gettate al vento senza apparente significato, lettere confuse che divenivano chiare solo quando si soffermava ad ascoltarli: esse formavano frasi da lui pronunciate, elogi alla creazione di un universo perfetto, desideri di fedeli seguaci e persone rimaste al suo fianco. Per il resto erano solo parole senza più significato, invisibili ai suoi occhi, simili alla fredda presenza di un fantasma.

Bisbigli...Parole...Silenzio...Pensieri...Pareri...Nulla.

Tutto quanto ruotava su questo, come una giostra che mai si blocca. Syrus restava impassibile per quanta attenzione ci mettesse, nulla toccava la sua anima lentamente avvolta da strati di ghiaccio che la stavano spezzando in minuscoli brandelli inghiottiti dal vuoto che lo stava chiamando a sé. Non aveva paura, pregò solamente che lo portasse via per sempre. Si fermò, inginocchiandosi a terra privo di forze, su una zolla di roccia sospesa verticalmente che ospitava un laghetto d’acqua dalla superficie immobile: osservò il proprio volto riflesso, era visibilmente stanco, la pelle più chiara che mai e gli occhi erano ormai orbite spente prive di lucentezza.
Era l’immagine adatta a sé, l’immagine perfetta per un uomo sconfitto. Chiuse gli occhi aspettando che la fine giungesse, la sentiva chiamarlo insistentemente ed afferrarlo delicatamente verso l’ignoto.
Ad un tratto, qualcosa di vivo attirò la sua attenzione: scorse in lontananza una cosa che splendeva come un diamante, che cancellava l’oscurità e sprizzava di vitalità. Si alzò a fatica per raggiungere quella brillante stella, per poi scoprire che si trattava di una finestra affacciata sul mondo che aveva tentato di cambiare. Vide una città, animata da umani e Pokemon, un giardino rallegrato da risate di bambini innocenti che giocavano tra loro, ignorando l’esistenza del male e del dolore. Li osservò per molto tempo, incapace di reagire in alcun modo a quella scena di gioia.
Dalla giacca grigia e logora raccolse sei sfere da cui fece uscire i sei Pokemon che per molto tempo l’avevano servito e ubbidito; gli ordinò di oltrepassare quel portale per lasciarlo solo, per permettergli di raggiungere il vuoto che lo stava attendendo. Nessuna di quelle creature si mosse, rimasero a fissarlo in silenzio con i loro piccoli occhi lucenti simili a gioielli, restando calmi e immobili come statue di pietra. Syrus a gran fatica, gli ripeté l’ordine, ma essi non reagirono. Allora alzò la voce cominciando ad urlare, si rimise in piedi e minacciò con gesti e parole di ubbidire ai comandi: si agitava, si innervosiva, urlava ed imprecava, ma essi non reagirono.
Troppo debole per continuare, si accasciò nuovamente a terra, con il petto che si gonfiava per il faticoso respiro e il cuore che batteva dolorosamente. A quel punto li implorò, li pregò di andarsene con voce calma e disperata allo stesso tempo, voleva solo che il suo ultimo desiderio venisse rispettato. Tutto qui, solo questo.
Una di quelle creature allora si avvicinò, si accovacciò accanto a lui e appoggiò con delicatezza una zampa sul suo petto; sorprendendo l’uomo che lo guardò incapace di capire quel gesto. Afferrò la zampa del Pokemon per cacciarla via quando udì nella sua mente un pensiero; non era la sua mente a generarlo, non era lui a pensarlo, era il Pokemon… la creatura, il compagno. Riusciva a sentire chiaramente le parole, simili ad una preghiera, scaturire da quel piccolo corpicino che emanava un intenso calore.

Un battito. Un secondo. Un attimo. Il tempo si ferma come il respiro. Più nulla si muove intorno, bloccato dallo scorrere del tempo. Il silenzio cancella ogni rumore, qualcosa si smuove nel cuore, bloccato per tanto tempo e apparentemente minaccioso. Batte sempre di più in preda ai sussulti, cosa stava capitando? Syrus per la prima volta ebbe molta paura, quello stato così improvviso ed incontrollabile che lo terrorizzava.
Cos’era mai?
Perché lo faceva stare male?
Perché lo torturava in quel modo così doloroso?
Era la punizione per il suo misero fallimento?
Se così fosse l’avrebbe accettato, ma era troppo spaventoso per trattarsi di questo.

Ad un tratto i colori, le forme e le figure scompaiono. Un eco lontana, un ricordo profondo, un dolce profumo simile ai fiori di albero di ciliegio riportò alla memoria qualcosa dimenticato per troppo tempo. Gli occhi si riaprono lentamente, piccole lacrime rigano il pallido viso dell’uomo che non riesce a cacciarle.
Ora capiva il perché di tutto quello.
La sua vita non era giunta alla fine, essa doveva continuare ad esistere per infliggere a Syrus ciò che meritava da molto tempo.
Quel pianto lo dimostrava, le lacrime erano una prova. Ora sapeva cosa significava provare dei sentimenti. Sentimenti che stavano bruciando dentro il suo corpo come il fuoco dopo essere stati repressi per anni e anni. E mentre Syrus prendeva coscienza del grande errore che aveva perseguitato per tutta la vita, cadendo nelle profondità delle tenebre da cui nascevano, strinse forte a sé il suo compagno che gli aveva fatto capire il valore delle preziose emozioni.
 
  
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