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Autore: Nikki Cvetik    28/09/2011    11 recensioni
Sarebbe potuta andare in mille modi diversi. Sarebbe potuta andare proprio così.
"E in quei secondi preghi.
Preghi qualunque cosa e chiunque.
Intimi il cielo che non se la prenda."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Lanie Parish, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Pierre, il mio Morbo, il mio personale Tumore. Ho dovuto, ho dovuto sradicarti da me o non sarei sopravvissuta. Ma grazie, ugualmente, per aver dato senso a tutte le mie canzoni.
 
"Kate…Kate…"
E’ a terra, con gli occhi spalancati.
Guardi da dove proviene il calore che senti sui tuoi vestiti.
E’ tutto rosso.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Il suo sangue.
L’orribile macello di una colomba.
Premi una mano cercando di fermare l’afflusso, mai sai di lottare contro un fiume in piena.
E in quei secondi preghi.
Preghi qualunque cosa e chiunque.
Intimi il cielo che non se la prenda.
"Stai come me, Kate…Stai con me, ok?"
Ha gli occhi in direzione del tuo volto ma non guarda te.
Lo sai che guada all’abisso che la sta inghiottendo.
La sollevi e la stringi a te.
Pensi che più forte la abbraccerai, più la sua anima resterà vincolata al suo corpo.
"Kate…Ti amo…"
E’ la tua ultima mossa, la tua ultima carta da giocare.
Ma “Finché morte non ci separi”, dicono.
Sai già di aver perso.
"Ti amo Kate."
Ma speri che sia abbastanza.
Speri che ti ascolti.
Speri che almeno lei muoia sapendo che la ami.
Perché lo sai che è troppo tardi.
L’eco lontana del dolore, che sai ti accompagnerà per sempre, comincia a risalire dai meandri del tuo personale Inferno.
Per lei lo scansi.
Per quegli ultimi secondi.
Sei solo suo.
Ti illudi che quell’ultimo sguardo sia per te.
Lei solleva la mano, ma sembra che stia lottando contro il peso del cielo.
Sfiora la tua guancia.
I suoi occhi per un momento tornano vivi e sorride serena, per un fatale, infinito secondo.
Tu chiudi gli occhi e le lacrime sbiadiscono leggermente il sangue sul colletto della camicetta.
Poi il suo sguardo si spegne e le palpebre baciano l’ultimo sole.
Il tuo cuore comincia a vomitare dolore.
E sai che è solo l’inizio.
 
"Se vuoi puoi salutarla."
Lanie ha gli occhi rossi e pesti.
Non ti augureresti mai di fare l’autopsia al corpo della tua migliore amica.
Non alzi neanche lo sguardo.
Senti la sua mano sulla spalla.
Sai che vorrebbe dirti tante cose.
Ma a cosa servirebbe?
"Se n’è andata serena. Ti amava. Ti amava tanto. Penso che se avesse potuto scegliere un modo in cui morire, non avrebbe mai chiesto nient’altro che questo."
"Non avrebbe dovuto affatto scegliere come morire."
Sai di averla ferita.
Ma sai di essere già stato perdonato.
Ti alzi e la stringi, mentre piange sulla tua spalla.
Non avete più bisogno di parole.
L’amavate entrambi.
La piangete entrambi.
Ora.
Lei se ne va e ti lascia libero il passaggio.
Apri le porte della sala autopsie.
Quante volte sei venuto qui assieme a lei?
Quante volte hai varcato quella soglia con il sorriso, solo perché c’era lei?
Ci sono troppi ricordi.
C’è un solo tavolo illuminato.
Ma sopra quel tavolo non c’è un corpo.
C’è Kate.
Non riesci a pensare che è solo carne e pelle e ossa e sangue e vene.
Lei è Kate.
Lei è la donna che ami.
Nulla è cambiato.
La morte sembra non averla sfiorata.
La sua pelle è candida come sempre.
Le sue labbra sono ancora dello stesso colore delle rose.
Le sue palpebre sembrano tese nell’atto del movimento, come se da un momento all’altro si potessero spalancare.
Ma sono cieli notturni e sereni sopra la sua anima  dormiente.
La tua mano scorre sulla pelle sottile della guancia.
Sei così freddo che sembra lei calda.
Sembri tu il cadavere, il reduce e lei la sopravvissuta.
