Notte.
La notte era buia e silenziosa, quel giorno. Non un soffio di vento a spiegare le vele di quella nave ferma in mezzo al mare. La ciurma al di sopra di essa addormentata, cullata da un lento ondeggiare solo grazie alla marea che incrinava appena le assi, cullando in modo dolce chi vi era sopra.
Ma un uomo, il Capitano, era l’unico sveglio al di sopra di quelle travi atte a mantenere carico di ogni sorta, al di sopra di quel legno atto a combattere, conquistare, depredare.
«Il re la colpě, quella dama rapě, nel mare si rianimň. »
Il capitano era sveglio, si, poggiato sopra delle casse ad intonare una lenta canzone da mare, in maniera quasi che sembrasse una ninna nanna, non fosse per le note e le parole tristi che ne caratterizzavano la melodia.