Intrecci per l’ultima volta le sue dita esili alle tue.
Senti i calli della penna a sfera sotto il pollice.
La stringi al cuore, magari riesci a infonderle quel po’ di vita che ti è rimasta.
Ma sai che quella che stringi tra le mani non è altro che una della pagine dell’enorme libro su cui è stata scritta la vita di quella donna.
Quel libro ormai sta per essere consunto dalla acque del Lete.
Le sfiori i capelli sulla fronte.
Non hai sempre desiderato farlo?
Le lacrime tornano da chissà dove.
Sono petulanti impiccione che vogliono intrufolarsi in quel momento.
Non ne sono in grado.
Siete solo tu e lei.
Ti abbassi e le dai un bacio sulla fronte.
E allora il canto delle indesiderate si fa più forte e anneghi tra le note del dolore.
Le bagni la testa con le lacrime.
La battezzi con l’essenza di chi l’ha amata.
Il suo viso è sereno, sembra che quasi sorrida ancora.
Un po’ di conforto ti scende nel cuore.
Il suo ultimo regalo, il suo primo pegno d’amore.
Le sistemi i capelli.
Non vorresti staccarti.
Non più, da quel corpo.
Ma sai che devi andare via.
Per lei.
Per la vita che ti ha lasciato.
Per quel amore che, fin quando vivrai no, non scomparirà.
 
Sono passati i lunghi anni.
Tutto è cambiato.
Tutto tranne te.
Fossilizzato in quel ultimo momento.
Ti sembra di vivere con solo metà corpo.
Il resto è stato incenerito con lei.
Per il mondo sei un uomo diverso.
Quella serie di libri non l’hai mai conclusa.
Hai scritto altri romanzi.
Sei diventato ancora più famoso.
Qualcuno dice che sei al massimo della tua carriera, che stai dando il meglio del tuo estro letterario.
Buttare.
Tutto.
Lo vorresti.
Sai che non vale niente.
Ma è giusto così.
Ti sono rimaste Alexis e tua madre.
Senza saresti crollato.
Hanno ricucito.
In parte.
Le tue ferite.
Ma non possono esserci sempre.
Tutti gli altri sembrano fantasmi.
L’oscurità ti è calata sugli occhi.
Il dolore non si è attenuato; semplicemente ci hai fatto l’abitudine.
E nelle fredde notti d’inverno, quando la tua anima sta per essere rapita dal sonno, la senti di nuovo quell’ultima carezza, esattamente dove le sue dita ti hanno sfiorato per l’ultima volta.
Hai fatto fiorire amaranti sulla sua tomba.
Hai sfiorato ancora una volta con le lacrime le sue ceneri, su quella collina isolata, dove la vita è in trionfo attorno a chi ci ha lasciato.
Ma Lachesi  ha deciso di spalancare la fatale mano nella quale stringe il tuo filo e di strecciare i  dolorosi nodi del fato.
 
Sei sulla spiaggia degli Hamptons.
Il sole davanti a te accoltella piano il mare, la sua emorragia ti accarezza i piedi
Guardi l’assassinio del giorno davanti a te con le braccia a stringere le ginocchia al petto.
Ti sembra di annullarti in quel momento, con il mare che interamente ti abbraccia.
Senti che l’orizzonte si avvicina verso di te, ti basterebbe allungare la mano per sfiorarlo.
In quel momento di totale esplosione arrivi a sentire di non essere solo.
Qualcuno si sta avvicinando, piano, sembra non aver fretta.
Neanche tu hai fretta di andartene.
Forse è la domestica, forse è già ora di cena.
Maledici chiunque sia che ti ha rubato quel momento di infinito.
Ma il vento cambia e un altro profumo si mischia a quello della salsedine.
E’ dolce, sa di frutta.
E di ciliegie.
In quel momento la tu attenzione è tutta focalizzata lì,  su quell’odore che sembra farti tornare indietro di quattro anni.
Quando la prima volta lo notasti e ti parve così buono.
Che l’associasti a lei e mai più da lei si scisse.
Ma freni il tuo cuore e la gioia.
Moriresti se ti spingessi troppo oltre.
Non sai chi sia.
Anche se tutto sa di lei.
Sai che è lei, anche se non sai come.
E sai che stai cadendo, non sapendo se troverai le lance o il cuscino.  
Si mette in ginocchio dietro di te e le sue braccia ti stringono.
Le narici ti si riempiono di quel profumo, la mente di gioia.
"Perdonami."
Piange.
Senti il tuo corpo guarire.
Quel semplice suono, lo sta irrorando di nuovo di vita.
"Perdonami se ti ho lasciato così."
Il tuo volto si bagna delle sue lacrime.
Si mischiano alle tue che già versi da un po’.
"Ma ti avrei perso. Non ti avrebbero lasciato vivere."
Senti il suo petto sulla tua schiena che si muove irregolare.
Sai che soffre anche lei.
"Pensavo di rinunciare. Ma quelle parole che mi hai detto poco prima che chiudessi gli occhi mi hanno confermato che non potevo rinunciare."
Ti stringe ancora più forte.
Come se volesse superare il limite fisico che vi separa e mischiarsi con te, facendoti partecipe dei suoi sentimenti.
"Se mi ami davvero come mi hai detto, se hai sofferto come penso, allora capirai il perché ho fatto ciò che ho fatto. Comprenderai che la tua sorte sarebbe potuta toccare a me. Ma tra i due ero io l’unica a poter agire sul nostro destino, solo io potevo discernere sulla nostra vita o la nostra morte. Ti ho chiesto l’enorme sacrificio di staccarti dalla persona che amavi. Io mi sono caricata sulle spalle il peso del dolore che ho provato e la colpevolezza del dolore che ti ho provocato."
La sua presa si fa più leggera.
Apetta aspetta! Vorresti urlare.
Sei paralizzato.
"Ma so che tre anni sono tanti. So che non avrei mai potuto trovarti come eri prima. So che sei una persona diversa. Non posso ripagarti del dolore che hai provato. Non sono in grado neanche di guarire me stessa. Ma sono fiduciosa nel fatto che ci sia qualcun altro in questo mondo che possa farlo. Ho ragione di credere che tu non mi voglia più nella tua vita e questo lo comprendo. Sono solo passata a chiudere i conti, almeno in parte. Sarà l’ultima volta che mi vedrai. Ti auguro tutto il bene di questo mondo…"
La sua presa si fa più forte.
Ti sta abbandonando di nuovo.
Ti sta dicendo addio.
E tu la stai lasciando andare.
"…Ti auguro la felicità che ti meriti…"
Ora il suo pianto è irrefrenabile.
La stai uccidendo di nuovo con le tue mani!
DIO! FERMATI!
FERMATI!
FERMALA!
Si scioglie da te.
La sua voce è rotta ora, ma calma.
"…Ti auguro di amare la fortunata che con te dividerà la vita. So che comprendi il significato di questo verbo, ormai. Addio…"
I suoi passi ripercorrono la strada al contrario.
I singhiozzi si allontanano piano.
 
Cos’è successo?
Cos’è stato quello?
Un miraggio?
Sei impazzito?
Sei morto?
Ma l’hai sentita.
L’hai sentita il suo corpo e le sue lacrime ti gocciolano ancora giù per il viso.
…no…
…No…
…NO!...
Non può esser vero!
E’ il colpo fatale del destino.
Morirai se ti volerai.
E’ questo il prezzo.
Lo pagherai per salvezza o follia?
Comincia a contare…
 
"KATE!"
E miri la mercede di Prosèrpina che hai incantato col tuo canto.
E’ lì la tua Euridice mentre si gira, non si nasconderà di nuovo negli Inferi.
E’ lei.
E il suo aspetto è quello di Kate.
E’ dimagrita parecchio, o almeno così sembra, sotto la camicetta marrone chiaro e i jeans stretti.
Si stringe in uno scialle cioccolato e si toglie dal volto i capelli che le lacrime le hanno appiccicato su viso.
A te sembra che non sia mai stata più bella di adesso, nonostante i lunghi capelli che si scompigliano al vento e gli occhi scavati dal pianto.
Ti guarda e aspetta che tu faccia la prima mossa. Non vuole costringerti a nulla.
Fai un passo avanti e sussurri ancora il suo nome.
Non l’hai usato per quattro anni.
Ora sembra che le tue labbra non siano state create se non per pronunciarlo all’infinito.
"Kate…"
Lei abbandona lo scialle al vento e si lancia di corsa verso di te.
Sono pochi metri.
A te paiono chilometri.
La senti quando si schianta contro di te e il tuo cuore esplode.
Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
Urla ogni tua cellula.
Si stringe al tuo petto, non ti eri mai accorto di quanto fosse bassa senza tacchi.
Ti sembra così piccola e esile, ma dal suo forte abbraccio capisci che è ancora lei, che è ancora Kate, che solo il dolore è venuto e passato, ma che di voi nulla è cambiato.
La alzi e lei ti fascia i fianchi con le gambe.
La guardi per un secondo in volto, sai che è il momento
Cerchi le sue labbra, sai che lei vuole le tue.
Si poggiano teneramente sulla tua bocca, assaporandone, piano, ogni angolo.
Tu le scosti i capelli dalla nuca e vi insinui la mano tremante.
L’altra scivola sulla schiena e lei inarca il busto per aderire perfettamente a te.
Mai siete stati così vicini.
I polmoni stanno per esplodere per il debito d’ossigeno e il cuore ormai è in fibrillazione.
Ma lei non è sazia e nemmeno tu.
Concludete quel bacio solo quando non ce la fate più.
Affondi la testa nei suoi capelli.
Sono più lunghi di quando vi siete lasciati.
Sanno di ciliegie e di lei.
"No, no, questa volta non ti lascerò andar via così facilmente."
Il suo riso è leggero sul tuo collo.
Te la stacchi un attimo di dosso.
Solo per vedere se è lei.
Solo per esser sicuro di non essere pazzo.
E’ lei, ti sorride.
Il suo volto è più scavato e pallido, ma il tempo sembra averla bloccata a quell’ultima scena sul lettino dell’autopsia.
I suoi occhi verdi erano vivi e vivaci, lucidi dal pianto, rossi, ma mai ne sarebbero stati creati di più belli.
Avrebbe lei notato i tuoi capelli bianchi sulle tempie e quelle piccole rughe che il tempo ti ha scavato sulla fronte?
Cose da nulla, impercettibili, e non ci hai mai dato importanza.
Ma ora c’è lei.
Cosa avrebbe detto?
Kate ti guarda stranita.
"Cosa c’è?"
Ti chiede, ha paura.
Tu sorridi e le accarezzi la guancia.
Appoggia il volto sul tuo palmo e lo bacia, sollevata.
"Sei bellissima."
E questa volta ti bacia lei, ma con forza, con desiderio.
Non è il bacio di un saluto.
E’ il bacio di due anime proiettate al futuro, che sia amano e si desiderano.
Fate l’amore sulla sabbia degli Hamptons.
E’ la prima volta, ma sembra che già conosciate ogni parte dei vostri due corpi inscindibili.
E mentre si staglia sullo sfondo l’assassinio del mare, due amanti si uniscono, per non dividersi mai più.
 
Ti svegli nel tuo letto della casa negli Hamptons.
E’ stato un sogno?
Ma controlli il cuore e il peso che lo gravava non c’è più.
Allora apri gli occhi e guardi.
E’ tra le tue braccia, rannicchiata sul tuo petto sotto le lenzuola di seta.
Senti il suo respiro regolare sul cuore.
Dorme.
Sorride.
Ti fermi un attimo a guardarla, a leggere sul suo corpo la storia della sua vita da quando l’avevi interrotta.
Le tue osservazioni di ieri erano vere.
Il suo corpo è drasticamente più sottile.
Sfiori la linea che le scapole le segnano sulla sua pelle.
Scendi più giù e noti la forma del bacino che si intravede sotto lo strato sottile di derma.
"Dio, Kate che hai fatto?"
Decidi di lasciar perdere quella questione, ne parlerai dopo con lei, e passi ad osservare altro.
Un’altra cosa che hai notato subito sono stati i capelli.
Li accarezzi, ora li ha lunghi fino a metà schiena, sono morbidissimi.
Quante volte sei annegato in essi ieri notte mentre vi sfioravate?
A quel punto senti il suo respiro cambiare ritmo.
Alza una mano da sotto le coperte e si stira completamente, sbadigliando.
Hai quasi paura che le ossa possano strappare la pelle che le contiene, ma quel gesto così quotidiano, quello sbadiglio quasi infantile, ti fanno dimenticare tutto.
Torna nella stessa posizione di prima e apre gli occhi sul tuo volto.
"Ciao."
Sembra quasi volerti stuzzicare.
Infili un braccio sotto di lei e la stringi avvolgendola completamente.
Non ti eri reso conto ieri notte che si è fatta così spigolosa?
"Mentre dormivi ho notato che probabilmente non hai avuto un grandissimo chef a preparai da mangiare…"
Il suo volto si crucia leggermente.
Non è un argomento felice per lei.
"…ma non preoccuparti. Per tua fortuna sono un cuoco di prim’ordine. Vedrai come farò ritornare un po’ di ciccia su queste ossicine."
Stavolta sorride e ti guarda con sfida.
"E meno male che ho sentito che ti sei fatto più maturo!"
<>
Fai una faccia improponibile e lei scoppia a ridere.
"…Chi ti ha informato su simili fandonie?"
"Non scherziamo. Mi sono tenuta informata su di te, cosa credi? Neanche per un singolo minuto ho smesso di tenerti d’occhio."
Questa affermazione ha un effetto dolceamaro.
Ti ricorda quel periodo terribile, ma ti fa rendere conto di non essere mai stato davvero solo.
Lei si fa un filo più seria.
"Non ti ho lasciato nemmeno per un secondo. Non lo volevo. E soprattutto non potevo. Chi cercavo poteva farti del male. E io…io…se ti fosse successo qualcosa…avrei perso tutto. Stavo con te per tutto il tempo libero dal caso. Ti ho visto soffrire, giorno dopo girono…e…e…e io sapevo che potevo far finire tutto da un momento all’altro ma non potevo…cioè…avrei sprecato tutto il dolore che avevamo provato fino a quel momento e io…io…"
Vedi che i suoi occhi si inumidiscono.
La fermi, sai che si sta facendo del male, la conosci.
"Ehiehiehi, calma. Va tutto bene, ok? E’ finita…Kate, è tutto finito."
Lei tace un attimo e cerca il tuo abbraccio.
"Non avevo nessuno. Nemmeno Lanie…"
"Aspetta quindi vuoi dire che, a parte chi era informato del caso, nessun altro è a conoscenza del fatto che tu sei viva?"
Scuote la testa.
"Solo mio padre. Sei la prima persona a cui lo dico. A Lanie è stato impedito di analizzare il mio corpo. Ryan e Esposito sono stato estromessi dal caso."
"E la Gates?"
"E’ sempre stata a conoscenza di tutto."
Sei piuttosto shockato, ma quasi provi piacere nel sapere che sei il primo a sapere che lei sta bene.
"E adesso? Cosa succederà? Te ne andrai di nuovo? Dovrai nasconderti?"
Scuote la testa ancora, ma stavolta sorride.
"Verrò reintegrata a breve. Tutti i responsabili dell’omicidio di mia madre sono in prigione. Al massimo dovrei preoccuparmi dei criminali comuni, ma questo fa parte del gioco. Sto per tornare a New York a breve. Ovviamente avviserò prima Ryan, Esposito e Lanie. Per questo ti vorrei vicino. Due di loro sono armati. Potrei avere problemi ben peggiori dei semplici criminali di strada da affrontare."
Ma tu hai paura.
Quindi tornerà tutto come prima?
"Quindi tornerà tutto come prima?"
Kate si avvicina e ti si struscia addosso maliziosa.
"Mmmmm…dipende da te."
Sei confuso.
"Da cosa da me?"
Lei ti guarda e ti fa impazzire.
"Se vuoi possiamo dire a tutti quello che abbiamo fatto stanotte…oppure…possiamo lasciarli sulle spine per un periodo di tempo mooolto lungo."
Ti mette una mano dietro la nuca e ti fa il solletico.
Oh, sì, siete sulla stessa lunghezza d’onda.
"E poi cosa c’è di più divertente delle facce di Ryan e Esposito che fanno scommesse sulle nostre attività notturne?"
Di scatto fai finta di morderle il collo con un balzo felino.
Lei ride, ha capito.
"Signora, penso che prenderò due poliziotti alla griglia con contorno di coccole notturne grazie."
 
Ti svegli, sono le tre di notte.
Ti giri verso destra e trovi Kate che dorme tranquilla sulla tua pancia.
Hai sognato di nuovo quando vi siete rincontrati.
Sono passati due anni da allora.
Ed è stato il periodo più bello della tua vita.
Ti giri verso il comodino.
C’è il regalo di Alexis per il tuo compleanno.
Un portafoto in argento con dentro uno scatto di voi tre al matrimonio.
Perché Kate divide quel letto con te da quasi un anno.
Guardi la foto e ricordi.
Era il momento della torta e Alexis e Kate te ne avevano spiaccicato una bella fetta sulla faccia.
Le sue donne…
Ti giri di nuovo verso Kate, siete nudi entrambi.
Ricordi anche questo.
Dalla culla arriva un vagito prepotente.
Svegli Kate con un bacio e lei apre gli occhi per un secondo.
Poi li richiude e sorride.
"Poppata delle tre?"
Annuisci.
"Poppata delle tre."
Lei si alza e solleva dalla culla la vostra piccola.
Johanna.
"Buon giorno! Ci siamo svegliate presto stamattina?"
Kate le dà un bacio sulla fronte e l’avvicina al seno, cullandola.
Ti avvicini anche tu.
Quello spettacolo ti ha sempre affascinato.
Le baci la spalla sinistra e attiri per un attimo la sua attenzione.
Lei ti da un tenero bacio sulle labbra e sorride.
Avresti mai pensato che sarebbe potuta divenire ancora più bella?
Dopo aver ripreso i chili persi si era subito ritrovata incinta.
Il matrimonio era seguito poco dopo la notizia che aveva scombussolato tutti, soprattutto Martha, che si era ritrovata a fare la nonna quasi a tempo pieno.
Kate si appoggia al tuo petto.
Le abbracci entrambe.
Aspetti che finiscano e che Kate rimetta la piccola nella culla.
Poi senti il telefonino che squilla.
Lo prendi e lo passi a Kate, mentre lei ti fa segno di fare silenzio.
"Beckett…Esposito…Cosa?...A quest’ora?...In un tritacarne?...Okokok, dacci mezz’ora e arriviamo."
"Aspetta aspetta aspetta…ho sentito bene? T-R-I-T-A-C-A-R-N-E?"
"Hai sentito bene, Castle. T-r-i-t-a-c-ar-n-e."
"E dai erano anni che non mi chiamavi così!...E come hanno fatto a scoprire che non era maiale?"
Kate sta già iniziando a vestirsi e ti lancia un paio di jeans.
Mentre si infila la canottiera alza un attimo lo sguardo.
"Dubito che i maiali portino medaglie al merito o siano vestiti con l’uniforme! Penso che dovremmo lasciare la piccola a tua madre."
"Non preoccuparti. Da quanto è nata Johanna è un’altra persona."
Kate ti guarda obliqua.
"Sbrigati, piuttosto…ci aspetta un cadavere."
Vi dirigete entrambi verso la porta.
Appena la sfiori le prendi le braccia.
Lei si solleva leggermente sulle punte.
La baci le labbra morbide.
Speri che in qualche maniera, in quel momento di perfetta unione, possa anche lei percepire l’infinito amore che non puoi smettere di provare nei suoi confronti.
Non puoi non amarla.
Non puoi staccarti da lei, non ce la fai.
Sarebbe come voler ordinare al cuore di smettere di battere.
Ti abbraccia forte, come quel giorno sulla spiaggia.
"Ti amo."
Le sussurri piano.
"Lo so."
Si scioglie da te e ti prende la mano.
Sorride.
Ti spinge oltre la porta, dritti verso la notte che culla New York tra le sue braccia.



 
L’angolino di Nikki:
Buondì ragazzi!
Questa è la mia prima F.F. perciò siate clementi e, se notate qualche errore, scrivetelo tra le recensioni!
Questa storiella mi è venuta in mente tra l’ora di filosofia e quella di letteratura italiana...e...mi è uscita così bene che non potevo non condividerla.
Già da ora vi avviso. Alcuni elementi saranno ripresi nella F.F. (quella vera) che sto scrivendo ora, come per esempio il fatto che a Kate siano cresciuti i capelli o semplicemente alcune tecniche narrative.
Spero di postarla presto anche se ora si trova nelle abili mani della mia “correttrice personale” la mitica  dipuntato(D.) che spero voi possiate conoscere presto ;) attraverso la sua propria voce.
Detto ciò  a presto!
La vostra
NikkiCvetik
  
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